Europa Verde – Verdi alla manifestazione contro il Ponte sullo Stretto

Alla Mobilitazione di Messina contro il Ponte sullo Stretto c’erano anche i componenti di Europa Verde – Verdi di Corigliano Rossano, assieme a Giuseppe Campana, consigliere Federale Nazionale, e Coordinatore esecutivo regionale di Europa Verde – Verdi, Elisa Romano, consigliere nazionale, insieme al deputato alla Camera per Alleanza Verdi e SI e  Presidente della Federazione dei Verdi, Angelo Bonelli.

Al numeroso corteo erano presenti diversi  comitati, associazioni, partiti, sindacati, tanti cittadini arrivati anche dal resto della Sicilia e dalla Calabria e tanti giovani che hanno a cuore le sorti di questi territori. I presenti hanno fatto sentire la loro voce, manifestando per le vie di Messina con bandiere e striscioni, sfilando in corteo per ribadire il no ad un’opera considerata inutile e costosa, ribadendo la necessità impellente del Paese di investire in infrastrutture, come il potenziamento di strade, autostrade,  ferrovie, ospedali, scuole.

«Proprio qualche mese fa avevamo presentato una proposta in Parlamento per l’istituzione del Parco Nazionale dello Stretto e della Costa Viola con il portavoce metropolitano Gerardo Pontecorvo, illustrando in sala stampa la relativa proposta di legge – dichiarano i componenti dei Verdi cittadino – nella legge di bilancio sono stati assegnati fondi per il Ponte che non hanno coperture precise, e non è detto che nei prossimi anni rimangano dedicati al Ponte e Salvini dovrà cercare finanziatori privati.

«In termini economici ed ambientali quanto ci costerà? – chiedono –. Lo Stretto di Messina rappresenta un insieme ecologico e ambientale tra i più ricchi, complessi e importanti dell’intero bacino del Mediterraneo. Infatti, tutta l’area attorno allo Stretto di Messina è compresa entro due importantissime Zone di Protezione Speciale (ZPS): sul lato calabrese la ZPS della Costa Viola e su quello siciliano dalla ZPS dei Monti Peloritani, con un sistema di ben 11 Zone Speciali di Conservazione (ZSC). Quel luogo risulta essere via fondamentale per il transito per l’avifauna e per i mammiferi marini, in cui, inoltre, si trova una delle più alte concentrazioni di biodiversità al mondo».

«Occorre tenere presente – continuano – che si costruirebbe in una delle aree a più alto rischio sismico dell’intero Mediterraneo, attraversata da faglie attive dove le tensioni si accumulano. Perché non puntare piuttosto alla elettrificazione e a collegamenti più veloci?  Insomma pensiamoci bene, noi non ci stancheremo mai di agire per il bene comune, non ci stancheremo mai di lottare ed opporci alla devastazione dei nostri territori; continuiamo a ripetere che è necessario ed urgente migliorare le infrastrutture viarie e ferroviarie esistenti nelle due Regioni, investimenti nella messa in sicurezza dei territori con rischi idro-geologici e sismici, vogliamo investimenti in progetti green».

«Vogliamo la rimodulazione delle risorse che possano garantire un futuro migliore per tutti. È importante perfezionare le strategie nazionali in tema di sviluppo e sostenibilità, quindi  dimentichiamoci del ponte: una costruzione inutile e dannosa!». (rrm)

Minasi (Lega): Dichiarazioni del geologo Tozzi miopi e scollati dalla realtà

La senatrice della Lega, Tilde Minasi, è intervenuta sulle dichiarazioni del geologo Mario Tozzi in merito al Ponte sullo Stretto, definito dallo stesso una «sciagura che va evitata in ogni modo» e che «in caso di forte sisma unirebbe “due cimiteri” e “opera che non ha niente di pratico e niente di utile».

Parole che la parlamentare ha definito «sciocchezze», oltre che un’opera «disinformazione colossale e terrorizzando inutilmente e irresponsabilmente i cittadini».

«Parto da quanto Tozzi afferma circa l’utilità dell’opera – dice la Senatrice –. È evidente che parla dal suo pulpito dei salotti Tv o della comoda poltrona di casa sua o del suo ufficio, senza minimamente conoscere il territorio su cui il Ponte verrà realizzato. Mi viene da pensare che non sia nemmeno mai stato sullo Stretto o che ci sia stato solo per ragioni turistiche».

«È chiaro che Tozzi – ha proseguito Minasi – non sa quali e quanti disagi affrontino quotidianamente non i turisti come lui, che una tantum scelgono di visitare Calabria e Sicilia, ma le migliaia di pendolari, costretti a spostarsi per portare un tozzo di pane a casa e che, ogni giorno, sono appesi agli orari del traghettamento o alle condizioni meteo del mare o, ancora, per chi deve attraversare in macchina, alle file di ore e ore che si formano agli imbarchi in determinati momenti dell’anno o, talvolta, della giornata».

«È, anzi, davvero sciocco e arrogante da parte sua – ha proseguito – fare ragionamenti così infantili, miopi e totalmente scollati dalla realtà, una realtà che, appunto, disconosce completamente. Inoltre, unire la Sicilia e il Sud Italia all’Europa non significa che “una persona di Berlino che volesse andare a Palermo in macchina va ricoverata”, come lui stupidamente dice, pensando forse di essere simpatico e ironico, ma significa creare un collegamento stabile, continuo e rapido innanzitutto per le merci, dando così un enorme impulso allo sviluppo di quei territori».

«Per quanto riguarda, poi, la pericolosità sismica e quella orribile frase sui due “cimiteri” che, con enorme cattivo gusto – ha detto ancora – ha pensato bene di usare, abituato evidentemente a fare show in tv ed evidentemente ritenendo, in questo caso, di essere intelligentemente sarcastico, forse nasce dalla sua invidia per non essere stato consultato da fior di scienziati e geologi che da decenni studiano a fondo il territorio e hanno confermato la fattibilità dell’opera?».

«Certamente – ha aggiunto – ritengo che qualunque professionista e studioso responsabile e competente non si sarebbe mai pronunciato, e con toni così violenti, senza conoscere in dettaglio dati, calcoli, rilievi effettuati. Chi quei dati li conosce e ha effettuato rilievi e calcoli, ha concluso che l’opera può essere costruita e l’ha progettata. A dispetto del geologo televisivo Mario Tozzi.  Perché dovremmo fidarci di lui e non di chi se n’è occupato, con studi approfonditi, in prima persona?».

«Il fatto di essere geologo e ricercatore al Cnr – ha detto ancora Minasi – non lo autorizza automaticamente a esprimersi con affermazioni così tranchant, che, come dicevo, hanno l’unico effetto di terrorizzare la gente, dimostrando inoltre una superficialità di approccio che poche volte ho riscontrato perfino nei più accaniti detrattori dell’opera».

