Lucio Caracciolo al master in Intelligence dell’Unical parla di geopolitica

di FRANCO BARTUCCIDopo Antonio Nicaso, al Master in Intelligence dell’Università della Calabria, diretto dal prof. Mario Caligiuri, è intervenuto per la sua lezione Lucio Caracciolo, fondatore e direttore di Limes, parlando sul tema: Il deep state tra Geopolitica e intelligence, evidenziando come il controllo dei mari sarà al centro dei conflitti presenti e futuri; mentre decisiva sarà la questione di Taiwan.

Caracciolo ha descritto le due principali aree di tensione geopolitica: una di dimensioni più contenute relativa al conflitto in Ucraina, definita “guerra russo-americana”; e l’altra relativa alla sfida strategica sino-americana.

Il docente ha messo in evidenza che gli Stati Uniti, nella rappresentazione che intendono dare di sè stessi, pur non utilizzando la terminologia riconducibile al concetto di “impero”, si presentano come una “nazione missionaria provvidenziale”, il cui interesse coincide con quello dell’intera umanità. Questa vera e propria “vocazione” di cui si sentono investiti “ha mosso, ha legittimato e ha autogiustificato le molte guerre che gli Stati Uniti hanno combattuto a partire dalla loro esistenza e in particolare nel Novecento”. Infatti, a partire dal 1898 con la guerra ispano americana, quando gli Stati Uniti conquistarono le Filippine, è iniziato un percorso di crescita egemonica che li ha visti diventare una potenza mondiale, dominante dalla seconda guerra mondiale in poi.

Caracciolo ha poi osservato come lo spazio imperiale degli Stati Uniti si basi su due elementi: sul controllo delle rotte marittime, che rappresenta la conditio sine qua non per assicurarsi un decisivo vantaggio nella competizione economica, e sull’isolamento territoriale. A proposito, il docente ha sottolineato come l’impero americano goda di una situazione di cui nessun altro impero abbia mai beneficiato nel corso della storia, ovvero l’impossibilità di essere attaccati via terra. Nell’ambito della supremazia americana, la nostra nazione ha un ruolo di friend and ally, come vengono definiti gli alleati della Nato, garantendo agli Stati Uniti l’installazione di basi militari oggetto di trattati segreti che garantiscono agli U.S.A. una libertà di azione “incontestabile e decisiva”.

Il docente ha quindi sottolineato come la conseguenza che deriva dalla necessità di mantenere la posizione di “fattore benefico dell’umanità” sia quella di impedire che nel continente euroasiatico nasca una potenza che possa sfidarli e mettere in discussione il loro primato. Tale fattore ha spinto gli Stati Uniti ad intervenire nelle due guerre mondiali, per poi, dopo il 1945, «stabilizzare la loro presenza tramite l’alleanza atlantica».

Caracciolo ha poi sottolineato che la sfida principale ad oggi, per gli Stati Uniti, è quella rappresentata dalla Repubblica Popolare Cinese che «si presenta in modo esplicito, da quando è stata rifondata nel 1949, come una potenza globale», la cui dimensione oceanica è più “importante che mai”, nella sua ambizione di diventare grande potenza e riprendere il controllo dei propri mari. Per la Cina la sfida è dunque rappresentata dal «controllo delle rotte marittime che la collegano con il resto del mondo» e, per raggiungere tale scopo, occorre respingere gli Stati Uniti dalla loro area di influenza marittima.

Il docente si è poi soffermato sull’importanza del fattore demografico, considerando la posizione della Federazione Russa, il cui territorio è caratterizzato da uno spazio territoriale molto vasto, che copre ben undici diversi fusi orari, ma abitato da una popolazione molto scarsa tanto da rendere «la Russia asiatica più un oggetto di competizione che non un soggetto». Caracciolo ha sottolineato come tale criticità potrebbe effettivamente portare la Russia, in caso di sconfitta nella attuale guerra con l’Ucraina, a perdere grandi spazi territoriali, contribuendo a spingere la Russia a “considerare in gioco la sua stessa esistenza”.

Passando poi ad analizzare la posizione del nostro Paese, il docente ha rilevato come quello relativo alla fragilità demografica sia uno dei problemi più urgenti, di cui però non ci si occupa a sufficienza. A rendere evidente la gravità della situazione sono le proiezioni demografiche per continente al 2100, da cui si evince con chiarezza che già nel 2025 i continenti maggiormente popolosi saranno Africa ed Asia, mentre risulta evidente il declino europeo «con popolazione destinata a decrescere da qui alla fine del secolo».

Con questi rapporti demografici, non sarà più sostenibile «che l’attuale sistema di potere nato nel Novecento possa reggere da solo le sorti dell’intero pianeta», continuando a prevedere un mondo unipolare, Che è il mondo fino ad oggi perseguito dalla politica americana, che rappresenta invece «qualcosa di chimerico, qualcosa di impossibile o addirittura un sogno pericoloso perché, essendo irrealizzabile, se perseguito provocherebbe delle conseguenze catastrofiche».

Definendo il teatro indopacifico, il docente si è soffermato sulla rappresentazione che la repubblica popolare cinese intende dare di sé stessa come continuazione comunista di un impero millenario dei figli del drago, ovvero di un ceppo etnico fortemente radicato nella storia.  L’obiettivo cinese è pertanto quello di assumere il controllo dei mari, nel tentativo di sfidare gli Stati Uniti per l’egemonia mondiale.

Per attuare una strategia di contenimento dell’aspirazione cinese, gli Stati Uniti hanno garantito la loro presenza in tale area installando basi aereonavali nelle Filippine ed in Giappone, che, con India ed Australia, fa parte del cosiddetto Quad, l’alleanza militare strumentale all’egemonia americana per il contenimento della potenza cinese. In tale scenario risulta estremamente rilevante l’arcipelago indipendente di  Taiwan, che per la sua posizione strategica rappresenta il «cuore del dilemma del controllo delle grandi rotte oceaniche». Taiwan, che formalmente ha mantenuto fino ad oggi il nome di Repubblica di Cina, sta attuando una dismissione del patrimonio storico e culturale cinese, con la contestuale valorizzazione di quello taiwanese, in palese ottica di contrapposizione alla Cina.

Gli Stati Uniti fungono da potenza garante nella piena consapevolezza che «chi controlla Taiwan controlla le rotte marittime commerciali». Caracciolo ha sottolineato che è fondamentale ricordare che «la partita degli stretti oceanici sarà il cuore degli interessi geopolitici dei prossimi anni» e che per gli Stati Uniti questo è il cuore dello scontro, mentre il teatro dell’ucraina rimane secondario.

