L’OPINIONE / Angela Marcianò: Ponte sullo Stretto, la formazione è la chiave di volta

di ANGELA MARCIANÒ – È evidente che il dibattito riguardante la realizzazione del Ponte sullo Stretto ha ripreso vigore in tempi recenti non solo per l’aspetto infrastrutturale, ma per l’impatto che progetti di questa portata possono avere anche sul fronte occupazionale. 

Quando si accosta la tematica del ponte a quella delle politiche attive del lavoro, la prima domanda rivolta al giuslavorista è la seguente «Crede verosimile che l’infrastruttura ponte sullo stretto possa creare 120 mila posti di lavoro?». Ecco, ritengo che questo sia un interrogativo fuorviante e non conducente rispetto alle vere opportunità che si potrebbero presentare nei prossimi anni.

Tra l’altro, sul punto, da decenni circolano notizie diverse. Pensate che una delle prime stime è stata fatta nel 2001. Si parlava di 17 mila posti di lavoro in 7 anni che sarebbero potuti arrivare a 50 mila, considerando anche gli occupati dall’indotto e, quindi, le attività economiche che, indirettamente, avrebbero potuto beneficiare di questa infrastruttura.

Con il passare del tempo le stime sono cresciute. Nel 2011 si parlava di 40 mila posti di lavoro. Nel 2016 l’allora presidente del consiglio Renzi parlò di 100 mila posti.

È corretto ammettere che non tutti sono convinti che la costruzione del Ponte sullo Stretto possa portare ad un aumento dell’occupazione. Anzi, varie associazioni ambiantaliste (penso a Legambiente, Italia Nostra, Wwf) già nel 2003, presentarono uno studio in sinergia con l’università Bocconi in cui, al contrario  si è prospettata la perdita  di circa 1200 posti di lavoro, riferibili perlopiù ai lavoratori addetti ai servizi del traghettamento automobilistico e ferroviario. 

Stime a parte, pare ormai chiaro che non si possa affrontare una tematica di questo tipo con un approccio ideologizzato o non sufficientemente fondato su ricerche empiriche e studi scientifici e che sia necessario, invece, distinguere i posti di lavoro diretti da quelli indiretti.

È opportuno puntare l’attenzione sul ruolo strategico della formazione e sulla impellente necessità di reperimento di tecnici,  di professionisti e  di manodopera specializzata, che possa essere impiegata nei cantieri del Ponte e di tutte le altre infrastrutture connesse.

 La formazione, alle nostre latitudini,  andrebbe  in primo luogo intesa come riqualificazione e promossa nell’ottica della ricollocazione della forza lavoro.  In questo quadro risulta importante il ruolo del Forma.Temp,  che è il Fondo per la formazione e il sostegno al reddito dei lavoratori in somministrazione, costituito sotto forma di libera associazione e senza fini di lucro. Sono soci del Fondo le due Associazioni di rappresentanza delle Agenzie per il Lavoro – ApL (Assolavoro e Assosomm), le Organizzazioni Sindacali dei lavoratori somministrati (Felsa-CislNidil-CgilUilTemp) e le tre Confederazioni Sindacali (CgilCisl e Uil).

Occorrano  centri di formazione che – col coinvolgimento di aziende locali – producano professionalità utili alla costruzione e alla manutenzione del Ponte e delle infrastrutture ad esso correlate, prestando particolare attenzione al tema della sicurezza sul lavoro e riqualificando prioritariamente il personale che risulterà in esubero da altri settori, a partire dal trasporto marittimo.  

A questo proposito appare interessante il Protocollo di Intesa sottoscritto tra il Presidente della Regione Calabria e l’amministratore delegato di Webuild Group. Il progetto chiamato ‘Cantiere Lavoro Italia’, che ha preso avvio nei giorni scorsi, potrebbe rappresentare una opportunità per il nostro territorio, che nei prossimi anni affronterà sfide epocali per realizzare o rafforzare infrastrutture indispensabili per creare sviluppo e attrarre investimenti. 

La Calabria è stata tra le prime regioni che  ha attivato questo tipo di percorso di formazione per reclutare manodopera specializzata e l’avvio dei corsi promuoverà la formazione e l’ assunzione di giovani e disoccupati.

Da giuslavorista credo che il tema della formazione rappresenti, oggi più che mai, la chiave di volta per rispondere alle esigenze sempre più mutevoli dei mercati transizionali. La formazione non è solo un  elemento che si aggiunge alla causa del contratto, ma prima ancora deve essere concepita come uno strumento di politica attiva del lavoro. Non a caso la dinamica formazione/lavoro costituisce uno degli elementi su cui il legislatore, nelle diverse fasi di evoluzione della normativa, ha investito in maniera rilevante, al fine di predisporre strumenti di ingresso (specie per i giovani) nel mondo del lavoro.

Dovrebbe guardarsi con molta attenzione al contratto di Apprendistato nelle sue tre varianti oggi presenti nel d.lgs n.81 del 2015 ovvero 1) apprendistato per la qualifica e il diploma professionale, il diploma di istruzione secondaria superiore e il diploma professionale (15-25); 2) l’apprendistato professionalizzante(18-25); 3) l’apprendistato di alta formazione e ricerca (18-29). A queste (dopo la legge di Bilancio 2022) deve aggiungersi un’ulteriore tipologia speciale di apprendimento professionalizzante, stipulabile, senza limiti di età e con alcune eccezioni alle regole comuni, per i lavoratori beneficiari di indennità di mobilità o di trattamento di disoccupazione.

