UN PONTE CHE DIVIDE ANZICHÉ AVVICINARE
NON C’È ACCORDO SU NULLA, COME SEMPRE

di BRUNO TUCCISi farà mai il ponte del “mai”, quello per intenderci che dovrebbe unire la Calabria alla Sicilia? “Sarà un’opera grandiosa, forse unica al mondo”, sostengono i fautori del sì. “Ci sono problemi ben più urgenti”, rispondono coloro che sono assolutamente contrari alla costruzione. Sono come due tifoserie delle curve di uno stadio di calcio. Polemiche roventi, discussioni a non finire, interventi di tecnici, ingegneri o architetti e la solita politica che non può mancare.

Da Villa San Giovanni alla Sicilia si dovrebbe arrivare in una manciata di minuti evitando così la noia di una traversata, il pericolo del mare agitato, le lunghe file d’estate nel periodo delle vacanze. Già, ma allora chi è che dice  sì o no e si oppone con determinazione a questo ponte di cui si parla da oltre cinquant’anni?

Ripetono i contrari: «Vi siete mai chiesti quali sono le infrastrutture in queste due regioni?». Quando sente ripetere un simile ritornello Matteo Salvini esce dai gangheri e replica a tono senza peli sulla lingua. Per lui, il padrino dell’opera, lo strenuo difensore della costruzione non ci sono dubbi: «Aiuteremo la disoccupazione, il commercio aumenterà, nel mondo si parlerà spesso del nostro paese per aver proposto e finito quest’opera».

Intanto, però, è stato stabilito un nuovo rinvio dei lavori. Braccio di ferro sul territorio che dovrebbe essere espropriato, incertezze su alcuni interventi collaterali che non possono essere rimandati. Allora, quanto si dovrà aspettare ancora? Chi lo sa? Probabilmente all’infinito per alcuni. Per altri, più ottimisti, prima di Natale. 

Ma le parole volano via con il vento, sono i fatti ad essere determinanti. Per ora, dunque i dubbi e le perplessità rimangono e non si possono nascondere. La sinistra strepita, ritiene che è assurdo pensare ad un’opera che non è prioritaria ed elencano   le necessità di cui il Mezzogiorno soffre da Napoli in giù. Alcuni esponenti politici calabresi e siciliani si accodano alla protesta della gente che ricorda ciò che manca con urgenza alla Calabria ed alla Sicilia. Per raggiungere l’isola in treno non c’è una strada ferrata che si rispetti. L’alta velocità è un sogno di là da venire nonostante le promesse. La statale jonica, famosa per essere fonte di disastri continui, spesso mortali, è ancora in alcuni tratti quella degli anni sessanta. Per arrivare da Taranto a Reggio ci vogliono otto o nove ore quando ti va bene. Meglio non parlarne se hai in mente di prendere un treno. 

In Sicilia, la situazione peggiora. L’autostrada principale porta da Palermo a Catania, ma è un miracolo se non trovi lunghi tratti di lavori in corso. Per il resto è buio fitto, come lo è se vuoi servirti della strada ferrata. «Perché con i soldi che dovremmo spendere per il ponte, non si viene incontro a queste impellenti  esigenze della popolazione?», ritengono i sostenitori del no. «Si vuole rimanere indietro di anni», rispondono coloro che sono a favore del ponte.

«Venga giù Matteo Salvini a toccare con mano se abbiamo ragione a torto», dicono chi non vuole più sentir parlare dell’opera “Mai”, ripetono con un asfissiante ritornello. La situazione si aggrava e diventa ossessiva se si apre una discussione sulla salute. Mancanza di ospedali, di medici, di infermieri, strutture vecchie ed obsolete, tanto è vero che i viaggi della speranza per andarsi a curare al Nord aumentano a vista d’occhio come la fuga dei giovani cha hanno pochissime possibilità di trovare un lavoro.

Ecco perché il ponte sullo stretto divide ancora una volta l’Italia. Non c’è un accordo su nulla. È impossibile per il momento trovare un’intesa. Così si rinvia l’inizio dei lavori, un ritornello che si ripete da mesi. In tal modo i milioni di euro rimangono nel cassetto con la buona pace dei sì e dei no. Ne discuteranno ancora i nostri figli e i nostri nipoti? Probabilmente. (bt)

L’AV IN CALABRIA COSTA PIÙ DEL PONTE
MA IL REALE IMPORTO È UNA INCOGNITA

di MASSIMO CLAUSI – La commissione Via (Valutazione di Impatto Ambientale) del ministero dell’Ambiente ha approvato il primo lotto del raddoppio ad alta velocità della linea ferroviaria Salerno-Reggio Calabria. Il primo tratto (1a), va da Battipaglia a Romagnano, 35 km. i due lotti successivi, 1b e 1c da Romagnano a Praia. I costi di questo lotto sono passati da 7 a 9 miliardi, prima ancora di cominciare i lavori (chissà a lavori finiti…).

È questo, è tutto quello che si sa dell’alta velocità in Calabria che rimane un vero e proprio rebus, nonostante il fiume di parole che si è speso sulla centralità di quest’opera. Opera che qualcuno ha definito “regina” del Pnrr visto che è il progetto più importante anche se nessuno sa con esattezza i costi precisi: le previsioni ufficiali per l’intero collegamento sono vaghe, variando da 22,5 a 29 miliardi, cioè fino al doppio del Ponte sullo Stretto di Messina.

Che l’opera, così come pensata, sia davvero così centrale per il Meridione è anch’essa una incognita. Basti pensare che il risparmio di tempo del primo lotto fra Roma e Reggio Calabria è di soli 30 minuti. D’altronde del progetto intero non risulta essere mai stata fatta un’analisi costi-benefici (Acb), nonostante sia prevista dalla normativa vigente.

