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Il sindaco di Soverato Alecci racconta il fallimento della sanità calabrese

Ernesto Alecci, sindaco di Soverato

Il sindaco di Soverato Ernesto Alecci ha affidato a Facebook una storia di ordinaria follia nella sanità calabrese, vissuta in prima persona. È la conferma del fallimento della sanità in Calabria, resa ancora più complicata dalla gestione dell’emergenza covid e della disorganizzazione totale che riguarda l’assistenza domiciliare, nonostante l’abnegazione, la professionalità e l’instancabile impegno di medici e sanitari. Il suo racconto dovrebbe essere sul tavolo non solo del Commissario alla Sanità Guido Longo, ma di tutti i responsabili dello sfaccio della salute dei calabresi. A commento della storia, è arrivata in redazione anche la lettera aperta di una lettrice, Lucia Talarico, destinata a tutti i sindaci calabresi, che pubblichiamo volentieri.

«Alle 12 stamani (sabato, ndr) mi chiama il Maresciallo dei Carabinieri e mi avvisa di aver ricevuto una chiamata da un signore solo in casa senza nulla da mangiare positivo al Covid, il nome stranamente non mi dice nulla e mi prendo il numero per chiamarlo.

Lo chiamo, mi dice che ieri pomeriggio aveva chiamato il 118 perché stava male, paralizzato a letto dal dolore alle articolazioni, l’ambulanza lo preleva e lo porta a Lamezia dove prima del ricovero gli fanno un tampone, purtroppo risulta positivo al Covid e quindi dopo diverse ore in cerca, senza successo, di un posto letto, alle 4 del mattino lo riportano a casa e lo rimettono a letto con un catetere, solo e senza assistenza.
Mi dice che non mangia da 2 giorni e che si sente male.
Chiamo i medici dell’USCA in servizio a Soverato e gli do appuntamento davanti casa del signore dopo 15 minuti per avere prima il tempo di andare al supermercato a fargli un po’ di spesa.
Arriviamo li dopo che un familiare ci porta la copia delle chiavi di casa (è allettato e non poteva alzarsi ad aprire) ed i sanitari entrano. Lo trovano alle 12:45 con il catetere pieno di urina e sangue. Il letto zuppo d’acqua perché cercando di bere gli era caduta l’acqua addosso. Con grande fatica lo cambiano, sostituiscono le lenzuola e sostituiscono il catetere.
Non sono però attrezzati alle cure domiciliari, i sanitari dell’USCA possono intervenire solo sui positivi al COVID ma non per altre patologie.
Allora chiamo il sevizio per l’assistenza domiciliare sanitaria che presta soccorso a chi ha bisogno di cure ma mi dicono che per i casi positivi al COVID non possono intervenire.
INSOMMA L’ASSISTENZA DOMICILIARE NON INTERVIENE PER I POSITIVI AL COVID E L’USCA INTERVIENE PER I POSITIVI AL COVID MA SOLO PER I SINTOMI DA COVID E NON PER ALTRE PATOLOGIE.
Proviamo a far mangiare il signore ma non ci riesce. Non può deglutire ed ha dolori troppo forti. Ci dice di aver avuto una emorragia digestiva dovuta all’abuso di antidolorifici presi nei giorni precedenti.
Chiamo il 118 per un ricovero ma mi dicono che siccome la saturazione è buona non possono intervenire perché i posti letto sono pochi ed occupati.
I sanitari dell’USCA (molto scrupolosi ed attenti) provano a fare il possibile ma la situazione non migliora.
Richiamo il 118 e chiedo di fare il possibile perché la situazione non è sostenibile.
Arriva l’ambulanza, medico ed infermieri molto bravi e scrupolosi, inziano le cure del caso nel tentativo di poter mettere il paziente in grado di seguire la terapia in casa.
