«I fondi di Coesione sono le risorse principe per combattere i divari tra Nord e Sud, Est e Ovest, anche all’interno dei territori. Strumenti che ci consente di investire per far sì che tutti i cittadini di questa. nazione abbiano tutti gli stessi diritti». È quanto ha dichiarato la presidente del Consiglio dei ministri, Giorgia Meloni, intervenendo a Gioia Tauro a margine della firma del Fondo di Sviluppo e Coesione.
«Quando siamo arrivati al governo ci siamo resi conto che queste risorse in molti casi non si spendevano nella totalità o con enormi ritardi. Non so se una nazione come la nostra può permettersi di non fare arrivare sul territorio fino all’ultimo centesimo che ha a disposizione», ha detto Meloni, ricordando che «il Decreto Sud riorganizza i fondi di coesione, istituisce questi accordi di coesione: i progetti sono proposti dalla regione e condivisi dal governo nazionale e questo ha fatto un po’ arrabbiare qualcuno, ma non perché vogliamo limitare l’autonomia di un singolo territorio ma perché vanno inseriti in una strategia. Per troppo tempo ci siamo mossi come monadi ma se non mettiamo in rete progetti e investimenti non ricostruiremo mai la strategia di cui il paese ha bisogno».
«La Calabria – ha detto – è la decima Regione che firma questo accordo, è la prima che firma nel Mezzogiorno. Noi mettiamo a disposizione 2,8 miliardi, se aggiungiamo quelle di altre fonti arriviamo a un investimento complessivo di 3 miliardi e finanzieremo 317 progetti, concentrati su poche priorità, per rispondere proprio al concetto di strategia».
«La priorità delle priorità che finanziamo – ha spiegato – sono le infrastrutture. Alle infrastrutture questo accordo dedica oltre un miliardo di euro, parliamo anche dei porti, ci sono 300 milioni destinati al Ponte. Molti dicono che non si farà mai, che è impossibile, ma secondo me la parola impossibile la usa chi non ha coraggio. Io sono d’accordo con Occhiuto, c’è un solo modo per combattere i divari territoriali, creare le condizioni a Regioni per combattere ad armi pari. Qui c’è una differenza nella nostra impostazione: leggevo un’intervista della leader dell’opposizione».
«Ci sono due modi per affrontare le problematiche del Mezzogiorno – ha evidenziato – le infrastrutture, quello giusto secondo me, e il reddito di cittadinanza che però era la risposta di chi considerava questi territori irrecuperabili e li manteneva in povertà. Ma questa non è la mia visione. A chi mi accusa di dividere l’Italia dico che l’Italia è già stata divisa. La sfida è quella di mettere le Regioni nelle condizioni di dimostrare quello che valgono investendo sulle infrastrutture. Voglio colmare il divario e con le risposte meno facili ma che possono dare davvero risultati».
«Ci sono dei gioielli, dei potenziali che senza infrastrutture non vanno da nessuna parte – ha ricordato – Porto di Gioia Tauro: non è un caso che siamo qui, è un gioiello, è il non porto europeo per traffico merci e il primo in Italia. Noi siamo una piattaforma in mezzo al Mediterraneo, in mezzo a quel mare che è il punto di contatto tra i grandi ambiti commerciali: Indo Pacifico e Atlantico. Noi abbiamo un’altra grande infrastruttura che non abbiamo mai, che è il mare».
«La scelta del governo è quella di diventare centrali nel Mediterraneo – ha ribadito –. Il nostro obiettivo è fare dell’Italia l’hub energetico dell’Europa: sono d’accordo con Occhiuto sul rigassificatore ma se riusciamo a fare investimenti in Africa, accade che il Mezzogiorno assume una centralità strategica. C’è un disegno di quello che stiamo facendo. Quello che è mancato qui è stata la strategia, la capacità di mettere la forza dei cittadini di questi territori di competere ad armi pari. Noi abbiamo individuato la strategia, abbiamo individuato le risorse come questo Accordo e il Pnrr e altre risorse arriveranno».
«Ci sono le risorse per il termovalorizzatore, cofinanziandolo – ha detto – per vincere la sfida dei rifiuti su cui la Regione sta facendo un grande lavoro, e attrazione degli investimenti: qui c’è un’altra grande risorsa, siamo riusciti a fare una cosa che non ha fatto alcun governo prima, la Zona economica unica del Mezzogiorno, la sfida del governo è che tutte le Regioni del Sud diventano un’unica Zes, significa che tutti i nuovi investimenti che arrivano nelle regioni del Mezzogiorno possono vantare incentivi e semplificazioni significativi colmando così i problemi ereditati e creando l’uguaglianza».
La premier, poi, ha parlato dell’autonomia differenziata: «non funziona come qualcuno racconta “dò a una regione e non a un’altra”, significa che lo Stato in una regione virtuosa valuta di devolvere altre competenze, non è un tema di rapporti tra Regioni ma tra Stato e Regioni, non si crea un divario ma regioni del Nord e del Sud ma semmai è un divario che si crea tra amministrazioni capaci e no, e non mi stupisce a qualcuno fa paura».
«Non c’è affatto un tentativo di indebolire – ha sottolineato – ma di rafforzare consapevoli dell’enorme potenziale di questi territori, della sua gente, agendo su alcune leve: strategia, avere, risorse risorse a terra e che chi gestisce queste risorse sia responsabilizzato per spenderle al meglio, Con questi elementi penso che i cittadini che vivono in queste regioni non devono avere paura di niente, perché hanno affrontato di tutto, compreso la ‘ndrangheta, e possono e devono poter contare sulla sfida della responsabilità i cittadini non hanno paura di niente perché noi combatteremo la ‘ndrangheta così, dimostrando che lo Stato quando ti chiede qualcosa non ti chiede in cambio la tua libertà come fa la criminalità organizzata».
«Ma lo Stato dev’esserci e deve esserci con risposte serie ed efficaci come quelle che stiamo tentando di costruire», ha concluso. (rrc)