A tal proposito, il docente ha rappresentato i possibili scenari degli sviluppi del conflitto europeo, sottolineando la dimensione marittima dell’Ucraina e la possibile volontà da parte della Russia di chiuderne gli sbocchi sul mare, che rappresentano importanti rotte commerciali verso il Mar Nero e la rotta artica, ma che per la Russia hanno anche un valore simbolico rappresentato da Sebastopoli.

In riferimento al conflitto ucraino, Caracciolo ha rilevato come, nonostante «le comunicazioni mediatiche facciano apparire questa guerra come se non ci tocchi direttamente», il nostro Paese subisce, in realtà, implicazioni notevoli. L’invio di armi in Ucraina, senza che peraltro siano state rese pubbliche tipologia e quantità, «rischia di indebolire notevolmente il nostro arsenale militare, andando ad intaccare il nostro potenziale di difesa senza, tra l’altro, avere le capacità finanziarie per riarmarci». Altrettanto rappresentano per l’economia nazionale le sanzioni, pur non avendo significativamente intaccato l’economia russa, che ha continuato a crescere grazie alla disponibilità di paesi cosiddetti triangolatori, con un volume di importazione e scambi che non rileva particolari sofferenze.

Facendo riferimento all’inchiesta del giornalista americano Seymour Hersh, che attribuisce agli Stati Uniti il sabotaggio del gasdotto Nord Stream, Caracciolo ha poi sottolineato che una delle cause fondamentali di questo conflitto è la volontà da parte degli Stati Uniti di interrompere definitivamente l’interdipendenza energetica tra Italia, Germania e Russia. Ciò evidenzia il significato geopolitico più che quello economico, dal momento che gli accordi di intesa energetica tra Russia e Germania erano guardati con sospetto dagli Stati Uniti fin dall’epoca della guerra fredda.

In futuro gli approvvigionamenti di gas saranno garantiti dall’Azerbajan, per compensare almeno in parte la perdita del gas del Nord Stream, e dall’Algeria, che apre una sorta di paradosso, poiché le forze armate algerine sono fortemente dipendenti dalle forniture militari russe. Infine, Caracciolo, riferendosi al posizionamento dei Paesi Europei, ha rilevato come non esista un fronte univoco antirusso nella Nato, dal momento che vi sono posizioni differenti connesse al percorso storico di ciascuna nazione. (fb)

Nicola Gratteri al master in intelligence all’Unical: Per contrastare mafie servono hacker

di FRANCO BARTUCCI – «Per contrastare le mafie c’è bisogno di hacker. La funzione dell’intelligence è fondamentale nelle democrazie», lo ha detto Nicola Gratteri, Procuratore della Repubblica di Catanzaro, al Master dell’Università della Calabria sulla Intelligence, diretto dal prof. Mario Caligiuri, nel trattare il tema: Le mafie minaccia alla sicurezza nazionale.

 Gratteri ha iniziato la lezione con la narrazione di un evento storico di grande importanza per la ‘ndrangheta, ovvero il summit del 1969 a Montalto, al quale parteciparono varie famiglie di ‘ndrangheta, riunite per stabilire un concetto fondamentale: l’unitarietà della organizzazione. I partecipanti alla riunione però non sapevano di essere ascoltati e controllati dalle forze dell’ordine, avvertite da una soffiata effettuata dalle famiglie di Reggio Calabria.

Questa circostanza consentì l’arresto di oltre 70 capimafia e l’ottenimento della certezza investigativa relativa all’unitarietà della ‘ndrangheta. Tale concetto, pur rappresentando un vero e proprio “spartiacacque tra vecchia e nuova ‘ndrangheta”, verrà però formalizzato giudizialmente solo nel 2010 con la pubblicazione della sentenza relativa all’operazione “Crimine”.

Il Procuratore si è poi soffermato sull’importanza e sull’evoluzione storica della “Santa”, introdotta dall’organizzazione criminale a metà degli anni Settanta per consentire ad alcuni loro affiliati di aderire alla massoneria deviata.  Nonostante le polemiche ed i disaccordi all’interno dell’organizzazione sui doveri del santista, principalmente sollevati dai capimafia Domenico Tripodo ed Antonio Macrì relativi alla preminenza degli interessi della Santa sugli interessi della ‘ndrina, l’istituzione della Santa determinò un’indubbia evoluzione, stravolgendo i paradigmi dell’organizzazione.

Con il passaggio alla Santa, già c’era nella testa degli strateghi della ‘ndrangheta il concetto di mafia unica e soprattutto avviene un cambiamento dei riferimenti che, da ora in poi, non saranno più i santi cattolici protettori, bensì dei personaggi di rilievo dell’epoca rinascimentale e massoni, come Garibaldi, Mazzini e Cavour. 

Il nuovo riferimento simbolico da ora in poi infatti sarà la massoneria, e ciò comporterà un’evoluzione da meri esecutori a veri e propri decisori.  Gratteri ha sottolineato, quindi, attraverso la Santa gli ndranghetisti entrano in contatto con professionisti, pubblici amministratori, bancari e anche con magistrati. Nascono, quindi, “nuove regole e nuovi livelli” che prevedono che chi sta sopra possa sapere cosa avviene nei livelli sottostanti, ma non viceversa. Si è trattato di un vero e proprio “salto di qualità che ha fatto entrare la ‘ndrangheta nella stanza dei bottoni”, in modo non solo di decidere chi debba vincere gli appalti, ma persino se e quali opere debbano essere costruite. 

Gratteri ha poi evidenziato come per i decenni successivi si è continuato a considerare la ‘ndrangheta una mafia poco influente. Ciò le ha permesso di crescere come una “forma parassitaria all’interno del sistema legale”, continuamente in cerca del consenso sociale per far riconoscere potere e prestigio. Questo è avvenuto, per esempio, tramite l’acquisto di squadre di calcio o diventando imprenditori di successo grazie a operazioni di riciclaggio, rese possibili dalla collaborazione com commercialisti e professionisti capaci. 

Il Procuratore ha, quindi, sottolineato come la ‘ndrangheta, nel perseguire “una forma di investimento e di pubblicità” si sia dimostrata estremamente generosa con la Chiesa, con molteplici azioni finalizzate a donare soldi per ottenere prestigio e consenso. Gratteri si è poi soffermato sulle modalità di ricerca di potere e credibilità anche tramite la politica, sottolineando che  “i mafiosi vivono tra di noi, ci assomigliano sempre più e vivono nel territorio. Votano e fanno votare, chiedendo il consenso elettorale” in modo da acquisire crediti per cogestire la cosa pubblica.