Dopo mezz’ora anche loro si accorgono che la situazione è più complicata del previsto ed alle 16:20 finalmente viene portato in ambulanza.
Salgono e partono via…..rimango a guardare l’ambulanza andare via dopo quasi 4 ore e mezza di stress, ansia e nervosismo. MI RIMANGONO IN MANO LE CHIAVI DI CASA DEL SIGNORE E TANTO SDEGNO, AMAREZZA E RABBIA.
I sanitari dell’USCA salutandomi mi dicono che quelle che hanno usato sono le ultime mascherine e gli dico che in settimana proverò a procurarne per donargliele.
MI RENDO CONTO DI COME È RIDOTTA LA NOSTRA CALABRIA E LA SANITÀ.
ED ANCORA SENTO PARLARE DI NOMINE, COMMISSARI, GRANDI SCIENZIATI E SUPEREROI….POWER RANGERS E BACCHETTE MAGICHE….SUI SOCIAL CHI PARLA DEI GRANDI SISTEMI….DELLA POLITICA DEL RINNOVAMENTO…DEI PARTITI E DEI MOVIMENTI….
INTANTO LA GENTE MUORE ED I POSTI LETTO DOPO 1 ANNO ANCORA MANCANO.
VERGOGNA!!! VERGOGNA!!
NOI CALABRESI, TUTTI, DOBBIAMO SOLO VERGOGNARCI PER COME ABBIAMO RIDOTTO LA NOSTRA REGIONE…».
Lucia Talarico ha scritto questa lettera aperta al sindaco Alecci e a tutti i sindaci della Calabria: «Gentile Sindaco Ernesto Alecci, gentili Sindaci tutti, sono sorpresa del suo “sdegno, amarezza e rabbia”. Lei è in campo da molti anni, dovrebbe sapere che la situazione è questa e purtroppo permane tale.
Anche a Soverato, purtroppo, abbiamo sentito e visto incuria, trascuratezza, fondi dedicati ai servizi per gli anziani “stornati”, e un guardare dall’altra parte che giorno dopo giorno porta ai guasti che sono prevedibili e conseguenti.
Adesso, in piena emergenza sanitaria, il presidente ff Nino Spirlì ci inonda di dirette Facebook per dilettarci di stoccafisso, carciofi ripieni, “pipi e patati”, snocciolandoci anche le sue risposte ai commenti di chi lo segue: “Sì, Laura, quanto è buono il baccalà”, “Che bello, Enzino, che mangi gli spaghetti”, “Bravo, Peppuccio, un bacione”…
Una miseria e una tristezza infinita che pur riportata da giornali e TV non scalfisce la coriacea rassegnazione – o altro – dei calabresi.
E ancora lo abbiamo sentito, sempre Spirlì, apostrofare il governo che “annaca il pecoro”, dopo averci deliziato pure di “u’ nigru” e “frocio”, epiteti che riferisce di considerare sacri e intoccabili. Siamo lo zimbello d’Italia!
Ogni scandalo ci è sfilato sotto il nostro indifferente naso.
Ogni disservizio/negligenza/ruberia/vagabondaggine/insolenza dei servizi pubblici, pur denunciata e portata all’attenzione, non ha neanche graffiato il vetro spesso del misero potere che si pasce di tutto ciò.
Il popolo calabrese, pur chiamato a raccolta per condividere sdegno e ribellione, imbelle e inerte resta indifferente, magari una risatina, o spallucce, nulla di più.
È questo il peggio e la vera emergenza.
“Vergogna, vergogna”, grida lei.
Certo, anch’io mi vergogno, però DOPO, dopo che si è molto, moltissimo, vergognata la classe politica di cui anche lei fa parte.
C’è una sostanziale differenza tra me e lei, lei può ribaltare il tavolo, io no.
Lei ha un impatto mediatico, io no.
Io, più che ribellarmi ai piccoli grandi soprusi che subisco personalmente, più che scrivere ai responsabili degli ambiti eventualmente coinvolti, più che tentare di sensibilizzare nel mio piccolissimo, più che scrivere ai giornali, altro non posso fare.
Lei può: ha platea, mezzi, risonanza, organizzazione.
Ribalti il tavolo, sindaco!
Ribaltate il tavolo, Sindaci Tutti!
Lo dovete fare!
NB: mia madre, 92 anni, ancora non vaccinata».  (rcz)
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