Il vero problema è che cosa succederà dopo Praia a Mare, nell’alto tirreno cosentino, nessuno sa dirlo con esattezza, nonostante sia stato espletato il dibattito pubblico per permettere a cittadini, imprese ed associazioni di esprimere pareri sul tracciato. Circa un anno fa in un brevissimo comunicato alla Commissione Trasporti della Camera, un sottosegretario del ministero ha dichiarato che il secondo lotto del progetto, quello centrale destinato a collegare le città calabresi di Cosenza e Catanzaro, non era fattibile per insormontabili problemi di costi e di tempi dovuti alla situazione geologica e alle falde idriche del tracciato.

Si è deciso così di scegliere un tracciato alternativo, parallelo alla vecchia linea storica che passa dalla dorsale tirrenica, tagliando fuori di fatto tutta la zona jonica che giorni fa ha festeggiato i cinque anni del Frecciarossa Sibari-Bolzano nemmeno fossimo nel dopoguerra.

Il Pd sta provando con una serie di interventi sui media a chiedere chiarezza sull’opera. Soprattutto sui finanziamenti che dovrebbero, condizionale quanto mai d’obbligo, rinvenire dal fondo nazionale complementare. L’ex deputata, nonché membra della commissione trasporti della Camera, Enza Bruno Bossio ha parlato di dieci miliardi messi dal Governo Draghi sull’opera cancellati dall’attuale governo Meloni. «Né la Regione, né il Governo nazionale hanno mai dato una spiegazione sul perché per consentire la realizzazione dell’Alta Velocità in Calabria siano stati cancellati dal ministro Salvini circa 10 miliardi di euro che la ministra del Pd, on. Paola De Micheli, ha proposto nel bilancio dello Stato – e che il Parlamento su espressa volontà del presidente Mario Draghi ha confermato».

Sia lei sia la responsabile infrastrutture del Pd, Franca Sposato, hanno chiesto al presidente della giunta regionale Roberto Occhiuto di pretendere chiarezza dal Ministro Salvini al di là della retorica propagandista che nella Lega calabrese ha trovato una gran cassa. Arriveranno i treni in Calabria? (mc)

[Courtesy LaCNews24]

NON È QUESTO L’ANNO DEL PONTE: SLITTA
A UN ANNO E MEZZO L’AVVIO DEI LAVORI

di VINCENZO IMPERITURA – Un pozzo da realizzare ex novo nell’acquedotto Catona per rifornire d’acqua potabile il campo base di Santa Trada e un «impianto di affinamento reflui depurati per il riuso delle acque» da collegare al vecchio depuratore cittadino da cui tirare fuori 30 litri al secondo di acqua da destinare ai cantiere operativi di Cannitello e di Piale. Sono queste le conclusioni raggiunte dalla Stretto di Messina in risposta ai numerosi richiami messi nero su bianco dai tecnici del Mase incaricati di valutare il progetto del collegamento stabile tra Calabria e Sicilia rispetto ai timori sul consumo eccessivo di risorse idriche in un territorio da tempo ormai affamato d’acqua.

Sparita l’ipotesi legata ai dissalatori che, una volta costruiti, sarebbero dovuti rimanere in uso alla città, ed evaporati i progetti di intervenire sulla centrale elettrica sul torrente Favazzina per recuperarne le acque di scarto, la Stretto di Messina ha fissato i paletti e, in due relazioni depositate la settimana scorsa alla Commissione del Ministero dell’Ambiente, ha cristallizzato gli interventi da realizzare. Interventi che, a leggere le tabelle di marcia segnate dalla stessa Sdm, allungheranno inevitabilmente i tempi di costruzione dell’opera, considerato che il rifornimento idrico per la montagna d’acqua necessaria alle opere (soprattutto quelle legate allo scavo delle numerose gallerie che dovranno collegare strade e ferrovia al ponte) deve essere disponibile prima ancora dell’inizio dei lavori.

E così, dopo i proclami del ministro alle Infrastrutture Matteo Salvini sulla imminente fase di cantierizzazione per le opere connesse al ponte (e l’accelerazione della Stretto di Messina sugli espropri, che tanta paura ha accesso tra i cittadini di entrambe le sponde dello Stretto) le nuove argomentazioni presentate dalla società guidata da Pietro Ciucci mettono in chiaro che le opere che devono essere pronte prima dell’inizio del cantiere vero e proprio richiederanno tempo prima di essere realizzate.

Due i problemi maggiori messi in luce dalla Commissione del Mase, che in una delle numerose criticità segnalate rispetto al progetto del ponte chiedeva alla Stretto di Messina di «aggiornare e dettagliare i quantitativi di risorsa idrica necessari per le attività previste nelle attività di cantiere per la realizzazione di tutti gli interventi progettuali, individuando in dettaglio le fonti di approvvigionamento utilizzabili»: da una parte il rifornimento per il maxi campo base di Santa Trada (che sarà più che raddoppiato rispetto al vecchio campo base utilizzato per i lavori di ammodernamento dell’autostrada) e quello, molto più impegnativo, per rifornire di acqua i macchinari che saranno utilizzati per la costruzione dei piloni e per la realizzazione di chilometri e chilometri di nuove gallerie. Soluzioni che, burocrazia permettendo, potrebbero allungare i tempi di almeno un anno e mezzo.

Scartata l’idea di rifornire di acqua potabile il campo base con l’acqua depurata proveniente dalla piccola centrale idroelettrica sul torrente Favazzina, la Stretto di Messina ha puntato tutto sulla costruzione di un nuovo pozzo da affiancare ai dieci già esistenti che riforniscono la cittadina tirrenica: «In particolare – si legge nella relazione presentata al ministero – lo studio è stato mirato a valutare la possibilità di realizzazione di un nuovo pozzo nell’area di campo pozzi Catona, ipotizzando di emungere 10 litri di acqua al secondo in aggiunta al prelievo attuale». Una soluzione che “dimentica” gli antichi problemi del territorio nel reperimento di acqua, limitandosi ad aggiungere nuove bocche da “sfamare” (nel campo base sono previsti più di 500 operai in pianta stabile) alla già satura rete idrica cittadina e che, da solo, necessiterà di mesi di lavori prima di essere operativo: almeno 9 quelli messi in preventivo «fermo restando la redazione del progetto esecutivo degli interventi». Mesi che serviranno ad ottenere tutte le necessarie autorizzazioni e per l’esecuzione dei lavori stessi.

