Si è insediato l’Osservatorio regionale sulla Violenza di Genere

Si è insediato, in Consiglio regionale, l’Osservatorio regionale sulla violenza di genere. L’importante organismo è stato istituito con la Legge regionale n. 38 del 2016, ed è composto oltre che da tre membri di diritto (dirigente generale del Dipartimento Tutela della salute, presidente della Commissione regionale pari opportunità, consigliera regionale di parità), da esperti e rappresentanti di enti attivi nella materia del contrasto alla violenza di genere, che sono stati individuati per competenze professionali e attraverso un avviso pubblico.

La seduta è stata introdotta dai saluti istituzionali da Giacomo Crinò, che ha espresso la valenza dell’organismo, che si impegnerà nella promozione di una cultura di genere e per l’individuazione di misure di superamento della violenza. I lavori sono proseguiti con l’intervento della Coordinatrice, l’avv. Giuseppina Pino, la quale ha affermato l’importanza di un’attività alacre di supporto alle donne e ai minori e di contrasto alla violenza di genere.

L’eliminazione della sottocultura violenta, espressione di disuguaglianze strutturali, di stereotipi di ruoli, di un flop redistributivo economico nei tempi lavoro e di cura tra uomini e donne, di un’organizzazione patriarcale della società, impone un sistema di tutele crescenti per le donne, abbinato ad un welfare efficace, e a strumenti per l’autonomia finanziaria ed abitativa delle donne, che permettano l’emancipazione di queste ultime e la fuoriuscita delle stesse dalla spirale violenta in cui sono cadute.

«L’obiettivo è quello di lavorare per la collettività – ha detto la coordinatrice – sia per monitorare i fenomeni legati alla violenza di genere attraverso gruppi di lavoro specifici in seno all’Osservatorio, sia per promuovere iniziative concrete e di formazione rivolta ai professionisti, agli studenti e alla società civile».

L’Osservatorio avrà un approccio operativo e si avvarrà delle competenze di esperti designati quali la dott.ssa Laura Amodeo, la dott.ssa Anna Briante, il dott. Pasquale Ciurleo (vice-coordinatore), la prof.ssa Anna De Gaio, l’avvocatessa Stefania Figliuzzi, la dott.ssa Annamaria Curia, la dott.ssa Caterina Ermio, la dott.ssa Carolina Girasole, il dott. Antonio Gioiello, il dott. Luca Lanzino, l’avvocata Lucia Lipari, la dott.ssa Isolina Mantelli, la dott.ssa Francesca Mallamaci, l’avv.ssa Marano Caterina dell’avvocatessa Giuseppina Spinella.

Tutti i componenti dell’Osservatorio, all’interno dei propri interventi, hanno delineato le linee operative del proprio impegno e gli ambiti all’interno dei quali presteranno la propria attività, primo fra tutti la formazione e programmazione di percorsi mirati a generare conoscenza e consapevolezza del fenomeno, e quindi lo sviluppo di modelli culturali e strategie d’intervento che possano garantire pari opportunità e segnare un cambio di passo in una sfida sociale indubbiamente complessa.

La violenza sulle donne non è un fatto privato. Siamo dinanzi a storie cariche di sofferenza, di fatica e di umiliazione, ma anche di grande coraggio e resilienza. Vissuti che ci raccontano la forza di dire basta e la tenacia di riprendere in mano la propria vita e la propria libertà. Le notizie di violenze di genere continuano ad occupare le cronache con dati impressionanti, che ci restituiscono l’immagine, terribile, di una società in cui le donne subiscono violenza in casa, sul lavoro, nei luoghi e nei contesti in cui intendono realizzarsi. Parliamo infatti di un fenomeno strutturale e diffuso, che affonda le sue radici nel tempo.

In questi anni Governo e Parlamento hanno messo in campo misure importanti di prevenzione, protezione e contrasto alla violenza, in applicazione della Convenzione di Istanbul, ma, nonostante ciò, non diminuiscono i reati di violenza contro le donne e in modo particolare i femminicidi: quasi sempre epiloghi drammatici di storie di violenza e abusi che avvengono quando la donna decide sulla sua autonomia e libertà.