Nel corso della lezione ha poi  affrontato, quindi, il tema delle estorsioni e dell’usura, azioni tramite le quali le mafie “marcano il territorio” per delimitare il confine del locale di ‘ndrangheta. Tali metodi vengono utilizzati come veicolo per il riciclaggio tramite lo sfinimento dell’usurato che viene obbligato a cedere l’attività di sua proprietà, che verrà utilizzata per produrre false fatturazioni, garantendo al mafioso di riuscire a pagare le tasse e giustificare la propria ricchezza, che poi investe in altre attività o che gli permette di fare una vita lussuosa.

Il Procuratore si è allora soffermato sulle modalità operative mafiose sempre più complesse e raffinate, che rendono difficoltoso provare sul piano investigativo il contrasto a tali attività criminali. A tale riguardo ha sottolineato  anche il “lento sgretolamento delle azioni antimafia” che depotenzia la possibilità di agire nel contrasto alle mafie, anche a causa del numero non adeguato di magistrati e di forze dell’ordine. Inoltre, le sfide odierne richiederebbero l’assunzione di hacker ed ingegneri, per un contrasto adeguato alle mafie che operano sempre di più attraverso il mondo digitale. Tale criticità risulta di particolare gravità a fronte delle ingenti somme messe a disposizione con il Pnrr.

 Gratteri ha, quindi, rilevato la necessità di investire in istruzione anche per rendere più efficace il contrasto alle mafie. Ha sottolineato come sia apparentemente più facile gestire “il popolo ignorante” e come il drastico abbassamento di etica e morale nella cultura occidentale «ci rende molto deboli, con il rischio di essere fagocitati da culture più forti, come quella musulmana e quella cinese». 

 Stimolato dalle numerose domande degli studenti, il Procuratore ha affrontato numerose tematiche, legate anche a episodi di cronaca come quella relativa al mantenimento dell’anarchico Cospito al regime del 41bis. Gratteri ha sottolineato che, a suo parere, il Ministro della Giustizia abbia fatto bene a confermare il 41bis «per non cedere al ricatto e non permettere agli altri di percorrere la stessa strada».

«Bisogna verificare – ha aggiunto – che non siano le mafie ad appoggiare tale operazione e che non siano loro a sovvenzionare anche le manifestazioni fuori dal carcere». 

A proposito di carceri, Gratteri le ha definite “una miniera dal punto di vista informativo”, rilevando la necessità di aumentare gli agenti della Polizia Penitenziaria preposti al monitoraggio dei detenuti mafiosi. Secondo il parere del procuratore di Catanzaro, la Dia dovrebbe essere dismessa, prevedendo il ritorno dei singoli appartenenti alle forze di polizia di provenienza, trattandosi di una struttura che svolge il medesimo compito dei reparti investigativi.

A riguardo, Gratteri ritiene maggiormente utile uno sforzo di ulteriore specializzazione dei reparti, come quelli che si occupano dei controlli informatici, per ottenere un significativo risparmio di risorse, dando nel contempo maggiore enfasi al lavoro delle singole forze di polizia italiane, che sono “tra le migliori polizie del mondo”. 

In merito all’intelligence, ha sottolineato il grande contributo che i Servizi danno al Paese, contrariamente ad una idea diffusa che essi operino sempre in modo opaco. Per Gratteri, è sbagliato l’approccio da parte di alcuni commentatori nel descriverli poiché «sono indispensabili per l’esistenza stessa del Paese e mai dovrebbe essere messa in discussione la loro funzione». (fb)

L’Italia è leader europea nel contrasto alle mafie secondo Antonio Nicaso

di FRANCO BARTUCCIContinuano all’Università della Calabria le lezioni per il Master in Intelligence, diretto dal prof. Mario Caligiuri, con figure di prestigio a livello nazionale ed internazionale. In questo ambito è intervenuto Antonio Nicaso, saggista e docente universitario apprezzato tra i massimi studiosi di mafie a livello internazionale parlando sul tema: La quarta rivoluzione delle organizzazioni mafiose.

Il prof. Nicaso ha delineato  nel corso della sua lezione il percorso di cambiamento storico delle mafie, approfondendo l’attuale capacità di relazionare con le categorie professionali per inserirsi nei mercati finanziari, ma sfruttando anche le opportunità offerte dai social media.

Si è poi soffermato sulla narrazione delle mafie dalle origini: evidenziando che oggi stiamo assistendo ad un coinvolgimento delle mafie in quella che è stata definita la quarta rivoluzione. Oggi, le mafie sono diventate un’holding del riciclaggio sul mercato finanziario, grazie soprattutto ai proventi del narcotraffico. Ha ricordato l’importanza che nell’evoluzione delle mafie ha avuto la cosiddetta borghesia mafiosa, quella che Leopoldo Franchetti aveva ricondotto ai «facinorosi della classe media».

Tra gli esempi citati da Nicaso anche quello del medico pentito Melchiorre Allegra che, durante il Fascismo, ha confessato di aver diagnosticato varie patologie false ai mafiosi detenuti, descrivendo efficacemente la natura interclassista delle mafie. Durante un’esperienza politica, Allegra raccontò di aver incontrato tanti mafiosi che nel contempo, erano proprietari terrieri, professionisti, tutta gente che rivestiva ruoli altamente funzionali. Da questo scenario, emerge come le mafie si siano evolute passando dallo scopo di un’economia di sopravvivenza ad una di accumulo dei capitali.

Pertanto, la necessità primaria consiste nel riciclare nel mercato legale i profitti derivati da numerose attività illecite. Ed è proprio in quest’azione che evidenziano le loro elevate capacità di relazioni e di pieno inserimento nella società, come dimostra il caso di Anderson Lacerda Pereira, noto criminale brasiliano, che aveva investito in oltre 30 cliniche oncologiche ed era in contatto con broker della ’ndrangheta. Le mafie hanno attualmente grandi interessi in ogni continente, utilizzando le dinamiche della globalizzazione. Per tale motivo, il loro contrasto richiede sempre più l’uso di tecnologie avanzate e di spiccate competenze degli operatori del settore, così come sono insostituibili le intercettazioni.

«La quarta rivoluzione – ha sottolineato Nicaso – ha determinato la modifica delle strategie criminali, con l’utilizzo della criptofonia, dei mercati del dark web, dei giochi d’azzardo online”. Anche la più tradizionale delle mafie, la ’ndrangheta da tempo cerca consensi anche sui social per adescare nuova linfa, ma anche esaltare i comportamenti e i tenori di vita di chi si è arricchito con i proventi di attività criminali. Una strategia, comune a tante altre organizzazioni criminali, che in Nord America è stata ribattezzata “cyberbanging».

È errato, però, pensare che le mafie in passato abbiano agito nell’ombra. Infatti, si distinguevano anche nell’abbigliamento, poiché i segni distintivi erano sempre stati ben noti. Le mafie creano legami, avendo alla base la commissione degli stessi reati. È il caso di altre organizzazioni eversive tra cui quelle terroristiche. Dall’estetica della violenza all’uso di sistemi simbolico e gergali, la strategia comunicativa delle mafie è sempre stata molto efficace.