Il Pnrr, non a caso, pur non intervenendo direttamente sulla disciplina dell’apprendistato, ha accresciuto le risorse a disposizione delle Regioni, al fine di favorire un incremento di questa tipologia lavorativa come strumento di politica attiva del lavoro.

Diventa essenziale, quindi, la sinergia anche con le Pubbliche Amministrazioni in considerazione del fatto che a partire dal 23 gennaio 2024 e fino al 31 dicembre 2026 le amministrazioni potranno reclutare giovani laureati di massimo 24 anni d’età fino al 10% delle loro capacità assunzionali (limite che aumenta al 20% per Comuni, Unioni di Comuni, Province e Città metropolitane), con cui stipulare contratti di apprendistato professionalizzante (ossia il tipo di formazione che mira all’ottenimento di una qualifica professionale valida ai fini contrattuali).

I candidati vengano reclutati a seguito del superamento di procedure selettive, indette a livello territoriale e che verranno pubblicate sul portale reclutamento in Pa.

Il Decreto Ministeriale del 21 dicembre 2023 (pubblicato il 22 gennaio 2024) a firma del Ministro per la Pubblica Amministrazione, adottato di concerto con il Ministro dell’Università e della Ricerca, ha determinato i criteri e le procedure per il reclutamento di giovani laureati e laureandi individuati su base territoriale. Sono state dunque disciplinate le procedure di reclutamento per individuare studenti che possano essere assunti a tempo determinato con contratti di formazione e lavoro. A tal fine le Pubbliche Amministrazioni possono stipulare accordi non onerosi con istituzioni universitarie aderenti alla Conferenza dei Rettori delle Università Italiane (Crui) per individuare gli studenti che abbiano completato gli esami previsti dal piano di studi; anche in tal caso, il reclutamento avverrà mediante pubblica selezione, previa pubblicazione dell’avviso sul portale reclutamento in PA. 

In conclusione, è indispensabile in questa fase focalizzare l’attenzione su una serie di iniziative  che costituiscono uno strumento fondamentale per potenziare gli uffici pubblici, fornendo le competenze necessarie per affrontare le sfide presenti e future, anche con l’ausilio del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr), guardando anche a percorsi di inclusione socio-lavorativa per i  giovani migranti.

È tempo di operazioni concertate, intersettoriali e multilivello e di occasioni di confronto, che spronino tutti a continuare a dare un contributo, ognuno secondo le proprie competenze e l’esperienza maturata sul campo, che sia in primo luogo scevro da pregiudizi ideologici. (am)

[Angela Marcianò è presidente di Impegno e Identità]

Alla Mediterranea di Reggio il forum “Il Ponte del Mediterraneo” del Rotary

Domani, nell’Aula Quistelli dell’Università Mediterranea di Reggio, dalle 9, si terrà il Forum Il Ponte del Mediterraneo, organizzato dal Rotary, con la presenza del Presidente della Società Stretto di Messina Giuseppe Recchi, di Pietro Ciucci Amministratore delegato della Società Stretto di Messina e del consigliere del CdA Giacomo Saccomanno.

Al forum parteciperanno, tra gli altri, Giuseppe Zimbalatti, rettore della Mediterranea, Giuseppe Falcomatà, sindaco di Reggio Calabria, Giusy Caminiti, sindaco di Villa San Giovanni, Federico Basile, sindaco di Messina, Renato Schifani, presidente della Regione siciliana, Roberto Occhiuto, Governatore della Calabria, Ilario Tassone Presidente dell’Ordine degli Architetti di Reggio e Francesco Foti Presidente dell’Ordine degli Ingegneri di Reggio.

Quest’incontro rappresenta un’opportunità significativa per discutere e promuovere progetti cruciali per il futuro della Calabria e dell’intero Mediterraneo, enfatizzando l’importanza della cooperazione e della legalità nel portare avanti iniziative di sviluppo infrastrutturale.

Aprono i lavori il Governatore del Distretto Rotary 2102, Francesco Petrolo, e Goffredo Vaccaro del Distretto 2110. Dopo il benvenuto di Maria Giovanna Irene Fusca, Prefetto del Distretto Rotary 2102,  saluti istituzionali dei presidenti Rotary Vincenzo Nociti (RC), Domenico Chindemi (RC Nord), Enrico Paratore (RC Parallelo 38), e Cosimo Sframeli (RC Est).

La prima sessione, prevista per le 10, sul Progetto Definitivo Ponte sullo Stretto, moderata da Alberto Porcelli e Giovanni Mollica vedrà gli interventi del Presidente Recchi, del prof. Ciucci e dell’ing. Achille Devitofranceschi, responsabile della macrostruttura del progetto del ponte.

La seconda sessione, in programma alle 10.40, si concentrerà sui Programmi di Sviluppo Rete e Portualità, e sarà moderata da Giovanni Leonardi direttore Dipartimento di Ingegneria, con l’interventi di Dario Lobosco, Presidente RFI, Francesca Moraci, Irene Gionfredda, Luca Bernardini.

Alle 11.40 avrà inizio la terza sessione dedicata alla Legalità. Moderata dal giornalista  Piero Gaeta, vedrà di interventi del gen. Emilio Errigo (commissario SIN Crotone-Cerchiara e Cassano) le sottosegretarie Wanda Ferro e Matilde Siracusano  e il Presidente della Gazzetta del Sud Lino Morgante.

La quarta e ultima sessione, alle 12.20, si occuperà di Sviluppo del Mediterraneo, con una tavola rotonda moderata da Alfredo Focà e Alfio Costa. Partecipano il vescovo Antonio Staglianò e i proff. Agostino Nuzzolo e Angela Marcianò.