È indubbio che l’attività dell’Osservatorio possa inanellarsi all’interno di una rete più ampia di partner istituzionali e sociali, che possano mettere a sistema condizioni positive per le donne, al fine di giungere ad un definitivo cambio di passo e favorire la crescita collettiva. (rrc)

COSÌ OCCHIUTO HA GABBATO L’AUTONOMIA
SENZA I LEP NON POTRÀ MAI ESSERE VOTATA

di PAOLO BOLANO – Ho seguito un dibattito alla regione Calabria sull’Autonomia Differenziata. I consiglieri del centro-sinistra contro quelli del centro-destra: è una legge liberticida, denunciano i consiglieri e se passerà, dividerà  ancora di più l’Italia. Poi la stessa sinistra ha fatto atto di pentimento per aver approvato qualche anno fa la riforma del titolo quinto, mamma di tutti i mali odierni. Infine, la sinistra ha contestato al Presidente del Consiglio Occhiuto il voto a favore dell’autonomia, nell’incontro governo-regioni.

Intervenendo, il presidente Occhiuto, con furbizia politica, e grande capacità ha ribaltato la critica sostenendo che il suo compito è quello di fare gli interessi dei cittadini della regione e non dei partiti, compreso il suo. Quindi, continua a spiegare che in questa partita ha fatto gol. È riuscito a far modificare la legge sull’Autonomia Differenziata. Prima vanno realizzati i LEP (livelli essenziali di prestazione) e dopo si parlerà di autonomia. In soldoni significa che prima bisogna investire per colmare il divario Nord-Sud e poi si vedrà. Bel colpo presidente! E gli 80-100 miliardi che servono per attuare la legge dove si prendono? Chi paga per questo pegno? Il Nord? La vedo dura. Comunque il tema è scottante da qualunque lato lo si prenda. Nei prossimi mesi scenderanno in campo partiti e sindacati e tantissimi lavoratori che chiederanno conto finalmente del divario Nord-Sud.

Io vorrei entrare in questo ragionamento partendo dall’origine del divario. Dobbiamo chiarirci e poi continuare la partita col Nord, partita difficilissima. Ho letto molte chiacchiere su questo tema, non servono a nulla. Non serviranno a fare capire da dove veniamo e perchè siamo ancora qui, in mezzo al guado.

Secoli fa, l’unica ricchezza seria veniva dalla terra, il 90 per cento. Poi, le cose si modificarono leggermente. La rivoluzione francese e quella industriale inglese, due spinte rivoluzionarie, trasformarono la società in liberale-capitalistica. Il Regno di Sardegna col Piemonte di Cavour cominciava a confrontarsi con le maggiori potenze europee e faceva scelte giuste per lo sviluppo del territorio. Realizzarono una banca per dare crediti alle nascenti industrie, riformarono il codice sul modello francese, hanno ridotto i dazi, investito sulle infrastrutture come il canale Cavour, di Novara e Vercelli, ampliarono la rete ferroviaria, aprirono la galleria del Moncenisio che avvicinava l’Italia a Parigi. Per fare questo Cavour fece moltissimi debiti. Ergo. Serviva uno Stato più grande per spalmarli. Detto fatto. Mazzini, Crispi, Rosolino Pilo e lo stesso Cavour chiamarono Garibaldi, l’eroe dei due mondi. Il colonnello sbarca al Sud e per convincere i contadini che è giusto quello che hanno deciso in alto, gli promette la riforma agraria alle plebi contadine. Le terre demaniali divise tra i contadini poveri. A Bronte, poi, vediamo che le cose non andarono proprio cosi. Il comune recupera le terre demaniali e invece di darle ai contadini li consegna ai baroni. Ci fu una grande protesta domata, come sempre, al Sud, con le armi.  Insomma, la riforma agraria fu impedita dai baroni e proprietari terrieri. È chiaro che i baroni per salvare le loro terre allora cambiarono anche casacca.

Poi, con l’Unità d’Italia le plebi contadini speravano nel miracolo. Non fu cosi. Come esempio voglio ricordare Mongiana, in Calabria. Prima dell’Unità d’Italia c’era una fabbrica siderurgica con 2500 operai, si producevano armi. Con l’Unità è stata trasferita a Terni. Proteste, saccheggi, incendi non hanno fermato il trasferimento. Molti operai disperati presero la via della montagna, ingrossando le file dei briganti, altri emigrarono all’estero. Di li a poco il brigantaggio si fece sentire.

Le baionette dei piemontesi sistemarono tutto, portarono , sostengono loro, la civiltà nel Mezzogiorno. Poverini!  Vanno perdonati, non conoscono la storia. Non sanno che nella Magna Grecia, in questo territorio che loro hanno odiato e ancora odiano è nata la cultura: la filosofia, la medicina, la scultura la pittura il teatro e il bello che valicando i monti dei queste regioni ha raggiunto il mondo intero allora conosciuto.