Questo fa capire quanto sia necessario il contrasto, per cui l’intelligence svolge un ruolo assai importante.Con l’estensione dello spazio digitale, le mafie sono sempre più ibride, diffuse, ramificate, pericolose. È necessario quindi anticiparne le mosse, definendo i confini territoriali cancellati dalla globalizzazione e introducendo leggi più incisive, in modo da rimarcare la sovranità.

Il docente universitario ha poi evidenziato che nel contesto internazionale le attività di indagine sulle organizzazioni criminali di stampo mafioso spesso consistono esclusivamente nello scambio di informazioni e dati. È opportuno creare delle task force, come quella messa a punto da Interpol su impulso della polizia di stato italiana per colpire le mafie anche lontano dai loro territori d’origine, dove spesso investono i proventi del narcotraffico. A tal proposito, ha ricordato che l’Italia è stata leader nel contrasto alle  mafie in Europa e nel mondo. Per questo ha auspicato un maggiore coinvolgimento degli altri paesi nella lotta alla mafie, ma soprattutto ai capitali mafiosi. (rcs)

Unical, Giancarlo Fortino: 5 milioni per la gestione intelligente di sistema

di FRANCO BARTUCCIIl progetto consentirà di sviluppare tecniche e strumenti innovativi per il monitoraggio, la configurazione e il controllo autonomo e integrato dei sistemi IoT in settori ad alto impatto tecnologico.

«Stiamo lavorando alacremente – afferma Giancarlo Fortino, professore ordinario del Dimes e vice coordinatore del progetto – affinché il progetto abbia un grande impatto scientifico, fungendo da ispirazione per attività di ricerca future, ma anche un importante impatto tecnologico, consentendo ai fornitori di infrastrutture e piattaforme cloud/edge di semplificare i processi di management, ridurre i costi operativi e migliorare la capacità delle piattaforme commercializzate, rendendole più sostenibili e a minor impatto energetico».

L’Università della Calabria ha firmato il contratto di sovvenzione con la Commissione europea per il finanziamento del progetto di ricerca “MLSysOps – Machine Learning for Autonomic System Operation in the Heterogeneous Edge-Cloud Continuum”, ottenuto nell’ambito del programma Horizon Europe – Research & Innovation Action, con importanti sperimentazioni in settori ad alto impatto tecnologico.

MLSysOps, finanziato per circa 5,7 milioni di euro ed il cui responsabile scientifico è Raffaele Gravina, professore associato di Ingegneria informatica del dipartimento di Ingegneria informatica, modellistica, elettronica e sistemistica (Dimes) dell’Unical, si propone l’ambizioso obiettivo di sviluppare una piattaforma supportata da intelligenza artificiale, utile per la distribuzione di applicazioni nell’internet delle cose (IoT) e per tutte le operazioni di sistema (gestione, monitoraggio e controllo) attualmente troppo dipendenti dall’intervento umano e, pertanto, spesso inefficienti.

La piattaforma realizzata sarà flessibile ed in grado di adattarsi alle diversificate esigenze di settori ad alto impatto tecnologico. La piattaforma consentirà quindi agli amministratori di sistema di concentrarsi sugli aspetti funzionali del sistema senza doversi preoccupare di come e dove i servizi software saranno materialmente eseguiti, a vantaggio dell’efficienza energetica, dell’affidabilità e della sicurezza.

Il progetto prevede una sperimentazione sia attraverso dimostratori di ricerca che applicazioni sul campo nel contesto delle smart cities e dell’agricoltura di precisione.

Giancarlo Fortino è professore di Ingegneria Informatica presso il Dipartimento di Informatica, Modellistica, Elettronica e Sistemi (Dimes) dell’Università della Calabria (Unical), Rende (CS), Italia. Ha conseguito un dottorato in Ingegneria Informatica presso Unical. Ha ottenuto la qualifica di Professore Ordinario. E’ Professore a contratto presso l’Università di Tecnologia di Wuhan (Cina) e Associato di Ricerca  presso il l’Icar Cnr. È stato rispettivamente Visiting Researcher e Professor presso l’International Computer Science Institute (Berkeley, USA) e presso la Queensland University of Technology (Australia). È sulla lista del Top Italian Scientist (TIS) di VIA-academy (http://www.topitalianscientists.org/), con h-index = 34 e circa 4000 citazioni secondo GS.

I suoi principali interessi di ricerca comprendono l’elaborazione basata su agenti, le reti di sensori corporei, le reti di sensori wireless, il pervasive e il cloud computing, le reti multimediali e l’Internet of Things. Ha partecipato a numerosi progetti di ricerca locali, nazionali e internazionali ed è attualmente il vicedirettore e STPM del progetto INTER-IoT H2020 finanziato dall’UE.

Ha scritto oltre 350 pubblicazioni su riviste, conferenze e libri. Ha presieduto più di 80 conferenze / workshop internazionali come co-chair, ha organizzato più di 32 numeri speciali in rinomate riviste internazionali ISI e ha partecipato al TPC di oltre 400 conferenze.Il partenariato internazionale, coordinato dalla University of Thessaly (Grecia), comprende, oltre all’Università della Calabria, altri quattro istituti di ricerca (Technische Universiteit Delft – Paesi Bassi, University College Dublin – Irlanda, Institut National De Recherche En Informatique Et Automatique – Francia, Associacao Fraunhofer Portugal Research – Portogallo) e sei aziende del settore IT (Ntt Data Italia Spa – Italia, Mellanox Technologies Ltd – Israele, Nubis Idiotiki Kefalaiouchiki Etairia – Grecia, Chocolate Cloud Aps – Danimarca, Ubiwhere Lda – Portogallo, Augmenta Agriculture – Grecia). (fb)

L’Ospedale di San Giovanni in Fiore nella rete di formazione dell’Unical

L’Ospedale di San Giovanni in Fiore è entrato a far parte della rete formativa dell’Università della Calabria. Lo ha annunciato la sindaca di San Giovanni in Fiore, Rosaria Succurro, sottolineando come sia «un fatto rilevante che l’ospedale di San Giovanni in Fiore sia tra le sedi in cui si formeranno gli studenti di Medicina dell’Università della Calabria».

«L’apposita convenzione tra l’Unical e l’Asp di Cosenza – ha spiegato – prevede che il presidio ospedaliero sangiovannese sia tra le strutture di cui l’ateneo cosentino si avvarrà per laureare e specializzare i futuri medici, consentendo loro di acquisire, peraltro, particolari competenze nell’utilizzo delle più avanzate tecnologie per le diagnosi e le cure. Anche gli studenti di Scienze infermieristiche avranno a disposizione le strutture sanitarie della città, in cui verranno seguiti dai professionisti della sanità pubblica locale, che daranno loro un valido apporto formativo».