«Mario Tozzi, dunque –  ha concluso la senatrice – si dedichi a fare il conduttore TV più che lo scienziato, e magari cambi anche genere televisivo, scelga l’intrattenimento leggero, lasciando ad altri la divulgazione scientifica, che è cosa molto molto seria». (rp)

I “No ponte” calabresi invitano ad aderire alla manifestazione del 2 dicembre a Messina

Il movimento No Ponte Calabria rinnova l’invito alla partecipazione alle realtà calabresi per la manifestazione di sabato 2 dicembre a Messina.

In una nota le ragioni del movimento. «Il prossimo 2 dicembre, migliaia di donne e uomini scenderanno ancora una volta in strada a Messina per ribadire la ferma opposizione alla costruzione del ponte sullo Stretto – scrivono nel comunicato – In un clima di gioia e determinazione, la manifestazione sarà l’espressione di una consapevolezza diffusa riguardo agli impatti negativi che tale progetto avrebbe sul nostro territorio già vulnerabile e sulle popolazioni che già soffrono per una serie di bisogni inevasi. Il ponte sullo Stretto è, ormai, riconosciuto come la manifestazione più evidente di una politica che privilegia gli interessi delle grandi imprese del cemento e delle élites di alcune categorie professionali a discapito delle necessità delle fasce più deboli della popolazione. Rappresenta un attacco contro un territorio già fragile e un’offesa diretta alle comunità locali. È evidente come il ponte sullo Stretto non rappresenti solo un’infrastruttura, ma un dispositivo politico e finanziario che, da sempre, sposta risorse a favore degli interessi di pochi. Saranno le popolazioni locali a subire le conseguenze più devastanti della eventuale cantierizzazione, vedendo negato ulteriormente il soddisfacimento dei bisogni fondamentali riguardanti la salute, l’istruzione, la mobilità. Le più recenti analisi smentiscono l’ennesima menzogna dei sostenitori del progetto che promettono vantaggi occupazionali e sviluppo per le comunità locali, chiarendo bene che i vantaggi economici derivanti dalla costruzione del ponte favoriranno principalmente l’apparato industriale e finanziario del Nord, a discapito della Sicilia e della Calabria. Ma d’altronde questo non è una novità per territori destinati a diventare pomposamente hub energetico per l’Italia e l’Europa da un versante e hub militare e di controllo strategico del Mediterraneo dall’altro. Altro che futuro sostenibile, ma saccheggio e consumo delle nostre risorse!».

«Il ponte sullo Stretto riflette quindi – continua il comitato – un modello produttivo rapace ed estrattivista, che ignora i limiti imposti dalla natura e considera le popolazioni locali come un ostacolo piuttosto che una risorsa. La crisi ambientale e climatica richiede una revisione del modo di produzione e consumo, ma i sostenitori del ponte persistono nell’ideale negazionista dello sviluppo infinito. La partecipazione attiva dei calabresi al corteo del 2 dicembre è un atto di resistenza contro un progetto che mette a rischio il nostro territorio, la nostra cultura e il benessere delle future generazioni. La lotta contro il ponte sullo Stretto è la difesa della nostra identità, del nostro ambiente e della giustizia sociale, per questo rilanciamo l’appello alla partecipazione a tutti i comitati, le realtà associative, i movimenti impegnati a contrastare le tante e diverse aggressioni ai territori. Noi ci saremo, costruendo insieme alle tante realtà che in tutti questi anni hanno sempre portato avanti la lotta contro il Ponte, a prescindere dalla colorazione politica del governo in carica, uno spezzone colorato dai simboli e dalle bandiere delle tante battaglie a difesa delle comunità e dei territori. Le battaglie dei “cavernicoli” insomma, come le veline pontiste ci definiscono. Ma è distruggendo il territorio, svendendolo per due spiccioli, e infischiandosene del domani che ci faranno tornare nelle caverne, non altrimenti. Diamo appuntamento a tutte e tutti i cavernicoli alle 13.30 di sabato 2 dicembre alla stazione di Villa San Giovanni per traghettare insieme». (rrc)

PONTE, LA DISINFORMAZIONE DI “REPORT”
CONTRO IL SUD BALLE DELLA TV DI STATO

di SANTO STRATI – L’informazione di Stato, quella pubblica, contro il Sud e la sua voglia di sviluppo: la discutibile puntata di Report sul Ponte sullo Stretto è un chiarissimo esempio di disinformazione partigiana e assecondata di punti di vista unilaterali, con esclusione di qualsiasi contraddittorio. Ma il Governo, il ministro Salvini, hanno visto la puntata dedicata al Ponte? Ce n’è di lavoro per la commissione di vigilanza…
Nello scenario dei no-pontisti a tutti i costi è intollerabile il messaggio stracolmo di balle propalato ai telespettatori, da cui si deduce subliminalmente una sola cosa: il Sud deve schiattare e qualsiasi innovazione va bloccata. Ci avevano provato con l’Autostrada del Sole e con la Salerno-Reggio Calabria dopo: se avessero vinto i superscettici (che notoriamente non hanno alcuna competenza delle cose di cui parlano) non avremmo l’Italia collegata da Nord a Sud da un’infrastruttura stradale straordinariamente utile (che però ha prodotto utili solo ai privati, chissà perché?).

Si può essere di opinione contraria a quanti vorrebbero il Ponte (che significa – al di là di qualunque scetticismo – una grande operazione infrastrutturale per i territori della Calabria e della Sicilia: senza il Ponte scordiamoci l’alta Velocità ferroviaria e il rifacimento della statale 106), purché si oppongano argomentazioni basate su inoppugnabili elementi scientifici di valutazione. Lo sport nazionale negli ultimi anni è intervenire pro o contro qualsiasi opera pubblica (vedi i “grullini” antiTav) solo per essere controcorrente e alla disperata ricerca del famoso quarto d’ora di celebrità di warholiana memoria. Ebbene, sul Ponte si è scatenata una campagna di disinformazione spaventosa, di mitizzazione dell’impossibilità della realizzazione, probabilmente per salvaguardare (occulti) interessi di lobbies a cui del Sud interessa poco o, anzi, niente: si raccontano balle un tanto al chilo e arriva il risultato (anche se parziale) di confondere le idee, allarmare la gente, vaticinando disastri inimmaginabili, spaventando l’opinione pubblica.