Più complicato (e con tempi molto più lunghi) l’intervento che la Società di Ciucci intende realizzare per rifornire il maxi cantiere di Cannitello (dove sorgeranno i piloni alti 400 metri) e di Piale, dove andranno posati i cavi di ancoraggio dell’intera struttura. In questo caso non sarà utilizzata acqua potabile ma si dovrebbe intervenire sulle acque reflue del depuratore di Cannitello: «Relativamente al cantiere industriale – scrivono i tecnici della Sdm – la soluzione progettuale proposta prevede la realizzazione di un sistema di trattamento e affinamento per riuso, per le acque trattate dal depuratore di Cannitello». Ed è qui che le cose si complicano. L’impianto per il riuso di acque reflue previsto infatti deve essere costruito ex novo e collegato all’attuale impianto esistente che in soldoni significa: tre mesi di indagini per la progettazione, 4 mesi per vedere il progetto esecutivo e altri 3 per espropri e concessioni demaniali a cui si devono aggiungere i tempi tecnici per l’espletamento della Vinca e altri 12 per l’esecuzione dei lavori. Con tanti saluti ai proclami di Salvini sulla prima pietra da posare entro l’anno. (vi)

[Courtesy LaCnews24]

L’OPINIONE / Giacomo Saccomanno: Sul Ponte tante affermazioni senza conoscere il progetto

di GIACOMO SACCOMANNOInterventi senza senso con il solo scopo di tentare di essere protagonisti per un giorno nel sistema dei media! Oramai si legge di tutto e, spesso, notizie inesistenti o ancor più del tutto false. Dal cantante al politico che cercano spazio in settori che non gli appartengono e che non hanno la dignità, prima di parlare, di informarsi correttamente.

È un rincorrersi di “baggianate” che hanno portato la Calabria ad essere una delle ultime regioni d’Italia per mancanza di adeguati impianti. Come può crescere una regione se non ha corrispondenti infrastrutture? Ripetutamente si afferma che, invece, del Ponte sullo Stretto si dovrebbe pensare alle strade, alle ferrovie, alle scuole, ecc. A parte che la spesa del ponte ammonta a circa 8 miliardi e, quindi, poco si potrebbe fare con tale importo, non può non evidenziarsi che in oltre 50 anni, da quando si parla di ponte, non è stato fatto nulla e la Calabria, come la Sicilia, sono rimaste tali e quali ed anzi forse peggiorate. Quindi, appare una evidente “baggianata” dire che, invece, del ponte si dovrebbero fare le infrastrutture. Se queste non sono state realizzate nei decenni passati si vorrebbe comprendere come si potrebbero eseguire oggi e con quali modalità! Ecco, quindi, una grande ed immensa fake news!

A tali assertori di notizie non vere vorrei sono indicare qualche esempio di come un progetto complessivo di infrastrutture non può essere spezzettato, ma deve inserirsi in un percorso sistematico e sostenibile. Cosa si vuol dire? Il ponte sarà un attrattore delle necessarie infrastrutture che sono fondamentali per la crescita della Calabria, della Sicilia e del Sud in generale.

Esempi: 1. Parere positivo per l’alta velocità ferroviaria della Commissione Via del Mase per la realizzazione dell’intervento Rfi su due lotti del progetto, per circa 100 chilometri di opere ed 8 miliardi di euro, che attraverseranno la Campania e la Basilicata per sfociare in Calabria e sino a Praia a Mare, lavori da concludersi entro il 2026; 2. progettazione degli altri lotti sino a Reggio Calabria, i cui lavori dovrebbero concludersi entro il 2030-2032, nello stesso anno indicato dal Governo come data per l’inaugurazione del Ponte sullo Stretto; 3. rafforzamento dei collegamenti ferroviari verso la Sicilia, Potenza, Cosenza e il porto di Gioia Tauro, con la previsione di un hub strategico per il trasporto merci.

Questo solo un piccolo esempio di cosa accadrà con la realizzazione del ponte, senza poi aggiungere l’inizio dei lavori su tratti della SS 106, con progettazione per quelli mancanti, elettrificazione della linea Jonica, completamento delle trasversali, adeguamento autostrada nel tratto di Rogliano, opere complementari per ingresso ponte ed aree limitrofe. Solo alcune indicazioni di un progetto di sviluppo reale della Calabria e della Sicilia ove sono previsti interventi per oltre 50 miliardi.

Ai delatori e impreparati si può solo dire, con serenità, che i protagonisti di questa rivoluzione strutturale sono pronti ad un confronto reale in modo tale che l’informazione sia corretta e non si continui, per posizioni prese e partitiche di chi non è riuscito in oltre 50 anni a fare nulla, a veicolare una informazione deviata. A costoro la scelta del luogo, del giorno e delle modalità per un confronto costruttivo e oggettivo nell’interesse della nostra terra e della crescita di questa, con la creazione di migliaia di posti di lavoro, che hanno obbligato, finora, le risorse migliori a lasciare il Sud. (gs)

[Giacomo Saccomanno è componente del Cda Stretto di Messina]

Musolino (PD): L’impalcato del Ponte sullo Stretto rischia di essere troppo basso

Enzo Musolino, segretario cittadino del Partito Democratico, ha rilevato come «il problema del Ponte come “Muro” sullo Stretto non riguarda solo il “gigantismo navale” , le navi in costruzione con altezza pari o superiore agli 80  metri, ma riguarda le navi attualmente in navigazione, il presente del Porto di Gioia Tauro e non solo».