Poveri mascalzoncelli, polentoni da due soldi. Hanno impiegato un esercito intero per uccidere contadini poveri che volevano uscire dal sottosviluppo, volevano pane e lavoro. Invece hanno ricevuto da questi piemontesi soltanto lutti e dolore.

Il Sud comunque  esce sconfitto, ma  i contadini-operai avevano mille  ragioni per reagire ai soprusi e alle angherie. Vogliamo qui ricordare che in più di cento anni hanno lasciato il Mezzogiorno più di 20 milioni di cittadini, un milione sono  calabresi.

Però si è cominciato a parlare di “questione meridionale”. Il  primo a parlarne, dopo l’Unità, è stato il deputato radicale Billia.

In seguito, di questi ritardi rispetto al nord parlò Benedetto Croce. Li faceva risalire  al Medio Evo. A causa di un clero avido e ignorante che aveva partorito un sanfedismo delle vandee rimaste isolate dall’autentica evangelizzazione cristiana, degradata poi dalle feste e credenze pagane. Il carattere elitario della cultura umanistica e l’arbitrio baronale fecero il resto. Inchiodarono al palo il Mezzogiorno d’Italia per altri secoli. Anche il grande meridionalista Giustino Fortunato intervenne più volte in Parlamento contro i polentoni che trascurarono sempre il Mezzogiorno. Anche oggi è cosi. Anzi, oggi che si sciacquano sul Po senza acqua sono diventati più cattivi. Vogliono l’Autonomia Differenziata per mantenere le distanze col Sud.

Chi più ha, più prende, poverini sono abituati cosi. Ci dispiace però che la politica calabrese e meridionale non intervenga per fermare l’emigrazione, l’oro del Sud che da più di un secolo tramutano in ricchezza per tutto il Nord. Siamo un Sud “palla al piede”, come dicono loro? Facciamogli leggere attentamente la storia. Il Sud ha subito quella maledetta storia di baroni e latifondi che lo hanno sempre danneggiato. Al Sud vive gente laboriosa, la  responsabilità è di chi ha sempre sgovernato il Mezzogiorno, sin dall’Unità d’Italia.

“Ma che colpa abbiamo” noi recita la canzone. E intanto il divario aumenta. Ripetiamo. Vogliono l’Autonomia? Noi chiediamo il finanziamento immediato dei LEP. Solo cosi possiamo risolvere definitivamente il divario Nord-Sud.

Mattarella ricorda a tutti gli uomini di buona volontà che l’Italia deve restare unita, la Nazione non va ulteriormente divisa. Mi viene in mente un paragone che hanno fatto alcuni giornali nazionali qualche tempo fa. Hanno messo a confronto due città con gli stessi abitanti, una del nord e l’altra del sud: Reggio Emilia e Reggio Calabria. Reggio Emilia per l’istruzione spende all’anno 28 milioni di euro, Reggio Calabria ne spende 9 milioni. Reggio Emilia per la cultura spende 21 milioni, Reggio Calabria 8.  Per le infrastrutture Reggio Emilia spende 54 milioni, Reggio Calabria 17. E poi, è possibile nel terzo millennio che la citta del Nord ha disponibili per i bambini, sentite e tremate, 60 asili nido, pagati dallo Stato e noi terun appena 3 asili? È una vergogna colossale. Dov’è la politica, dove sono i politicanti?

In questi anni il Nord ha ricevuto a causa del divario 60 miliardi di più del Mezzogiorno. Allerta amici che leggete questi dati. È l’ora del risveglio. Sproniamo la politica e i partiti che sono  partiti , ma che debbono tornare. Il Sud ha bisogno di una nuova classe politica, di più democrazia. Si sostiene da più parti  che con il PNRR il Mezzogiorno sboccerà. Ce lo auguriamo tutti. Servono però gli attori sul palco che sono mancati in questi anni, i politici, i partiti. Popolo del Sud, salite voi intanto sul palcoscenico. Recitate i bisogni, incalzate la politica e svegliate i governanti che stanno li tranquilli spesso  a riscaldare le sedie negli enti locali, mentre i cittadini soffrono per le tante mancanze. 

