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DOPO ELEZIONI / Reggio, faccia a faccia con l’avv. Paolo Zagami sulla sconfitta del centrodestra

Paolo Zagami

di LUIGI PALAMARA – Paolo Zagami, reggino, avvocato d’affari e analista finanziario, era stato in predicato tra i candidati a sindaco di Reggio. Ecco, nell’intervista anche video, la sua valutazione sulla consultazione elettorale che ha visto la vittoria di Falcomatà, cui i reggini hanno concesso un secondo mandato, e la débâcle del centro-destra, dato per vincente.

– Quale la sua posizione prima della.presentazione delle liste?

«Sulla mia posizione la mia unica ed ultima dichiarazione che ho fatto riguardo alle elezioni di Reggio risale al 20 Maggio quando diedi una generica disponibilità a servire la mia città. Dopo di allora ho letto e sentito tante inesattezze e pettegolezzi sul mio conto ma ho preferito tacere per evitare ogni strumentalizzazione.

Ho fatto una prima dichiarazione dopo le elezioni lunedì scorso ed ho letto sui social che certe cose avrei dovuto dirle prima e che è facile parlare con il senno di poi ma rispondo che se avessi detto certe cose durante la campagna elettorale sarei stato preso per matto e destabilizzatore. Diciamo adesso tutto quanto e poi basta si volta pagina e si guarda al futuro».

– Facciamo chiarezza su quali sono stati i rapporti con Lega di Matteo Salvini.

«La sola verità è che in passato ho avuto rapporti professionali con la Lega tramite la Camera di Commercio Americana con la quale lavoro e quando il 22 Giugno si è deciso che il candidato lo avrebbe scelto proprio la Lega sono state fatte delle consultazioni anche con me pur non avendo io la tessera di “leghista” ma essendo di area di centrodestra. Mi risulta che siano stati vagliati oltre 40 curriculum ed il mio nome era il secondo della lista dopo quello di Minicuci tra i quattro ufficialmente proposti dalla Lega alla coalizione di centrodestra».

– Quali le reazioni della politica reggina?

«So per certo che il mio profilo non era gradito ad alcuni leader reggini del centrodestra forse perché sarei stato difficilmente “manovrabile”, perché io faccio sempre le cose per bene e perché certe logiche non mi appartengono. Inoltre e comunque io stesso ho preferito non insistere perché avevo ben compreso sin dall’inizio come il centrodestra reggino fosse lacerato al suo interno e la unità era solo di facciata e perché con quei presupposti incerti avrei dovuto cambiare la mia vita ed il mio lavoro che mi da tantissime soddisfazioni e mi piace».

– Perché alla fine la scelta è  ricaduta su Nino Minicuci e non su di lei?

«Io non sono stato scelto perché non sono facilmente manovrabile e non sarei sceso a patti con nessuno e perché pur essendo reggino sono fuori dal sistema di scambi, favori etc. Comunque non me la sono sentita di insistere vista la situazione e pur rispettando molto un partito che ha milioni di voti ma non ho la tessera leghista e ringrazio comunque per la considerazione. Non ho spinto perché vedevo il centrodestra poco unito, perché mi era giunta voce che non ero gradito e perché non ero convinto io. Mi ha fatto male leggere che non andavo bene perché nemmeno io ero radicato a Reggio: io che ho casa a Reggio da sempre, insegno alla Università Mediterannea, ho il mio ufficio a Reggio, sono iscritto all’Ordine degli Avvocati di Reggio, ho costituito la Associazione Reggio Viva, ho l’abbonamento allo stadio Granillo con mio padre ininterrottamente da 35 anni e sono stato Presidente della Pro Pellaro! Non valeva nemmeno l’obiezione per cui non avrei avuto esperienza politica considerato che in passato sono stato uno dei fondatori di Italia Futura in Calabria e da candidato di “bandiera” molto giovane alla Camera ho preso praticamente da solo quasi 15 mila voti».

– Com’è andata davvero sulla scelta del dottor Minicuci?

«Sulla scelta del candidato il punto chiave è che non è vero che è stato detto o Minicuci o niente come si è detto. Era stata presentata una rosa ufficiale di quattro persone. Insomma la Lega aveva proposto ai partiti alleati quattro nomi tra cui scegliere insieme il migliore. Ma si ha l’impressione quasi che qualcuno o più di qualcuno avesse interesse a portare a casa il risultato del proprio partito e poi volesse che tutto rimanesse come prima. Insomma sembra quasi che al netto di false iniziali barricate in nome della regginità si voleva perdere a tutti i costi forse per preservare le proprie posizioni di leadership che sarebbero state altrimenti intaccate dall’avere un sindaco di centro destra».

