Uno scarno comunicato diffuso a metà pomeriggio ha informato che Forza Italia ha deciso di designare Jole Santelli, attualmente deputata di FI, a candidata governatore della Calabria. Il centrodestra calabrese che già aveva forti mal di pancia, visto il niet di Matteo Salvini nei confronti dei fratelli Occhiuto, ha accolto tiepidamente la notizia, anche perché al momento è niente più che una proposta di Berlusconi in attesa del via libera degli alleati. Siamo ancora all’attesa del gradimento da parte del “principe”: i sudditi (azzurri), mestamente, subiscono e ringraziano…
Fermo restando che la Santelli rappresenta una grande risorsa per la Calabria, con capacità e competenze che derivano da anni in Parlamento, la sua designazione lascia alquanto perplessi: difatti, risulta ancora incomprensibile l’atteggiamento passivo degli azzurri, che pure in Calabria hanno mostrato di avere un certo seguito sul territorio, raccogliendo percentuali che hanno smorzato il flop nazionale alle ultime elezioni europee. Appare una scelta di ripiego per accontentare l’alleato che, alla fine, decide da solo.
Perché, dunque, patire gli sgarbi di Salvini che, a questo punto, appaiono pretestuosi e utili solo a marcare la supremazia leghista all’interno del centrodestra? Ma quale centrodestra? Con tre anime diverse (sovranista la Meloni, reazionario e antieuropeo Salvini, moderata l’ala berlusconiana) difficile mettere insieme una coalizione che era facile, alcuni mesi fa, dare per vincente. È diventata una burletta per gli elettori moderati e di centrodestra (e non solo per loro!) questa consultazione elettorale e i calabresi faranno bene a farlo notare non disertando le urne, ma esprimendo l’insofferenza e la fine della tolleranza verso aspiranti neo-colonizzatori e qualsiasi candidato espressione di scelte di vertice, non scelto dal territorio.
La soluzione Santelli, temiamo, non porterà la pace e, a questo punto, la rottura degli Occhiuto è più che mai vicina. Mario Occhiuto ha fatto una buona campagna elettorale, con largo anticipo, conquistando consensi, ma ha sbagliato a fidarsi di promesse farlocche che non sono state poi mantenute. E oggi si ritrova offeso nell’onore, con una villania gratuita che ha coinvolto anche il fratello, che – ricordiamolo – è vicecapogruppo vicario a Montecitorio, non l’ultimo dei peones.
Salvini vuole perdere facile, non gli interessa più di tanto la Calabria (dove sono i voti della Lega nella nostra regione?), ma vuole spadroneggiare sul centrodestra infischiandosene del territorio. Mancano otto giorni alla presentazione delle liste e delle candidature ufficiali: per il centrodestra, anche oggi, si registra il “non pervenuto” in attesa del placet di Salvini e della Meloni. Quest’ultima sbaglia a non proporre e giocare la carta di Wanda Ferro (magari cedendo le Marche agli azzurri): una candidatura che non offenderebbe gli Occhiuto e i loro sostenitori (politicamente parlando) e potrebbe raccogliere il consenso necessario contro l’evidente divisività delle destre in campo. La Ferro, ricordiamolo, era l’antagonista di Oliverio nel 2014, il quale, peraltro, sembra intenzionato a non recedere dal presentarsi in solitaria per la riconferma. A tutto questo si aggiunga il terremoto provocato con i 300 e passa arresti di stamattina che mostrano la grande capacità investigativa dei nostri inquirenti (con un Gratteri in grande spolvero) ma, allo stesso tempo, buttano palate di fango su questa terra in un tritacarne mediatico che non risparmia alcuno. Sia chiaro, la mafia va combattuta senza sconti e senza imbarazzi e ogni iniziativa in nome della legalità è una boccata di aria fresca per questa sventurata regione. Ma il rischio, scusate la banalità dell’esempio, è quello di buttare l’acqua sporca del catino, con ancora il bambino dentro. (s)