Con tutto il rispetto per Report che negli anni ha spesso condotto campagne di civiltà con un’informazione corretta ed equilibrata, questa volta si è andati oltre ogni ragionevole sopportazione. Sarebbe bastato – vista la chiara impostazione no-ponte della trasmissione – chiamare esperti e progettisti di ponti (in Italia ne abbiamo svariate eccellenze) e controbattere le tesi a favore o contro con numeri, cifre, dati di fatto, documentazione reale non parole colte da incompetenti alla riscossa che vedono l’inferno in tutto ciò a a che fare con l’innovazione tecnologica. Ora, il minimo sarebbe una puntata dove siano ospitati tecnici, progettisti, costruttori di ponti per esporre con cifre reali e non citate a sentito dire gli aspetti positivi del progetto e le sue eventuali criticità. Guarda caso nel mondo ormai si parla di ponti Messina Type visto che il progetto originario viene utilizzato in tutto il mondo per le qualità innovative (il Ponte sui Dardanelli – realizzzato in tempi record – è un “piccolo” Ponte di Messina basato proprio sul progetto dello Stretto) che i nostri progettisti, tra i migliori al mondo, sono stati in grado di raggiungere.

Il sospetto è che la sospirata realizzazione del Ponte (che non è di Salvini né di Messina, ma appartiene al Paese) in queste condizioni stenti a decollare non perché manchino le condizioni tecniche e le soluzioni tecnologiche, ma per il prevalere di un atteggiamento negativo che presta il fianco ad alimentare la polemica politica. I dem un tempo erano favorevoli all’opera: siccome al Governo c’è la destra, improvvisamente si sono scoperti no-pontisti affiancando le folli idee di decrescita infelice predicate da Grillo & Co.

Salvini difende il suo progetto ed è comico constatare che debba essere un lumbard a difendere un’idea di sviluppo per il Sud (ma ricordiamoci che la Cassa per il Mezzogiorno nacque per iniziativa di illuminati settentrionali), ma farebbero bene i calabresi e i siciliani a difendere quest’idea di crescita che è solo il Ponte (futura nuova meraviglia del III Millennio?) ma le infrastrutture necessarie a rendere utilizzabile l’opera. Se ci sarà il Ponte non potrà non esserci l’Alta Velocità (ad alta capacità) in gradi di collegare Roma e Palermo con tempi accettabili; se ci sarà il Ponte non potranno non esserci strada sgarrupate e finte superstrade (la ss 106, per esempio) perché la mobilità sarebbe impossibile nell’ottica dell’attraversamento stabile.
La comunicazione sul Ponte – lo abbiamo scritto tante volte, sempre manifestando senza sotterfugi di condividere quest’idea di sviluppo – dev’essere non al servizio di lobbies e interessi oscuri: sia al servizio del Paese e dei citatdini. Con onestaà, correttezza e soprattutto basata su competenze specifiche. I mestieranti del No non hanno argomenti, solo slogan e prese di posizione basate sul nulla, in base a un’idea di terrorismo ideologico che non porta nulla di buono. Divide il Paese e danneggia il Mezzogiorno che, invece, vuole crescere  e donare un futuro nella propria terra alle nuove generazioni. (s)

PS: Chi ha voglia si legga il lungo dossier apparso su Facebook che riproponiamo che contesta punto per punto le osservazioni (vistosamente di parte) proposte dal servizio di Report. Non è legge divina o verità assoluta, ma almeno si basa su studi, numeri e cifre inconfutabili.

Ponte / Tutte le perplessità sul servizio di Report su Rai 3

Quello che segue è un post pubblicato dalla pagina Facebook di “Ponte sullo Stretto di Messina”. Ribatte, punto per punto, alle osservazioni di Report, basandosi su studi, numeri e cifre inconfutabili. Ognuno è libero di pensarla come crede, ma la disinformazione è un “lusso” che il Mezzogiorno e la Calabria non possono permettersi, soprattutto quando vengono meno gli elementi di giudizio e dati scientifici che accompagnino dubbi e perplessità diffuse senza ritegno dai No-Ponte e da quanti non  vogliono lo sviluppo del Sud. (s)