«Si tratta – ha sottolineato la sindaca – di un grande passo in avanti, anche per cercare di trattenere i futuri medici nel nostro territorio. Ringrazio il commissario straordinario dell’Asp di Cosenza, Antonello Graziano, per il suo fattivo impegno, che sta portando benefici concreti. Nel locale reparto di Medicina è già arrivata una dottoressa a tempo indeterminato, che noi avevamo richiesto».

«Ciò conferma – ha proseguito Succurro – la stretta sinergia tra l’Asp di Cosenza e il Comune di San Giovanni in Fiore, che, grazie all’attenzione costante del presidente Roberto Occhiuto, ha invertito la rotta al fine di ottenere un’assistenza sanitaria più moderna ed efficace».

«Sono già partite le lettere per le attività di prevenzione dei tumori della mammella e i tecnici di Radiologia hanno completato l’addestramento per l’utilizzo del nuovo mammografo digitale, inaugurato di recente. Pertanto, a breve –ha concluso la sindaca Succurro – inizierà lo screening per le donne interessate». (rcs)

MEDICINA ALL’UNICAL È DIVENTATA REALTÀ
I PRIMI 8 DOCENTI DOMANI ALL’ANNUNZIATA

di PINO NANO – Medicina all’Unical, è finalmente una realtà. La notizia è di quelle storiche, a cui nessuno fino a qualche mese fa ci avrebbe mai creduto, eppure tutto diventa possibile, anche i sogni più inimmaginabili. Quando mesi fa il professore Bruno Nardo – grande chirurgo calabrese per lunghi anni impegnato all’Università di Bologna– ce lo aveva anticipato, francamente non gli avevamo creduto.E invece, da domani, 16 febbraio, diventerà ufficiale la presa di servizio del primo gruppo di professori e ricercatori universitari nei reparti ospedalieri dell’Ospedale dell’Annunziata.

«Si tratta – spiega il rettore Nicola Leone ripercorrendo l’iter burocratico delle ultime settimane di un ulteriore passo in avanti, volto a creare gradualmente le condizioni per l’avvio del corso di Medicina e Chirurgia in Tecnologie digitali all’Unical, in tutta la sua specificità clinica, e a rafforzare ulteriormente le sinergie tra Università e Ospedale»

Il Rettore del Campus ripercorre le tappe fondamentali di questo percorso, non sempre per la verità agevole e facile: «Tra Natale e Capodanno – sottolinea Nicola Leone – abbiamo firmato il protocollo con la Regione, a seguire l’accordo con l’Azienda ospedaliera al quale oggi, dopo poche settimane, diamo finalmente concretezza. È un primo contributo concreto che l’Unical offre alla sanità territoriale, al quale ne seguirà, a breve, uno altrettanto importante: la condivisione di strumentazione di avanguardia per formazione, ricerca e assistenza».

Una nota ufficiale dell’Unical appena diffusa dal sito del campus calabrese precisa i dettagli di questa “operazione” chiarendo che “sono stati firmati, nella mattinata di oggi, nella Direzione dell’Azienda Ospedaliera i contratti di lavoro del primo gruppo di professori e ricercatori dell’Università della Calabria per lo svolgimento di attività di tipo assistenziale. Si stringe, così, la collaborazione tra Azienda ospedaliera e Unical, che fa parte dell’iter che in futuro porterà alla clinicizzazione dell’Annunziata”.

A sottoscrivere questo “documento che negli anni che verranno avrà portata storica” sono stati il Rettore dell’ Unical, Nicola Leone e il Commissario Straordinario dell’Azienda Ospedaliera Annunziata, Vitaliano De Salazar. Sono loro che  hanno  siglato le  Convenzioni che riguardano Chirurgia, Ematologia,  Cardiologia interventistica, Laboratorio di Analisi e SITRA , il Servizio Infermieristico Tecnico e Riabilitativo Aziendale. Presenti all’incontro anche  il personale universitario in convenzione: il prof Bruno Nardo e il dr Francesco Pata per la Chirurgia; il dr Massimo Gentile per l’Ematologia e le professoresse Stefania Catalano, Cinzia Giordano e il dr Rocco Malivindi per il Laboratorio di Analisi, il dr Alberto Polimeni per Cardiologia interventistica e il dr Nicola Ramacciati per il Sitra.

Un evento nell’evento, perché a parte i toni retorici del nostro modo di raccontare questo San Valentino all’Unical, da questo momento in poi si realizza nei fatti il sogno di chi come il professore Sebastiano Andò, storico Preside del dipartimento di Farmacia, ha sempre creduto nella facoltà di Medicina all’Unical e che a questo sogno ha speso e  dedicato tutta la sua vita. Forse non ci credeva più neanche lui, ma la giornata di oggi al Campus è per lui il coronamento ideale e più solenne per il lavoro svolto tra studenti laboratori e ricerche di ogni genere. Uno scienziato al servizio del futuro. Nessuno se lo dimentichi per favore.

«Oggi abbiamo formalmente avviato – ha dichiarato il Commissario Straordinario dell’Azienda Ospedaliera Vitaliano De Salazar – un processo di trasformazione che porterà il miglioramento della qualità delle cure, ma sarà anche foriero di innovazione in ambito assistenziale e un’opportunità concreta per il rilancio dei servizi, la razionalizzazione dell’organizzazione e l’aggiornamento tecnologico».

Buon lavoro a tutti, e che sia l’inizio di una grande nuova avventura scientifica per questa terra. (pn)

All’Unical è sold out per il TedxYoutch@LiceoPitagora

Ha registrato un sold out di studenti dell’Unical il TedxYouth@LiceoPitagora, svoltosi al Tau lo scorso 25 gennaio.

L’iniziativa, volta alla sua seconda edizione, si inserisce all’interno del programma TEDx, format internazionale di eventi indipendenti e senza scopo di lucro nato negli anni ‘80 nella Silicon Valley.  A New York come a Rende, lo scopo è favorire la condivisione di “idee che vale la pena diffondere”  (dal motto ideas worth spreading). TEDxYouth@LiceoPitagora, già nel 2022, ha rappresentato la prima tappa in Italia nel suo genere a essere interamente curata e promossa da e per studenti delle scuole superiori. 

La conferenza dal sottotitolo Controcorrente è stata organizzata da un gruppo di 13 studenti del  Liceo “Pitagora” di Rende. TEDxYouth@LiceoPitagora ha raccolto la comunità giovanile di tutta la  Calabria per dare il via a un processo di condivisione di idee dal forte impegno civico. 