– E sull’Onorevole Francesco Cannizzaro?

«Su Francesco Cannizzaro – con il quale peraltro ho un ottimo rapporto personale – ho letto le dichiarazioni di Bombino e Lamberti, sono stati molto cattivi nei suoi confronti ma realisti e condivido le loro posizioni».

– Qual é il rapporto tra lei e Nino Minicuci?

«Nino Minicuci lo ho incontrato presso la sede di Reggio Viva il 6 e il 7 agosto alla presenza anche di altre persone che possono testimoniare circa quello che affermo. Durante il nostro secondo incontro io gli ho offerto la mia più ampia e massima disponibilità alla condizione di essere coinvolto attivamente nel progetto di ricostruzione della città qualora si fossero vinto le elezioni. Mi sembrava una richiesta legittima considerato quello che ho fatto nella mia vita professionale e quello che avrei potuto fare per Reggio. Lui mi rispose che il mio ruolo sarebbe stato deciso in base ai voti che avrei portato: in quel momento ho capito che avrebbe perso ed ho deciso di defilarmi rispetto ad una sconfitta annunciata perché – al netto delle dichiarazioni di facciata – la logica che gli apparteneva era sempre la solita del “diamo il posto a chi porta voti” a prescindere dalle qualità e dalle competenze. Poi ho letto che più volte ha detto che sarebbe stato premiato il merito e quindi devo dedurre che anche per lui il merito va riconosciuto soltanto ai portatori di voti che per carità siamo in democrazia è giusto così ma io credo che purtroppo l’Italia e Reggio in particolare è nelle condizioni in cui si trova perché valgono queste logiche. Aggiungo anche che mi salutò dicendomi che ci avrebbe pensato su perché qualora avesse “chiuso” altri accordi politici per me non ci sarebbe stato spazio. Sulla porta dell’ufficio disse che mi avrebbe chiamato entro ventiquattro ore. Da quel momento non lo ho più sentito né visto ma ho letto che ha fatto altre scelte. Peccato, forse se avesse valorizzato anche la mia persona e il mio gruppo le cose sarebbero andate diversamente per lui.

«È stato molto presuntuoso, scappava dagli incontri, ha avuto atteggiamenti poco istituzionali. Anche non credo sia stata una buona idea festeggiare sul palco a Taurianova: se perdi la Champions League e vinci il campionato di serie D… Mi è sembrato in confusione, prima si è fatto candidare dalla lega e poi ha preso le distanze. La sua presunzione credo che in realtà mascherava la insicurezza di fondo. Ha detto prenderò più voti delle mie liste e vinceremo al primo turno…».

– Secondo lei perché il centrodestra ha perso le elezioni?

«In ogni caso il centrodestra ha perso per vari motivi. In primis perché è stata fatta una campagna elettorale pessima e priva di un minimo di fair play, soprattutto proprio da parte di Minicuci che nel secondo dei due unici confronti ha mostrato una volgarità poco consona a una figura istituzionale. E anche perché – ripeto – l’unità e la coesione erano solo di facciata. Mi ha fatto molto sorridere che ancora dopo ferragosto – e quindi a pochi giorni dalla chiusura della lista – molti leader del centro destra reggina sotto banco facevano ferro e fuoco per tentare di spodestare Minicuci e poi appena qualche giorno dopo quelle stesse persone erano costrette a dichiarare pubblicamente che “il caro amico Nino era la persona giusta al posto giusto”. Ho letto comunicati del tipo mai con Minicuci di consiglieri e liste civiche e poi una settimana dopo quelle stesse persone dicevano “il caro amico Nino è un super manager…“

«Io e tanti amici non abbiamo fatto la lista come Reggio Viva perché la situazione non ci piaceva,  del resto ho visto il disimpegno anche di formazioni storiche come Reggio Futura. I partiti principali del centro destra comunque e nonostante tutto hanno fatto molto bene ed ottenuto tantissimi consensi se si comprendono anche i voti ottenuti dalle liste civiche collegate. Quindi una grossa fetta di responsabilità è stata del candidato».