Siamo circa 25 milioni di cittadini nel Mezzogiorno che cerchiamo giustizia sociale, dignità umana e uguaglianza. Diciamo basta all’emigrazione, anche giovanile, basta! I nostri paesi sono ormai spopolati, nei nostri borghi vivono ormai vecchi e bambini. Servono risorse, investimenti e uomini capaci di rilanciare il nostro mezzogiorno. Ecco perché vanno finanziati i LEP (livelli essenziali di prestazioni). Vogliamo riprendere il cammino. Vogliamo raggiungere l’Europa, ma al tempo stesso non perdere di vista l’Africa, il nostro futuro. Serve un’operazione verità per il Mezzogiorno.

Intanto, chiedo ad alta voce e in modo democratico un sussulto dei partiti regionali: cosa hanno fatto le amministrazioni regionali, la Regione Calabria, in cinquant’anni di vita? Dov’è la crescita del territorio e dei cittadini? Si, è vero, c’è: nell’emigrare. È incredibile!  Con L’autonomia le venti regioni diventeranno piccoli staterelli. Anche adesso spendono e “spandono”. Pensate, già oggi  hanno gli uffici di rappresentanza a Bruxelles, buttano i soldi. Sono lì e non riescono trattenere il denaro che non spendono. Le altre nazioni ringraziano.

Non riusciamo a fare progetti a spendere, a realizzare le opere. Dobbiamo mettere il motore all’economia calabrese. Dobbiamo fermare i nostri giovani diplomati e laureati che vanno via.

Servono al sud 3 milioni di posti di lavoro, in Calabria almeno centomila. Bisogna rivitalizzare le aree interne cominciando dalla digitalizzazione che manca. Continuare a produrre cibo di qualità, puntare sull’agro-alimentare. Rilanciare il turismo, la cultura, finanziare le piccole iniziative, favorire gli investimenti privati. 

La pandemia ha visto spesso il ritorno alla terra: assegnare gli incentivi giusti per fare innamorare i giovani della terra. Noi abbiamo il sole tutto l’anno, abbiamo ancora l’acqua, ce la possiamo fare ancora a  raggiungere l’Europa.

Molti sostengono che siamo seduti su un vulcano e che l’Autonomia Differenziata se passa sarà ancora un provvedimento spaccaItalia. Non credo. I calabresi sono uniti sanno reagire.  (pab)

Venerdì si riunisce il Consiglio regionale: All’odg dibattito sull’autonomia

Venerdì 10 marzo si riunisce il Consiglio regionale della Calabria. In quest’occasione, è previsto, insieme agli ordini del giorno, il dibattito sull’autonomia differenziata.

All’ordine del giorno, Proposta di Provvedimento Amministrativo n. 91/12^ di Iniziativa del Consigliere G. Mattiani recante: “Modifiche e integrazioni agli articoli 12, 13, 15, 18, 21, 37, 57 e 122 del Regolamento interno del Consiglio regionale (Deliberazione del Consiglio regionale 27 maggio 2005, n. 5)” – (Relatore: Consigliere Mattiani); Testo unificato delle proposte di legge nn. 84/12^, 94/12^ e 132/12^ “Disposizioni per la realizzazione, il riconoscimento, la valorizzazione e la promozione dei Cammini di Calabria” – (Relatore: Consigliere Gentile).

Ancora, proposta di legge 152/12^, di iniziativa della Giunta regionale, recante: “Ratifica dell’intesa tra le Regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano per l’istituzionalizzazione della conferenza delle Regioni e delle Province autonome” – (Relatore: Consigliere De Francesco); Proposta di provvedimento amministrativo n. 115/12^, di iniziativa della Giunta regionale, recante: “Bilancio di previsione 2023-2025 dell’Ente per i Parchi Marini Regionali (EPMR)” – (Relatore: Consigliere Montuoro). (rrc)

La consigliera Straface: Istituzione del Parco Marino Secca di Amendolara è legge

La consigliera regionale Pasqualina Straface ha annunciato che «l’istituzione del Parco Marino Secca di Amendolara è legge».

«Dopo l’approvazione della proposta di legge a mia firma, all’unanimità in consiglio regionale, nei giorni scorsi ha ottenuto il lasciapassare del Governo. Il provvedimento è a tutti gli effetti una legge regionale», ha spiegato la consigliera regionale, presidente della Terza Commissione regionale Sanità, aggiungendo come «l’istituzione del Parco vuole assumere una duplice valenza: la tutela ambientale dell’area ed un valore pedagogico nel rispetto del nostro mare che rappresenti un esempio positivo in più da seguire per i nostri giovani».