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Ieri è andato in onda su Rai 3 un servizio giornalistico di una trasmissione di nome Report che ha parlato del ponte sullo stretto. Sono state condivise molte informazioni sbagliate, che hanno creato disinformazione antiscientifica e dubbi immotivati negli spettatori. Il servizio è stato confezionato ad hoc per remare nella direzione scelta e ha prodotto danni importanti. Abbiamo fatto un breve riassunto, ma vi invitiamo come sempre a recuperare i nostri post passati. Negli anni abbiamo più volte approfondito questi temi nel dettaglio.
Analizziamo il servizio:
⁃ Secondo Report, la Stretto di Messina “non ha fatto nulla”. Si tratta di una menzogna che non tiene minimamente conto del fatto che la SdM, coinvolgendo i più grandi esperti mondiali in ponti sospesi di grande luce (tra cui lo stesso Brown, il più importante ingegnere di ponti sospesi mai esistito) ha permesso di arrivare al progetto definitivo dell’opera. Sono stati necessari vent’anni di lavoro e lo sviluppo di nuove tecnologie che oggi rappresentano il gold standard a livello mondiale e che vengono sfruttate dalle altre nazioni per le proprie opere. Per tutti i più grandi e complessi ponti sospesi al mondo, la fase più lunga è sempre stata quella di progettazione. Oggi tutti i nuovi ponti vengono costruiti sulla base del progetto del ponte di Messina, sfruttando le medesime tecnologie a cui l’ingegneria mondiale è arrivata proprio durante la progettazione del collegamento stabile tra Sicilia e continente. Quanto alla cifra di poco più di 300 milioni di euro, è più che normale per un progetto da oltre 10 miliardi di euro sviluppato in vent’anni di lavoro dai più importanti tecnici del pianeta con soluzioni innovative mai viste prima. Per questo genere di scenari a volte si tocca il 10% del costo dell’opera, quindi addirittura parliamo di una cifra che sarebbe stata normale anche se di 1 miliardo.
⁃ Secondo Report, la variante di Cannitello è un inutile ecomostro. No. È una normalissima opera voluta da RFI per spostare la ferrovia dove sorgerà la Torre del ponte lato Calabria. A causa del sabotaggio del progetto da parte del governo Monti, l’iter non è poi andato avanti. Nel progetto è perfettamente integrata con il paesaggio, come tutte le altre e numerosissime opere accessorie previste per rivoluzionare le due province, che assorbono il 60% del finanziamento complessivo. Inutile dire che l’opera sarà completata ora che l’iter è ripartito.
⁃ Secondo Report, il ponte di Messina è la più imponente opera infrastrutturale al mondo. Ovviamente non è cosi. Un ponte sospeso di terza generazione di 3,3 km con torri in superficie non è quasi niente rispetto ad altri mega progetti nettamente più grandi e complessi in realizzazione in altre zone del pianeta. Anche restando nell’ambito specifico, alcuni vecchi ponti sospesi di grande luce (es. Golden Gate) hanno rappresentato – con le tecnologie obsolete dell’epoca – una sfida decisamente più complicata e rischiosa.
⁃ Secondo Report, la mafia è un problema per l’opera. Questa affermazione è pericolosissima. Non creare le opere per paura della criminalità organizzata è il metodo migliore per portare allo scatafascio il territorio e annientare il futuro della popolazione. In ogni caso, non capiamo la sensibilità in merito per quest’opera nello specifico. Le altre opere sono infinitamente più “a rischio” da questo punto di vista. Per il ponte di Messina, parliamo di un progetto internazionale identificato come strategico dall’Unione Europea che sarà realizzato con riflettori perennemente puntati da qualsiasi direzione e controlli speciali. Se c’è un progetto dove è rischioso e difficile infiltrarsi è proprio questo.
⁃ Secondo Report, il progetto è vecchio e non vale niente. Questa è una menzogna a dir poco diffamatoria. Il progetto rappresenta ancora oggi il gold standard mondiale in materia di ponti sospesi di grande luce con impalcato di terza generazione, la più recente. Negli ultimi dieci anni non ci sono state innovazioni che hanno reso il progetto obsoleto, come ben sa qualsiasi ingegnere strutturista specializzato in questo tipo di strutture. Non esistono tecnologie e soluzioni, al momento, che possano permettere la realizzazione di un progetto differente che sia migliore di quello di cui disponiamo. In altre parole, anche se stracciassimo tutto e ripartissimo da zero, tra 10-20 anni arriveremmo ad un progetto simile a quello che c’è.
⁃ Secondo Report, un ponte sospeso di grande luce di terza generazione di 3300 metri non è adeguato per ospitare il transito ferroviario. Come abbiamo spiegato più volte, non è vero. Anzi, come ben sa qualsiasi ingegnere strutturista specializzato, al crescere delle dimensioni del manufatto la percorribilità migliora, perché il peso stabilizzante dei cavi di sospensione sale non linearmente. I mezzi circolanti deformano di meno una struttura più grande e pesante, in parole povere. Rispetto ad un ponte sospeso di luce 1650, le pendenze si riducono del 70%. Non è un caso che quando L non è sufficiente si debba ricorrere allo schema ibrido con stralli. Così come non è un caso che ormai non si realizzino ponti sospesi sotto 750-1000 m di luce. I ponti sospesi iniziano ad avere prestazioni di tutto rispetto proprio dopo 1 km di luce, pur restando ovviamente nel limite massimo di 5 km di luce, quella critica con le attuali tecnologie, materiali e schemi statici.
⁃ Secondo Report, la progettazione non ha tenuto conto del vento e di eventi estremi. Menzogna clamorosa. Proprio il vento è stato uno dei più grandi focus in fase di progettazione. L’impalcato del ponte di Messina è stato progettato per essere stabile anche in caso di eventi estremi inverosimili per non dire impossibili, come tempeste da primato che soffiano a 300 km/h. Nello Stretto di Messina, non si è mai raggiunta nemmeno la metà di questa velocità. Il segreto sta nell’aver suddiviso l’impalcato in cassoni distinti con profilo aerodinamico che annullano i vortici. Il vento attraversa il Messina Type Deck e addirittura lo stabilizza. Basti pensare che rispetto all’Akashi le prestazioni sono superiori del doppio nonostante la luce di 3300 al posto di 1991. I giapponesi ci fecero i complimenti per il progetto, prima di vincere la gara internazionale per la progettazione esecutiva e costruzione dell’opera con la loro multinazionale IHI, che fa parte del consorzio.
⁃ Secondo Report, i terremoti sono un problema per i ponti sospesi di grande luce. Come ben sa qualsiasi ingegnere strutturista specializzato, i ponti sospesi di grande luce sono le strutture umane più sicure in caso di sisma. Anche devastante. Sono quelle che assorbono meno input sismico e che reagiscono in modo più disconnesso durante un terremoto. Nel caso del ponte di Messina, posto un terremoto come 1 Hz, la struttura reagisce a non oltre 0,003 Hz. In più, ha un periodo fondamentale di oscillazione di oltre 30 secondi. Le fondazioni delle torri sono realizzate con jet grouting per la massima stabilità. Altrove esistono mega strutture più pesanti su terreni meno stabili, a dirla tutta. In altre parole, parlare di terremoti nell’ambito dei ponti sospesi di grande luce è già di per sé un argomento quasi completamente privo di senso.
⁃ Secondo Report, il progetto non tiene conto della faglia del terremoto del 1908. Falso. La progettazione ha tenuto conto di tutte le faglie (144) presenti nell’area. Se conosciamo bene lo Stretto è proprio grazie al Ponte. Se non avessimo dovuto progettare l’opera, non avremmo condotto studi di questa portata sul territorio, coinvolgendo i più autorevoli esperti mondiali e compiendo operazioni rischiose di esplorazione dei fondali. Le faglie presenti sono ininfluenti per il manufatto per sua natura strutturale. Non è un caso che esistano vecchi ponti sospesi meno performanti in aree del pianeta nettamente più pericolose dal punto di vista sismico su faglie infinitamente più formidabili. Peraltro, la faglia del terremoto del 1908 è molto più a sud della zona dove sorgerà il ponte, come ben si nota dalla mappa inquadrata dai giornalisti della trasmissione. Sarebbe il caso di dare un’occhiata a ciò che si trova davanti alla telecamera.
