Il 14 giugno s’inaugura a Soveria Mannelli il Museo della Carta, il vecchio sogno di Rosario Rubbettino

di PINO NANOAd annunciare la nascita del “Museo della carta”, unico al Sud, e che porta il nome della vecchia originaria tipografia, è lo stesso Florindo Rubbettino sul suo profilo LinkedIn, e a inaugurare ufficialmente il Museo sarà il prossimo 14 giugno a Soveria Mannelli Innocenzo Cipolletta, Presidente dell’Associazione Italiana degli Editori, un evento di interesse nazionale oltre che culturale. Alla manifestazione di Soveria Manelli, che avrà come padrone di casa il giornalista Alessandro De Virgilio, sarà presente anche Manuel Fernando Ramello, che è il Vice Presidente dell’Associazione Italiana per il patrimonio Archeologico Industriale.

«È con grande gioia – dice Florindo Rubbettino – che abbiamo presentato in anteprima ai nostri dipendenti la nascita di un altro pezzo del mondo Rubbettino e della nostra identità che presto sarà aperto al pubblico. Un Museo d’impresa che, oltre a raccontare più di cinquant’anni di attività, è anche un percorso nella storia del libro e della sua creazione, dell’universo editoriale e quello tipografico».

Un Museo d’impresa, dunque, che racconta un pezzo della storia straordinaria della Calabria, e in questo caso la storia di un avventura editoriale che porta il nome del suo fondatore Rosario Rubbettino, e oggi anche quella dei suoi figli, Florindo e Marco, che dal vecchio padre-imprenditore hanno ereditato il gusto del bello e la forza del rispetto e dell’accoglienza. A Soveria Mannelli, in Calabria, dove sorge oggi il grande sito industriale dei Rubbettino tutto questo è ancora “pane quotidiano”.

«La cerimonia di qualche giorno fa – scrivono i Rubbettino nel loro post digitale – è stata piena di emozione, poiché la storia della nostra azienda è anche quella di tutte le persone che da anni ci accompagnano in questo viaggio imprenditoriale. In attesa dell’inaugurazione ufficiale, senza fare troppi spoiler, vi mostriamo qualche scatto». Sono alcune delle foto del nuovo Museo Rubbettino che farà parlare molto di sé nei mesi e negli anni che verranno. 

Guai a dimenticare un dato fondamentale della storia di questa impresa, l’attività editoriale e tipografica di Rubbettino si inserisce, da più di cinquant’anni, nel rapporto millenario tra la Calabria e la carta e viene oggi raccontata ai visitatori del Museo d’impresa Carta.

Un museo – si legge sul sito ufficiale della Rubbettino – per molti versi inconsueto, «dove la storia del libro, dei processi di stampa e delle tecniche tipografiche, della carta e dei materiali a supporto della tipografia, ricostruita lungo il percorso espositivo, si fonde con l’attività di un laboratorio di creatività, design, innovazione e sperimentazione, aperto agli innovatori della comunicazione, del design e dell’artigianato digitale».

Dai caratteri mobili al bit, dunque, con percorsi di edutainment, mostre e spazi per conferenze e seminari sui temi della cultura visiva e della tipografia. Parte integrante dell’esperienza museale è il parco d’arte contemporanea che si pone in dialogo con il mondo del libro e della tipografia in un rapporto di ibridazione dei saperi, grazie all’attività di artisti provenienti da tutto il mondo che, nel realizzare le opere che arricchiscono l’area, hanno voluto indagare il legame materico che intercorre tra il mondo vegetale e quello della produzione editoriale/tipografica, attraverso la trasformazione della cellulosa in carta come elemento cardine dell’editoria e della tipografia.

Carta è, dunque, un sistema complesso in cui storia, natura, artigianato e digitale si pongono in un rapporto ininterrotto fatto di saperi, esperienze e visioni di futuro.

E tutto questo accade 52 anni dopo la nascita ufficiale della Rubbettino Editore, che ha festeggiato nel 2022 i suoi primi cinquant’anni di attività, «inseguendo e perseguendo la visione innovativa di Rosario Rubbettino che nel 1972 aveva fondato a Soveria Mannelli, in Calabria, il primo nucleo aziendale». 