Il forum si chiuderà alle 13.00 con l’intervento del viceministro Edoardo Rixi e conclusioni sono affidate ai Governatori 2102 e 21010 Francesco Petrolo e Goffredo Vaccaro. (rrc)

No Ponte, il 25 maggio ci sarà una grande manifestazione

La Rete No Ponte si organizza per i prossimi appuntamenti di protesta contro l’opera voluta dal governo. «È il 25 maggio la data individuata per una grande manifestazione popolare, contro il Ponte sullo Stretto, da tenersi a Villa San Giovanni – è scritto in una nota – Questa la principale decisione assunta ieri nel corso di una partecipata assemblea che si è tenuta presso il Nuvola Rossa, in cui attivisti storici No Ponte, associazioni delle due sponde dello Stretto, cittadine e cittadini hanno iniziato a tracciare il percorso per costruire questo importante appuntamento a difesa di un territorio unico, messo a rischio da un progetto scellerato. Non sono servite infatti le 239 osservazioni del Ministero dell’Ambiente a calmare gli animi, anzi aumentano le preoccupazioni, rispetto a ulteriori sperperi di denaro a favore degli studi di progettazione, e la rabbia per chi vede la propria vita, la propria casa, il proprio territorio come agnello sacrificale da immolare in nome di interessi né nazionali né strategici».

Continuano i No Ponte: «I diversi interventi hanno poi evidenziato tutte le contraddizioni di una classe politica che, nascondendosi dietro lo spauracchio del Ponte, continua a non dare risposte a quelle “vere priorità” che tutti i giorni calabresi e siciliani reclamano a gran voce: infrastrutture vere, sanità, scuola, servizi pubblici degni un paese civile. E mentre continuano a martellarci quotidianamente con una propaganda che ci propina un futuro radioso grazie al Ponte, il futuro ce lo stanno cancellando tra autonomia differenziata, tagli verticali alla spesa pubblica, terreni agricoli trasformati in distese di pannelli fotovoltaici e pale eoliche in nome di un green che sa poco di ambiente e molto di colonialismo».

«Per questo la manifestazione del 25 maggio avrà, ancora una volta – scrivono i No Ponte calabresi – un unico grande No, quello al Ponte, affiancato dai tanti Sì di cui Calabria e Sicilia hanno realmente bisogno. Vogliamo che sia una grande manifestazione popolare e rinnoviamo l’invito a tutte le realtà associative, a tutte e tutti quelli che si vogliono opporre a questo scempio a costruire insieme questa iniziativa, contattandoci sulla mail calabria@noponte.info e partecipando alle assemblee organizzative che si terranno ogni mercoledì alle 18 al Nuvola Rossa di Villa San Giovanni». (rrc)

Villa San Giovanni alla Conferenza dei Servizi del Mit per il Ponte

«È fondamentale per noi un approfondimento rispetto a tutte le problematiche del progetto che, anche in questa sede, sono state rappresentate e che (in maniera anche meno evidente) erano state a noi rappresentate il 19 marzo». È quanto ha ribadito Giusy Caminiti, sindaco di Villa San Giovanni, nel corso della Conferenza dei servizi indetta dal ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti per il progetto del Ponte.

Assieme al primo cittadino, la presidente del Consiglio comunale di Villa San Giovanni, Caterina Trecroci e il responsabile dell’ufficio tecnico, Salvatore Foti,