⁃ Secondo Report, non c’è modo di completare la progettazione esecutiva entro luglio 2024. Non è vero. La progettazione dell’opera è già in stato avanzatissimo, come confermato dalla società statunitense Parsons, una delle realtà più importanti al mondo in ambito. Basta poco per arrivare alla fine dell’iter, disponendo già ora di un progetto così dettagliato (oltre 8500 elaborati tecnici firmati dai massimi esperti mondiali). In genere, per le altre opere la progettazione definitiva non arriva dello stato di completezza del progetto definitivo del ponte di Messina. Persino la variante di massima era già sostanzialmente definitiva, anche se all’epoca non esisteva ancora burocraticamente questa distinzione e quindi non aveva questo nome.
⁃ Secondo Report, si tratta dell’opera pubblica più costosa nella storia d’Italia. Menzogna. Persino in questo momento sono in costruzione opere più costose, come l’alta velocità SA-RC da 13 miliardi di euro. Il ponte in sé costa 5 miliardi di euro, 12 in totale con le numerose opere accessorie per rivoluzionare i territori interessati. Queste includono decine di chilometri di nuove strade e ferrovie, sistemazione idrogeologica del territorio, riqualificazione delle province, ripascimento di oltre 10 km di costa, centro direzionale di Libeskind e molto altro.
⁃ Secondo Report, l’analisi costi-benefici dell’opera è negativa. Falso. Numerose ACB autorevoli danno esito pienamente positivo, come quella recente di Open Economics o di Università Bocconi. L’unica citata dal programma è quella del gruppo Ponti, contrario a tutte le grandi opere. Questo gruppo era persino contrario all’alta velocità ferroviaria Milano-Napoli. Ed è ovviamente contrario anche all’alta velocità Salerno-Reggio Calabria. Per arrivare a esito negativo, l’analisi considerata è ricca di forzature, omissioni e cherry picking. Si tratta dello stesso gruppo che era stato scelto dal M5S per dare esito negativo alla convenienza economica dell’alta velocità ferroviaria Italia Francia. Anche in quel caso gli esperti hanno giustamente criticato in modo duro l’analisi, che per arrivare a esito negativo fa delle piroette incredibili.
⁃ Secondo Report, i traghetti potrebbero forse inquinare meno di un collegamento stabile. Come sa qualsiasi esperto in ambito, un collegamento stabile è sempre meno inquinante di un collegamento non stabile (in questo caso marittimo, il più inquinante che ci sia sulle brevi distanze). La cosa è aggravata dal fatto che i traghetti costringono i veicoli a incolonnarsi nei centri urbani, dove le emissioni di particolato cancerogeno toccano livelli allarmanti. E, ovviamente, dall’impossibilità tecnica di istituire un servizio ferroviario a basso impatto ambientale (i normali treni non sono traghettabili, com’è ovvio che sia).
⁃ Secondo Report, non ci sono altri investimenti nel Sud oltre al Ponte. Falso. Abbiamo più volte spiegato che a sud di Napoli sono in realizzazione o già finanziate/in gara nuove opere stradali e ferroviarie per decine di miliardi di euro. Trovate tutti i dettagli sui siti di RFI e Anas. In Sicilia nello specifico, è in realizzazione (tra le altre opere) la nuova ferrovia Messina Catania Palermo da 11 miliardi di euro. Grazie al ponte, l’opera potrà essere attraversata dai treni che già circolano sulla penisola. Oggi, Frecciarossa impiega 5 ore per spostarsi tra Roma e Reggio Calabria. Nei prossimi anni questa tempistica scenderà a sole 4 ore. Meno per l’ingresso al ponte ottimizzando le fermate (poco più di 3 ore e mezza). Con il ponte, Frecciarossa non sarà costretto a tornare indietro una volta arrivato in Calabria, come succede oggi. Potrà proseguire ed essere in Sicilia in pochi minuti, collegando (ad esempio) Roma e Catania in 4 ore (se diretto).
⁃ Report mette nello stesso calderone opere di competenza comunale, provinciale, regionale e statale. Questa nemmeno la commentiamo. È come dire che a Roma non bisogna realizzare la metro C (che costa quanto il Ponte) o in Toscana in Passante di Firenze perché alcune strade di Crotone sono dissestate.
⁃ Secondo Report, la linea Messina Catania Palermo non sarà a doppio binario e non permetterà ai treni di muoversi velocemente. Falso. Avrà velocità media simile alla linea ad alta velocità Roma Firenze con picchi di 250 km/h (standard AV) e sarà a doppio binario. Il tracciato è in costruzione e, come sapete, vi teniamo sempre aggiornati a riguardo. E siamo certi che grazie al ponte, quindi all’apertura del sistema ai vettori continentali, sarà possibile aumentare in modo netto gli investimenti futuri sull’isola, creando ad esempio una linea ad alta velocità diretta per Palermo senza passare da Catania, utile per i treni che vengono da Napoli, Roma, Firenze, Milano ecc.
⁃ Secondo Report, il primo lotto dell’alta velocità Salerno Reggio Calabria finisce nel nulla. Non è vero. Il lotto arriva a Praia e velocizza in modo netto il transito da Roma a Reggio Calabria, coinvolgendo anche nuovi territori più a est. Addirittura, basta questo lotto per ridurre la percorrenza da 5 ore a 4. Se invece ci si riferisce al solo lotto 1a (una porzione dell’1) è fondamentale per Potenza.
Ci teniamo anche a precisare che da che mondo è mondo le grandi opere, ovvero le arterie, stimolano quelle più piccole.
Non collegare stabilmente la Sicilia al continente, lasciandola in una condizione di insularità che secondo le stime crea danni economici non inferiori a 6 miliardi di euro ogni 12 mesi, è una pessima idea.
Se un treno non può superare quei 3 km di mare, arrivando da nord, la sostenibilità economica si riduce in modo netto. Vale lo stesso per un treno che parte da Palermo o Catania e non può andare a Napoli o a Roma.
Non esiste altra isola da addirittura 5 milioni di abitanti che sia separata dal proprio continente da soli 3 km di mare. È una situazione anomala a livello mondiale.
Come sempre, citiamo alcuni dei professionisti da primato mondiale che hanno firmato il progetto definitivo del ponte sullo stretto di Messina tra le centinaia:
⁃ Prof. Ing. Giulio BALLIO Emerito di tecnica costruzioni, già Rettore Politecnico Milano
⁃ Prof. Ing. Alberto CASTELLANI già Ordinario Costruzioni in zona sismica Politecnico Milano
⁃ Prof. Ing. Giorgio DIANA Emerito e Dirett. Galleria del vento CIRIVE Politec. Milano
⁃ Prof. Ing. Ezio FACCIOLI già Professore di Ingegneria Sismica Politecnico Milano
⁃ Ing. Ian FIRTH Director Flint Neill Ltd. Inghilterra
⁃ Prof. Niels J. GIMSING Emerito Technical University of Denmark Danimarca
⁃ Prof. Ing. Mic.le JAMIOLKOWSKI Emerito Geotecnica Politecnico di Torino
⁃ Ing. Dyab KHAZEM PMC Suspension Brigde Indip. Design Parson Group – USA
⁃ Ing. Allan LARSEN Chief specialist Aerodinamics COWI – Danimarca
⁃ Arch. Daniel LIBESKIND Studio Architettura – USA
⁃ Ing. Peter LUNDHUS Managing Director Sund & Baelt – Danimarca
⁃ Prof. Ing. Giuseppe MUSCOLINO Ordinario Scienza Costruzioni Università Messina
⁃ Ing. Klaus H. OSTENFELD Esperto di ponti già CEO COWI A/S – Danimarca
⁃ Ing. Anton PETERSON Senior Vice Presidente COWI A/S – Danimarca
⁃ Ing. Aldo SAULLE Project Manager Parson – USA
⁃ Ing. Christofer SCOLLARD Chief Project Manager Buckland & Taylor – Canada
⁃ Ing. Kenneth SARZAN PMC Suspension Brigde – Parson Group – USA
⁃ Ing. Peter SLUSZKA Vice Presidente Ammann & Whitney – USA
⁃ Ing. Yasutsugu YAMASAKI Progettista Ponti sospesi Ishikawagima – Giappone
⁃ Prof. Ing. Alberto ZASSO Ordinario Meccanica Applicata Politecnico Milano
⁃ Ing. William BROWN, specializzato in ponti sospesi, progettista di quasi tutti i più grossi e complessi ponti sospesi del mondo.
(rrm)