«Se, infatti, il Ministero dei Trasporti – rispondendo a un “accesso civico” del PD di Villa – ha nei mesi scorsi – ha spiegato il dem – indicato il numero di navi con altezza superiore al franco navigabile del Ponte (65 metri) che passano oggi, in più tratte, sullo Stretto (15 commerciali e 5 da crociera), il Circolo Democratico di Villa ha inteso approfondire la questione, chiedendo alla _Società MSC (società che, attraverso la controllata Til, dirige Medcenter, il Terminalista del Porto di Gioia)_ alcune precisazioni di carattere generale».
«Va precisato, infatti, che MSC non intende entrare nel dibattito “Ponte si, Ponte no”, posto che ha già espresso le sue valutazioni al Ministero competente», ha aggiunto, spiegando come «i dati generali comunicati, però, sono importanti e integrano puntualmente il dibattito pubblico sul tema.  Dibattito pubblico, va ricordato, che la “leggina” di accelerazione  sul Ponte voluta da Salvini ha espressamente escluso, auspicando nei territori un vero e proprio oblio informativo, l’anestetizzazione di ogni critica.
«Ecco, quindi, i dati MSC – ha illustrato –: le navi operative della Compagnia – al momento le più alte del Mondo – potranno passare sotto al Ponte solo se l’altezza minima dal livello del mare sarà di almeno 65 metri, cui andrà aggiunto un ulteriore margine per compensare l’oscillazione verticale del Ponte e l’eventuale moto ondoso».
«Ecco, di seguito, le nostre valutazioni – ha proseguito – frutto dei dati ufficiali del Ministero dei Trasporti, di quelli desumibili dal progetto in aggiornamento e della presa di posizione di Federlogistica: Il “franco navigabile” del Ponte, in condizioni di massimo carico (con l’attraversamento ordinario, quindi, di mezzi pesanti e treni) e’ di soli 65 metri. Per evitare, quindi, che il transito delle navi Portacontainer in rotta dall’Oceano Indiano verso Gioia Tauro – ma anche di tutte quelle che salpano dagli altri porti italiani – subiscano stop e disagi senza precedenti derivanti dalla circumnavigazione della Sicilia – comportante un aggravio dei costi e dei tempi di navigazione – dovrebbe essere previsto un innalzamento dell’impalcato di almeno 15 metri, con la riscrittura totale del progetto in essere, prevedendo una nuova gara di appalto per la progettazione, sottoponendo tutto l’iter, quindi, ad un ripensamento generale circa la fattibilità tecnica e la tenuta economica.
Tutto da rifare, quindi».
«È questo il guaio – ha detto ancora – in cui Salvini, la Lega Nord, il Governo Meloni, stanno mettendo Villa, Messina, Reggio, Gioia Tauro, tutta la Calabria e la Sicilia. Questi temi, questi dati, sono entrati nell’inutile Conferenza di Servizi “non decisoria” (è stato infatti già da tempo tutto deciso da Salvini e dalla Lega Nord) cui partecipano, senza possibilità di incidere, i Comuni coinvolti?
«Su quali dati si pronuncerà il Cipess? Su quale “altare ideologico” – ha concluso – stiamo per sacrificare le vite, i beni, le famiglie vittime degli espropri di massa che devasteranno Villa SG e Torre Faro?». (rrc)

A Nicotera successo per l’evento “Ponte si Ponte no” del Rotary

Si è fatta informazione sul Ponte dello Stretto, nel corso del dibattito svoltosi nei giorni scorsi a Nicotera sull’opera, dal titolo Ponte si o ponte no: Quali prospettive per i territori? organizzato dai Rotary Club di Nicotera Medma, Gioia Tauro e Polistena, e dalle Associazioni “Difesa Diritti del Territorio”, Lions Club Nicotera, Accademia Internazionale della “Dieta Mediterranea”, e dalla Pro Loco Nicotera.

Il dibattito, moderato dal giornalista Pino Brosio, è stato aperto con i saluti istituzionali dei presidenti delle associazioni interessate e, in particolare, dei presidenti dei Club Rotary Nicotera Medma, Carlo Capria, Gioia Tauro, Vincenzo Barca, Polistena, Giuseppe Gatto, del Lions Club di Nicotera, Antonio Montuoro, del DDT, Giuseppe Calopresti.

Molto interessanti e precisi gli interventi dei relatori che hanno precisato, con chiarezza, alcuni punti chiari dell’importante infrastruttura.

Antonio Montuoro, già incaricato nel 2001 per la collaborazione sul Ponte di Messina su mandato del Copit – Comitato parlamentare per l’Innovazione Tecnologica, con l’ausilio di slide ha evidenziato le fake news che girano ad arte contro la realizzazione del ponte, quali: l’altezza che impedirebbe il passaggio di alcune navi, le prove sull’impatto del vento e il rischio terremoti, spiegando invece che l’altezza è conforme, che le prove del vento sono state effettuate con prove fino a 300Km orari e, per i terremoti, la struttura a cassoni e sospensione su tralicci porta al rischio zero.

Il progetto del ponte è ormai diventato a livello internazionale un impalcato denominato “Messina Type” che viene già utilizzato ad esempio in Corea del Sud per il ponte Yi SunSin realizzato e sospeso a campata unica, proprio come quello di Messina. Ha concluso Montuoro, tra l’altro, dimostrando come la realizzazione del Ponte verrebbe a far risparmiare oltre 6,5 miliardi di euro l’anno che la Sicilia sopporta per la sua posizione di insularità, aggiungendo, ancora, di come vi sarebbe un forte aumento del PIL sia per questa che per la Calabria, oltre che per l’intera Nazione.

