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I “distinguo” di Antonio Tajani sui sovranisti. Jole Santelli esalta a Reggio l’ala dei moderati

Maria Tripodi, Jole Santelli, Antonio Tajani, Marco Siclari e Francesco Cannizzaro

di SANTO STRATI – A metà voce, dopo altri due incontri con candidati ed elettori a Rende e Catanzaro, ma non per questo meno determinata a riaffermare la rivoluzione “rosa” che la sua candidatura vuole portare in Consiglio regionale: Jole Santelli ieri sera a Reggio mostra il suo piglio abituale e si prende la scena. Del resto è la protagonista, la guest star di queste singolari elezioni che si sono trasformate in una corsa contro il tempo. Troppo poco quello a disposizione per marcare il territorio (e questo vale per tutti i candidati), e troppo quello sprecato (almeno dal centro destra) per accogliere i desiderata di Salvini che puntava a dimostrare che era sua l’ultima parola. Così è stato, ma la sua ultima parola sul candidato presidente (inutile qui ricordare il niet irremovibile contro Mario Occhiuto, per compiacere l’ala gentiliana di Forza Italia) rischia di portargli qualche sorpresa non proprio dolce. L’altro ieri a Botricello ha mostrato di gustare la nduja (come ha fatto col grana in Emilia) per continuare la commedia piaciona del leader amato dal popolo, ma non si è ancora reso conto che la Lega in Calabria difficilmente può attecchire, così come la vocazione sovranista della Meloni potrebbe trovare qualche intoppo, nonostante l’avanzata trionfale dei fratelli di Giorgia.

A sottolineare la “diversità” in questa destra unita per vincere, ma diseguale per obiettivi finali e concezione politica ci ha pensato l’ex presidente del Parlamento Europeo Antonio Tajani, da due giorni in Calabria in tour con la Santelli. Tajani è da 25 anni con Forza Italia e ha voluto ribadire la natura moderata del centro destra espresso da Forza Italia. Senza prendere le distanze, ovviamente, dai due “scomodi” alleati – siamo in campagna elettorale, figuriamoci se si può provocare un incidente diplomatico – Tajani ha voluto indicare chiaramente il distinguo del voto che gli elettori vorranno riservare a Forza Italia. Nessun sovranismo, nessuna spinta ultraconservatrice: da quando è nata Forza Italia – ha detto Tajani – abbiamo mostrato la nostra natura moderata, quella del centro senza il quale non si governa, senza il quale è difficile mettere insieme le tante anime contrapposte dell’Italia politica. Che è poi quanto andiamo dicendo da diverse settimane su queste colonne: il voto del 26 gennaio servirà a capire se la Calabria (ma sarà un segnale importante per l’Italia) vira bruscamente a destra o se, invece, viene fatta prevalere la scelta del centro moderato. Un centro in cui possano riconoscersi non solo i calabresi – ha sottolineato Tajani – ma l’Italia tutta. Con in più l’impegno di far tornare in primo piano la questione meridionale, individuando i problemi e le relative soluzioni, impostando una politica industriale che tenga conto del territorio e delle sue specificità, con particolare attenzione al comparto agro-alimentare. E con l’occhio alla Zes di Gioia Tauro che, allo stato attuale, esclude dalle agevolazioni molte aziende manufatturiere. E Gioia Tauro dove andrà realizzata – anche a costo di assediare il ministero delle Infrastrutture, hanno minacciato i tre parlamentari calabresi al tavolo della candidata – quel pezzo di linea ferrata che impedisce di fatto l’intermodalità del porto. Una follia che da anni non trova la soluzione più ovvia e molto meno complicata di quanto si è fatto fino ad oggi immaginare: basta mettere a un tavolo gli attori del Porto e si può trovare l’intesa che sblocchi la mancata connessione ferroviaria.

L’ex presidente del Parlamento Europeo ha parlato da consumato oratore di cose politiche, ma ha tradito l’emozione visibilmente sincera di un attaccamento speciale a questa terra. Ha voluto ricordare le centinaia di professionisti, scienziati, medici calabresi che hanno fatto la fortuna del Nord, senza trascurare il tributo di lavoro in condizioni spesso molto disagiate pagato dai lavoratori meridionali (in gran parte calabresi) emigrati nelle fabbriche del Nord, come la Fiat, o nelle miniere del Belgio, come Marcinelle. «È tempo di invertire la rotta e di creare le condizioni ideali per far restare i giovani nella propria terra e favorire il rientro di chi è andato via».

A parole lo dicono tutti, lo hanno detto anche Tajani e la Santelli, ma la realtà si scontra con l’incapacità di assumere e portare a compimento i progetti, in modo efficace, senza i ritardi della folle burocrazia che annienta ogni iniziativa e contro il familismo che premia non la capacità ma l’amicizia e le parentele.

Su questo è stata molto chiara anche la candidata presidente Santelli (la cui intervista video abbiamo dovuto rinviare per mancanza di voce e di tempo) che ha tenuto a precisare di essere indipendente dalle logiche fino ad oggi applicate a Germaneto e non essere disponibile a subire “ricatti” tipici dei governi regionali precedenti. Questo, se sarà eletta governatrice, saremo tra i primi a verificarlo per darne conto ai calabresi.

Come c’era da aspettarsi, nessun accenno al programma (metterà in pratica quello accuratissimo di Mario Occhiuto, su cui aveva anche dato il suo contributo?) e, soprattutto, nessun riferimento agli avversari. La campagna elettorale va condotta con molto fair play e senza insulti e qui a Santelli ha mostrato di aver capito tutto, non foss’altro perché quattro legislature alle spalle qualcosa le hanno pure lasciato in dote. Sani principi e classiche enunciazioni, con il conforto di tre parlamentari reggini. il sen. Marco Siclari, artefice di questo incontro dell’ultimo minuto, e i deputati Maria Tripodi e Francesco Cannizzaro, che hanno confessato di aver lavorato sulle liste anche il giorno di Natale.

Il tema centrale della serata è stato comunque quello della sanità, cavallo di battaglia di Siclari, e futuro anello di forza/debolezza della prossima consiliatura. Il turismo sanitario – ha detto la Santelli – dovrà finire, i calabresi devono potersi curare in casa propria. Contro dieci anni di commissariamento e nomine sospette si preannuncia una forte epurazione, qualora vinca la destra della Santelli: professionisti preparati e competenze premiate, secondo il progetto del centro-destra calabrese che si presenta il 26 gennaio, con il legittimo dubbio del peso che ciascuna delle sei liste registrerà col voto. Tajani e i candidati presenti all’Hotel E di Reggio sono convinti di portare a casa il risultato con la coalizione. Poi si vedrà chi conta e quanto. Auguri! (s)

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