Oggi i suoi figli, Florindo e Marco, guidano una realtà imprenditoriale consolidata, la cui produzione editoriale è diventata sempre più intensa e qualificata, fino a riuscire a imporsi come punto di riferimento imprescindibile per quanti a vario titolo si occupano di economia, politica e scienze sociali.

Il resto è storia di questi anni e di queste ore. La decisa opzione culturale nei confronti di una società aperta e inclusiva ha portato, sin dai primi anni di attività, alla collaborazione con personalità del calibro di Dario Antiseri, Lorenzo Infantino, Massimo Baldini e Sergio Ricossa, sotto la cui direzione venne inaugurata la celebre collana “Biblioteca austriaca” che ha proposto in lingua italiana, spesso per la prima volta, i classici del pensiero austriaco liberale, nel desiderio di approfondire e divulgare i temi e le policy del liberalismo fra addetti ai lavori e non.

L’ambizione di costituire un polo di attrazione per contributi provenienti dai più diversi settori del sapere umano ha successivamente condotto allo sviluppo progressivo di un’offerta editoriale a tutto tondo, ma non meramente generalista, in ogni campo del pensiero umanistico e scientifico, della cultura visuale e delle arti – da cui, ad esempio, la felice collaborazione con il Centro sperimentale di Cinematografia e l’avvio di un progetto a lungo termine anche nella produzione narrativa, caratterizzata dalla caparbia valorizzazione di una cifra stilistica originale e riconoscibile.

È su queste basi – sottolineano a Soveria Mannelli – che il catalogo editoriale si arricchisce continuamente integrando nel catalogo la traduzione dell’opera di autori di riconosciuto spessore internazionale come di studiosi e scrittori più giovani o ancora poco noti, concorrendo alla sprovincializzazione del discorso pubblico italiano. La realtà è che oggi la Casa Editrice si presenta come un grande network capace di unire intellettuali, accademici e non, centri di ricerca e player della politica culturale nell’intento di fornire ai suoi sempre più numerosi lettori uno sguardo sulla realtà in una prospettiva libera da qualsiasi condizionamento ideologico.

Tutto questo, va sottolineato, nel cuore più antico e forse più povero della Calabria del 2024. Altro che successo. (pn)

Andata in Porto: a Roma mercoledì il libro su Gioia Tauro di Pino Soriero

Il boom del porto di Gioia Tauro (3,5 milioni di container movimentati, + 7% terminal MCT, + 260 % terminal Automar nel 2022) raccontato da chi è stato protagonista in prima persona di alcune decisive fasi di questo lungo e appassionante percorso. Gioia Tauro rappresenta per la Calabria e per il nostro Paese una sfida vincente. Che va appunto raccontata, analizzata, illustrata.

È questo l’obiettivo dell’ultimo libro di Giuseppe Soriero,Andata in porto. Gioia Tauro, la sfida vincente (Rubbettino) che sarà presentato a Roma, in anteprima nazionale, mercoledì 15 febbraio nella sede di Confitarma, l’associazione che raggruppa le imprese di navigazione e gruppi armatoriali italiani.

Un libro destinato a riaprire un grande dibattito in Italia e ovviamente in Calabria sulle straordinarie prospettive di un porto che nell’arco di 25 anni (da quando cioè è stata istituita la Capitaneria di Porto) è riuscito ad affermarsi come scalo innovativo, tecnologico e intermodale (gateway), raggiungendo l’ambizioso traguardo dei 3 milioni e mezzo di Teu.

Soriero, oggi presidente dell’Accademia di Belle Arti di Roma, è stato sottosegretario di Stato ai trasporti nel governo Prodi (1996-1998) e poi dal 1997 al 2000 presidente del Comitato Interministeriale per l’Area di Gioia Tauro. E proprio in quegli anni si gettano le basi per il “miracolo Gioia Tauro” con l’istituzione della capitaneria di Porto e la redazione di un ambizioso master plan.

La presentazione avverrà a conclusione del Consiglio Nazionale di Confitarma a testimonianza della straordinaria importanza che il porto di Gioia Tauro riveste nelle strategie di sviluppo del sistema del trasporto marittimo. Con l’autore si confronteranno il direttore di Confitarma Luca Sisto, l’ammiraglio Nicola Carlone e il giornalista del Corriere della Sera Francesco Verderami.

