Site icon Calabria.Live

ELEZIONI / L’articolato progetto di Pippo Callipo sulle politiche sanitarie in Calabria

Sanità in Calabria

Il Movimento 10 Idee per la Calabria ha diffuso una nota a nome di Pippo Callipo, candidato presidente per la coalizione di centro sinistra e leader di Io resto in Calabria, per illustrare il suo progetto sulle politiche sanitarie in Calabria. È un’articolata analisi della situazione sanitaria calabrese e vengono indicate soluzioni che, indipendentemente da chi diventerà il prossimo Presidente della Regione, sarebbe opportuno fossero prese in seria considerazione. Proponiamo  il documento ai nostri lettori, senza fini elettorali, ma per una corretta informazione e documentazione.

«Stiamo assistendo,  si legge nella nota – in questi ultimi mesi, a una serie di iniziative di sindaci della nostra regione che, giustamente preoccupati per l’aggravarsi della carenza di prestazioni erogate dal Servizio Sanitario Regionale, chiedono con forza che i Presidi Ospedalieri, dove vivono le Comunità che loro amministrano, diano immediate ed efficaci risposte ai bisogni di salute.

La protesta dei sindaci si inserisce in un contesto che vede la nostra regione sempre più marginale:

«I dati 2018 provenienti dal Tavolo Adduce, presso il Ministero della Salute, – si legge nella nota – sono ancora più preoccupanti perché, a distanza di più di 10 anni dal commissariamento della Sanità Calabrese, la mobilità passiva ha raggiunto i 354 milioni di euro. Ancora più strabiliante è che 60 milioni di euro di mobilità siano per prestazioni “a bassa complessità”, ovvero costi per cure extraregionali che potrebbero essere facilmente essere operate in Calabria; basti pensare agli 870 nell’ultimo anno per parti fisiologici fuori regione.

«L’inefficienza  del nostro Servizio Sanitario si sintetizza in un deficit complessivo di 992 milioni di euro, escludendo la misteriosa ASP di Reggio (bilancio oscuro). Nel solo 2018 si è prodotto un disavanzo di 213 milioni di euro che si sono tradotti in ulteriore carico fiscale sulle spalle dei calabresi, attraverso IRAP e IRPEF per complessivi 106 milioni di euro.

«La situazione si presenta disastrosa e può essere affrontata solo attraverso la predisposizione di un aggiornato “Piano Regionale per la salute”. L’ultimo è stato approvato nel lontanissimo 2004. Anche in mancanza di un Osservatorio Epidemiologico all’altezza delle necessità del territorio, la cui assenza è assolutamente ingiustificabile, è evidente una situazione di crisi senza precedenti, in cui si registra:

«Il proposito di affiancare la Calabria con professionalità provenienti dalla Regione Veneto per risolvere i problemi chirurgici degli Ospedali calabresi, o utilizzare la Regione Campania per la gestione le gare per le forniture, oltre che umiliante, non potrà dare effetti concreti fino a quando non si valorizzerà la Medicina Territoriale, gli Ospedali continueranno ad essere oberati da ricoveri inappropriati e da lunghe liste d’attesa e non si adegueranno sul piano quantitativo gli organici della SUA calabrese .

«Chiunque, dopo le elezioni ormai prossime, avrà il compito di governare la Calabria dovrà porsi il problema di migliorare i servizi sanitari offerti alla comunità regionale. E non sarà una sfida semplice perché lo stato di salute dei cittadini e la possibilità di accedere alle cure mediche dipendono da diversi fattori che non sono di natura esclusivamente finanziaria. Entrano in gioco fattori quali lo stile di vita, la morfologia del territorio, le abitudini alimentari, la salubrità delle acque e dell’aria, la mobilità territoriale, il sistema formativo ed informativo ed altri ancora.  Tutti fattori che si aggiungono a quelli legati al modello organizzativo e gestionale ospedaliero e territoriale.

«Mentre sul modello organizzativo e gestionale è pensabile, oltre che necessario, poter intervenire in tempi medio-brevi cambiando il modo di programmare ed attuare le politiche sanitarie e, pertanto, cambiando la mentalità della rappresentanza politica nelle assemblee elettive regionali e nazionali (ovvero puntando su persone oneste e di elevato spessore tecnico), sugli altri fattori i tempi necessari per affermare nuovi modelli culturali e realizzare le infrastrutturazioni di nodo e di rete necessarie sono molto più lunghi (costruzione di nuovi ospedali, ristrutturazione di presidi territoriali, viabilità di accesso alle aree interne in condizioni disastrose, siti inquinati da bonificare,  ecc.) e ciò si riflette inevitabilmente in diseguaglianze a scala locale.