«Riuscire a diventare noi stessi non è una probabilità, è una scelta che inizia da piccoli passi. Non abbiate paura di andare controcorrente perché è dalla capacità di vedere la vostra diversità come un valore che dipende la vostra capacità di essere felici», ha dichiarato Gherardo Liguori, amministratore delegato della startup Start2impact University.

Nel corso della conferenza, si sono susseguite 16 testimonianze di 16 giovani innovatori di rilevanza nazionale. In interventi brevi ma coinvolgenti, si è analizzato il tema del cambiamento sotto i diversi  e personali punti di vista degli speaker. 

Nikola Greku, influencer e content creator con più di un milione di followers su Tik Tok, ha  raccontato di come è diventato un “artista dell’attenzione”. «L’arte non ha linee guida: non abbiate  paura di andare fuori dalla vostra zona di comfort. La vostra convinzione sarà sicuramente  un’emozione forte che coinvolgerà lo spettatore».

«Penso al mio nome strano, all’invidia che provavo per Federica, e al giorno in cui decisi che  sarebbe diventato la mia più riconoscibile firma. Ascoltate il vostro passato: con affetto, anche se è stato faticoso o doloroso, e senza evitare rimproveri», ha detto Fjona Cakalli,  giornalista tech di fama internazionale, in ricordo dei disagi di quando, da bambina, arrivò in Italia  dall’Albania. 

Standing ovation per Michele Di Puppo, studente dell’Università della Calabria, che ha denunciato  per la prima volta pubblicamente i pregiudizi legati al suo cognome che lo hanno segnato. «Ho  portato tante cicatrici lungo il percorso, una di esse risalente al primo giorno di scuola media quando,  durante l’appello, la professoressa di tecnologia si soffermò sul mio nome esclamando: “Di Puppo!  Tu sei il figlio del carcerato, giusto?».

A TEDxYouth@LiceoPitagora presenti in sala anche rappresentanti delle massime istituzioni  calabresi e non solo. In platea la deputata Anna Laura Orrico, la Consigliera della Regione Calabria  Luciana De Francesco e la Consigliera della Provincia di Cosenza Pina Sturino. 

Il pienone di studenti al Teatro Auditorium corona il successo di TEDxYouth@LiceoPitagora. Nelle  parole di Giuseppe Spina, uno dei giovani liceali del team organizzativo, emerge chiaramente il loro  obiettivo. 

«Abbiamo lanciato il TEDx come pretesto per scuotere il nostro territorio, per dare alla  comunità di giovani di cui facciamo parte un segnale. E cioè che se hai tra i 15 e i 19 anni e hai  un’idea che merita in testa, non hai bisogno di vivere a Milano o Roma per vederla prendere vita». (rcs)

 

All’Unical si è parlato degli strumenti per prevenire e contrastare i reati ambientali

di FRANCO BARTUCCI“Satelliti e sicurezza ambientale: le regole, le tecnologie, le pratiche” è  stato il tema della lezione tenuta dal prof. Vito Uricchio, del Consiglio Nazionale delle Ricerche, al Master in Intelligence dell’Università della Calabria, diretto da Mario Caligiuri.

Uricchio ha affrontato il tema dei satelliti collegati al contrasto della criminalità ambientale, sottovalutato in alcuni paesi ed in cui l’Italia fa scuola in ambito internazionale.

Il focus della lezione è stato incentrato su alcune tipologie di crimini ecologici che richiedono un costante monitoraggio sui territori e che possono beneficiare della visione spettrale dell’ “occhio celeste”, tra i quali lo smaltimento illegale di rifiuti, i traffici di specie animali, la pesca illecita, l’avvelenamento ambientale, l’estrazione illegale di materiali.

Uricchio ha precisato come questi reati, perpetrati dalle “Ecomafie”, abbiano un notevole impatto ambientale, con effetti tragici sulla catena alimentare, sulla salute umana e sulla biodiversità nel Pianeta. Ne è un esempio la vendita illecita di pinne di squali, dei quali, allo stato attuale, il 37% delle specie è a rischio di estinzione e negli ultimi 50 anni, l’abbondanza di questi animali è calata del 71,1%.

Con riferimento ad alcuni paesi africani, il docente si è poi soffermato sull’estrazione illegale di materiali da miniere e cave abusive, che spesso determinano il successivo tombamento di rifiuti, incrementando l’inquinamento delle matrici acqua e suolo. A tal proposito è stata effettuata un’analisi delle principali aree di estrazione presenti in Italia ed è emerso che nonostante vi siano 4.168 cave attive, ve ne siano 14.141 dismesse, esse necessitano di un costante monitoraggio per evitare la sempre più diffusa pratica dello smaltimento illecito di rifiuti.

Uricchio ha dunque ricordato l’esistenza di altre tipologie di reati ambientali, sostenuti da una solida rete corruttiva sempre più radicata in alcuni settori, tra i quali il traffico illecito di animali (si pensi al fenomeno del “Tiger business”, che consiste in una vendita o fitto di tigri e grandi felini nel mondo della criminalità organizzata) e allo smaltimento di rifiuti elettronici, batterie esauste e copertoni che incrementa i traffici illegali verso la Costa d’Avorio, la Nuova Guinea, la Malesia e altri Paesi con ampia disponibilità di suolo. E’ importante contrastare tali fenomeni sui nostri territori, in quanto la criminalità ambientale transnazionale è diventata il principale motore finanziario del conflitto sociale, con gravi implicazioni per la pace e la sicurezza. I quadri di sviluppo sostenibile devono riconoscere apertamente e mitigare i rischi posti dalla criminalità ambientale transnazionale alla sicurezza ambientale.

La lezione ha, poi, assunto un carattere pratico e il docente ha ribadito come la notevole diffusione di crimini ambientali necessiti di un costante monitoraggio e intervento. Con riferimento al nostro Paese, Uricchio ha focalizzato l’attenzione sugli investimenti nel settore satellitare, aspetto centrale delle nuove tecnologie, che forniscono un decisivo supporto alle analisi del territorio e di contrasto ai crimini ambientali.

L’Italia ha definito un “Piano Strategico di Space Economy”, che prevede un investimento di circa 4,7 miliardi di euro, di cui il 50% coperto con risorse pubbliche, tra nazionali e regionali, aggiuntive rispetto a quelle ordinariamente destinate alle politiche spaziali.

Il docente ha quindi descritto le finalità del Piano, che si articola in cinque linee programmatiche, in adesione alle iniziative a livello europeo e con l’obiettivo di valorizzarne l’impatto a livello nazionale: Telecomunicazioni satellitari (Mirror GovSatCom), supporto alla partecipazione nazionale a Galileo (Mirror Galileo), infrastruttura Galileo PRS, supporto a Copernicus (Mirror Copernicus) unitamente all’esplorazione spaziale e sviluppi tecnologici.