Il volume è completato dalla prefazione del comandante del porto Vincenzo Zagarola, dall’introduzione del giornalista Michele Albanese, dagli interventi di alcuni esponenti direttamente impegnati:  l’ammiraglio Andrea Agostinelli, presidente dell’Autorità di Sistema Portuale dei Mari Tirreno meridionale e Jonio; Aldo Alessio, sindaco di Gioia Tauro; Antonio Testi, amministratore delegato di MCT; Manuel Grimaldi, presidente del Gruppo Grimaldi; Mario Mattioli, presidente di Confitarma; dalla postfazione di Adriano Giannola e Luca Bianchi, presidente e direttore generale di Svimez. (rrm)

Padre vostro di Lou Palanca

di FILIPPO VELTRI – Tornano i Lou Palanca e di nuovo da Rubbettino. Ad ispirare questo libro è la figura silenziosa e potente di Francesco De Nardo, padre della protagonista di uno degli episodi di cronaca più sconvolgenti avvenuti nel nostro Paese: il delitto di Novi Ligure del 21 febbraio 2001.

Per la prima volta il collettivo Lou Palanca narra in prima persona, singolare e plurale, maschile e femminile allo stesso tempo. Lo fa per riflettere sul bene e sul male, sul ruolo dei padri, sul dolore e il perdono, attraverso una ricerca che non si alimenta della voce viva degli attori di quella drammatica vicenda ma che pure consente di collocare le scelte di De Nardo in un contenitore nuovo, dove riluce la speranza, la ricostruzione del legame familiare e sociale così brutalmente reciso.

Tolto l’orrore, infatti, quel che più di profondo ed elevato ci restituisce questa storia è la potenza dell’amore paterno, la restituzione di una seconda possibilità, la funzione rieducativa della pena, la giustizia riparativa, la crisi delle famiglie “normali”, il ruolo giocato dai mass-media.

Elementi e capitoli che si rincorrono in una scrittura densa, profondamente immersa nell’atmosfera del lockdown del 2020 e capace di rendere il padre di Erika un riferimento collettivo, il padre di tutti, il Padre vostro. (fv)

PADRE VOSTRO
di Lou Palanca
Rubbettino editore – ISBN 9788849866285

Il cuore in allarme, di Emma Luppino Manes (Rubbettino)

Ognuno degli 11 capitoli del libro si apre con un esergo che risulta illuminante ai fini dell’identificazione di luoghi e personaggi. La prefazione, della stessa autrice, ci fa accostare piano a un tema ostico, ma di grande attualità e di particolare interesse sociale: si parla di malattia di Alzheimer quasi con uno stile fluido che tende a rendere più gradevole l’approccio all’argomento; qui qualche  pillola di sapore linguistico-letterario che rivelerà la sua importanza solo nel prosieguo della storia, pochi accenni all’attualità, con dati e notizie quasi di cronaca, e alcuni  rarissimi affondi in campi che sembrano spaventare chi scrive, per la vastità della tematica ma soprattutto  per l’oscurità in cui appaiono stagnare le più recenti indagini medico-scientifiche.

Un tema sociale, dunque, all’interno del meccanismo narrativo, che giustifica pienamente la definizione dell’Editore di romanzo-saggio.

L’Alzheimer ha ormai 46 milioni di ammalati nel mondo: cancellazione penosa e definitiva del ricordo.  Ma, in assenza della mente che risulta essere quasi un  naturale bacino di raccolta delle nostre percezioni e sensazioni, dei nostri ricordi, ecco in grande risalto il cuore, scrigno della nostra vita interiore, il cuore che batte, nonostante …il cuore in allarme… titolo del romanzo-saggio.

A conclusione della prefazione, la malattia, di fatto, abbandona immediatamente la scena che viene subito occupata dai tanti  personaggi del romanzo e dal dinamismo della vicenda di due famiglie amiche che migrano dalla Calabria verso la grande Milano: essa resterà sempre sottotraccia, emergendo solo talvolta e solo a fatica, dunque in filigrana.