Francesco Condoluci, importante scrittore e giornalista che vive sul Lago di Come e lavora tra Milano e Roma, ed è stato il capo ufficio stampa della Presidenza del Senato ed attualmente è consigliere per la comunicazione del Ministro delle Riforme Istituzionali Elisabetta Casellari, ha sottolineato di essere stato contrario al ponte allorquando lavorava presso il Quotidiano della Calabria e riteneva tale opera un problema localistico.

Nel momento in cui, invece, ha potuto comprendere, con una corretta informazione, che si trattava di un qualcosa di straordinario che riguardava l’intera Nazione, ha cambiato posizione e ha evidenziato sia le ragioni per le quali appare incomprensibile il NO e sia quelle per le quali l’opera appare di grande importanza, snocciolandone le motivazioni ed evidenziando che, anche senza il ponte, le strade e tutte le altre opere indicate dai contestatori non sono state mai realizzate.

Antonio Orfanò, Dirigente Csm Italia Gate, ha segnalato di come l’opera possa ritenersi un valore aggiunto anche per il Porto di Gioia Tauro e di come sia rilevante per la crescita del territorio e della occupazione. Per confermare ciò, ha portato come esempio la stessa struttura del porto che, pur lavorando solo sui container, ha oltre 1350 dipendenti diretti e oltre 5.000 di  indotto.

Infine, Giacomo Francesco Saccomanno, autore del libro La Questione Meridionale” e consigliere della Società dello Stretto S.p.a., si è soffermato sulle opere programmate, previste e cantierate che il ponte ha attratto. Nel senso, che senza questa opera straordinaria, e che tutto il mondo ci invidierà, è sostenibile solo se ci sarà l’alta velocità che dovrà raggiungere tutta la Sicilia, tutte le infrastrutture previste da Rfi e Anas, che la Calabria e la Sicilia attendono da oltre 50 anni e che non sono state mai realizzate.

Ha evidenziato quanto sia importante il ponte che consentirà di rendere fruibile l’insieme delle opere previste (autostrade, rete ferroviarie, SS 106, trasversali, opere poste agli imbocchi delle due regioni, ecc.) e che trasformerà l’intero territorio. Lavori in parte iniziati, in parte da appaltare, in parte da progettare. Il paradosso rilevato è proprio la SS 106: per oltre 50 anni si è parlato di questa fondamentale opera viaria, ma si è riscontrato che mancano i progetti per una gran parte dei tratti interessati! Chiacchiere che appartengono alla vecchia politica e che non devono condizionare l’importanza del progetto di crescita delle due regioni che prevede una disponibilità, nel tempo, di decine di miliardi di euro. In sostanza, il ponte non deve essere un campo di scontro politico e partitico, ma deve essere valutato nella sua effettiva consistenza ed i calabresi ed i siciliani devono essere i protagonisti ed i gestori di questa grande e storica opportunità.

Dopo l’interlocuzione con il numeroso pubblico in sala e con diverse domande a chiarimento, le conclusioni al Past Governatore Franco Petrolo, che ha ringraziato per la corretta informazione che ha consentito anche a Lui di comprendere quanto sia fondamentale ed essenziale l’opera e che ha rimarcato di come non si possa fare a meno di un’opera, certamente, da ritenersi unica e straordinaria. (rvv)

L’OPINIONE / Enzo Musolino: Il vero progetto di Salvini sul Ponte è chiaro da tempo: Un feticcio politico/ideologico

di ENZO MUSOLINO – Il vero progetto del ministro Salvini sul “Ponte” è chiaro da tempo:  non è un’opera ingegneristica ma un feticcio politico/ideologico piegato alle esigenze di visibilità sue e della Lega Nord.