«Occorre in ogni caso creare le basi affinché il modello di Servizio Sanitario Nazionale (SSN) introdotto in Italia fin dal 1978, basato sul principio di universalità e di uguaglianza, trovi attuazione anche per i calabresi i quali, a parità di bisogni, dispongono oggi di prestazioni assai inferiori rispetto a quelle offerte ad un cittadino del Nord Italia o di altre regioni del Sud come la Puglia. Il divario di prestazioni si è ancor più accentuato dopo la riforma del Titolo V° della Costituzione allorquando gli Enti periferici dello stato, comprese le Regioni, hanno acquistato autonomia finanziaria in ordine ai sevizi essenziali da erogare ai cittadini. E il divario non risulta peraltro assolutamente compensato dalla previsione del fondo perequativo a favore dei territori con minore capacità fiscale per abitante. E si corre il rischio di un ulteriore aggravamento della situazione, con il paventato FEDERALISMO differenziato proposto dalla Lega, che si tradurrebbe in:

«Ove questo sciagurato disegno venisse a compimento, per molti, e soprattutto per i calabresi, il SSN secondo i dettami della Costituzione non sarà mai più realizzabile. Occorre dunque agire ed in fretta per qualificare i diversi livelli di assistenza (Medicina preventiva; Medicina territoriale; Medicina ospedaliera; Medicina di Emergenza-Urgenza) attraverso azioni mirate che possono contribuire a modificare in positivo un insieme di indicatori significativi; occorre in particolare puntare a:

«Più in generale, occorre attivare un processo virtuoso in grado di restituire fiducia ai cittadini calabresi per attenuare il fenomeno della “mobilità sanitaria fuori regione”, con l’obiettivo dichiarato di eliminarlo. La mancanza di fiducia si traduce, tra l’altro, in una minore propensione a curarsi tra le fasce di popolazione più debole, accelerando il processo di impoverimento sociale e sanitario dei territori. In un sistema in perenne transizione rispetto alla necessità di garantire Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), l’obiettivo prioritario deve essere quello di ridurre la domanda  di ospedalizzazione prevenendo l’insorgenza delle malattie prima che diventino acute.

«Spesso, inoltre, viene trascurato un altro fattore di grande importanza utile a dare maggiore efficienza alla complessa macchina del sistema sanitario, ovvero il ruolo degli addetti ai settori tecnico-amministrativi; essi rivestono una grande responsabilità nella gestione delle risorse, nei meccanismi di valutazione e controllo, nella selezione e gestione delle moderne tecnologie, nella informatizzazione del sistema, nella programmazione e realizzazione degli interventi strutturali ed infrastrutturali. Dalla qualificazione dell’apparato tecnico-amministrativo dipende una fondamentale azione di supporto per mettere in condizione gli operatori della sanità di esprimere pienamente le loro professionalità; occorre mettere in piedi una sana ed equilibrata struttura di governo tecnico (direzioni amministrative, uffici con sezioni di ingegneria clinica, uffici preposti alla programmazione finanziaria e alle politiche di investimento, di gestione e valorizzazione del patrimonio aziendale e, non ultimo, di controllo di gestione delle aziende territoriali ed ospedaliere).

«Si tratta, in definitiva di ripensare le politiche sanitarie regionali, partendo dal dato di fatto che le aziende ospedaliere, così come organizzate, non sono in condizione di assorbire la domanda di sanità loro rivolta se la stessa domanda non viene contenuta attraverso l’integrazione con un aggiornato ed efficiente sistema di medicina preventiva territoriale.

«La competenza è dunque uno dei presupposti richiesti per poter risanare e rilanciare il SS regionale. Quella competenza impiegata  nella elaborazione partecipata delle nostre “pillole di programma”; (www.10idee.it) o quella del movimento culturale “Comunità competente” costituita da 28 associazioni calabresi che hanno approvato e sostengono le proprie “linee guida per una riforma della sanità in Calabria” presentate nel mese di luglio 2019 ai Commissari ministeriali per la gestione del Piano di rientro della sanità calabrese». La nota porta la firma di Francesco Costantino, Maria Pinneri, Domenico Gattuso del Movimento 10 Idee per la Calabria. (rp)

Exit mobile version