Già nel primo capitolo Virginia Rossi Castellani ci colpisce col girovagare spasmodico e delirante della sua mente tra le ombre del passato e, accanto a lei, si delinea a stento la figura della giovane badante albanese, Jolina, che tornerà in grande risalto solo a conclusione della narrazione: poi, nei capitoli successivi e fino al cap. IX, si dipanerà una storia quasi banale per il fatto di adombrare le vicende di una qualsiasi famiglia borghese degli anni 60/70,in una  Milano infuocata da movimenti ribellistici e, talvolta, da veri eventi catastrofici… che s’insinuano drammaticamente anche dentro le pareti di casa.

La storia, in cui non mancano colpi di scena ed eventi tragici, è guidata con occhio vigile e attento della voce narrante e direi quasi immortalata da chi ama la terminologia semplice e calda del lessico familiare.

Virginia donna, moglie, madre, nonna, si muove con accortezza tra gli umori difficili della sua tribù, finché il dramma della malattia del marito Alberto non irromperà ad alterare e a cancellare un equilibrio costruito a fatica negli anni, ma del tutto precario e  solo di facciata: cosicché, a quel punto, in assenza di terapie e di  spiragli e rimedi di carattere medico-scientifico, solo l’amicizia storica e solidissima tra i due protagonisti maschili, Alberto e Vincenzo, che passa attraverso l’attenta custodia di Virginia, riuscirà a riportare un’armonia nell’angusto spazio di una stanza in cui ora sono ridotti i personaggi e a modificare, finalmente, una lunga  vicenda matrimoniale, irta di difficoltà e di incomprensioni.

Nasce perciò , quasi per miracolo, una nuova storia d’amore… È il momento in cui, forse, nella grande difficoltà, l’Uomo riesce a superare se stesso, secondo un pensiero di Pascal (fr.434), citato dall’autrice nell’incipitL’homme passe infiniment l’homme…

Il libro lascia spazio a molti interrogativi, talvolta senza una risposta chiara: da ciò deriva il suo grande interesse per il fatto di suscitare l’impulso a un’analisi profonda di se stessi e un forte desiderio di introspezione.

Quali gli interrogativi di fondo?

  1. Sembra quasi inevitabile che qualcosa della vita dell’autrice compaia tra le righe del racconto, senza che il romanzo possa essere considerato autobiografico… Era il grande problema di Italo Calvino che parlava di un rapporto nevrotico con l’autobiografia…

2) Nord e Sud sono le coordinate del romanzo : anni ‘60/70 …da Bagnara Calabra a Milano e viceversa; una geografia della Calabria romantica, come la definiva Corrado Alvaro (1930).

Lo spazio della narrazione diventa l’Italia intera che i due amici e poi anche la protagonista femminile, Virginia, attraversano nei loro lunghi viaggi, in treno o, più spesso,  a bordo di un’auto primordiale…inseguendo progetti per il futuro e sogni di ogni genere, covando nostalgie e rimpianti… Quelle coordinate non sono solo geografiche, ma acquistano, poco alla volta, lo spessore di antiche frontiere storiche e di logiche geopolitiche che si raccontano ancora  e che i protagonisti, ma soprattutto Virginia, vogliono superare, in cerca di un nuovo orizzonte.

Nord e Sud: simbolo di una diversità che affonda nei secoli e che non cessa di evidenziare una storia di contrasti che furono e che sono, nonostante gli sforzi di chi, a partire dai grandi protagonisti del nostro Risorgimento, ci ha voluti disperatamente uniti…

Essi, statisti illuminati ma prima meticolosi burocrati, nelle loro carte, forse immaginavano che una nuova idea di Stato, più attento e generoso nei confronti dei suoi cittadini, finalmente non più sudditi, facesse sì che che l’anima greca (il Sud) si sposasse spontaneamente all’intelligenza romana (il Nord): come  suggerisce Albert  Camus nei suoi Taccuini… e che il tempo divorasse le tracce di una diversità su cui ci si interroga ancora…

Quel processo, in realtà, si sarebbe rivelato molto più complesso e lontano dalla loro visione… e resta ancora come impantanato nelle sacche di un’estenuante, cattiva politica

3) Virginia, nel romanzo, è protagonista, dentro e fuori le mura della sua casa, donna prima di essere figlia, moglie, madre e nonna, domina, perciò  signora della casa e di tanto altro… non molla mai, spera a testa bassa, come diceva il poeta Charles Péguy, anche quando disperare è la tentazione, mentre, lentamente, tra le sue mani, il concetto laico di speranza da mero  presentimento o lucido presagio, muta più cristianamente  in aspettativa serena di un futuro migliore.

