Il 12 maggio è in programma la sesta tappa della 105esima edizione del Giro d’Italia, la Palmi-Scalea Riviera dei Cedri. Si tratta di un’occasione imperdibile tanto che, Ecotur, ha deciso di promuovere ogni singola perla della Riviera dei Cedri attraverso delle cartoline diffuse attraverso i social.
Queste cartoline, infatti, sono state idealmente spedite da ogni località del territorio per aumentare la conoscenza di centri rivieraschi e collinari di questo splendido scorcio di Calabria.
Dei 16 Comuni in tutto, scrigni per bellezze paesaggistiche e architettoniche, pronti ad essere scoperti, sono stati presentati i primi quattro: Aieta, Tortora, Praia a Mare e Papasidero.
Aieta fu fondata intorno al X secolo dai bizantini che sfuggirono alla furia iconoclasta e vi costruirono diversi edifici di culto di rito greco. Il paese fu poi feudo dei Lauria, dei Martirano e dei Cosentino.
Borgo la cui denominazione deriva dal greco “astu aetou” (aquila), Aieta ha la sua maggiore attrattiva nel complesso del palazzo Martirano-Spinelli, ritenuto il più bell’esempio di palazzo signorile rinascimentale dell’Italia Meridionale, con un’elegante facciata con balaustra in ferro battuto e un loggiato a cinque archi poggiati su colonnine toscane. L’interno mantiene soffitti lignei e frammenti di colonne classiche provenienti dalla vicina area archeologica.
Dalla piazzetta principale del paese, ancora centro della vita sociale, si diramano le tante viuzze che attraversano i rioni del centro storico e lungo le quali è possibile ammirare bellissimi esempi di architettura minore. Per le bellezze naturali si suggerisce, invece, di visitare La Pineta e il Monte Ciagola. Molto interessanti da visitare sono la Chiesa di Santa Maria della Visitazione, la Chiesa del monastero dei Frati minori Osservanti di San Francesco d’Assisi, i ruderi della Cappella di San Nicola, la Cappella di San Vito martire, gli antichi mulini e il ponte medievale. Imperdibile ad agosto la sagra del fusillo con mostra dei prodotti tipici locali.
Tortora, sede di Blanda, antica città enotria, lucana e romana (Blanda Julia) situata sul colle Palècastro, è uno dei centri più ricchi della Riviera dei Cedri.
Nel rione Julitta si trova la chiesa a tre navate di San Pietro Apostolo, che è stata ristrutturata e ampliata nel XVI secolo. Interessante è il portale in pietra della chiesa del Purgatorio e il Chiostro del ‘400 nei pressi della chiesa di San Francesco di Assisi. In ognuna delle chiese sono conservati reperti pittorici e lignei risalenti a varie epoche.
Negli ultimi anni il “catalogo” dei beni culturali di Tortora è stato incredibilmente arricchito dai reperti provenienti dalle diverse campagne di scavi archeologici sul colle del Palécastro e nelle località San Brancato e Rosaneto.
I reperti, molti dei quali risalenti al paleolitico, sono ora conservati nel Museo di Blanda nel centro storico di Tortora, raggiungibile con un percorso panoramico e caratteristico, dove si può apprezzare lo sviluppo storico di questo suggestivo lembo di Calabria al confine con la Basilicata.
Praia a Mare, il cui nome deriva da “plaga”, che significa spiaggia, è legato al territorio fin dai tempi antichi. Già intorno al X secolo, infatti, c’è una “Plaga Sclavorum”, Spiaggia degli Sclavoni, chiamati così per la presenza di una grossa colonia di Slavi, esperti marinai inviati dall’Imperatore d’Oriente Niceporo Foca (963-969), che voleva contrastare il dominio dei Saraceni.
La vita e la storia del centro sono legate alla Grotta che nel X secolo fu sede del Monastero Basiliano di Sant’Elia e poi, dal XIV, divenne Santuario cristiano della Madonna della Grotta. “Plaga Sclavorum” si trasforma in “Praia degli Schiavoni” e nel XVII secolo in “Praia d’Aieta”.
Da visitare il cento storico nella zona Fumarulo, il grande viale alberato al centro del paese, la Torre Angioina di Fiuzzi, una delle più grandi della zona, eretta a presidio della costa dalle incursioni saracene, il Castello di Fiuzzi, un tempo appartenente agli eredi della famiglia Cosentino di Ajeta e la Torre sull’isola Dino.
A breve distanza dal centro abitato, l’Isola Dino (anticamente chiamata Isola dei Conigli) un piccolo lembo di terra di soli 4 chilometri di perimetro per un’altezza massima di 65 metri, che rappresenta un piccolo tesoro naturalistico per la sua rigogliosa macchia mediterranea e per il suo mare. Non ci sono arenili, ma spettacolari sono le grotte, da quella delle Cascate a quella del Frontone, delle Sardine, del Leone e fino alla meravigliosa Grotta Azzurra.
Dominato dal Monte Velatro, Papasidero fa parte del Parco Nazionale del Pollino. D’impianto urbanistico medievale, l’intero borgo, che si trova alla confluenza del fiume Lao e del torrente Santo Nocaio, racconta attraverso le sue chiesette bizantine e il dedalo di vie e viuzze, l’abilità degli scalpellini di un tempo. Sulla riva destra del fiume Lao, immerso in una folta vegetazione, sorge il Santuario di Santa Maria di Costantinopoli, uno splendido esempio di architettura seicentesca che conserva, incastonato nella roccia, un affresco di epoca basiliana: la Madonna col Bambino tra i Santi. Nella località omonima, a circa 13 chilometri dal centro urbano, si può visitare la “Grotta del Romito”. La grotta si raggiunge attraverso una suggestiva passeggiata tra il verde della vegetazione del Parco Nazionale del Pollino. Essa si presenta con due parti ben distinte: la Grotta vera e propria, profonda 20 metri, e il Riparo che si estende per circa 34 metri.
Nel riparo, inciso su un blocco di calcare lungo circa 2,30 metri e inclinato di 45°, si può ammirare lo splendido graffito raffigurante un toro preistorico (Bos primigenius datato 10.800 a.C.). Una delle più interessanti espressioni dell’arte rupestre del Paleolitico superiore, che secondo alcuni studiosi esprime il legame di tipo totemico del “gruppo” con l’animale rappresentato. Come altri centri dell’area mercuriense in cui si sviluppò il monachesimo basiliano, Papasidero è ricco di edifici di culto di grande interesse, tra cui la Cappella di Santa Sofia e la Chiesa di San Costantino. Da non perdere anche i ruderi del Castello Svevo, della cinta muraria e dell’abbazia di San Pietro il Grasso. La Riserva Naturale Orientata “Valle del Fiume Lao” si distingue per la varietà della vegetazione e per la grande ricchezza faunistica. A giugno il borgo merita un soggiorno per la Festa di Sant’Antonio e la tipica “Sfilata delle Travi”. (rcs)