È noto, infatti, che sono previsti un milione di euro l’anno per sette anni solo per la comunicazione istituzionale; un dispendio di soldi pubblici finalizzato a far assimilare anche ai più riottosi la “Grande Opera” più indigesta al mondo. La macchina della propaganda, però, non conosce tregua ed è sempre di più necessario bypassare le critiche tecniche, superare le obiezioni ambientali, disconoscere i dubbi sulla tenuta “economica”, e per far questo si punta, ovviamente, sulla politicizzazione dell’intervento, sul “sogno” da inserire in un progetto di “
“Destra” – indifferente ai dati scientifici – tutto teso a rappresentare un Paese di “cartapesta”, che non c’è, con la “visione” del “gigantismo infrastrutturale” come risultato spendibile e riconosciuto di questo Governo.
Non serve, quindi, discutere davvero della realizzabilità, non ci si sta impegnando con serietà sulla tempistica, non ha senso rassicurare i territori coinvolti con documenti, dati tecnici, studi aggiornati.
Salvini a tutto pensa tranne che all’evidente rischio di un’ennesima e gigantesca incompiuta (l’opera è stata sostanzialmente bocciata dalla commissione Via/Vas del Ministero dell’Ambiente e dagli stessi tecnici della Stretto di Messina Spa che si sono esercitati in raccomandazioni e prescrizioni pur di non metterci la firma). Quello che conta, quello che serve al Ministro Leghista è solo l’effetto politico/mediatico.
Ed ecco che per l’annuale Meeting di Rimini organizzato da Comunione e Liberazione (dal 20 al 25 agosto), lo spot governativo arriva al suo culmine:  lontano dai territori abbandonati ai tanti dubbi, indifferente alle proteste e alle proposte alternative di cura dello Stretto provenienti dai Comitati di cittadini operativi sulle due sponde – sostenuti dalle forze politiche del Centrosinistra (PD e AVS, insieme ai Comitati, hanno presentato tre esposti alle Procure della Repubblica competenti)  –  il Ministero  delle Infrastrutture realizza uno “stand speciale” dedicato a mappe e visori virtuali relativi al Ponte che non c’è ma che è oggetto di fede.
Centomila euro dei contribuenti per “costruire”, finalmente, ciò che professori universitari, economisti e ingegneri di tutto il mondo ritengono irrealizzabile allo stato della tecnica.
Non si tratta, dunque, di “aggiornare” il progetto pieno di errori che Salvini ha ereditato da Berlusconi, si tratta – così emerge dalle prime notizie stampa – di creare a Rimini un’esperienza immersiva sul Ponte, mediante software e contenuti visivi/audio e interattivi, grazie alla progettazione dell’interfaccia utente e produzione dell’hardware. Un’enorme “supercazzola”, in sintesi, per dare vita fatua ad un “Frankenstein” pericolosissimo che già sta rendendo più poveri i territori dello Stretto:  I 14 miliardi di euro che serviranno per il Ponte e che sono stati scritti nella legge di Bilancio, si stanno già traducendo, infatti, nel mancato investimento sulla flotta delle navi “green” per il traghettamento, nell’indifferenza per la vera priorità di Villa San Giovanni, soffocata dal traffico e destinata, in aggiunta, a diventare la “Città sotto il Ponte”:  quell’indispensabile “Porto a Sud” – di cui le Istituzioni al Governo non si stanno occupando – che libererebbe il centro cittadino dal passaggio dei veicoli pesanti, che migliorerebbe la salute di Quattordicimila cittadini, cui toccherà anche respirare le polveri sottili di un enorme cantiere – quello del Ponte – che sarà operativo nel cuore di un’area densamente urbanizzata e che dovrà convivere con il consueto traghettamento di Tir e Treni.
È un caso che questo spot, che questa illusione “metafisica” si concretizzi a Rimini, grazie a Comunione e Liberazione? No, non è un caso.
Comunione e Liberazione, infatti, torna a dialogare con il nuovo “centroDestra” a trazione meloniana e torna ad occuparsi di politica e di potere, dimenticando gli scandali legati alla stagione di Formigoni, dopo una fase di difficoltà e di apparente distacco dall’impegno diretto o indiretto.
Non è un caso che alcuni esponenti di CL militino con ruoli di rilevanza in Fratelli d’Italia e non è un caso che anche l’anno scorso Salvini abbia cercato e ottenuto il bagno di folla presso gli stand del movimento di Don Giussani, auspicando una ritrovata unità di intenti basata sulla retorica della “Famiglia Mulino Bianco” e sull’ideologia del “fare”, del grande cantiere “mangia soldi” nonostante tutto e tutti, nonostante storia, scienza e coscienza. (em)
[Enzo Musolino è segretario cittadino del PD Villa San Giovanni]

Ciucci (Ad Stretto di Messina): Il progetto del Ponte è concreto e fattibile

«Il progetto del ponte ha la solidità dei migliori esperti italiani e internazionali che in ciascuna disciplina hanno contribuito a farne un’opera concreta e fattibile». È quanto ha ribadito Pietro Ciucci, amministratore delegato della Stretto di Messina, rispondendo alle critiche mossa all’opera nell’ambito dell’iter approvativo del Dl Infrastrutture e sottolineando come «ripetere all’infinito affermazioni infondate, non le trasforma in verità».

«I ponti sospesi, che ricalcano il nostro progetto, il Messina style – ha proseguito  – sono costruiti ovunque nel mondo in zone con potenzialità sismiche più forti di quelle dello Stretto di Messina. Opere che hanno coinvolto società ed esperti impegnati da tempo anche sul ponte di Messina. Non esistono problemi irrisolti, tantomeno fantomatici punti oscuri. È inverosimile continuare ad affermare che le navi non passino sotto il ponte, che ci siano faglie non note, che i cavi del sistema di sospensione non siano costruibili».

«Abbiamo presentato al riguardo, e più volte – ha detto ancora – dati tecnici e scientifici incontrovertibili, come anche abbiamo spiegato che il ponte sarà aperto al traffico 365 giorni all’anno 24 ore su 24 e che l’analisi costi benefici ha dimostrato che l’opera è in grado di contribuire in maniera molto importante al miglioramento del benessere collettivo, apportando significativi benefici netti alla collettività nazionale, migliorando sia gli espetti economici sia quelli ambientali. La disponibilità di un collegamento stabile consente di ampliare l’offerta di trasporti con evidenti ricadute in termini di libertà di movimento e contenimento costi».

Per quanto riguarda l’iter realizzativo, Ciucci fa chiarezza: «le risposte alle osservazioni del Mase, che non comportano modifiche al progetto e non riguardano la fattibilità tecnica, sono in corso di predisposizione e saranno trasmesse entro la scadenza del 12 settembre».

«Il Progetto definitivo aggiornato e il piano economico finanziario – ha ricordato – dovranno essere approvati per legge dal Cipess e solo successivamente sarà avviata la progettazione esecutiva che, come per ogni altra opera, ha lo scopo di affinare dettagli costruttivi e realizzativi, non di sancire o meno la fattibilità delle strutture».

«Tenuto conto che il ponte è un insieme di infrastrutture diverse (le opere anticipate, le opere di accompagnamento ambientale, 40 km di raccordi stradali e ferroviari, funzionali e utili fin da subito alla popolazione) – ha concluso – si potrà procedere con la progettazione esecutiva per fasi, in relazione a ciascuna tipologia di infrastruttura, per ottimizzare la costruzione e contenere tempi e costi. Il ponte, le torri e i blocchi di ancoraggio saranno ovviamente un unico progetto esecutivo». (rrm)

CONTRO FAKE NEWS SUL PONTE SI SVEGLIA
L’AD CIUCCI: BISOGNA FARE CHIAREZZA

di SANTO STRATI – Permetteteci di dirlo: era ora! Da tempo abbiamo stigmatizzato la scarsezza di informazioni e una strategia di comunicazione troppo blanda da parte della Società Stretto di Messina. Con il risultato di dare spazio ai quattro gatti di no-ponte favorire la crescita di bufale un tanto al chilo, a proposito del Ponte sullo Stretto, molto spesso per sole finalità partitiche.