Con riferimento all’analisi morfologica terrestre, Uricchio ha presentato il Cosmo-Skymed, un’eccellenza della tecnologia italiana, primo sistema duale di satelliti radar di osservazione, dei quali esistono una prima e una seconda generazione, quest’ultima molto più precisa e tutt’oggi utilizzata anche dalla Protezione Civile come strumento di analisi e di prevenzione delle calamità naturali.

Il docente ha successivamente descritto le finalità del programma Copernicus, concepito sulla base di osservazioni satellitari e sul terreno, che forniscono, in tempo quasi reale, dati che utilizzati per esigenze locali e regionali, programmatorie e gestionali. Queste informazioni ci aiutano a comprendere il funzionamento del nostro pianeta e a gestire, in modo sostenibile, l’ambiente in cui viviamo.

«Tutto ciò – ha affermato Uricchio –, è possibile anche grazie ai tre dei sette sistemi “sentinelle”: Sentinel- 1 consente di analizzare le variazioni morfologiche mediante l’impiego di dati radar interferometrici; Sentinel- 2, dotato di satelliti ottici a 13 bande a risorse spettrali, in grado di sorvolare in un determinato punto ogni 5 giorni (frequentemente impiegato nella valutazione dei livelli del mare); Sentinel- 3, sono a sono a specializzazione oceanografica e terrestre ed assicurano immagini di un’area con frequenza di due giorni».

Uricchio ha concluso affermando che il Consiglio Nazionale delle Ricerche, collabora quotidianamente con le Istituzioni ed in particolare con le Forze dell’Ordine e con la Protezione Civile al fine di poter fornire strumenti e dati utili alla prevenzione e al contrasto dei reati ambientali. (fb)                                                                                                    

Medicina all’Unical, la benedizione della Chiesa cosentina

di PINO NANOVerso il policlinico Universitario dell’Annunziata di Cosenza, «la Chiesa guarda a questa scelta  con grande speranza e ne incoraggia l’attuazione». In una nota ufficiale diffusa da Don Enzo Gabrieli, direttore dell’Ufficio Diocesano per le Comunicazioni Sociali dell’Arcidiocesi di Cosenza-Bisignano, storico direttore responsabile del Settimanale “Parola di Vita” e di “Radio Jobel InBlu”, (quindi la “voce” più accreditata della Chiesa cosentina), si legge che «La Chiesa che è in Cosenza-Bisignano nella persona dell’Amministratore Apostolico, monsignor Giuseppe Piemontese, dei diretti collaboratori e di quanti operano nelle cappellanie degli ospedali e nel ministero della consolazione, guarda con grande speranza all’accordo Unical-Azienda Ospedaliera firmato dopo il parere del Comitato regionale di coordinamento delle università calabresi per l’avvio di percorsi universitari che riguardano l’ambito della Sanità e incoraggia tutti a proseguire insieme in questa direzione».  

Una presa di posizione dunque “senza se e senza ma”, precisa, formale, come forse nessuno si sarebbe mai aspettato, e in cui si spiega che «La Calabria soffre tantissimo per i ritardi e il debito sanitario e questa scelta politica ed istituzionale va salutata come un vero e proprio segnale di speranza e di prospettiva concreta per uscire dal pantano di una sanità malata che spinge tanti a viaggi verso altre regioni e all’emigrazione sanitaria non solo dei degenti ma anche dei tanti medici, docenti e personale infermieristico». 

Tutto questo – sottolinea la nota di don Enzo Gabrieli – impone una consapevolezza assoluta che è questa: «Tutti siamo chiamati a fare la nostra parte affinché questo percorso possa realizzarsi speditamente nell’ambito della tutela della salute dei cittadini, nella formazione del futuro personale, nella possibilità di offrire, attraverso una alleanza tra le Istituzioni Accademiche e del territorio». 

Solo così «la Calabria intera e non solo la provincia di Cosenza potrà risalire le classifiche che la pongono la fra le ultime regioni italiane nella cura del malato».

Ma la nota di don Enzo Gabrieli va ancora molto oltre il semplice giudizio di merito, e sacralizza una volta per tutte una difesa dell’Arcidiocesi di Cosenza ad oltranza della scelta effettuata in favore del Campus di Arcavacata.

«La Chiesa cosentina è certa che, insieme all’alta formazione accademica e la grande ricerca scientifica offerta dai docenti e dal prestigioso Ateneo di Arcavacata, si terranno presenti gli altrettanti importanti risvolti dell’impegno sanitario che sono l’umanizzazione della cura, la centralità del malato e la serenità degli operatori anche per quella umana soddisfazione personale che incentiva la scelta di restare a servire questa terra».

Chi pensava che la Chiesa sarebbe rimasta “lontana” dal dibattito di queste ore scoprirà invece che la Chiesa cosentina ha fatto la sua scelta, e a differenza di quanto accadeva una volta, ha affidato la sua posizione ad una nota ufficiale “perché tutti sappiano”. (pn)

Medicina all’Unical: la memoria corta di Catanzaro in “guerra” da 50 anni

di FRANCO BARTUCCI – Lo abbiamo già scritto in questi mesi sulle pagine di questo giornale in vari servizi pubblicati e che hanno raccontato le varie fasi che negli ultimi cinquant’anni hanno contrapposto le città di Cosenza e Catanzaro per l’istituzione della Facoltà di Medicina, prima nella città capoluogo della Regione e poi all’Università della Calabria. Ad iniziare questa guerriglia è stata per prima la città di Catanzaro, che nel momento in cui la prima Università statale calabrese nel mese di dicembre 1972 inaugurava il suo primo anno accademico 1972/1973 si procedeva, con il parere contrario del Senato Accademico e non solo, con presidente il Rettore Beniamino Andreatta, ad istituire la libera Università con Medicina e Giurisprudenza collegandosi alle Università di Napoli e Messina.

La storia, già raccontata nei servizi giornalistici precedenti, è lunga e complessa e sarebbe bene che si sappia e ricordare come una vicenda simile sempre presso il Tar Calabria si concluse nel 2019 a danno della “Magna Grecia” di Catanzaro. Oggi il Sindaco Nicola Fiorita convoca una seduta del Consiglio comunale aperto, per rendere edotta la cittadinanza sugli sviluppi del ricorso presentato presso il Tar Calabria avverso le delibere assunte dalla Regione Calabria con l’Azienda Ospedaliera di Cosenza e con l’Università della Calabria circa il riconoscimento istitutivo della laurea magistrale in Medicina e la definizione delle pratiche necessarie alla trasformazione dell’ospedale Annunziata di Cosenza in Policlinico Universitario. 