Il parco marino Secca di Amendolara si trova a largo della foce del Fiume Crati ed è costituita da scogli a fondale coralligeno che si elevano da una piattaforma costituita principalmente da fango e sabbia fino a circa 27 metri dalla superficie, cima dello scoglio più alto. Lo specchio d’acqua si estende prospiciente i comuni di Amendolara, Trebisacce e Villapiana.

Recenti indagini condotte dal gruppo di ricerca della Stazione Zoologica “Anton Dohrn” di Amendolara, diretta Silvio Greco hanno evidenziato la presenza nella secca di banchi di corallo rosso e nero, unici nel mar Ionio.

«La nostra è una regione di parchi, di aree protette, di biodiversità; vantiamo il 30% della biodiversità d’Europa ed in questo senso ci muoviamo con grande senso di responsabilità a tutela di un immenso patrimonio, attraverso tutte le forme possibili per poi mettere la natura al servizio del turismo sostenibile. E questa ricchezza che siamo consapevoli di avere – ha proseguito il consigliere regionale – dobbiamo trasformarla in una leva di sviluppo. Per questi motivi nell’ultimo periodo di programmazione, approvata di recente, la Regione ed il Dipartimento territorio e tutela dell’ambiente ha investito molto in termini di progetti di diversa natura, ma sempre sotto il profilo della tutela ambientale».

«Il consiglio regionale, la Commissione Ambiente, nella quale ricopro il ruolo di segretario, sta licenziando in poco tempo proposte di legge legate alle nuove istituzioni di aree protette. Queste sono le azioni che la Regione sta portando avanti, ma nel frattempo si sta attivando per programmare nuove e importanti risorse nel periodo 2021-2027. L’ente regionale è quindi impegnato a proseguire nelle azioni avviate e si muove in sintonia con la strategia europea per la biodiversità. Gli obiettivi che ci siamo prefissati per i prossimi anni – ha concluso Pasqualina Straface – sono quelli di rafforzare il sistema delle nuove aree protette e di finanziare sistemi di tutela degli habitat e delle specie, in ottica turismo sostenibile, turismo naturalistico, turismo lento, tutti segmenti che stanno crescendo». (rrc)

Il presidente Mancuso: Apprezzabile attenzione della Cisl a Mezzogiorno e Calabria

Il presidente del Consiglio regionale della Calabria, Filippo Mancuso, ha evidenziato come è apprezzabile « l’attenzione, continua e proficua, che il leader nazionale della Cisl, Luigi Sbarra, riserva alla sua regione».

Il segretario nazionale, infatti, è intervenuto a Palmi nel corso del convegno dal titolo In Calabria va il tema della mobilità per competere.

«In questo momento storico – ha proseguito Mancuso – con un Governo solido e la Regione che dà prova d’intraprendenza innovativa, è necessario unire le energie politiche e sociali, anzitutto per rendere produttive le risorse pubbliche. Con la Cisl, in particolare, c’è una comune visione sugli obiettivi che il Sud e la Calabria debbono conseguire».

«Dal Ponte sullo Stretto, su cui il ministro Salvini sta insistendo – ha continuato – alla modernizzazione della SS 106 e all’Alta velocità ferroviaria, senza tralasciare il rigassificatore di Gioia Tauro e le questioni inserite nella ‘Vertenza Calabria’, definita dal presidente della Giunta on. Occhiuto con Cgil, Cisl e Uil e condivisa dal Consiglio regionale». 

«Trovo, inoltre, opportuna – ha concluso il presidente Mancuso – l’esortazione di Sbarra, rivolta alle Istituzioni di ogni livello e agli attori dello sviluppo, a far crescere il Sud e la Calabria, se si vuole rimette in cammino il Paese». (rrc)

Elettromagnetismo, la consigliera regionale Straface (FI): Presentata proposta di legge a tutela dei cittadini

La consigliera regionale Pasqualina Straface ha annunciato di aver presentato una proposta di legge  regionale per «salvaguardare la salubrità e la sicurezza negli ambienti di vita e proteggere la popolazione dall’esposizione ai campi elettromagnetici a radiofrequenza e microonde».

