di ANNA COMI – La giornata di oggi ci ricorda che i diritti fin qui acquisiti sono conquiste e vanno difesi. In questi giorni è attuale il dibattito sull’aborto, inserito in Francia nella Costituzione, che in Italia e nella nostra regione si riapre dopo i dati diffusi dal Ministero della Salute.
In Calabria, secondo gli ultimi dati diffusi dal Ministero della Salute relativi al 2021, il 64,3% dei ginecologi è obiettore di coscienza. Un dato in linea con la media nazionale (63,4%), ma che evidenzia una realtà ancor più complessa e preoccupante in altre regioni italiane, come la Sicilia con un’incidenza dell’85%, la Basilicata con il 78%, la Puglia con l’80% e la Campania con il 79%.
Questi numeri mettono in luce una situazione in cui l’accesso all’aborto in Italia rimane ostacolato da una percentuale significativa di operatori sanitari che si oppongono per motivi di coscienza. Inoltre, a differenza di quanto avviene in Francia, dove è stato inserito nella Costituzione il diritto all’interruzione volontaria di gravidanza, in Italia la legge 194 del 1978, conquistata dopo molte battaglie, rimane spesso di difficile applicazione.
Non solo i ginecologi, ma anche gli anestesisti e il personale non medico partecipano all’obiezione di coscienza. In Calabria, le percentuali di obiezione sono molto più alte rispetto alla media nazionale: il 74,3% degli anestesisti e il 63,3% del personale non medico si oppongono all’aborto, rispettivamente contro il 40% e il 32,8% a livello nazionale.
È importante sottolineare che l’aborto è praticabile chirurgicamente e farmacologicamente in Italia, ma l’elevato ricorso all’obiezione di coscienza mette in discussione l’effettiva accessibilità ai servizi per le donne che ne hanno bisogno. Secondo l’Istituto Superiore di Sanità, in Calabria il 72% dei casi di aborto avviene tramite il metodo farmacologico.
Il Coordinamento Pari Opportunità della Uil Calabria esprime profonda preoccupazione per questa situazione e sottolinea l’importanza di garantire il pieno rispetto dei diritti delle donne e l’accesso ai servizi sanitari, inclusa la scelta di interrompere una gravidanza in modo sicuro e legale.
Invitiamo le istituzioni regionali e nazionali a prendere seriamente in considerazione queste criticità e ad adottare misure concrete per assicurare che l’obiezione di coscienza non diventi un ostacolo insormontabile per le donne che cercano assistenza medica. (ac)
[Anna Comi è responsabile Coordinamento Pari Opportunità Uil Calabria]