Saccomanno (Lega): Con intesa Regione-Webuild Ponte sullo Stretto sempre più realtà

Il commissario regionale della Lega, Giacomo Saccomanno, ha evidenziato come con l’accordo siglato tra la Regione Calabria e Webuild, il Ponte sullo Stretto è sempre più realtà.

«L’obiettivo principale di questa collaborazione – ha ricordato – è contrastare la disoccupazione locale e aumentare i livelli occupazionali in Calabria, attraverso la fornitura di servizi formativi professionalizzanti. In particolare, l’intesa mira a creare percorsi di formazione per i profili professionali necessari alla realizzazione delle opere infrastrutturali in Calabria, compreso il progetto del Ponte sullo Stretto di Messina».

«Il Gruppo Webuild si impegna a realizzare in Calabria il programma “Cantiere lavoro Italia” – ha proseguito – che prevede la formazione di risorse attraverso un articolato programma di scuole. Questo programma include la Scuola di territorio, in collaborazione con le agenzie per il lavoro, per attrarre risorse verso il settore e fornire una formazione di base; la Scuola di Mestieri, per fornire competenze tecniche specialistiche alla manodopera; e la Scuola delle Professioni, per garantire competenze più avanzate alle risorse impiegate nel cantiere».

«La Regione Calabria – ha detto ancora – si impegna a favorire lo svolgimento delle attività di selezione, formazione e qualificazione professionale, individuando anche uno spazio dedicato al supporto logistico delle attività di formazione e orientamento al lavoro. Le risorse saranno selezionate in coordinamento con i centri per l’impiego, gli enti formatori, le Agenzie per il lavoro e i servizi sociali presenti sul territorio».

«La Calabria è una regione ricca di giovani talentuosi che desiderano dimostrare il proprio valore – ha evidenziato –. Questo progetto rappresenta un’opportunità importante per il territorio, che nei prossimi anni affronterà sfide epocali per realizzare o rafforzare infrastrutture indispensabili per lo sviluppo e gli investimenti. Saranno i giovani calabresi a essere protagonisti di queste sfide, grazie alla formazione e all’occupazione offerte da questa intesa».

«Per la costruzione del Ponte sullo stretto di Messina e tutte le attività connesse direttamente e indirettamente, sono previsti 100mila posti di lavoro. Questa grande opera, fortemente voluta dal Vicepremier e Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini, rappresenterà un’opportunità di crescita economica e occupazionale sia nel breve termine che nel futuro – ha concluso –. Inoltre, gli investimenti legati a questo progetto coinvolgeranno tutti i settori principali della nostra regione, come il turismo e l’agricoltura. Grazie a tutti coloro che credono in questo meraviglioso progetto, le condizioni di vita in Calabria, in Sicilia e in tutto il Sud potranno solo migliorare». (rcz)

L’OPINIONE / Giacomo Saccomanno: Il Ponte porterà all’Italia lavoro, investimenti e sostenibilità

di GIACOMO SACCOMANNO – Ormai il Ponte sta per diventare una realtà! Il percorso voluto dal Ministro Salvini si sta concretizzando e, quindi, l’operazione si potrà concludere nei termini prefissati, con apertura dei cantieri nell’estate 2024. Una grande opera che attrarrà sia operatori tecnici che tanti turisti.

Un intervento strategico che porterà all’Italia lavoro, investimenti e sostenibilità. Per milioni di cittadini calabresi e siciliani, come per tutti gli italiani, il Ponte significherà lavoro, sicurezza, velocità, impieghi, salute, adeguatezza ambientale. Insomma, un futuro migliore. Dopo cinquant’anni di chiacchiere e tante promesse non mantenute, grazie alla Lega e al Governo attuale, si passerà dalle parole vuote ai fatti concreti, che comprendono anche 30 miliardi di investimenti su strada, autostrade e ferrovie sia in Calabria che in Sicilia.

Chi non vuole il Ponte o è cieco oppure spinge per mantenere il Sud nell’attuale degrado e con un divario che con i no non si potrà mai eliminare. Solo con grandi opere si potrà dare al Sud quelle infrastrutture che altrimenti non ci saranno mai. Tutto ciò grazie alla Lega ed al suo capitano Matteo Salvini. (gs)

[Giacomo Saccomanno è commissario regionale della Lega]

PONTE, SENZA INTOPPI È PRONTO NEL 2032
SARÀ L’ANNO DELLA RINASCITA PER IL SUD

di PIETRO MASSIMO BUSETTA – “Come tutte le opere pubbliche è finanziato per l’intero ammontare, che sono 12 miliardi nella proiezione pluriennale“.Così  il ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti dopo l’ok del Consiglio dei Ministri alla legge di bilancio. Parla del Ponte sullo Stretto di Messina.

Dopo lo scippo perpetrato da Mario Monti nel gennaio 2012, i giochini di Paola   De Micheli e le elucubrazioni colte del Ministro Enrico Giovannini, e conseguentemente  le polemiche seguite all’impegno del Ministro Salvini, si sta andando avanti con l’unica ipotesi seria sul tappeto. La ripresa del progetto chiamato “Messina Bridge “, che è stato utilizzato successivamente dai progettisti di molti ponti sospesi.

Chi pensava a due anime della Lega, una quella di Matteo Salvini, ritenuta fanfarona e poco credibile, l’altra quella di Giancarlo Giorgetti, posata e responsabile, e quindi secondo alcuni contraria all’idea di collegare La Sicilia e la Calabria, in realtà Hong  Kong con Berlino, viene clamorosamente smentito dai fatti.

Renato Schifani poi, Presidente Regione Siciliana, ha appena dichiarato che la Giunta ha approvato, all’unanimità, la disponibilità della Sicilia a mettere sul piatto 1,2 miliardi, così finanzierà il 10% del progetto.

Se poi l’Europa contribuisce, ed è facile che lo farà  considerato che si tratta di un corridoio europeo, probabilmente la spesa complessiva sarà inferiore per il nostro Paese.

E come abbiamo sostenuto in tanti anche il resto della infrastrutturazione seguirà la grande opera epocale.

In questo caso le dichiarazioni sono sempre estremamente enfatiche e quindi vanno prese con le pinze, ma Alessandro Aricò, assessore della Regione Siciliana alle Infrastrutture e mobilità dichiara immediatamente: “Prepareremo le migliori condizioni strutturali che consentano di sfruttare al massimo le potenzialità offerte dalla costruzione del Ponte sullo Stretto. Noi siamo pronti”.