«Sembrerà banale, ma continuiamo a ricordare che la città di Villa San Giovanni è la città dell’impatto del ponte sul versante calabrese dello Stretto – ha aggiunto –. Per cui il livello di approfondimento di cui noi abbiamo bisogno come città è massimo. Villa San Giovanni è una città che si sviluppa su una costa meravigliosa: nell’area a vocazione turistica già in cui un chilometro e mezzo è occupato  dal porto storico e gli approdi in uso alle società private di traghettamento; poi il cantiere ponte per almeno un altro chilometro».
«L’opera ha i suoi piedi nello Stretto – ha proseguito Caminiti – con i piloni e la sua testa (il blocco di ancoraggio) a forte Beleno, che è l’unico sito archeologico che ha Villa San Giovanni, un fortino murattiano del 1888. Una città che già solo dall’apertura del cantiere verrebbe tagliata in due e, quindi, continuiamo a sostenere che è prioritaria la risoluzione delle interferenze, perché la città non può assolutamente sopportare il cantiere. Siamo più preoccupati forse dalla cantierizzazione dell’opera che dall’opera stessa! Per noi risoluzione delle interferenze vuol dire affrontare in maniera sistematica il problema della rete viaria innanzitutto, la viabilità alternativa. Già noi sopportiamo milioni di mezzi ogni anno e non possiamo anche sopportare il peso del cantiere Ponte. E poi anche i sottoservizi (quindi rete idrica fognaria, pubblica illuminazione)».
«Abbiamo sentito in conferenza dei servizi – ha detto ancora – che due fasi eventualmente potrebbero essere anticipate a dopo l’approvazione del Cipess, ossia la stazione base a Santa Trada e il blocco di ancoraggio a Forte Beleno: sarebbe importante capire che numeri di  accoglienza avrà quel campo base, perché se i numeri sono importanti come quelli che ci sono stati presentati (da quattromila a settemila lavoratori) questo inciderà molto sulla vivibilità della città».
«La prioritaria preoccupazione è quella di garantire una vivibilità – ha ribadito –. Come abbiamo detto più volte, infatti, questa città rischia di distruggersi, di scomparire sotto questo cantiere. Al netto di quelle che sono le valutazioni che tutti abbiamo letto nelle 42 pagine di richieste di integrazione documentale della commissione di esperti della commissione Via del Ministero dell’Ambiente, non può esserci detto ‘stiamo valutando e stiamo approfondendo’: noi, probabilmente perché quelle osservazioni le avevamo presentate, quelle richieste le abbiamo lette invece molto velocemente e dobbiamo dire che ci sono le nostre perplessità, quelle che avevamo presentato a Villa San Giovanni già il 19 marzo, proprio sulla carenza documentale e degli studi, sullo scarso approfondimento del progetto rispetto ad un definitivo standard».
«Un’attenzione ai temi ambientali ancora minore – ha evidenziato la sindaca di Villa San Giovanni – sul versante calabrese rispetto a quello siciliano. Ma questa è sicuramente colpa della politica, che rappresentiamo in continuità e di cui ci assumiamo ogni responsabilità: però c’è un livello di approfondimento minimo da garantire. E ci aspettiamo anche di vedere progettato e inserito adesso il sistema della mobilità sull’area calabrese. Ci aspettiamo di avere la risoluzione di tutte le problematiche che sono state avanzate e ci aspettiamo che questa conferenza istruttoria non sia solo finalizzata ad esprimere un parere in 60 giorni, ma sia veramente un luogo di approfondimento di quelle che sono le questioni tecniche legate a questo progetto».
«Le questioni di valutazione impatto ambientale, Vinca e Put (piano utilizzo delle terre e rocce da scavo) – ha detto – le sta risolvendo un’altra conferenza dei servizi, ma qui  al Mit il comune di Villa San Giovanni si aspetta davvero che il progetto venga visto dettagliatamente e vengano risolte adesso, ante approvazione Cipess, tutte quelle che saranno le richieste che avanzeremo come amministrazione».
«Nonostante gli elaborati siano un copioso numero – ha detto Foti – non abbiamo una completezza delle valutazioni. Tant’è che ci riserviamo a trasmettere delle richieste di integrazione scritte. L’ufficio tecnico indipendentemente dagli aspetti della risoluzione delle interferenze, come ha anticipato il sindaco, che devono essere trattate sul territorio direttamente con la stretto di Messina, deve esprimere pareri soprattutto sotto i vari vincoli che gravano sul territorio a partire dal vincolo dello strumento urbanistico. Anche se poco fa ho sentito che una tavola viene inserita all’interno della pianificazione, la pianificazione che oggi c’è al comune di Villa è quella del consumo di suolo zero».
«È normale che il suolo sarà consumato – ha spiegato – solo con la cantierizzazione, però quelle opere di mitigazione e d’impatto che sono state distribuite su tutto il territorio provinciale e non solo, devono essere magari concentrate anche sul territorio comunale, andando a restringere dove è possibile e ridurre quelle aree di cantiere o di servitù di cui si può fare a meno. Allo stesso tempo che cosa succede? Rientrando nell’aspetto dei vincoli e della pianificazione, ci sono dei vincoli e delle fasce di rispetto per cui si potrebbero tranquillamente non rilasciare dei pareri o autorizzazioni in deroga: mi riferisco soprattutto al cimitero di Cannitello dove all’interno della fascia di rispetto c’è collocato un impianto di betonaggio. Quella è un’altra delle interferenze che dovremmo sicuramente andare a risolvere anziché rilasciare un parere in deroga».
«Allo stesso tempo, per quanto riguarda tutti gli aspetti acustici, di viabilità, degli scariche delle acque reflue, dell’installazione di esercizi di distribuzione del carburante – ha rilevato – va rivisto perché vanno a contrastare non solo con la pianificazione ma con la programmazione delle nostre stesse opere. Per quanto riguarda la cantierizzazione voglio solo collegarmi a quanto già ha preannunciato il sindaco e aprire una breve parentesi: dalle tavole che abbiamo visto e da quelle che ci sono state ripresentate oggi, sostanzialmente non c’è una soluzione durante tutto l’arco del tempo di utilizzo dell’area di Villa San Giovanni come cantiere ma c’è una soluzione iniziale e una soluzione finale».
«Sicuramente Villa San Giovanni sarà modificata e trasformata prima, durante e dopo l’esecuzione dell’opera – ha concluso –. Le tavole di cantiere devono entrare nel dettaglio e capire come funzionerà la città di Villa San Giovanni, a maggior ragione come l’ente potrà garantire i servizi ai cittadini e come la società Stretto di Messina dovrà venire incontro alla città». (rrc)

L’OPINIONE / Nicola Irto: Il Ponte non è affatto una priorità ed è funzionale agli interessi politici

di NICOLA IRTO – Insieme al partito della Sicilia, come Pd della Calabria abbiamo prodotto argomentate osservazioni sul ponte di Messina nell’ambito della relativa Conferenza dei servizi, sottolineando la mancata effettuazione della Vas, le pesanti criticità della Via, le palesi carenze di progetto, di procedura e analisi di impatto, oltre che i problemi di sismicità, ventosità, tutela ambientale e del paesaggio, di salvaguardia della salute pubblica, di sostenibilità dei cantieri e di consumo delle acque.

Il ponte sullo Stretto non è affatto una priorità, non serve al Sud ed è funzionale agli interessi politici e alla propaganda di Matteo Salvini e dell’intera Lega. La Calabria e la Sicilia hanno invece bisogno di grandi investimenti per superare il loro isolamento dal resto dell’Italia e i pesanti limiti di viabilità e mobilità interna. Inoltre, urgono ingenti risorse per migliorare la sicurezza stradale nelle due regioni, già penalizzate dallo scippo di quote del Fondo per lo sviluppo e la coesione, dolosamente dirottate sul ponte sullo Stretto.