– Polo Civico, una occasione mancata per la città tutta?

«Quando ho compreso che il progetto del centro destra sarebbe naufragato ho provato insieme ad altri amici a creare un polo civico. Ci siamo incontrati la prima volta il 10 Luglio presso la sede di ReggioViva io, Eduardo Lamberti, Angela Marcianò e Giuseppe Bombino. Poi sono seguiti altri incontri con altri esponenti ma la quadra non è stata trovata. In particolare io e Giuseppe Bombino avevamo lasciato spazio agli altri ma né Eduardo Lamberti né Angela Marcianò se la sono sentita di fare il secondo all’altro. Entrambi volevano essere il candidato sindaco e la loro pretesa del resto era per entrambi legittima perché uno si era affidato alle parole di chi gli aveva promesso mari e monti e l’altra ha poi dimostrato di essere elettoralmente molto forte combattendo tra mille difficoltà. Sono entrambi miei cari amici che stimo molto e chissà magari in futuro ci saranno altre possibilità di lavorare insieme per Reggio. Comunque è stato un peccato perché – come io gli dissi più volte – ove ci fossimo uniti tutti quanti questo Polo Civico avrebbe vinto le elezioni facendo leva sulla regginità: ciò è certificato sia dal fatto che al primo turno un terzo dei voti non è andato né al centro destra né al centro sinistra sia guardando quello che è successo a Crotone.

– Quali le sue considerazioni su Angela Marcianò e Giuseppe Falcomatà?

«Sappiamo tutti che se si votava direttamente per il sindaco probabilmente vinceva Angela. Io e tutta la famiglia e tantissimi amici nostri abbiamo votato per lei al primo turno, per Giuseppe Falcomatà al secondo turno perché lui era la persona che ci rappresentava di più. Angela è una amica e la stimo moltissimo e ha fatto un risultato straordinario in mezzo a tante difficoltà. Sul discorso della sospensione non entro nel merito anche perché Angela lavora nel mondo del diritto e quindi queste cose le sa o dovrebbe saperle bene. Rispetto la magistratura ma obiettivamente la vicenda di Angela è paradossale perché lei ha denunciato.

«Giuseppe Falcomatà ha meritato di vincere queste elezioni per come ha condotto la campagna elettorale. Gli faccio i miei più sinceri auguri e sono sicuro che il secondo tempo lo giocherà molto meglio del primo perché adesso ha tanta più esperienza. È una persona molto per bene che tra l’altro durante la sua amministrazione si è reso protagonista di un gesto molto importante per la mia famiglia che dunque gli sarà sempre grata. Lui stesso ha riconosciuto di avere fatto molti errori ed adesso certamente saprà condurre Reggio verso una nuova dimensione partendo dalla risoluzione delle problematiche ordinarie per poi dare finalmente una impronta turistica e commerciale alla nostra città».

– Quale il suo futuro “politico” e quale quello della città di Reggio Calabria?

«Non ho la presunzione di dire che con me si sarebbe vinto ma certamente avrei impostato la campagna elettorale in modo molto diverso rispetto a quanto fatto da Minicuci. Riguardo al mio eventuale futuro in politica dipenda anche dal fatto che si voglia o meno lasciare spazi ad altri come me che in caso lo farebbe veramente per spirito di servizio rimettendoci in termini di tempo, salute e denaro. Sino ad oggi negli ultimi 20 anni il popolo e la magistratura hanno certificato che a Reggio non sono state fatte cose fenomenali e quindi chi sta attaccato alle posizioni di comando farebbe forse bene a lasciare spazio anche agli altri. Io ho ancora voglia di dare il mio contributo perché mi piace e perché è nella mia natura, visto che mio nonno è stato il primo assessore regionale alla sanità ma se non sarà possibile amen, continuate voi. Senza presunzione io credo di potere essere una risorsa straordinaria per la mia città perché io come avvocato vivo e lavoro da 14 anni tra Roma, Londra e New York e ho esperienze, competenze e relazioni  con tanti potenziali investitori e curato transizioni per milioni di euro.

«Reggio deve aprirsi all’Europa e deve battere cassa anche a Roma per avere ancora più risorse. Vanno risolte il prima possibile le problematiche essenziali e poi bisogna dare una impronta perché Reggio oggi non è turistica e non imprenditoriale: adesso non è né carne né pesce». (lpa)

Il video dell’intervista

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