In Calabria c’è un grave rischio di tenuta sociale. È questo l’allarme lanciato da Tonino Russo, segretario generale della Cisl Calabria, aggiungendo che «sembra che la politica, a tutti i livelli, non sia sufficientemente consapevole del grave rischio di tenuta sociale che in Calabria avverte chi ogni giorno percorre le strade, incontra le persone e si misura con i problemi della disoccupazione, del lavoro precario e in nero, dei pensionati al minimo, del disagio, della dolente rassegnazione di chi chiede aiuto agli avamposti dell’ascolto sul territorio».
«Le difficoltà quotidiane – ha proseguito il sindacalista – acuiscono il senso di solitudine, esaltano forme di chiusura e di individualismo, mettono a rischio quella coesione sociale generatrice di solidarietà, progettualità e azione, fatta di relazioni costruite sul senso di appartenenza e sul legame con la propria terra, sulla condivisione di norme e valori, che è frutto anche di scelte orientate verso lo sviluppo e non verso un assistenzialismo che perpetua precarietà e dipendenza. Dunque, il tema di una coesione sociale sottoposta ad ancor più dura prova dalla pandemia deve essere non marginale, ma al centro del piano di rilancio, ne deve essere uno dei principi ispiratori, altrimenti è in gioco la credibilità di un Governo in difficoltà anche su questi problemi e chiamato a dare un forte e incisivo segnale di attenzione alla crescita e allo sviluppo della Calabria, segnale che manca nell’attuale redazione del Pnrr».
«Il Paese ha un debito verso il Sud e la Calabria – ha detto ancora Russo – un debito generato, tra l’altro, anche dal mancato rispetto della “clausola del 34%” degli investimenti dello Stato da impiegare per il Mezzogiorno, in base alla popolazione delle regioni meridionali. Il Pnrr deve essere l’occasione per colmare il divario infrastrutturale (e non solo) tra il Meridione e il resto del Paese. Su questo si misura, oggi più che mai, la volontà di creare coesione tra i territori, mentre non mancano, purtroppo, i segnali negativi: per ultimo, la proposta (poi ritirata) della vicepresidente della Regione Lombardia di prendere in considerazione anche il Pil dei territori come criterio per decidere sulle precedenze nella somministrazione del vaccino anti Covid-19».
«Ed è incredibile – ha detto ancora – per fare un solo esempio, che dopo quarant’anni si sia ancora costretti a parlare della messa in sicurezza e del completamento di un’infrastruttura viaria di fondamentale importanza come la S.S. 106; come è incredibile, di fronte al disastro del sistema sanitario regionale, che ci si ostini a non utilizzare i fondi del Mes disponibili per ricostruire una Sanità allo sfascio».
«La Cisl calabrese chiede, dunque – ha proseguito il segretario generale – un sussulto di responsabilità ai parlamentari eletti in Calabria e alla politica regionale perché si battano i pugni sul tavolo dove cui si gioca il futuro dei territori: ci si confronta, infatti, sull’impiego di risorse che costituiscono a giudizio di tutti un’imperdibile occasione di crescita e che, non dimentichiamolo, prendiamo a prestito dai nostri figli e nipoti, cioè proprio da quei giovani che sono costretti ad andare via».
«Non ci stanchiamo di ribadire – ha concluso il segretario generale della Cisl regionale – che occorre, se crediamo per la Calabria nella possibilità dello sviluppo, e di uno sviluppo sostenibile, un grande patto sociale che veda protagonisti politica, istituzioni, associazionismo e volontariato, imprenditoria, no profit, mondo ecclesiale, per dialogare, confrontarsi, individuare le priorità di investimento e fare insieme massa critica nei confronti di chi deve imparare ad ascoltare il grido di dolore che si leva da questa terra. Non si può più attendere. Il passo dalla rassegnazione a forme di protesta scomposta e disperata può essere breve». (rrm)