Il governo Meloni e la sua maggioranza non sentono il dovere di colmare i divari territoriali, altrimenti non insisterebbero sulla follia imperdonabile dell’autonomia differenziata, nascosta dalla ricorrente bugia sull’utilità del ponte di Messina. (ni)

[Nicola Irto è senatore del Pd e segretario del Pd calabrese]

Gli ingegneri Misiti, Casciati e Saccà: Perplessi su iter e progetto per Ponte

Gli ingegneri Aurelio Misiti, già presidente del Consiglio superiore dei lavori pubblici, Fabio Casciati, già ordinario di Scienza delle Costruzioni all’Università di Pavia oggi docente in Cina, e Giovanni Saccà, già dirigente del Gruppo Ferrovie dello Stato e preside CIFI-Sezione di Verona, hanno espresso perplessità sull’attuale progetto e sull’iter che si sta seguendo per il Ponte sullo Stretto.

Nei giorni scorsi, infatti,  alla Facoltà di Ingegneria de La Sapienza, nella sala di Michelangelo, i professori Remo Calzona e Franco Purini sono stati protagonisti di uno straordinario dialogo su Progettare e costruire, dall’antichità persiana all’epoca contemporanea. Lo spunto storico è servito per una ricostruzione tra l’autore del libro e il noto architetto sul significato del costruire e in particolare qual è il suo fine e quali i contenuti nell’orizzonte dell’oggi: se utilitas, firmitas, venustas, i tre aspetti che Vitruvio indicava come fondamentali nel concepire un’opera, siano ancora la cifra del progettare contemporaneo. Utilità dell’opera, resistenza strutturale e bellezza cui occorrerebbe aggiungere durabilità e sicurezza.

L’analisi ha spaziato sulle progettazioni attuali e, naturalmente, ha incluso il Ponte sullo Stretto di Messina tema su cui riteniamo di dover partecipare alcune considerazioni.

Nel dibattito tra cattedratici a Roma è emerso che, per i ponti stradali-ferroviari, l’esperienza acquisita, in ossequio al sempre valido principio galileiano dello sperimentare, suggerisce di non spingersi oltre i 1500-1600 metri di luce unica. In particolare, il professor Fabio Casciati, dell’Università di Pavia e oggi docente dell’Università di Zehjiang ad Hangzhou in Cina, ha ricordato quali sono le caratteristiche dei ponti sospesi, costruiti come ponti stradali, stradali-ferroviari e ferroviari soltanto. Mentre quelli stradali hanno ormai raggiunto dimensioni di 2000 mt nella campata maggiore, i ponti ferroviari si sono fermati a campate principali di lunghezza massima di 1408 mt.

Ciò perché i ponti sospesi essendo posti in aria, soggetti a venti molto forti, possono far deragliare i treni, specialmente quelli destinati all’alta velocità. In Cina, dove si sono realizzati negli ultimi 20 anni circa 20 ponti sospesi, si sta preparando la realizzazione di un ponte ferroviario di campata massima lunga 1488 mt (dovrebbe essere completato entro il 2026).

Ovvio il fatto che molti progetti di ponti sospesi ferroviari o misti ferroviari-stradali di lunghezze superiori a quella ritenuta realistica progettata dai cinesi, sono stati abbandonati. I tentativi di inserire linee ferroviarie sul ponte di Akashi non si sono realizzati per i pericoli citati, dovuti all’azione dei venti.

Il prof. Aurelio Misiti ha evidenziato, altresì, come sia necessario più che mai ricorrere alle strutture di controllo italiane (Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici e Commissione di valutazione di impatto ambientale Via) «prima di accreditare un’opera di tale impatto, così da scongiurare l’inevitabile impressione negativa dell’Italia sul piano internazionale che altrimenti ne deriverebbe. È necessario ricorrere alla scienza di Galileo, più che mai valida nel XXI secolo».

«La teoria, affermava il più grande scienziato italiano del Rinascimento – ha detto – basata sulla matematica rigorosa può trattare qualunque opera di grandi dimensioni, ma se l’opera prevista teoricamente non può essere confrontata con una già realizzata e quindi verificata, quella teoria va abbandonata. Gli anglosassoni in passato hanno talvolta disatteso questa cautela e si sono trovati in difficoltà, avendo fatto il passo più lungo della gamba: molti crolli di ponti sono dovuti al fatto che i progettisti non hanno seguito la scienza galileiana».

Infine, l’ing. Giovanni Saccà, ha sottolineato il fatto che «il sistema ferroviario italiano è sottoposto al controllo dell’Agenzia Nazionale per la Sicurezza delle Ferrovie e delle Infrastrutture Stradali e Autostradali, costituita in Italia sulla base del modello Era (European Railway Agency)), incaricata delle verifiche relative al rispetto delle Specifiche Tecniche di Interoperabilità (STI) e della sicurezza stradale e ferroviaria, ma non risulta ancora il ricorso a tale organo indispensabile soprattutto per la parte ferroviaria del progetto». 

«Tale valutazione – ha proseguito Saccà – sarebbe molto utile anche per poter ottenere i finanziamenti comunitari, così come evidenziato dalla commissaria europea per i Trasporti, Adina Valean, durante un’intervista all’Ansa «Per avere un rating ottimo e una posizione competitiva, il progetto deve essere solido. Non consiglierei dunque» all’Italia «di fare in fretta, quanto piuttosto di fare un’ottima proposta».