La posizione di Calabria.Live sul progetto del Ponte è chiara sin dal primo giorno: siamo favorevoli all’opera e riteniamo che serva una corretta informazione (abbiamo dato e continuiamo a dare spazio al dissenso e a tutti coloro che sono contro – purché ci siano basi scientifiche) perché il Ponte – checché se ne pensi – è un’opera formidabile che darà un’ulteriore mano di smalto al genio italico e alla creatività e professionalità dei nostri progettisti, stimati e apprezzati in tutto il mondo. Non è un’opera per i calabresi e per i siciliani soltanto, ma è il giusto raggiungimento del sogno del corridoio Ten-T (Transport European Network) che vuole collegare Berlino con la Valletta (Malta).

Il problema è, purtroppo, di natura politica e la voglia di riacquistare spazio era una tentazione troppo forte per lasciarsela scappare: i no-tutto, assecondati – sempre per evidenti ragioni di partito – da Cinque Stelle e Sinistra estrema hanno saputo, grazie alla mancanza di reazione della SdM, conquistare un’attenzione insperata. Diamo massimo rispetto alle opinioni e alle prese di posizione – da qualunque parte vengano – ma abbiamo l’impressione che ci sono troppe parole al vento e valutazioni gratuite prive di qualsivoglia fondamento scientifico.

Qui non si tratta di progettare un passo carrabile (che qualsiasi geometra sarebbe in grado di schizzare in un baleno), qui stiamo parlando di un’opera colossale che alle spalle ha un rigoroso e certificato background di competenze scientifiche: lasciamo parlare i tecnici e smettiamola con le osservazioni che ogni giorno – campate sul nulla – ci vengono propinate: scenari apocalittici, l’acclarata impossibilità di realizzazione (ma chi l’ha detto?) la “sofferenza” di uccelli e pesci e altre amenità che, purtroppo, non fanno più nemmeno sorridere.

Quindi accogliamo con simpatia le dichiarazioni di Ciucci in risposta a una banalissima serie di osservazione del WWF che non hanno alcun riferimento scientifico e speriamo segni l’inizio di un nuovo modo di approcciare il territorio e la sua gente. Un’osservazione, vogliamo però farla: quando si è trattato degli espropri per il Ponte Morandi a Genova nessuna forza politica si è schierata accanto ai poveri esodati costretti a lasciare la propria casa; per il Ponte, invece, gli espropri (che, a quanto pare, sono abbastanza generosi) costituiscono motivo di lotta “politica” con toni quasi insurrezionali, a difesa di diritti che devono venir meno a fronte di esigenze di pubblica utilità.

E torniamo a ripetere: il Ponte è sicuramente una pubblica utilità e su una cosa concordiamo con la battagliera sindaca di Villa San Giovanni, Giusy Caminiti, non possiamo correre il rischio di vedere iniziare e lavori per perpetrare, poi, il dramma delle centinaia di opere incompiute a cui ci hanno abituato nel Meridione.

Le varie osservazioni richieste dal Comitato Tecnico guidato dal prof. Alberto Prestininzi (correttissime e dovute) sono diventate “Insuperabili impedimenti” e le quintalate di documenti prodotti dalle varie imprese coinvolte nel corso dei tanti tentativi falliti, non vengono prese in alcuna considerazione dai no-tutto ad ogni costo.

Se l’opera si può fare, lo deciderà il Cipess a ottobre: non è il Ponte di Salvini né di Salini o di chiunque altro: è il Ponte dell’Europa, teniamolo sempre a mente. (s)

Dal G7 di Villa San Giovanni la “Dichiarazione della Calabria”

di ANTONIETTA MARIA STRATI – Dal G7 di Villa San Giovanni è partita quella che il vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha definito «dichiarazione della Calabria», un testo politico «in cui riassumere lo spirito e la sostanza del nostro lavoro e delineare la visione di un commercio internazionale sempre più aperto, libero e sicuro, paritario, motore di crescita, benessere e pace, l’impegno per favorire il commercio internazionale». È partita così la riunione dei ministri del G7 del Commercio, con Tajani che, nel suo discorso di apertura, ha ribadito come «le libertà di scambio, di commercio, di navigazione sono fondamentali per il commercio e la crescita globale».

«Vogliamo assicurare la parità di condizioni per le imprese sui mercati globali. È necessario assicurare un campo di gioco equo e regole condivise per permettere alle nostre imprese di competere alla pari in ogni mercato», ha detto il vicepremier, sottolineando come «ci impegneremo sul tema chiave della sostenibilità ambientale nel commercio. Temi che abbiamo portato alla Cop ad Abu Dhabi, e che porteremo alla prossima Cop a novembre in Azerbaigian».

E ancora: «vogliamo rendere ancora più solidi e sicuri i nostri sistemi economici, anche di fronte a shock come le guerre in Ucraina e Medio Oriente, e le tensioni nel Mar Rosso, affrontando insieme sfide globali come l’intelligenza artificiale. Le nostre discussioni confluiranno in una dichiarazione conclusiva forte, il sigillo di un G7 Commercio che è solo alla sua terza edizione, ma che crediamo debba essere una componente fondamentale di ogni Presidenza».

«Il commercio può diventare sempre di più uno strumento di dialogo globale» e proprio dal G7 «può partire un messaggio di pace e dialogo. Ci impegneremo sulla questione fondamentale della sostenibilità ambientale del commercio. Vogliamo rendere più sicuri i nostri sistemi economici».

«La Calabria è una terra piena di cultura, culla della Magna Graecia, e ricca di tesori. Ma è una Regione molto importante per gli asset logistici che riguardano gli scambi commerciali», ha detto il presidente della Regione, Roberto Occhiuto, nel suo messaggio di benvenuto prima dell’inizio dei lavori.