In realtà gli investimenti sulla rete ferroviaria siciliana, come in quella calabrese, stanno  andando avanti velocemente. Anche se l’alta velocità tra Palermo e Catania è un’alta velocità rallentata, perché si parla di due ore di percorrenza per poco più di 200 km, mentre il raddoppio della Palermo Messina è ancora nella mente di Dio e il sistema aeroportuale dell’Isola, che serve  quasi 5 milioni di abitanti, ma solo 4 milioni di turisti e dovrebbe essere pronto per numeri ben diversi, non é all’altezza perché non collegato con una rete autostradale e ferroviaria sufficiente.

ìIl 2032, anno della consegna dell’opera avveniristica, potrebbe essere l’anno di cesura per il Sud con il passato, con una scadenza, che potrebbe diventare l’anno della rinascita di tutto il Sud.

Magari già pensando adesso a candidare l’area dello Stretto per le Olimpiadi del 2036, dopo quelle in Australia a Brisbane nel 2032, e a lavorare su Augusta, sia per il porto che per il trasporto delle merci

La manovra è articolata e pare vi siano  anche risorse stanziate per la Zes  unica, che si avvierà all’inizio del 2024.

Tale strumento deve servire ad attrarre investimenti dall’esterno dell’area. Perché i privati possano decidere di insediare i propri stabilimenti nell’area del Sud  bisognerà garantire che le aree prescelte siano facilmente raggiungibili, quindi con una buona infrastrutturazione, nonché con una criminalità organizzata messa all’angolo, perché gli imprenditori vogliono rischiare i loro capitali certo non la loro vita.

E poi bisogna garantire che il cuneo fiscale sia  particolarmente favorevole, perché gli investitori internazionali, ma anche quelli nazionali, sono molto sensibili al costo del lavoro e i nostri numerosi competitori europei  spesso riescono ad avere un costo molto più basso.

E poi la possibilità di avere una tassazione degli utili,  eventualmente conseguiti, contenuta diventa anch’essa un elemento di competizione tra aree.

Bene tutto ciò prevede che vi siano risorse disponibili e pare che in questa manovra siano previste.

Vedremo meglio quando l’articolato sarà disponibile. Quello che è certo è che il tema è nell’agenda, con tutte le difficoltà dovute ad una manovra che deve fare i conti con risorse limitate e con una crescita che si delinea sempre più contenuta, mentre i venti di guerra che soffiano da Nord Est e  da Sud Est, contemporaneamente, delineano un futuro  complesso per gli approvvigionamenti e per i costi dell’energia. Mentre l’inflazione è facile che, malgrado i diversi interventi delle Banche Centrali, possa continuare se non ad alzare la testa certamente a non abbassarla, contribuendo ad alimentare un aumento del carrello della spesa con conseguente difficoltà per molte famiglie di arrivare a fine mese.

Qualcuno pensa che non è questo il momento di finanziare  grandi opere, ma forse dimentica che ogni anno il costo della insularità per la Regione Siciliana è stato quantificato in 6 miliardi e mezzo. E che quindi il ponte sullo stretto, se i dati forniti da Prometeia e dall’Assessorato al Bilancio della Regione Siciliana sono corretti, si finanzierebbe in soli due anni, cosa assolutamente incredibile per un’opera di tal genere.

D’altra parte ci sarà un motivo per cui Paesi anche piccoli come la Croazia cercano di collegare i propri territori, investendo nelle infrastrutture risorse importanti, come non è casuale che realtà come Polonia, Ungheria, e ancor prima Germania e Irlanda, abbiano considerato gli investimenti nelle Zes prioritari per far crescere la propria industria manifatturiera e la propria competitività rispetto al resto degli altri Paesi.

Ovviamente staremo a guardare il proseguo degli interventi, perché ormai siamo estremamente diffidenti considerati i precedenti vissuti, in particolare per il ponte.

Ma intanto una cosa è certa che passo dopo passo un progetto,che sembrava arenato in un binario morto e secondo alcuni dovesse ripartire da zero, con esigenze di tempi solo per la progettazione, per esempio delle tre campate, di parecchi anni, stia su una dirittura di partenza che prevede la metà del 2024 come data di inizio ufficiale dei lavori. Esserci riusciti non è cosa da poco. (pmb)

 

 

NON SI PARLI SOLTANTO DI PONTE: AL SUD
SONO TROPPO POCHE LE INFRASTRUTTURE

di PIETRO MASSIMO BUSETTA Basta parlare di ponte. Riportiamo l’argomento alla sua giusta dimensione. Un modo di attraversare tre chilometri di mare e cancellare la vergogna di utilizzare mezzi da preistoria come i ferry boat.

Ma basta poter attraversare velocemente tre chilometri di mare, con un collegamento stabile,  per risolvere i problemi degli altri 800 che servono per collegarsi all’ultima città in rete dell’Italia unita? Cioè quella Napoli/ Salerno che è diventata la nuova Eboli? Se così fosse sarebbe una nuova presa in giro.

Il Mezzogiorno non è collegato, forse per una volontà se non strutturata certo per comportamenti convergenti. Si potrebbe rappresentare come una realtà con collegamenti point to point, per quanto attiene alle vie aeree, cioè tra le varie città meridionali e al massimo le principali città del Nord, mentre soffre dei collegamenti multipoint, quelli che dovrebbero attraversare, come innervamento o come una rete di capillari, tutto quello che rappresenta il 40% del territorio nazionale. 

Tale approccio si é avuto in parte anche con le strade/ autostrade, mentre per le ferrovie anche il collegamento con il Nord é ancora un pio desiderio. Bene il passaggio di ieri diventa una cesura tra prima e poi. L’interesse nazionale va nel senso di mettere a regime e collegare in modo serio le aree del Sud per farle decollare, perché questo è l’unico modo per recuperare quella dimensione economica che ci spetta all’interno dell’Europa.  Ed è noto che la base per lo sviluppo economico sia una buona infrastrutturazione. 

Anche la Zes unica non attrarrà alcun investimento dall’esterno dell’area se le realtà locali non saranno collegate adeguatamente. Come si può pensare che la nomina di Agrigento capitale della cultura possa diventare da un mero riconoscimento, dovuto ad una città con 2000 anni di storia, manifestazione che possa incrementare, non solo temporaneamente, il flusso turistico, se per raggiungerla oggi da qualunque aeroporto servono tre ore di auto in strade dissestate o tre di treno, con perlomeno due cambi? 

E chi mai organizzerà un convegno internazionale in una città nella quale per presentare un “paper” non ti serve la giornata canonica ma tre giorni di viaggio? 

