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La festa del papà e gli avvocati matrimonialisti: il malessere dei figli dei separati

Famiglia con bambino

In occasione della festa del papà, l’Associazione degli avvocati matrimonialisti italiani di Cosenza, ha inviato una nota a firma della presidente Margherita Corriere. «Il 19 marzo – scrive la presidente – è la ricorrenza della Festa del Papà: una figura fondamentale e insostituibile come quella della madre nella vita di ogni figlio. E proprio per l’importanza di tutte e due le figure genitoriali sia la legislazione internazionale che quella nazionale prevede il diritto dei minori alla bigenitorialità.

«L’art. 337 ter del nostro codice civile, come riformato dal Dlgs 154/2013, dispone che i minori, anche successivamente alla separazione dei loro genitori, hanno il sacrosanto diritto a mantenere un rapporto stabile, equilibrato e continuativo con entrambe le figure genitoriali  e di ricevere da loro cura, educazione, affetto, istruzione e assistenza morale. E il secondo comma di questo articolo, al fine di tutelare e garantire questo diritto imprescindibile dei figli minori per una loro sana ed equilibrata crescita psicofisica dispone che “il giudice adotti i provvedimenti relativi alla prole con esclusivo riferimento all’interesse morale e materiale di essa. Valuta prioritariamente la possibilità che i figli minori restino affidati ad entrambi i genitori, oppure stabilisce a quale di essi i figli siano affidati, determina i tempi e le modalità della loro presenza presso ciascun genitore, fissando altresì la misura ed il modo con cui ciascuno di essi deve contribuire al mantenimento, alla cura, all’istruzione alla educazione dei figli…“.

«Purtroppo, nella conflittualità che spesso contraddistingue il momento della separazione, i genitori non si rendono conto del malessere che riversano sui loro figli, quando cercano, in un crescendo di ostilità, di sopprimere una delle due figure genitoriali dalla vita della prole che, seguendo le statistiche nazionali, quasi sempre risulta essere quella paterna. Si fa un enorme danno alla prole, ma anche a quel padre che detiene quei diritti di rango costituzionale che gli devono essere salvaguardati, come altresì dev’essere tutelato l’esercizio del suo dovere di prendersi adeguata cura della prole.

«Gli psicologi e i neuropsichiatri infantili e dell’età evolutiva in genere, che si occupano dello studio degli effetti della “negazione della figura di un genitore in vantaggio dell’altro”, hanno rilevato l’esistenza di più di un profilo di danno e di pericolosità, per la salute psicologica del minore e per il loro sereno sviluppo psicofisico. Per il grande prof. Bollea  la figura paterna definisce limiti e regole ed è importante per la futura sicurezza del figlio, in quanto gli fornisce strumenti per confrontarsi efficacemente con la realtà e interagire con essa, gli dona maggiore sicurezza e gli permette di acquisire la capacità di contenere le emozioni, oltre a costruirsi un’identità stabile, responsabile e autonoma.

«A tal fine, cito un’importante sentenza della Suprema Corte di Cassazione, la n. 3810 del 25/02/2015 che evidenzia come il genitore cosiddetto affidatario ha il dovere morale e giuridico di consentire il riavvicinamento dei figli con il padre agevolando le frequentazioni con lo stesso e che i rapporti conflittuali tra ex coniugi non devono intaccare il rapporto sereno ed equilibrato tra genitori e figli, in quanto, il genitore che esercita un comportamento ostruzionistico verso l’altro non solo assume un atteggiamento diseducativo ma crea notevoli danni al percorso di crescita dei figli. Ricordo ancora una lettera inviatami da un padre disperato, perché non vedeva ormai il figlio da oltre quattro anni, nonostante una sentenza passata in giudicato che disponesse l’affidamento condiviso e le modalità di frequentazione padre-figli.

«Le parole che colpivano più di tutte le porto impresse nella mente: “Ciò che mi addolora di più è non poter partecipare alla vita dei miei figli, non poter vivere la loro quotidianità. Sono trascorsi oltre quattro anni dall’ultima volta che li ho potuti vedere e adesso sono in una fase evolutiva per cui mi addolora pensare che potrei non riconoscere i loro nuovi tratti somatici. Nessun tribunale potrà restituirmi mai il tempo perduto e, soprattutto, non potrà restituire ai miei due figli tutto l’amore, la cura, l’assistenza che in questi quattro anni non ho potuto dare loro…”. Quel padre, per fortuna, ha poi potuto riabbracciare i propri figli: una delle tante storie di deprivazione genitoriale, anche se nessun risarcimento danni potrà mai compensare tutto il tempo in cui sono rimasti divisi.

«Oggi, l’attenzione non può che essere rivolta a tutti quei padri che ancora lottano civilmente e con dignità per riappropriarsi del loro ruolo genitoriale che è molto importante, oltre che fondamentale, per un’adeguata, serena ed equilibrata crescita psicofisica della prole. È essenziale, infatti, garantire la presenza del “padre partecipante”, di colui che crea con i figli una relazione matura fondata sull’affettività e sulla condivisione, prendendosi cura di loro in modo autonomo, collaborativo e responsabile e facilitando l’emancipazione dall’infanzia e il suo ingresso nel mondo adulto». (zc)

 

La poesia di un padre che, dopo molto tempo, è riuscito a ritrovare il proprio figlio:

È il 19 marzo
Qui si celebra la festa del papà, ma non per me..
Chissà dove sei figlio mio, in quali terre lontane.
Quando potrò tenerti stretto a me
come una volta
quando ti raccontavo le fiabe
prima di addormentarti teneramente stringendomi la mano.
Quante feste del papà ormai son trascorse senza di Te!
Sarai cresciuto, avrai imparato tante parole nuove..
Ma in che lingua ? non certo la mia!
Avrai sofferto la privazione del mio amore..
Tanto è il tempo e la distanza che ci divide.
La chiamano sottrazione di minore!
Per me è stata sottrazione della parte vitale di me stesso
Il mio cuore si è fermato quel giorno
trafitto da un dolore senza consolazione
Ma continuo a cercarti senza indugio
Credo ancora nella Giustizia
e nella forza del mio amore
per Te piccolino mio
Il tuo papà

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