Esattamente nel 2012 la Regione Calabria, con presidente Scopelliti, sollecitato dall’Azienda Sanitaria Provinciale di Cosenza per attivare presso la Facoltà di Farmacia e Scienze della Nutrizione e della Salute dell’Università della Calabria dei corsi universitari per professioni sanitarie, in accordo con l’Università “La Sapienza” di Roma, suscitò la protesta dell’Università “Magna Grecia” di Catanzaro, che impugnò presso il Tar Calabria tale atto. Una vertenza legale che si concluse nel 2019 con una sentenza depositata molto chiara e precisa a svantaggio dell’Università “Magna Grecia”, riconoscendo che l’Università della Calabria aveva tutto il suo diritto di attivare con l’Università “La Sapienza” di Roma i corsi universitari in questione soprattutto quando i corsi sopra richiamati non erano operativi all’Università di Catanzaro.

Nel 2020, come ormai risaputo, l’Università della Calabria e l’Università “Magna Grecia” di Catanzaro raggiungono un accordo finalizzato ad istituire il corso di laurea interuniversitario in “Medicina e Tecnologie Digitali”, grazie soprattutto alle grosse competenze presenti all’interno della prima Università Statale Calabrese di Tecnologie Digitali, mentre nella seconda è nota la potenzialità ed il merito degli insegnamenti clinici. 

Un accordo strategico ed innovativo se si pensa che tale corso finora è l’unico esistente nel Mezzogiorno italiano e che deve continuare a svilupparsi e crescere per il bene della Calabria. In questo contesto non può essere trascurato un dato molto importante, che grazie alla progettualità lungimirante e al lavoro svolto dal prof. Sebastiano Andò e da una equipe di collaboratori altrettanto bravi e validi, la Facoltà di Farmacia e Scienze della Nutrizione e della Salute, sciolta e suddivisa in Dipartimenti nel 2009 a seguito della riforma universitaria italiana (nota come legge Gelmini), si sono conquistati, per quanto riguarda l’area di ricerca medica, delle posizioni di primato assoluto in Italia nelle graduatorie predisposte dall’Anvur, l’Agenzia di valutazione del Ministero dell’Università e della Ricerca Scientifica.

Ciò detto l’Università della Calabria ha il diritto sacrosanto, già riconosciuto anche dal Tar Calabria con la sentenza di cui sopra depositata nel 2019, ad istituire il suo corso di laurea in Medicina, come quello di Infermieristica, di cui al percorso già approvato dal Coruc regionale calabrese. Tutto questo per creare nuove e maggiori possibilità di studi in medicina ed infermieristica agli studenti aspiranti calabresi. 

Non possono certamente bastare i soli trecento posti che l’Università “Magna Grecia” di Catanzaro ha a sua disposizione annualmente per il concorso nazionale di ammissione di fronte alle 2.700 domande circa raccolte nelle tre Università Calabresi (UniCal, Catanzaro e Reggio Calabria) durante l’ultimo concorso nazionale dello scorso anno.

Se poi è vero il dato fornito dal prof. Donato in una trasmissione televisiva dell’emittente regionale Ten di Rende, andata in onda lo scorso 4 gennaio 2023, che l’80% degli studenti che frequentano il corso di laurea in Medicina a Catanzaro provengono da altre regioni italiane e che solo il 20% sono di origine calabrese e che al termine degli studi vanno via, si comprende la delicatezza del problema ed il dramma dei tanti aspiranti che ne rimangono fuori. 2.700 aspiranti contro 300 posti disponibili, di cui l’80% ricoperti da studenti extra regionali ed il 20% da aspiranti studenti calabresi. A che gioco si vuole giocare? Dove si vuole arrivare? Ma che politica è mai questa?

Attivare Medicina a Cosenza può significare il raddoppio dei posti da mettere a concorso con un vantaggio a favore degli studenti calabresi, se la componente politica locale regionale e lo stesso Presidente della Giunta, Roberto Occhiuto si trovino uniti nell’imporre o suggerire al Ministero dell’Università e della Ricerca, che per quanto riguarda i posti che saranno messi a disposizione per i corsi in Medicina ed Infermieristica presso l’Università della Calabria la ripartizione deve avvenire secondo le norme stabilite dall’articolo 13 della sua legge istitutiva del 1968 che stabiliva il numero chiuso per tutti i corsi di laurea. Un articolo di legge che nel 1972 portò il Ministro della Pubblica Istruzione, on. Oscar Luigi Scalfaro, in occasione della pubblicazione del primo bando di concorso di ammissione al primo anno accademico, ad emanare un decreto ministeriale stabilendo che per tutti i corsi di laurea a numero chiuso la ripartizione dei posti da assegnare doveva avvenire secondo la seguente ripartizione: l’80% a studenti calabresi, il 15% a studenti extraregionali e il 5% a studenti stranieri. 

Questo per favorire la crescita di un numero consistente di laureati calabresi non molti numerosi a quel tempo nella nostra regione; mentre oggi per il concorso di ammissione al corso di laurea in Medicina e Chirurgia che viene gestito a livello nazionale si prevede la seguente ripartizione di posti: 90% a studenti italiani e il 10% a studenti stranieri.

Data la particolare situazione di crisi del sistema sanitario calabrese a cui manca un consistente numero di medici ed infermieri, chiamandone addirittura 50 dall’isola di Cuba come è accaduto in questi giorni per dare un minimo di buona organizzazione ai pronto soccorsi di alcuni ospedali calabresi, non è forse logico e giusto adeguarsi anche in questo caso ai criteri di ammissione ai corsi di laurea normali dell’Università della Calabria almeno per un certo numero di anni fino a quando non sarà formata una classe medica ed infermieristica calabrese stabile necessaria a coprire il fabbisogno? 

Immaginate questa visione: l’80% dei 300 posti d Medicina ben 240 andrebbero a studenti aspiranti calabresi e 60 verrebbero ripartiti tra studenti di altre regioni italiane e stranieri.

Poi c’è la questione del Polo Sanitario Dulbecco di Catanzaro che non sarà certamente l’attivazione di Medicina e Chirurgia all’UniCal a frenarne il riconoscimento e la nascita, anzi al contrario ne favorirebbe la buona organizzazione essendo un valore ed un patrimonio a dimensione regionale, per cui bando alle logiche di chiusura e di piccoli campanili che non aiutano certamente a far crescere la nostra Calabria in termini scientifici, culturali  e sociali. Questa è la strada da percorrere come classe politica calabrese se si vuole essere credibili nella visione della  nostra società  e soprattutto del mondo giovanile nostrano che aspira a percorrere questi particolari studi universitari.