«Dunque, anche un preliminare avallo alla progettazione da parte dell’Ansfisa – ha concluso – dovrebbe tornare condizionante prima di cimentarsi in iperbolici tracciati che, triplicando i dati oggi plausibili, fanno ritenere improbabile e azzardato il salto di scala ipotizzato». (rrm)

PONTE, IL DISAGIO DI CHI SUBIRÀ ESPROPRI
NON DIVENTI PRETESTO DI LOTTA POLITICA

di PIETRO MASSIMO BUSETTA – Dovevano  già essere aperti i due info point a Reggio Calabria e a Villa San Giovanni, per le informazioni riguardanti coloro che dovranno lasciare le loro proprietà per far posto ai cantieri del Ponte sullo Stretto.

In realtà ancora pare siano in preparazione e la loro apertura ritarderà di qualche giorno. Ma sono stati  pubblicati gli avvisi che riguardano gli espropri delle case e dei terreni che faranno posto ai cantieri. Circa 300 le abitazioni che saranno espropriate sul versante messinese, circa 150 su quello calabrese.

Immaginatevi le reazioni di chi avendo abitato in una certa zona si vede costretto a trasferirsi, si vede tagliate  le  proprie radici, magari obbligato ad abbandonare realtà in cui si è abitato da sempre, dove sono nati i propri figli,  per un’esigenza collettiva.

È un processo che riguarda tutti gli espropri, ma quando si tratta di autostrade, alta velocità ferroviaria, in genere la presa in possesso per pubblica utilità riguarda terreni per cui, anche se si perde il diritto alla proprietà, il trauma è inferiore.

Quando si tratta di abbandonare  le proprie case il fatto ha un impatto devastante. Si pensi che il semplice trasloco viene ritenuto tra le cose più stressanti della vita di un uomo quando è volontario, immaginate quando è forzato. Il trauma da trasloco viene definito come un life-event problematico che porta ansia, preoccupazione, disagio e sofferenza a chi non riesce a elaborare il passaggio da un’abitazione all’altra. Gli effetti nel caso sia obbligato saranno molto più pesanti. Per questo l’attenzione da parte della Società Ponte dello Stretto dovrebbe essere massima, la disponibilità agli incontri totale, mentre pare che per avere spiegazioni bisogna concordare un appuntamento. Farebbe bene la Stretto di Messina a non sottovalutare un aspetto che sembrerebbe meno importante di quelli tecnici relativi al progetto, alle prove nella galleria del vento, alla faglia che si allontana, insomma a tutti quegli aspetti ai quali sta dedicando la massima attenzione.

L’esigenza da parte della società di capire che l’aspetto  psicologico è importantissimo; che

è necessario un approccio convincente e molto conveniente per chi sarà sottoposto a un tale trauma non deve assolutamente essere ritenuto meno importante, come sembra stia avvenendo.

Si può costruire una infrastruttura anche contro la volontà dei territori, ma non è il modo migliore di procedere in una democrazia. Ricordiamo tutti che in Iran Mohammad Reza Pahlavi, che voleva saggiamente modernizzare il Paese, facendo passare le autostrade sopra i villaggi che venivano requisiti e distrutti, alla fine è stato deposto.

Intanto con le elezioni europee vicine,  anche questo necessario passaggio sta diventando campo di lotta politica. Cosa c’è di più interessante per chi si è dichiarato contrario che cavalcare un disagio così importante? Quasi tutta la sinistra a parte qualche esponente dissidente del PD, che oggi evita di esporsi considerato che Elly Schlein si è lanciata, inopportunamente, lancia in resta, a costituire quel campo largo, che su tutti gli altri temi fallisce, si è allineata.

Non è un fatto nuovo, si può ricordare ad esempio che il Pci non voleva neppure l’Autostrada del Sole, e il Pds si oppose all’Alta Velocità ferroviaria.

Non fa testo e rimane una rondine che non fa primavera la dichiarazione di Vincenzo De Luca, Governatore della Campania, che si pone in distonia con la sua segretaria: «Il Ponte sullo Stretto di Messina è una grande struttura di cui necessitano la Sicilia e l’Italia. Io sono favorevole alla sua costruzione».

Ma non sono in tanti ad avere il coraggio di porsi in contrapposizione alla segretaria del momento. Probabilmente appena si cambierà segretario anche la posizione del partito cambierà, come è avvenuto periodicamente negli ultimi anni.

«La pubblicazione dell’avviso non significa affatto che gli espropri, e a seguire il cantiere, partiranno». Così la senatrice messinese del M5S Barbara Floridia. Là speranza è l’ultima a morire lo si sa.

«Le associazioni e i comitati dei cittadini stanno preparando centinaia di osservazioni al progetto che dovranno essere valutate tutte con la massima attenzione e che ci sono le autorizzazioni relative all’impatto ambientale da ottenere – aggiunge –. Le comunicazioni, però, restano fuorvianti, poco trasparenti e si agisce sempre comprimendo i diritti dei cittadini, i quali già in origine sono stati tagliati fuori dal dibattito pubblico sull’opera, pur previsto dal nostro codice degli appalti, ma rispetto al quale per il ponte il Governo ha preferito derogare».

Dall’altra parte Salvo Geraci, deputato della Regione siciliana della Lega afferma: «Ci sono tutte le condizioni per realizzare l’opera: con l’avvio delle procedure di espropriazione per pubblica utilità parte l’iter per la realizzazione del Ponte  di Messina. Sentiamo forte la responsabilità anche come Regione Siciliana di contribuire concretamente alla realizzazione del Ponte. È questa l’occasione per unire la Sicilia al continente in maniera reale e per determinare sviluppo e crescita».

 «La pubblicazione di un avviso è l’ennesimo tentativo di distrazione di massa. La verità è che non c’è nessun progetto approvato, che arriveranno invece in tempo utile montagne di osservazioni, che partiranno innumerevoli ricorsi, anche per colmare l’incomprensibile e assurdo silenzio delle istituzioni locali. Gli espropri potrebbero essere avviati solo dopo la “Dichiarazione di Pubblica Utilità”, che seguirà l’eventuale approvazione del Cipess. Prima di allora nessun avviso “privato” può avviare nessun esproprio». Cosi le opposizioni.

