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L’amaro Rupes di Roccella è il miglior liquore amaro del mondo 2020

Rupes

Prestigioso riconoscimento per l’amaro Rupes di Roccella Jonica, che è stato decretato il Migliore liquore amaro del mondo 2020.

Il liquore ha conquistato la giuria internazionale grazie al «classico olfatto e gusto, con sfumature di erbe lascia al palato una morbidezza composita. Sentori di cioccolato allo zenzero e un’amarezza contenuta rendono questo Amaro ricco e allettante».

«Rupes – si legge sulla pagina Facebook dell’amaro – grazie al suo gusto deciso e raffinato, dal carattere inconfondibilmente calabrese, recupera questa storia, che racconta un territorio e le sue eccellenze partendo dai prodotti della natura che nascono naturalmente e crescono genuinamente. Trenta erbe officinali ed aromatiche, provenienti dalla Locride, realizzano questa singolare e piacevole alchimia tra note erbacee amare, speziate ed amabili. Per la sua preparazione viene ancora utilizzato il vecchio metodo artigianale della macerazione a freddo degli ingredienti, tra i quali spiccano il finocchietto selvatico, le radici di liquirizia calabrese e l’alloro».

«Degustandolo – si legge ancora – si può rivivere ancora oggi la leggenda che narra di come il nome fu coniato da intellettuali patrioti nella prima metà dell’800, precursori dei moti Carbonari che portarono all’Unità, facendolo derivare dal luogo in cui veniva distillato: ai piedi della famosa Rupe di Roccella, un tempo Anphisia. Passarono molti anni e Vincenzo, mastro distillatore, detentore della ricetta originale e capostipite della famiglia Errigo, prima di morire alla fine del XIX secolo, strappa una promessa al figlio: “La ricetta di Rupes dovrà essere tramandata ma il racconto di quegli incontri per la libertà dovrà rimanere un segreto almeno per un secolo”; aleggiava ancora il timore del Regno despota che si era dissolto al cospetto dell’Italia».

«Così – si legge ancora sulla pagina Facebook – quella ricetta fu tramandata nel silenzio, di padre in figlio, per quattro generazioni. Rupes quindi trova le sue radici dall’incontro tra un semplice commerciante con alcuni giovani dagli alti ideali. E grazie a Vincenzo, scomparso nel 2019, che portava il nome del suo trisavolo, ed ai due figli Francesco e Luca, ritorna sulle tavole; ed è bello pensare ad un brindisi, ora come allora, per la libertà ed il piacere, in un momento storico in cui l’Unità Nazionale è ritornata alle coscienze come valore aggiunto nell’essere italiani!». (rrc)

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