La proposta di legge ad hoc «disciplina la localizzazione, l’installazione, la modifica ed il controllo degli impianti fissi per telecomunicazioni e radiodiffusione e degli elettrodotti, al fine di perseguire obiettivi di tutela della salute e di salvaguardia della popolazione esposta ad emissioni elettromagnetiche. Si vuole, inoltre, assicurare la corretta localizzazione degli impianti, in raccordo con la pianificazione territoriale, ambientale e urbanistica locale; prevenire e ridurre l’inquinamento ambientale, dovuto alle emissioni elettromagnetiche degli impianti e assicurare la tutela generale dell’ambiente e del paesaggio, in coerenza con gli indirizzi statali. Tra gli obiettivi della proposta, inoltre, ci sono quelli di garantire il rispetto delle prescrizioni tecniche nell’esercizio degli impianti; di concorrere all’approfondimento delle conoscenze scientifiche relative agli effetti sulla salute derivanti dall’esposizione ai campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici e di assicurare ai cittadini informazioni complete e tempestive».

La proposta di legge prevede che le istanze di installazione delle antenne dovranno essere presentate ai comuni e, contestualmente, alla Regione, all’Arpacal ed al Corecom.

«È un atto dovuto – ha spiegato il consigliere Straface – a tutela delle popolazioni anche perché troppo spesso le antenne vengono installate, in casi sempre più frequenti, nelle vicinanze di abitazioni, scuole e addirittura asili. Con la ratio di questa legge ho colto le istanze che provengono dai territori, non ultimi i cittadini di Sibari, in protesta per giorni nelle scorse settimane, proprio a causa dell’installazioni di ripetitori per reti telefoniche a cinquanta metri da un asilo e due scuole elementari, nonché l’appello di Gianni Papasso, sindaco di Cassano allo Ionio e presidente regionale facente funzioni dell’Associazione nazionale comuni italiani. Regolamentare a livello regionale gli impianti che producono elettromagnetismo e tutelare i cittadini, soprattutto i bambini – ha concluso Pasqualina Straface – è un dovere morale». (rrc)

Il presidente Mancuso ha costituito il Consiglio regionale delle Autonomie Locali

È stato costituito, con apposito decreto dal presidente del Consiglio regionale della Calabria, Filippo Mancuso, il Consiglio regionale alle Autonomie Locali.

I Componenti di diritto sono il sindaco della Città Metropolitana di Reggio Calabria; − Presidente della Provincia di Cosenza; − Presidente della Provincia di Catanzaro; − Presidente della Provincia di Crotone; − Presidente della Provincia di Vibo Valentia; − Sindaco del Comune di Cosenza; − Sindaco del Comune di Reggio Calabria; − Sindaco del Comune di Catanzaro; − Sindaco del Comune di Crotone; − Sindaco del Comune di Vibo Valentia.

I componenti elettivi sono il Sindaco Comune Crosia – Russo Antonio; − Sindaco Comune Casali del Manco – Martire Stanislao; − Sindaco Comune Aiello Calabro – Lepore Luca; − Sindaco Comune Ciminà – Mangiameli Giovanni; − Sindaco Comune Acquaformosa – Capparelli Gennaro; − Sindaco Comune San Basile – Tamburi Vincenzo; − Presidente Consiglio comunale Corigliano-Rossano – Grillo Marinella; − Sindaco Comune Montebello Jonico – Foti Maria; − Sindaco Comune Siderno – Fragomeni Mariateresa; − Sindaco Comune Laureana di Borrello – Morano Alberto; − Sindaco Comune San Pietro di Caridà – Rosano Sergio; − Sindaco Comune Roccaforte del Greco – Penna Domenico; − Sindaco Comune Lamezia Terme – Mascaro Paolo; − Sindaco Comune Montauro – Cerullo Giancarlo; − Presidente Consiglio comunale Cirò Marina – Aloisio Francesca; − Sindaco Comune Pizzo – Pititto Sergio; − Sindaco Comune Serra San Bruno – Barillari Alfredo.

«Con le autonomie locali, che rappresentato il tessuto connettivo della democrazia regionale – ha dichiarato il presidente Mancuso – intendiamo avere rapporti costanti e   sistematici, per attuare  compiutamente il principio della partecipazione dei Comuni alle scelte della Regione».

«L’attenzione verso le problematiche dei Comuni – spesso impossibilitati a garantire alle comunità i servizi basilari e alle prese, in questa fase di utilizzazione delle risorse del Pnrr che può essere un punto di svolta per la Calabria,  con carenze negli organici per la progettazione,  realizzazione  delle opere e la rendicontazione della spesa – deve essere massima», ha ribadito Mancuso.  

