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La Calabria ha la sua legge sulle pari opportunità: Via libera dal Consiglio regionale

Palazzo Campanella

Adesso in Calabria c’è la legge che prevede “Misure per il superamento della discriminazione di genere e incentivi per l’occupazione femminile”. Un importante segno, da parte della Regione, che arriva proprio nel giorno dedicato alle donne e che indica la chiara volontà di cambiare passo e dare una vera e propria svolta, dando «disposizioni – si legge nell’articolato – per favorire l’occupazione femminile anche attraverso il contrasto alle discriminazioni di genere nei luoghi di lavoro sia sotto l’aspetto dell’accesso al lavoro che della progressione di carriera in coerenza con quanto disposto dal decreto legislativo 198/2006; l’adozione di strumenti di equilibrio tra vita professionale e familiare, l’eliminazione delle disparità nella formazione e nel lavoro con riguardo alla partecipazione delle donne al mercato del lavoro, alla carriera ad all’imprenditorialità, anche attraverso la qualificazione professionale».

«Se si sommano i dati che certificano lo svantaggio delle donne calabresi –  meno occupate, più esposte ai lavori precari, spesso utilizzate senza adeguata valutazione di titoli di studio e professionalità e meno retribuite degli uomini – alla fragilità del, si ravvisa la persistenza di problematiche a cui dobbiamo prestare attenzione, energie e risorse», ha dichiarato il presidente del Consiglio regionale, Filippo Mancuso, che ha rivolto i suoi auguri alle donne calabresi e alle donne ucraine nel suo intervento di apertura.

«L’obiettivo del Pnrr– ha spiegato –  è un aumento del 4 per cento di donne occupate entro il 2026 che potrà ridurre il distacco che vi è tra l’Italia e l’Europa, senza però dimenticare la gravita delle diseguaglianze di genere nel Mezzogiorno, dove lavora una donna su tre: il 33% contro il 50.5% nazionale».

«L’auspicio – ha spiegato ancora – è che leggi come quella che oggi approviamo, rientrino in una efficace strategia nazionale ed europea, per agevolare, a una quota consistente di donne, l’entrata nel mercato del lavoro e aumentare reddito e consumi, partecipando cosi alla ricostruzione dell’economia nazionale e alla crescita del Sud». 

«Serve una terapia d’urto – ha concluso – come sostengono alcuni economisti che ipotizzano una tassazione più favorevole (“gender tax”) sul lavoro delle donne, ma serve anche un cambio di mentalità e del modello di sviluppo che, in linea con le previsioni dell’articolo 37 della Costituzione che vieta ogni discriminazione, annulli il divario di genere nell’interesse delle donne e del Paese».

«Il testo è partito proprio dal bisogno di affrontare il tema del basso tasso di occupazione femminile. Puntiamo a risolvere il problema dell’inserimento lavorativo ma anche del divario retributivo che penalizza le donne», ha dichiarato nel suo intervento di replica, la vicepresidente Giusi Princi, che è stata anche promotrice della legge.

«È vero – ha aggiunto – che nella legge non c’è un onere aggiuntivo a carico del bilancio, perché tutte le norme in essa contenute devono essere declinate in proposte fattive e concrete e in interventi attuativi. La legge odierna non è uno spot. A breve sarà convocato un tavolo tecnico che sarà aperto ai consiglieri regionali e alle parti sociali e sarà pronto ad accogliere proposte concrete. Auspico un sostegno trasversale al testo».

La vicepresidente, poi, ha ricordato come «il focus della legge è proprio il lavoro» e che «cercheremo di risolvere quello che è un divario retributivo, che va a penalizzare le donne un divario non solo salariale ma anche contrattuale, perché la difficoltà delle donne calabresi non è soltanto l’inserimento lavorativo ma anche la permanenza in posti di lavoro stabile, la difficoltà ad avere una progressione di carriera e anche la difficoltà a conciliare uno status di vita privata familiare con uno status lavorativo».

Una legge che ha trovato più o meno tutti d’accordo tra maggioranza e opposizione, e l’astensione da parte del gruppo De Magistris presidente. È il consigliere regionale Ferdinando Laghi a spiegarne il motivo: «è lodevole l’iniziativa di portare in aula una legge in tema di parità, ma anche questa legge però non è stata sufficientemente condivisa anche con il contesto sociale e non è stata discussa adeguatamente e nei tempi necessari per renderla più aderente alla realtà, soprattutto considerando la specificità calabrese, che poteva risaltare meglio se il percorso normativo fosse stato più articolato. Noi pensiamo di presentare in futuro una proposta di legge più articolata che intervenga anche sui punti non toccati da questo testo e coinvolga anche la società calabrese».

Per Antonio Lo Schiavo, sempre del gruppo De Magistris presidente, la «misura è condivisibile, ma insufficiente a superare le disparità».

«La nostra è l’ultima regione per occupazione femminile. Solo 29 donne su 100 lavorano. Di fronte agli ostacoli che di fatto impediscono la piena uguaglianza non possiamo limitarci a fare annunci spot, ad enunciazioni di principio o a una conferenza stampa» ha evidenziato Lo Schiavo.