Non c’è stata opera in Italia più divisiva e più politicizzata. D’altra parte ha caratteristiche uniche sia in termini di una campata così lunga, ma anche per il fatto che si debbano “sprecare al Sud” tante risorse.

E vedono queste risorse sottratte alle opere necessarie al Centro Nord. E i mezzi a disposizione della vulgata nordista sono abbondanti e vengono utilizzati tutti. ν

[Courtesy Il Quotidiano del Sud

– L’Altravoce dell’Italia]

(pmb)

[Courtesy Il Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia]

 

Al Villa San Giovanni l’assemblea pubblica del Movimento No Ponte

Al Teatro Primo di Villa San Giovanni si è svolta l’assemblea pubblica convocata dal Movimento No Ponte che, da oltre 25 anni, è in prima l’idea contro «questo progetto scellerato e dannoso per i nostri territori».

Per il Movimento, infatti, «la grande risposta partecipativa da parte di cittadini e Associazioni» è «un chiaro segnale di una opposizione sempre più crescente alla famigerata realizzazione del Ponte sullo Stretto».

Sono intervenuti Aura Notarianni, Domenico Gattuso e Alberto Ziparo che hanno sciorinato «le enormi contraddizioni che stanno dietro l’iter rilanciato da Salvini e di un progetto che non c’è, nonostante il bombardamento mediatico cui siamo vittime ci indurrebbe a pensare altro».

Sono stati diversi, poi, gli interventi dei vari membri del Movimento «che, in tutti questi anni, si è opposto e si oppone al mostro sullo Stretto, con una folta delegazione anche dall’altra sponda dello Stretto».

Il Movimento, poi, ha apprezzato anche l’intervento della sindaca Giusy Caminiti di Villa San Giovanni che, «nel dare una risposta pubblica a quanti hanno accusato l’amministrazione comunale di ambiguità, ha ribadito la posizione unanime di contrarietà al Ponte della sua maggioranza e annunciato un consiglio comunale aperto per il 12 aprile con all’ordine del giorno i risultati delle osservazioni dei tecnici comunali su un progetto “puzzle”, frutto delle diverse revisioni fatte negli anni».

«L’elenco degli espropri – ha detto il movimento – ha reso evidente quanto sia stata limitata la narrazione comune che ha visto sempre e solo Villa San Giovanni come area coinvolta dai cantieri, mentre ora molti cittadini calabresi scoprono che anche i loro territori saranno oggetto di interventi di varia natura, così da più parti è venuta la richiesta di sollecitare anche gli altri territori. Proprio in tale direzione nei giorni scorsi abbiamo chiesto al sindaco metropolitano Giuseppe Falcomatà la convocazione di un consiglio metropolitano aperto alla presenza di tutti i sindaci interessati».

«Ma, come è stato ribadito – prosegue la nota – il Ponte non è un problema dei soli espropriandi, che oggi vedono i loro nomi scritti nero su bianco nelle liste pubblicate. È un problema anche di chi vive a ridosso delle aree interessate dagli espropri e che vedrebbe, nella malaugurata ipotesi di apertura dei cantieri, la propria realtà stravolta e resa invivibile. È un problema di tutte e tutti i cittadini dei nostri comuni, dalla fascia tirrenica a quella jonica passando per l’Aspromonte, che non possono ritenersi assolutamente “non coinvolti”».

«Abbiamo di fronte – continua la nota del Movimento – un nemico potente e interessi enormi, che non sono certamente quelli dei calabresi e dei siciliani, ma ancora una volta possiamo fermare questo mostro se saremo capaci di mettere al centro del nostro agire i veri interessi collettivi. Con questo spirito parteciperemo alle prossime iniziative annunciate ieri nel corso degli interventi, come l’11 aprile all’incontro promosso a Cannitello dal Comitato TiTengoStretto, il Primo maggio a Rosarno alla manifestazione promossa dalla Casa del Popolo G.Valarioti e il 4 maggio per la manifestazione contro la chiusura dell’ospedale di Polistena».

«A tutte le realtà associative, ai movimenti, alle organizzazioni politiche e sindacali, – conclude la nota – a tutte le cittadini e cittadini lanciamo l’invito a costruire insieme una manifestazione popolare a Villa San Giovanni per la fine di maggio. Per organizzare in maniera unitaria questa iniziativa diamo appuntamento a chiunque voglia attivarsi su questo percorso per mercoledì 17 aprile alle 18 al Nuvola Rossa di Villa San Giovanni». (rrc)

I No Ponte si ritrovano oggi a Villa San Giovanni

Oggi, venerdì 5 aprile alle 17.30 al Teatro Primo di Villa San Giovanni (Via delle Filande, 29), si riunisce la rete No Ponte.

L’incontro «punta a unire le diverse prospettive di opposizione al Ponte e a costruire un percorso partecipato di resistenza civile alla svendita dei nostri territori. Per questi motivi, l’evento di oggi rappresenta una tappa molto importante nella mobilitazione collettiva contro il progetto di costruzione dell’opera».

«L’arroganza di coloro che si ritengono i padroni dello Stretto non manca di ulteriori conferme – è scritto in una nota – pur in assenza di un progetto esecutivo la strada degli espropri prosegue a spron battuto e proprio in questi giorni è stato pubblicato l’avviso di avvio del procedimento volto all’apposizione del vincolo preordinato all’esproprio e alla dichiarazione di pubblica utilità, che sarà sancita solo qualora vi sia l’approvazione del progetto definitivo da parte del Ministero dell’Ambiente e del Cipess».

