di FRANCO BARTUCCI – Si svolgerà venerdì 15 settembre 2023, nell’aula magna del Centro congressi “Beniamino Andreatta”, la cerimonia inaugurale del 52° Anno Accademico dell’Università della Calabria con una lezione magistrale del prof. Georg Gottlob sul tema: “Intelligenza e ignoranza artificiale”, alla presenza del Ministro dell’Università e della Ricerca Scientifica Anna Maria Bernini.
Il programma
L’inaugurazione dell’anno accademico prenderà il via con il corteo dei Rettori, ospiti della cerimonia, e proseguirà con l’esibizione musicale a cura del Conservatorio “Stanislao Giacomantonio” di Cosenza.
Successivamente, nella relazione intitolata: Un campus internazionale e aperto al territorio, il Rettore Nicola Leone illustrerà i risultati più recenti conseguiti dall’Unical e gli obiettivi da raggiungere nell’immediato futuro con le azioni messe in campo per lo sviluppo dell’ateneo.
Il Rettore si concentrerà sul valore strategico dell’internazionalizzazione , soprattutto, sull’apertura dell’università al territorio: dalle iniziative per il trasferimento tecnologico con incubatori di start-up innovative e spin-off alle sinergie con la Regione Calabria e il mondo della scuola, fino al progetto per la Sanità con l’istituzione del nuovo corso di laurea in Medicina e chirurgia TD (Tecnologie digitali), una tappa storica per la provincia e per la Calabria intera che rafforza la presenza dell’ateneo sul territorio fornendo enormi prospettive di crescita in campo sanitario, scientifico e occupazionale.
Secondo protocollo seguiranno una relazione di Mario Muto, in rappresentanza del personale tecnico amministrativo, testimone privilegiato degli ultimi quarant’anni di storia dell’UniCal; nonché di Gaia Izzo, in rappresentanza degli studenti, una ventunenne iscritta al quarto anno di Ingegneria edile-architettura che ha sostenuto tutti gli esami con una media voto superiore al 29. Una “studentessa eccellente” che riesce a coniugare la carriera universitaria con la passione per la musica che coltiva al Conservatorio di Cosenza dove studia pianoforte.
Sarà poi il momento della lectio magistralis del professor Georg Gottlob dal titolo Intelligenza e ignoranza artificiale. Lo scienziato austriaco – membro della prestigiosa Royal Society di Londra e dell’Accademia tedesca “Leopoldina”, tra i massimi esperti nel campo dell’intelligenza artificiale che ha deciso, come noto, a partire dal prossimo anno accademico 2023/2024, di trasferirsi dall’ Università di Oxford all’Università della Calabria Università come sede per le sue ricerche.
Alla titolare del dicastero dell’Università e della Ricerca Anna Maria Bernini saranno affidate le conclusioni dell’evento, prima della dichiarazione ufficiale dell’apertura dell’anno accademico 2023/2024 da parte del rettore Nicola Leone.
La lezione storica di Paolo Sylos Labini e Beniamino Andreatta per il 50° del primo anno accademico dell’UniCal 1972/1973
Una cerimonia che cade quasi al termine del 50° del primo anno accademico 1972/1973 quando in quei mesi estivi del 1973 il Comitato Tecnico Amministrativo e i Comitati Ordinatori delle quattro Facoltà svolgevano, presso la sede comunale di Castrovillari (29 luglio 1973), la loro ultima riunione congiunta discutendo sulla evoluzione del progetto finalizzato a realizzare le strutture della sede del Campus universitario di Arcavacata e sul nuovo bando di ammissione ai corsi di laurea per l’anno accademico 1973/1974 che prevedeva l’attivazione dei corsi di laurea in lettere, filosofia, lingue moderne, matematica, scienze naturali in aggiunta ad ingegneria, fisica e scienze economiche e sociali, per un totale complessivo di mille posti.
Nella circostanza il Rettore Andreatta pubblica, inoltre, un bando rivolto agli studenti non residenti in Calabria. Attraverso il quotidiano La Stampa dell’11 agosto 1973 chiarisce il perché: “Il primo problema da superare è il provincialismo: l’Università rischia di diventare un fatto esclusivamente cosentino, neppure calabrese. Noi non abbiamo mai pensato, venendo in Calabria – dice al giornalista Mimmo Càndito – di organizzare un’università paesana. Ecco perché abbiamo pensato a questo bando rivolto agli studenti non residenti in Calabria. La presenza di questi studenti, se ci sarà, può essere il primo contributo reale a una tendenza che contrasti la meridionalizzazione di Arcavacata».
«Non possiamo essere un’università paesana – ripete Andreatta – perché siamo rivolti al mercato nazionale e perché, per fare il nostro mestiere, per cooperare allo sviluppo, abbiamo bisogno d’innestare qui una struttura che sia profondamente inserita nell’Europa e nell’Italia moderna. Una struttura, quindi, che non abbia eccessive caratteristiche locali. Per la Calabria, l’università deve fare, su un certo piano, quello che l’autostrada ha fatto sul piano delle comunicazioni fisiche. Per tutto questo è importante che l’Università non si isoli, e che la componente calabrese non sia prevaricante”. Questo accadeva esattamente cinquant’anni fa e le parole di Andreatta rimangono alla luce dell’internazionalizzazione dell’UniCal che sta crescendo una base di valori ed aspettative su cui lavorare».
Altro argomento su cui riflettere lo porta alla luce il Presidente del Comitato Ordinatore della Facoltà di Scienze Economiche e Sociali, prof. Paolo Sylos Labini, che allo stesso giornalista Mimmo Càndito, per un servizio pubblicato dal quotidiano La Stampa il 16 luglio 1973, con il titolo “Cosenza, l’università per vivere”, alla luce di una dichiarazione fatta da uno studente e riportata nel servizio: “Con l’Università si è iniziata la nuova storia della mia terra” , risponde affermando: «L’Università non ha e non può avere conseguenze taumaturgiche, e sarebbe assurdo pensarlo, L’Università da sola non può diventare un centro di trasformazione sociale. È uno dei temi di una dialettica sociale estremamente composita; sarà un tema importante in relazione alla serietà e alla tenacia non solo di coloro che sono dentro, ma anche di persone che sono fuori».
«Più ci si lavora tutti assieme e con convinzione, più cambia la storia della Calabria. Ma la gente di Calabria ha fame di illusioni, se queste sono le strade della speranza. Il primo rabberciato anno accademico ha detto ancora parole nuove e vecchie insieme, perché troppo si è subito pur di cominciare. Alla fine di questa lunga storia vitale c’è una società, rapporti umani, forme di presenza diversi da tutelare e valorizzare, come da conquistare».
Peccato, che dopo cinquant’anni di storia, non si ha contezza e consapevolezza certa che ciò sia avvenuto in quanto è mancato un riscontro reale con la realtà nel rapporto tra società e l’istituzione universitaria in modo coinvolgente, intenso ed umano per come veniva auspicato dai Padri fondatori. (fb)