E pensate che una grande multinazionale localizzerà i suoi impianti all’interno di quella che è una foresta amazzonica, bellissima ma irraggiungibile, quale ancora oggi, senza alta velocità ferroviaria e con autostrada completata solo per finta, rimane la Calabria?  

E a che servirà costruire un ponte avveniristico, il Messina bridge, se non cominciamo a lavorare in maniera seria su quel grande porto naturale che è Augusta, che dovrebbe diventare insieme a Gioia Tauro l’hub portuale più importante del Paese e dovrebbe competere con i grandi porti del Nord a cominciare da Rotterdam? 

Ma quanti sanno che tale porto impiega tra addetti diretti ed indiretti oltre 700.000 persone, un numero sufficiente per risolvere definitivamente tutti i problemi di occupazione della Sicilia? Ma bisogna cominciare a considerare questa zona non come la colonia da sfruttare, ma il nostro West, come quello che fece ricco gli Stati Uniti d’America. 

Anche qui vi è l’oro. Perché cosa sarebbero le spiagge salentine, la costa Messina Trapani, il Cilento, tutta la costa ionica e tirrenica della Calabria se non l’oro da estrarre e sfruttare adeguatamente. E non è oro la posizione geografica di piattaforma logistica del Mediterraneo di fronte a Suez, dove l’energia è facilmente recuperabile dal sole e dal vento, che ha 140 km di distanza dalla Tunisia? 

Non è oro tutto quello che i greci ci hanno lasciato tanto da essere chiamata l’area Magna Grecia, cioè  più grande e più importante della stessa realtà da cui provenivano i migranti dell’Egeo? Così come è oro oggi avere un capitale umano formato, che tutti gli europei ci invidiano e corteggiano e spesso strapagano, e che non riusciamo ad utilizzare nel posto nel quale vorrebbe rimanere, vivere e contribuire al suo sviluppo.

Per questo l’impegno ora va nel senso di puntare ad un programma pluriennale, in parte già partito, ma che non può essere di serie B, come l’alta velocità farlocca della Palermo Catania, che si propone di fare appena 200 km in due ore, né può tollerare che la Messina Palermo in treno  si percorra  ancora in tre ore, e non sia previsto il suo raddoppio. 

Così come è assurdo che per arrivare al tacco dello stivale di Santa Maria di Leuca bisogna programmare giornate di viaggio. Certo nessuno si illuda che basti infrastrutturare per risolvere tutti i problemi. La strada dello sviluppo é come quella del Paradiso lastricata di buone intenzioni e mille  difficoltà, e certo la lotta alla criminalità organizzata deve camminare di pari passo agli investimenti infrastrutturali. 

Così come non basta che un posto sia facilmente raggiungibile perché diventi un sistema turistico interessante quale può essere quello  della costa adriatica di Rimini o il miracolo egiziano di Sharm el-Sheikh, ma è necessario un piano che si ponga il problema di attrarre i grandi players internazionali non solo  del lusso ma anche dei grandi villaggi turistici. 

La parola magica è intervento sistemico. Così come la miscela esplosiva scoppia solo se tutti gli elementi sono nella misura corretta, così le esigenze della crescita hanno bisogno delle infrastrutture, così come del controllo della criminalità organizzata, di un piano che guardi al turismo come un’attività industriale e di una logistica di appoggio, di vantaggi fiscali per l’attrazione di investimenti dall’esterno dell’area, di un cuneo contenuto che renda il corso del lavoro più basso, di grandi eventi sportivi, politici e commerciali, che lancino le aree nel mercato internazionale, di una attenzione della rete pubblica televisiva adeguata.

E di risorse importanti che ritorneranno magari moltiplicate come ha ben capito la Germania riunita.

Con i fichi secchi e senza un progetto complessivo sarà difficile valorizzare l’area che può diventare la nuova frontiera dell’oro, ma può essere anche una palla al piede di un Paese che non comprende. (pmb)

[Courtesy Il Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia]

Comitato Ponte subito: «Adesso ci sono anche i soldi, è un grande sogno che si realizza davvero»

«Prima dicevano che non c’era il progetto; poi dicevano che non c’erano i soldi; adesso cosa diranno, che mancano i mattoni? I “No-Ponte”, e anche gli scettici, sono per l’ennesima volta zittiti dai fatti. Il Ponte sullo Stretto è stato interamente finanziato nella Manovra di Bilancio approvata oggi dal governo, con un miliardo di euro già impegnati per il 2024 con l’avvio dei cantieri e poi quote crescenti negli anni successivi ad avanzamento lavori per un totale di 12 miliardi. I soldi, quindi, ci sono e ci sono tutti per realizzare la grande opera che rilancerà il Sud Italia».

Lo afferma, in una nota, il Comitato Ponte Subito che da oltre 15 anni si batte per la realizzazione della grande opera dello Stretto.

«E’ una notizia bellissima che accogliamo con grande giubilo. Il Ponte sullo Stretto si farà: dopo la legge approvata in parlamento e pubblicata in gazzetta ufficiale la scorsa primavera, adesso c’è anche l’intero finanziamento dell’opera che zittisce i soliti bugiardi che per mesi hanno alimentato bufale e fake news facendo disinformazione sulla grande opera dello Stretto».

«La splendida notizia di oggi – prosegue il Comitato – conferma che il Ponte si farà: ci sembra di vivere un sogno, a maggior ragione se pensiamo che ancora soltanto un anno fa l’Italia era quella di superbonus e reddito di cittadinanza, misure assistenziali volte esclusivamente a sperperare denaro pubblico senza alcun risultato in termini di crescita e sviluppo. Al contrario, il nuovo governo è stato particolarmente brillante nel riuscire, in un solo anno, a bruciare le tappe e recuperare gli 11 anni perduti dai governi di centrosinistra che tra Monti, Letta, Renzi, Gentiloni, Conte e Draghi hanno bloccato il Ponte e quindi ogni prospettiva di sviluppo del Meridione. Da parte nostra va un enorme plauso al ministro Salvini, che si è battuto in prima fila per questo risultato; al ministro Giorgetti e al premier Meloni che hanno sostenuto l’iniziativa, e alle Regioni Calabria e Sicilia che con Occhiuto e Schifani sono sempre state in prima linea nel progetto del Ponte, tanto che oggi la Sicilia si è impegnata a cofinanziare l’opera con un altro miliardo. I soldi, quindi, ci sono. La volontà pure. Il progetto, anche con tanto di comitato tecnico-scientifico già al lavoro per aggiornarlo alla fase esecutiva».

«Siamo certi – conclude il Comitato – che l’impegno preso da Salvini sull’inizio lavori nel 2024 sarà realtà: inizia a concretizzarsi il grande sogno del Sud, che finalmente grazie al Ponte potrà emanciparsi da arretratezza, povertà, sottosviluppo e marginalità”. (rrc)