Continua la rete No Ponte: «È chiaro che a questo punto, di fronte alla tracotanza di un governo che continua imperterrito sulla sua strada nonostante le ormai note 68 criticità formulate dallo stesso comitato scientifico della Stretto di Messina (che senza cantieri in un solo anno ha già speso 4 milioni di euro in contratti esterni), dopo aver scippato le regioni meridionali di 2,5 miliardi di euro dei fondi previsti per la perequazione delle infrastrutture e prosciugato il Fondo di Coesione e Sviluppo di Sicilia e Calabria dirottandone le risorse in entrambi i casi sulla costruzione della mega-opera (mentre l’autonomia differenziata, ovvero la discriminazione territoriale del Sud diventa legge di Stato), è arrivato il momento di intensificare le azioni di protesta contro lo scempio e l’impoverimento dei nostri territori».

«Deturpare un ecosistema meraviglioso e fragile – aggiungono – con cantieri perenni, inquinamento e stravolgimento urbanistico (e ciò vale soprattutto per Villa San Giovanni, su cui la cantierizzazione si abbatterà totalmente) per un’opera priva di qualsivoglia utilità per i cittadini di Calabria e Sicilia rappresenta un atto di violenza coloniale contro la regione dello Stretto, i cui cittadini – come gli espropriandi e le espropriande – si sono visti da un giorno all’altro costretti a lottare per non vedere distrutte la propria casa, le proprie storie di vita, i sacrifici di chi ha investito un’esistenza qui, a Villa come a Messina, invece di emigrare».

«È per il territorio e i suoi abitanti che venerdì ragioneremo insieme intorno alle strategie più efficaci per contrastare concretamente il Ponte, a partire dall’analisi e dalle proposte ingegneristiche dei professori Alberto Ziparo e Antonio Gattuso e dalle considerazioni giuridiche di Aura Notarianni, che nelle scorse settimane ha lanciato l’idea di una class action da parte dei cittadini che subiranno l’aggressione dei partiti di governo, a caccia di voti per le prossime elezioni europee».

«Oltre ai pareri tecnici e alle visioni di sviluppo alternativo e sostenibile, però – conclude la rete No Ponte – è necessaria una consapevolezza condivisa e collettiva che porti tutte e tutti a intraprendere un percorso di mobilitazione più ampio e duraturo: Ciucci, Salvini e compagnia cantante non devono pensare che in Calabria (o in Sicilia) non ci opporremo alla devastazione dello Stretto. L’appuntamento, aperto a tutta la cittadinanza e a tutte le organizzazioni che si riconoscono in questa battaglia per il futuro dei nostri territori, è a venerdì, per decidere insieme come proseguire con efficacia e determinazione questo percorso di mobilitazione». (rrc)

Società Stretto di Messina: Al via alle procedure per gli espropri per il Ponte

Domani sarà pubblicato l’avviso di avvio delle procedure di esproprio del Ponte sullo Stretto. È quanto riporta in una nota la Società Stretto di Messina, spiegando come tale avviso sarà pubblicato – sui quotidiani nazionali e territoriali – l’avviso dell’avvio del procedimento per l’apposizione del vincolo preordinato all’esproprio e alla dichiarazione di pubblica utilità, che sarà sancita con l’approvazione del progetto definitivo del ponte sullo Stretto di Messina da parte del Cipess.

«In linea con l’iter autorizzativo previsto dal quadro normativo – si legge nella nota – la pubblicazione dell’Avviso è un atto conseguente all’approvazione da parte del Consiglio di Amministrazione della Stretto di Messina dell’aggiornamento del progetto definitivo dell’opera, alla consegna degli elaborati progettuali ai ministeri e alle Autorità competenti e all’avvio della Conferenza di Servizi.  Al fine di garantire la più ampia diffusione delle informazioni, l’Avviso – corredato del Piano Particellare e dell’Elenco Ditte proprietarie – sarà pubblicato anche sui siti Internet istituzionali della Regione Calabria, della Regione Siciliana, della Stretto di Messina, nonché affisso agli Albi Pretori dei comuni interessati dalla realizzazione dell’intervento».

«Questa fase intermedia, legata alla pubblicazione dell’Avviso – prosegue la nota – consentirà a tutti gli interessati di prendere visione della documentazione relativa al Piano espropri e formulare eventuali osservazioni. In tale contesto la società Stretto di Messina aprirà “Sportelli informativi” sia a Messina che a Villa San Giovanni, in spazi dedicati messi a disposizione dai rispettivi comuni, per fornire il supporto necessario per l’analisi della documentazione».

«In particolare, per 60 giorni a partire dall’8 aprile – viene spiegato – i soggetti i cui beni sono interessati dalle procedure espropriative, potranno rivolgersi per l’assistenza con personale tecnico, previo appuntamento telefonico ai numeri: 06.85826210 – 06.85826230 – 06.85826270, ai seguenti “Sportelli informativi”: – Messina presso il Palacultura Sala Rappazzo (piano terra) sito in Viale Boccetta 373, lunedì dalle 15.00 alle 17.00; martedì e mercoledì dalle 9.00 alle 13.00 e dalle 15.00 alle 17.00 ad esclusione dei giorni festivi. – Villa San Giovanni presso la ex sede della Pretura sita in via Nazionale Bolano 541, giovedì dalle 9.00 alle 13.00 e dalle 15.00 alle 17.00, venerdì dalle 9.00 alle 13.00, ad esclusione dei giorni festivi». (rrm)