Site icon Calabria.Live

I 70 Anni di sacerdozio di don Antonino Denisi

di PINO NANO – «Sono felice di aver fatto il prete per tutta la vita, e oggi ringrazio il Signore per avermi dato la forza di andare avanti ogni giorno della mia vita. Ma di questo vado anche fiero. Ho la certezza assoluta di aver servito la Chiesa di Reggio Calabria, così come anche la Chiesa di Potenza, e la Chiesa di Francesco con tutta la mia infinita passione e con tutti i miei limiti.Oggi qui a Reggio non si celebra solo la ricorrenza del mio settantesimo anno di sacerdozio, ma si celebra anche la storia della nostra gente e della nostra città».

70 anni di sacerdozio. Avete capito bene, 70 anni di missione pastorale al servizio della chiesa reggina. E’ questa la storia e la vita di don Antonino Denisi, un sacerdote di grande cultura e di grande empatia, un intellettuale della chiesa del suo tempo, che con il peso delle sue idee e il carisma della sua fede ha profondamente segnato il corso della storia della chiesa reggina. E non solo reggina.

Lo ricordo, don Antonino Denisi è stato tra i protagonisti del ventunesimo Congresso Eucaristico Nazionale, celebrato a Reggio Calabria nel 1988. In quella occasione lui ricopriva l’incarico di segretario e responsabile del servizio stampa.E come membro della Deputazione di Storia Patria per la Calabria, è stato amatissimo Direttore diocesano e regionale della Fondazione “Migrantes”, collaborando a livello nazionale alle attività della Conferenza Episcopale Italiana (Cei), nel settore della mobilità e della pastorale migratoria.
 
«Don Antonino Denisi» ha «saputo fare il prete» ma «quando ha fatto ricerca è stato uno studioso rigoroso. Una figura» che «ci ricorda – scrive lo storico Andrea Riccardi– il debito che abbiamo verso la generazione dei padri del Concilio»

«Un «erudito della vita vissuta» – aggiunge il giornalista Angelo Scelzo, che è uno dei grandi vaticanisti di questo tempo.

Quando io l’ho conosciuto per la prima volta, esattamente 40 anni fa, lui era già uno degli editorialisti più affermati e anche più sofisticati del giornale dei Vescovi Italiani, L’Avvenire, giornale per il quale io allora incominciavo a scrivere, e questo alla fine mi permetteva anche di leggere le sue cose e le sue opinioni. Che erano analisi sociologiche di grande respiro. Denunce sociali di grande impatto, appelli accorati perchè lui raccontava la sua terra come «gravemente ammalata e piena di bisogni». Un sacerdote illuminato, più che un vescovo, più che un cattedratico, più che un teologo di tradizione.

Nessuno meglio di lui sapeva raccontare la Calabria di quegli anni, e soprattutto nessuno meglio di lui conosceva le tensioni le attese e i sogni di una città difficile come allora lo era la città di Reggio Calabria.

Carattere forte, determinato, a tratti autoritario, assolutamente sempre aristocratico e solenne, un sacerdote che incuteva rispetto e ammirazione, e probabilmente all’interno del clero calabrese qualche invidia e qualche malinteso. Ma la vita di ogni famiglia che si rispetti è piena di luce e di qualche ombra di troppo.

Primo di cinque figli,  Antonino si forma al Seminario Arcivescovile di Reggio Calabria. Prima il ginnasio, poi il triennio liceale-filosofico presso il Seminario Pontificio Pio XI della stessa città. Poi ancora una Laurea nelle scienze sacre presso la Pontificia facoltà teologica dell’Italia meridionale San Luigi di Napoli, dove discute la tesi di dottorato su L’opera pastorale di Annibale D’Afflitto, Arcivescovo di Reggio Calabria dal 1594 al 1638.

Dopo essere stato ordinato sacerdote il 21 settembre 1953 nella Cattedrale di Reggio Calabria da Monsignor Giovanni Ferro incomincia a svolgere il suo ministero sacerdotale come titolare nella parrocchia di Santo Stefano Protomartire a Santo Stefano in Aspromonte. Qui rimane dal 1955 al 1961. Dal 1961 al 1967 è vicario parrocchiale nella parrocchia di San Dionigi a Catona e Rettore della chiesa di Maria SS. del Rosario a Villa San Giovanni, e dal 1990 al 1991 è parroco titolare del Tempio della Vittoria-San Giorgio al Corso di Reggio Calabria.

Vi dicevo prima «più vescovo di tanti vescovi in carica», in realtà gran parte del suo ministero è trascorso svolgendo le mansioni delicatissime di segretario particolare di Monsignor Aurelio Sorrentino, prima a Potenza dal 1967 al 1977, e poi a Reggio Calabria dal 1977 al 1990.Poi l’ano dopo, il 1991, diventa canonico del Capitolo Metropolitano dell’Arcidiocesi di Reggio Calabria-Bova col titolo di Arcidiacono.

Non solo «più vescovo di tanti altri vescovi in carica», ma anche «più giornalista di tanti altri giornalisti» di mestiere.

Don Antonino infatti per tutta la vita non farà che scrivere, che collaborare con giornali diversi, che firmare centinaia di editoriali fondi saggi e analisi diverse, L’Osservatore Romano, Avvenire, L’Avvenire di Calabria, per lunghe stagioni della sua vita anche curatore della rubrica domenicale Chiesa e società sulla Gazzetta del Sud. Una vera e propria macchina da guerra, una fonte inesauribile di informazioni e forse anche di segreti che don Antonino si porterà dentro per sempre.

Giornalista dal 1974, dal 2005 è vicepresidente della sezione regionale dell’Ordine per la Calabria. Ha fatto parte del gruppo di Direttori dei Settimanali Diocesani che hanno dato vita al Consis ed all’agenzia Sir (Servizio di Informazione Religiosa) per il sostegno culturale ed organizzativo della stampa cattolica. Ma è stato anche, assieme all’arcivescovo Sorrentino, fondatore della rivista di cultura La Chiesa nel tempo, promuovendone la regolare pubblicazione quadrimestrale come Direttore responsabile per un trentennio. Collaboratore dei quotidiani .
Prete-Professore, ma non poteva non essere così la sua vita.

Per lunghi anni don Antonino è stato docente di Teologia morale presso l’Istituto superiore di scienze religiose di Reggio Calabria dove è stato grande maestro di Ecumenismo e di Comunicazioni Sociali.

Nessuno meglio di lui ha saputo raccontare in tutti questi anni la storia dell’emigrazione calabrese.
Non a caso è stato, per diverse legislature, componente della Consulta regionale e del Direttivo dei “Calabresi nel Mondo”, collaborando alla promozione della cultura e dei prodotti tipici della regione tra gli emigrati. Soprattutto, favorendo l’incremento e l’orientamento dell’associazionismo in emigrazione mediante circoli e club che si richiamano alla storia e tradizioni della Calabria.

Tanti gli scritti su San Gaetano Catanoso, di cui don Antonino istruì il processo di beatificazione, e poi decine di scritti su padre Dante Vittorio Forno «il sacerdote che non diceva mai basta», su Polsi, sulle radici cristiane della città di Reggio Calabria, sulle comunità cristiane di fronte alla criminalità organizzata, sullo storico delle Chiese di Calabria, padre Francesco Russo.

Un personaggio puro, insomma, a tratti anche scomodo per la spigolosità del suo carattere, ma sotto il profilo ecclesiastico un vero protagonista della Chiesa calabrese contemporanea. (pn)

Exit mobile version