«Questa è una bella legge – ha spiegato ancora – nella quale ci sono tante enunciazioni di principio, ma rispetto alle diseguaglianze di questa regione non può bastare un bollino che si dà alle imprese per garantire loro l’accesso alla ripartizione di fondi. Non possono bastare queste misure per garantire una vera parità di genere. Anche perché l’art. 11 prevede che il piano d’intervento per l’attuazione delle politiche di genere sia adottato tra 120 giorni e, quindi, oggi facciamo solo enunciazioni di principio». 

È polemica, invece, dall’opposizione: Amalia Bruni, capogruppo del Misto e leader dell’opposzione del centrosinistra, pur condividendo l’idea della legge, ha evidenziato come quest’ultima «non prevede alcun impegno finanziario e quindi rischia di essere aleatoria e astratta».

Per la Bruni, infatti, «si dovrebbe fare di più, con un testo più incisivo e che prevedeva una spesa concreta nella lotta contro la violenza di genere e nell’incentivazione all’imprenditoria giovanile. Inoltre bisogna parlare seriamente dell’aumento delle possibilità di accesso delle donne ai livelli apicali degli enti. Insomma, si poteva fare meglio senza questa fretta».

A rispondere alla Bruni, Pasqualina Straface di Forza Italia, che ha ricordato «che ci sarà un tavolo tecnico che sarà lo strumento per risolvere il tema delle risorse».

Valeria Fedele, di Forza Italia, ha evidenziato come «questa legge appartiene a tutti, non solo a una sola parte politica» e come «le leggi sono sempre perfettibili, ma questa legge, intanto, è una risposta precisa, concreta e pertinente».

«Importante il messaggio per cui il Consiglio e la Giunta regionale sono a sostegno delle donne per il ruolo fondamentale, ancora di più nella nostra terra. Questa legge può diventare un iter propedeutico a un percorso ancora più incisivo», ha detto l’assessore regionale alle Politiche Sociali della Lega, Tilde Minasi.

Ernesto Alecci, del PD, ha auspicato che «questa legge non resti una pura e mera enunciazione di principio ma che sia seguita da atti concreti, e auspico un maggior coinvolgimento delle scuole, non previsto dalla legge», mentre Davide Tavernise del M5S ha ribadito la necessità di fare di più: «per questo con un mio emendamento chiedo un tavolo regionale di coordinamento».

A evidenziare il bisogno di un impianto normativo è Raffaele Mammoliti (PD), «anche per orientare sul piano culturale, ma in questa legge mancano molte cose».

Nicola Irto (PD) ha espresso la sua preoccupazione «di fare solo una legge spot». 

«C’è una questione di metodo – ha concluso – e cioè quello di coinvolgere le commissioni e farle lavorare in modo civile e non piegarle alle esigenze esterne. E c’è una questione di merito della legge: rischiamo di fare un testo importante privo però di alcune cose come una visione generale e l’impegno finanziario, come se fosse una mozione. Si può intervenire dando alla legge una visione e una copertura finanziaria».

L’assessore regionale al Turismo, Fausto Orsomarso, ha evidenziato come «da questa giornata bisogna cogliere gli aspetti positivi, e ricordo che sul piano delle risorsa e c’è un bando predisposto dall’assessore Varì sull’imprenditoria femminile da oltre 400mila euro. La legge che approviamo oggi serve a impegnare la futura programmazione 2021-27 sul tema della parità di genere».

Ed è proprio oggi, 8 marzo, che si aprono i termini per presentare le domande inerenti il Bando destinato a supportare l’imprenditoria femminile.

L’Avviso “Sostegno alle imprese femminili” ha una dotazione finanziaria di 5.700.000 euro ed è rivolto a Società di persone e di capitali, Società cooperative, lavoratrici autonome e ditte individuali a titolarità femminile, ed offre la possibilità di ottenere l’80% di contributo in conto capitale e fino ad un massimo di 400mila euro di aiuto concedibile per la diffusione e l’implementazione dell’innovazione, specie per le imprese più piccole, consentendo una migliore adattabilità alle dinamiche di mercato come flessibilità, rapidità e sviluppo di network. L’obiettivo è quello di «dare nuova linfa ad un comparto economico che ha tutte le carte in regola per diventare asse portante della crescita della Calabria» ha spiegato Varì.

«Ci piace ribadire che l’idea di fondo alla base di questo Avviso  – ha aggiunto Varì – sta nel fatto che l’imprenditoria femminile, se sostenuta e supportata come merita, può trasformarsi in un volano di sviluppo importante in molteplici campi. Ed oggi – ribadisce – la Regione Calabria intende mandare un duplice segnale: simbolico, perché la data odierna, giorno di apertura del bando, non è stata scelta a caso; e pragmatico, perché aderendo al Bando si potranno ottenere fino a ben 400mila euro, sufficienti quindi a realizzare progetti di una certa rilevanza».

«Con l’occasione – ha concluso l’assessore Varì – voglio porgere un grande augurio a tutte le donne, ed in particolar modo a quelle ucraine, convinto che oggi più di ieri, specie in questo triste frangente storico, ci sia bisogno di guardare con speranza ad un futuro di pace. E con l’auspicio che la nostra terra e le risorse femminili possano finalmente essere valorizzate per come meritano». (rrc)

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