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Le erbe e le piante di San Francesco di Paola di Carmine Lupia e Giancarlo Statti

Le erbe e le piante di San Francesco di Paola di Carmine Lupia e Giancarlo Statti

di FRANCO BARTUCCI – Giancarlo Statti, professore Ordinario di Biologia farmaceutica presso il Dipartimento di Farmacia Scienze della Salute e della Nutrizione dell’Università della Calabria, con Carmine Lupia, etnobotanico e direttore dei Conservatori etnobotanici di Castelluccio Superiore (Potenza) e Sersale (Catanzaro), sono gli autori del libro “Le erbe di San Francesco di Paola”, edito da Rubettino, con il contributo della Fondazione Vos.

Il libro si pregia poi della prefazione di Claudia Crima Toma, docente della Facoltà di Farmacia dell’Università di “Vasile Goldes” di Arad in Romania; nonché di una breve presentazione di Padre Gregorio Colatorti, Generale dell’Ordine dei Minimi, che riconosce ai due autori, Statti e Lupia, il merito di avere aperto una breccia nel muro che impedisce di vedere con chiarezza l’infinito paesaggio, come la siepe leopardiana, che sta al di là dell’immagine che di Francesco ci è stata trasmessa da una certa agiografia e «ci conduce a fare un passo in avanti – ci precisa il Padre Generale – affinché possiamo restituire alla storia di oggi una testimonianza che, forse, è una delle più utili con cui confrontarsi per ritrovare i valori fondamentali della nostra società e che, inoltre, ci invita alla riflessione sul rapporto tra la bellezza della natura e l’azione di Dio in essa, tra l’intelletto umano e la sapienza di Dio».

Il libro è composto  da 127 pagine, delle quali le prime sedici contengono un’accurata Prefazione, seguita da due pagine dell’introduzione a firma della prof.ssa Claudia – Crina Toma, nella quale dei due autori dice: «Di aver saputo focalizzare la loro attenzione dell’uso molto diffuso, nell’Italia Meridionale, della medicina monastica, una sorta di naturale prosecuzione della cultura ellenica e latina dell’uso monastico delle piante contaminata da esperienze e nuove conoscenze che giungevano dal mondo arabo, come dai monaci basiliani e i mercanti che percorrevano la via della seta».

Proseguendo nella sua introduzione è entrata ad illustrare la figura di San Francesco e della sua dedizione alla cura degli ammalati attraverso la fitoterapia.

«Negli anni a cavallo tra il 1400 e il 1500, in Calabria tra le figure di più grande spessore culturale e morale spicca quella di San Francesco di Paola, divenuto poi patrono della stessa Regione. San Francesco fu assiso agli altari per il suo potere taumaturgo, che riguardò soprattutto l’assistenza agli infermi, per i quali operò guarigioni prodigiose a favore di paralitici, di lebbrosi, di ciechi e di indemoniati. Egli, però, si distinse anche per la sua abilità di fine erborista e nutrizionista, sfruttando quello che oggi chiameremmo fisioterapia. Questo gli fruttò la chiamata al capezzale del re di Francia Luigi XI, gravemente ammalato. San Francesco fu una vera personalità monastica del Medioevo italiano; si ritirò per tre anni in una grotta da giovane dove rimase in meditazione, nutrendosi solo di erbe che in seguito analizzò e utilizzò come piante medicinali».

Nel concludere la sua introduzione la prof.ssa Claudia Crima Toma ha tenuto a sottolineare che: «Lo scopo ultimo del libro è anche quello di evidenziare l’uso di piante officinali tipiche della tradizione botanica calabrese sia patrimonio culturale proprio della Calabria, tradizione via via quasi totalmente dimenticata, ma che, proprio alla luce della validazione scientifica delle piante usate dal Santo, vuole permettersi di rilanciare un settore di nicchia, ma di particolare interesse. Trovo questo libro scientifico – ha concluso – non solo un manoscritto di rara bellezza che unisce aspetti di storia locale con quelli di fitoterapia empirica, ma anche una prova vivente che parla dei tesori delle Calabrie che devono essere lasciati ai posteri».

Il libro prosegue poi con sei pagine che sintetizzano la vita di San Francesco di Paola con riferimenti alla collocazione dei popoli antichi e al medioevo, affermando alla fine che «nel XV secolo l’opera di San Francesco di Paola non può ridursi solo ai miracoli, che restano comunque alla base della sua assunzione agli altari, ma riscoprire la figura di San Francesco come filosofo e come uomo di scienze e medico, guariva gli ammalati con le erbe e riusciva dove i medici fallivano».

Il libro si caratterizza poi per la pubblicazione, in 93 pagine, di schede analitiche e scientifiche sulle erbe e piante utilizzate da San Francesco e che fanno parte del percorso processuale della sua canonizzazione. Di schede ne abbiamo contate 43, in cui c’è il richiamo etnobotanico alle parti dell’uso delle stesse al tempo del Santo, completate con i riferimenti scientifici attuali per dare una sorta di convalida scientifica all’uso empirico fatto dal Santo. Dalla B di bambacia fino alla Z di zenzero passando per cannella, garofano, ginestra, ortica, salvia e tante altre.

Quello delle erbe usate sia per curare che per celare il miracolo, è sicuramente tra gli aspetti più importanti, e ultimamente è un argomento che sta attirando l’attenzione degli studiosi di diverse figure di santi e monaci medievali. Interessa, soprattutto perché è un campo in cui fede, ragione e scienza si incontrano in un territorio comune di ricerca che può essere interessante per il futuro sia della fede che della scienza. (fb)                        

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