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Il Ponte riduce le emissioni nocive: I dati del suo impatto ambientale

L'OPINIONE / Giacomo Saccomanno: Il Ponte sullo Stretto ridurrà la povertà in Calabria e Sicilia

Il Ponte sullo Stretto è in dirittura d’arrivo, pur se alcuni dubitano che arrivi al traguardo. Intanto, si moltiplicano le notizie relative agli aspetti tecnici dell’opera. Una delle più importanti è certamente la sua compatibilità ambientale ed è proprio su questo controverso tema che riteniamo utile ricostruire il ruolo avuto dalla nostra tanto bistrattata città. Nell’aprile 2021 – quando Draghi era appena diventato Presidente del Consiglio –, il Distretto Rotary Sicilia e Malta, pubblicò un volumetto dal titolo Stretto di Messina e rispetto della transizione ecologica, scritto da Giovanni Mollica e Antonino Musca, due ingegneri iscritti a Rete Civica per le Infrastrutture nel Mezzogiorno che da un decennio si batteva a favore del Ponte sullo Stretto.

Il lavoro mostrava, con grande dovizia di dati, che il Ponte avrebbe ridotto le emissioni di CO2 per almeno 144 mila tonnellate. Contemporaneamente, sarebbero sensibilmente diminuiti inquinanti ben più pericolosi come gli Ossidi di Carbonio, Azoto e Zolfo, nonché le polveri sottili, fortemente cancerogene.

Il 22 agosto, la Gazzetta del Sud titolò: Inquinamento dello Stretto, dati choc. Il 29 agosto 2022, durante la campagna elettorale, Salvini venne a Messina e gli fu donata una copia del libro. Il 22 ottobre dello stesso anno nacque il Governo Meloni e Salvini, da Ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture, iniziò a definire il Ponte come “opera green” in quanto avrebbe abbattuto le emissioni di CO2 di… 144 mila ton, senza però citare mai la fonte del dato. I media, soprattutto quelli contrari all’opera, effettuarono puntigliose ricerche. Il primo a scoprirne l’origine fu Carlo Canepa, giornalista di Pagella politica, sito di “fact checking” delle dichiarazioni dei politici.

Il 17 Maggio 2023, Canepa pubblicò il suo articolo, nel quale asseriva, con grande onestà intellettuale: «Come spieghiamo più nel dettaglio su Green&Blue, la stima delle 150 mila tonnellate di CO2 è plausibile. Per verificarla abbiamo controllato i numeri di un database che mette a disposizione i dati sulle emissioni di alcuni traghetti che transitano nello Stretto e parlato con un esperto di emissioni navali».

Aggiungendo, però, che la stima era “parziale” in quanto non teneva in considerazione l’inquinamento prodotto durante i lavori e che il traghettamento non sarebbe cessato il giorno dell’apertura al traffico del Ponte. Obiezioni certamente dotate di una certa validità ma che non inficiano minimamente la tesi secondo la quale il Ponte riduce le emissioni.

Non è questa la sede per entrare in dettaglio. Dopo qualche tempo, anche la trasmissione di Rai3, Report, scoprì il libro di Mollica e Musca e mandò un suo giornalista a intervistare uno degli autori. Le circa due ore di intervista generarono un servizio che mirava essenzialmente a contestare il dato in base alla poca competenza degli autori – in quanto nessuno dei due era un cattedratico – e il sospetto che l’ing. Mollica avesse un interesse personale in quanto, molti anni prima, era stato consulente di Eurolink.

In sintesi, al di là delle opinioni – spesso dettate da ragioni politiche –, nessuno si è mai avventurato in una critica documentata alle “famose” 144 mila ton di Salvini. Arriviamo così ai nostri giorni, quando è la Stretto di Messina a diffondere il calcolo della riduzione delle emissioni derivanti dal Ponte: 200 mila tonnellate. Valutazione fatta, certamente, da autorevoli cattedratici. In conclusione, se Salvini sbagliava nel comunicare quanto il Ponte sia “green”, sbagliava per difetto.

[Courtesy Siciliainprogress]

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