«Auspico che – ha concluso il presidente Mancuso – una volta insediato il ‘Cal’, si possa tenere una seduta congiunta, Consiglio regionale e Consiglio delle Autonomie locali, per un esame approfondito dello stato del sistema dei Comuni calabresi».

La legge regionale istitutiva attribuisce al ‘Cal’ la funzione di rendere pareri obbligatori sul riparto delle competenze fra Regione ed Enti locali; il conferimento di deleghe e l’attribuzione delle relative risorse; l’istituzione di enti o agenzie regionali; la proposta di bilancio regionale e modificazioni territoriali o allo Statuto. Competenze che non escludono la possibilità di avanzare osservazioni su altre tematiche non di diretta competenza. (rrc)

La consigliera Katya Gentile: Approvata legge per attività di affiancamento per Pnrr e Fondi strutturali Eu

La consigliera regionale e presidente della Sesta Commissione del Consiglio regionale, Katya Gentile, ha reso noto che è stata licenziata la proposta di legge Misure urgenti per le attività di affiancamento nell’attuazione del Pnrr e dei Fondi Strutturali Europei.

«Sono felice – ha dichiarato soddisfatta la consigliera  regionale – che il tempo, le energie e l’impegno che ho dedicato a tutto l’iter che ha preceduto questa  proposta di legge abbiano prodotto un risultato positivo incassando l’unanimità del Consiglio per la bontà  dell’iniziativa».

La Presidente della Sesta Commissione, ringrazia tutti i consiglieri, quelli di maggioranza per  averla sostenuta e sottoscritta convintamente, quelli dell’opposizione per averla votata.

«Sono grata al presidente Roberto Occhiuto,– sottolinea inoltre – senza il cui placet non saremmo qui a parlarne, per aver voluto  che si utilizzasse il linguaggio della chiarezza, non volendo creare illusorie aspettative di nuove  stabilizzazioni». 

La proposta di legge di natura tecnica, rimodulata più volte dai dirigenti competenti, è stata emendata  direttamente in Aula, affinché aderisse compiutamente all’indirizzo politico e per differirne i termini  dell’entrata in vigore al 31 marzo, così da evitare eventuali problemi di copertura finanziaria. Copertura che  dovrebbe essere garantita già nella prossima seduta consiliare, con l’approvazione finale della  Programmazione europea 2021-2027, per come ci ha assicurato il dirigente del dipartimento Programmazione Unitaria, Maurizio Nicolai.  

«Questa legge ha una duplice finalità – ha spiegato la consigliera regionale di Forza Italia – fornire un aiuto  concreto agli enti territoriali nella messa a terra dei progetti del Pnrr, attraverso l’innesto di nuova forza  lavoro, in qualità di supporto tecnico e operativo, e il reintegro nel mercato del lavoro dei precari ex Legge  12/2014 che, nonostante le competenze maturate in ambito di progettazione e rendicontazione dei  finanziamenti europei, per nove lunghi anni sono stati dimenticati, bistrattati e mortificati». 

«Mi piace sottolineare – ha concluso la Presidente forzista – la proficua collaborazione con il collega Pierluigi  Caputo e l’apporto incisivo e decisivo del Presidente Mancuso, tuttavia ritengo che il risultato più  importante sia aver scritto una pagina di buona politica tutti insieme». (rrc) 

Pd Calabria: La maggioranza sta calpestando il ruolo del Consiglio regionale

Il Pd in Consiglio regionale, ha evidenziato come «con il continuo inserimento di leggi omnibus, questa maggioranza supera ogni limite, calpestando il ruolo del Consiglio regionale».

«Una pessima prassi – per i dem – diventata ormai regola di ogni Consiglio, e cioè quella di presentare in Aula provvedimenti omnibus, cercando di inserirli all’ultimo momento o all’ultimo punto all’ordine del giorno, quando inevitabilmente cala l’attenzione». 

«Ci troviamo così a discutere di modifiche di leggi, anche importanti, in totale superficialità e leggerezza. Basta ricordare il caso della legge istitutiva dell’Azienda Zero, che per ben cinque volte è dovuta tornare in Aula per essere modificata. Un esempio lampante di un’approssimazione legislativa che dovrebbe interrogare il legislatore e credo anche il soggetto che opera modifiche di questo tipo e  dovrebbe chiedere scusa a quest’Aula». 