Ci chiediamo quanto sia una Penelope attendista e quanto invece una donna moderna e libera che fugge da vecchie regole e becere imposizioni.

Virginia, curiosa e determinata a conquistare spazi nuovi, si muove, prima, su e giù peri  viali della grande Milano anni ’60… ma poi, ormai votata alla difficile condizione del marito, nello spazio sempre più angusto di una stanza che diventa un mondo… potremmo chiamarlo la sua tenda, la tenda dell’incontro e dell’amicizia nell’Antico Testamento, ohel mo… in antico ebraico, dove lei stabilisce quasi una tregua dal dolore …lo guarda da lontano ma sempre lucidamente… senza anestetizzarsi, ma essendosi già fatta attraversare dal dolore e quindi averne provato tutto il peso.

Lì, quasi in disparte rispetto alle figure dei due amici storici, consente a Vincenzo, amico del cuore di suo marito, di agire su un uomo segnato dalla malattia e di ricomporlo nella favola della loro adolescenza…così tutti e tre, insieme, riusciranno a dominare la paura e l’angoscia che si sciolgono ancora nella piccola felicità dei  ricordi.

È il cuore, dunque, ancora e sempre in allarme… (Lab Donne Gioia Tauro)

IL CUORE IN ALLARME
di Emma Luppino Manes
Rubbettino Editore, ISBN 9788849862065

SANT’ILARIO DELLO IONIO: IL PREZZO DELLA CARNE DI MIMMO GANGEMI

13 settembre – Sarà presentato questa sera, a Sant’Ilario dello Ionio, alle 19.00, presso Belvedere di Piazza Garibaldi, il libro “Il prezzo della carne” di Mimmo Gangemi.
Organizzato dal Comune di Sant’Ilario dello Ionio in collaborazione con il Caffè Letterario “Mario La Cava”, l’evento rientra nell’iniziativa “Incontro con i libri Rubbettino”.
Si comincia con i saluti di Pasquale Brizzi, sindaco di Sant’Ilario dello Ionio. Dialogano con l’autore la giornalista Maria Teresa D’Agostino e Domenico Calabria, presidente del Caffè Letterario “Mario La Cava”.
Il libro, edito da Rubbettino Editore, è ambientato in una Calabria all’inizio degli anni ’90, dove una banda di giovani delinquenti si mette in proprio con estorsioni e minacce, sfidando il potere delle “‘ndrine”. (rrc)

CORIGLIANO ROSSANO: LA PRESENTAZIONE DEL LIBRO MALURA

13 luglio – Stasera, a Rossano, alle 1930, presso l’Emporium Cafè, sarà presentato il libro “Malura” di Cataldo Perri.
L’evento è stato organizzato dall’Associazione Rossano Purpurea.
La presentazione comincerà con i saluti di Vincenzo Monaco, di Rossano Purpurea, mentre conversano con l’autore il giornalista Giuseppe Passavanti e Giuseppe Sommario, docente universitario.
Leggono alcuni brani Saverio Forciniti e Jessica Pietrj. Modera Erminia Madeo.
Edito da Rubbettino editore, “Malura” è una storia d’amore ambientata negli anni ’70 tra la Calabria e l’Argentina, che denuncia, anche, la ‘ndrangheta e la mancanza di volontà politica per contrastarla. (rcs)

REGGIO: AL LIDO IL LIBRO DI ROBERTO GIACHETTI

13 luglio – Sarà presentato oggi, a Reggio, alle 18.30, presso il Moony Lido Comunale, il libro “Sigaro, politica e libertà” di Roberto Giachetti.
L’evento è stato organizzato dall’Associazione Studentesca Universitaria “Leonardo” in collaborazione con Anci Giovani.
Intervengono Gianluca Callipo, presidente Nazionale di Anci Giovani, Antonino Castorina, Consigliere Metropolitano di Reggio Calabria Delegato al Bilancio, Nicola Irto, presidente del Consiglio Regionale della Calabria, e Giuseppe Falcomatà, sindaco della Città Metropolitana di Reggio Calabria.
Il libro è edito da Rubbettino editore. Giachetti_libro(rrc)