«Ha il primo porto in Italia per transhipment, il porto di Gioia Tauro – ha ricordato – uno dei più significativi hub in termini di traffico nel Mediterraneo: un’area che conta solo l’1% della superficie dei mari del mondo, che però rappresenta il 20% del traffico marittimo internazionale, il 30% del traffico petrolifero, e il 27% di servizi di linea container».

«Quindi un mare straordinariamente importante per il commercio internazionale – ha aggiunto – e il porto di Gioia Tauro gode di una posizione strategica rispetto ai principali corridoi delle rotte intercontinentali che attraversano il Mediterraneo lungo l’asse Suez-Gibilterra. Gioia Tauro è collegato con 60 porti di questo bacino e 120 porti nel mondo. Le rotte principali sono verso l’Europa, il Medio Oriente, l’Asia e l’Africa».

«Ma il Porto di Gioia Tauro – ha proseguito — è anche un’infrastruttura con caratteristiche uniche perché ha il porto-canale più grande d’Europa, con un grande retroporto di oltre 200 ettari che potrebbe accogliere insediamenti industriali e attività che volessero giovarsi della logistica presente».

«È un porto, inoltre – ha continuato – in costante crescita: si pensi che nel 2023 sono state movimentate merci per 45 milioni di tonnellate. Parliamo quindi di un asset logistico di primaria importanza per il Mediterraneo, importante per la Calabria, per l’Italia e le regioni che si affacciano su questo bacino».

E proprio al Porto di Gioia Tauro,  quello che il ministro Tajani ha definito il «principale porto italiano e piattaforma logistica al centro del Mediterraneo», vi è stata una visita dei ministri del G7, che sono stati accolti dal presidente dell’Autorità di Sistema Portuale dei Mari Tirreno meridionale e Ionio, Andrea Agostinelli.

Lungo le banchine dello scalo portuale, il presidente Andrea Agostinelli, alla presenza, tra gli altri, di Tajani, del presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, e dei massimi rappresentanti dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli e della Protezione Civile, si è soffermato sulle caratteristiche infrastrutturali dello scalo portuale, evidenziando la sempre maggiore crescita dei suoi traffici, che registrano un aumento del 13,7% nei primi sei mesi del 2024, nonostante le conseguenze della direttiva europea Ets, che penalizza gli stessi porti mediterranei destinati al ”transhipment”, ed alla nota crisi dei traffici marittimi dovuta alla situazione geopolitica del Mar Rosso. 

A tale proposito ha evidenziato il ruolo dei due Terminalisti – Med Center Container Terminal e Automar spa – e dei rispettivi armatori MSC e Grimaldi Lines, che continuano a individuare lo scalo portuale di Gioia Tauro quale porto di riferimento. 

Il presidente Andrea Agostinelli ha, quindi, concluso il suo intervento manifestando la sua piena soddisfazione per avere cooperato all’iniziativa umanitaria “Food for Gaza” attraverso la concessione dello scanner mobile del porto di Gioia Tauro. 

Al G7, inoltre, è stato presentato il progetto del Ponte sullo Stretto, «un modo – ha sottolineato Tajani – per ribadire che incrementare il commercio è nel nostro interesse italiano e noi diplomatici siamo i primi ambasciatori della crescita italiana nel mondo».

Alla Riunione, infatti, c’è stato anche Pietro Ciucci, amministratore delegato della Società Stretto di Messina Spa, che ha sottolineato come «il Ponte sullo Stretto di Messina è un’alternativa per rafforzare il sistema dei trasporti in Calabria».

Il Ponte, come detto anche dallo stesso Tajani, «sarà una meraviglia di ingegneria che metterà questa regione al centro delle grandi rotte logistiche mondiali».

Il ministro Tajani, inoltre, ha aperto i lavori del Vertice B7 di Confindustria alla Scuola Allievi Carabinieri di Reggio Calabria. Un evento a margine del G7 del Commercio che ha visto la partecipazione di Emma Marcegaglia, presidente del B7 Italia.

«Stiamo lavorando come gruppo B7 e abbiamo già consegnato il 17 maggio al Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, le raccomandazioni delle industrie G7. La dignità, i diritti umani, la sicurezza sono minacciati e i mercati aperti sono in pericolo», ha detto Marcegaglia, sottolineando come sia «urgente migliorare la nostra competitività e soprattutto ridurre con urgenza il divario competitivo».

«Reggio Calabria in questi giorni è capitale del commercio, dell’industria e, più in generale, dell’economia. Per noi si tratta di un fattore essenziale perché questa due giorni ci consente di mettere in vetrina non soltanto le bellezze del nostro territorio, ma le eccellenze dal punto di vista industriale, economico e commerciale. Quindi avere l’orgoglio di mostrare a tutto il mondo di quanto è capace il nostro territorio in termini imprenditoriali», ha detto il sindaco di Reggio, Giuseppe Falcomatà, presente all’evento.

«Per i nostri imprenditori è un’occasione per aumentare gli scambi commerciali. Credo che certi momenti servano soprattutto a questo – ha aggiunto il primo cittadino – e che gli effetti si vedano a lungo termine, cioè quanto, successivamente al G7 e al B7, avremo modo di continuare a tenere alta l’attenzione sul nostro territorio e sulla nostra Regione».

«C’è una nuova stagione – ha concluso – anche sotto il profilo degli investimenti, una nuova cultura anche per i nostri imprenditori per relazionarsi a livello internazionale e non lasciarsi sfuggire opportunità importanti. Come in questo caso. Sono convinto che, sotto la guida del presidente Domenico Vecchio e di tutte le altre istituzioni presenti a partire dal ministro Tajani, Reggio Calabria non si farà sfuggire questa occasione». (ams)