«È un argomento su cui riflettere presidente Mancuso – prosegue la nota dei consiglieri del Pd – e che ci impone di difendere il ruolo di quest’Aula, perché è davvero inaccettabile che si possa modificare una legge cinque volte nell’arco di un anno. Altro passaggio imbarazzante e esemplificativo di questo modo di operare si è registrato durante i lavori del Consiglio di ieri con la scelta di far passare gli impianti sciistici  dalla gestione Arsac a quella di Ferrovie della Calabria, senza avere il buon senso di ascoltare le sigle dei sindacati regionali che avevano chiesto un incontro per approfondire la questione».

«E, subito dopo, con la stessa superficialità – continua la nota – si è provato a modificare la legge di fusione dei Comuni eliminando le delibere comunali e consentendo solo il referendum consultivo. Di fatto un modo per esautorare i Consigli comunali  e negare loro la possibilità di aderire o meno ai referendum, mortificando così anche il ruolo dei sindaci. Una posizione che va assolutamente rivista e non basta il ritiro degli emendamenti, come annunciato dal presidente Mancuso. Emendamenti che comunque sarebbero stati approvati se non ce ne fossimo accorti, perché era evidente la volontà politica della maggioranza. Leggi importanti come questa, che coinvolgono intere Comunità, meritano i dovuti approfondimenti, la necessaria concertazione con i soggetti interessati e un iter legislativo regolare che valorizzi e rispetti il ruolo delle Commissioni e dell’Assemblea». (rrc)

 

Il presidente Mancuso: La Calabria necessita di infrastrutture sanitarie adeguate

«La Calabria abbonda di eccellenti professionisti, ma necessita di infrastrutture sanitarie adeguate, del miglioramento dell’assistenza, a partire dal servizio di prossimità, e soprattutto ha bisogno di colmare in fretta le lacune negli organici sanitari». È quanto ha dichiarato il presidente del Consiglio regionale, Filippo Mancuso, all’iniziativa a Reggio in ricordo del magistrato Lilia Gaeta.

«I calabresi meritano di ricevere cure e assistenza al pari degli altri cittadini, questo non può che valere anche per le delicate diagnosi e terapie oncologiche», ha aggiunto.

L’iniziativa è stata organizzata dalla Garante regionale della Salute, Anna Maria Stanganelli in occasione della Giornata Mondiale contro il cancro, «ricordando la dottoressa Lilia Gaeta, donna e magistrato stimatissima, la cui recente scomparsa ha addolorato l’ambiente forense reggino e calabrese e tutti coloro che hanno avuto il piacere di conoscerla», ha detto Mancuso.

«Le Istituzioni – ha ribadito – hanno il dovere di sostenere ogni evento che promuova la consapevolezza delle persone nei confronti di questo male che ogni anno colpisce una percentuale consistente della popolazione. I dati purtroppo sono allarmanti.  Nel 2022, in Italia, sono state stimate 390.700 nuove diagnosi di cancro (nel 2020 erano 376.600), 205.000 negli uomini e 185.700 nelle donne. In due anni, l’incremento è stato di 14.100 casi».

«È necessario – ha evidenziato – fermo restando la massima attenzione all’umanizzazione delle cure, promuovere con forza la ricerca, strumento indispensabile per arginare l’aumento dei casi, rimane l’azione più incisiva da mettere in campo, senza dimenticare però la fondamentale attività di prevenzione da parte di ciascuno».

«Nel 2022, il tema per la giornata mondiale sul cancro è stato ‘chiudi il divario di assistenza’ – ha continuato –. Un messaggio incentrato sull’importanza di diminuire il divario sanitario esistente tra i paesi ricchi ed i paesi poveri. Ed è proprio nella lotta ai tumori che si avvertono le differenze tra un’area e l’altra del Paese, visto che (dati Aiom) le coperture per la mammografia sono state del 63 per cento al Nord e 23 per cento al Sud. Questo concetto ci induce a riflettere sulla necessità di ridurre il divario e al contempo di intervenire sulla difficile situazione della sanità calabrese che va avanti da oltre un decennio».

«Gli interventi per restituire efficienza al sistema che il Commissario per la sanità e presidente della Giunta, Roberto Occhiuto insieme al Consiglio regionale – ha concluso – stanno mettendo in campo, incominciano a dare i primi significativi frutti, ma è chiaro che si avrà bisogno del tempo necessario e di scelte ancora più coraggiose per fare della Calabria, soprattutto nella sanità, una regione normale». (rrc)