L’OPINIONE / Giusy Caminiti: Pregiudizi e preconcetti per accordo con INGV

di GIUSY CAMINITI – Chiariamo noi i termini della questione al senatore Germanà, che senza aver letto esprime giudizi preconcetti ed ideologici sull’approvando accordo istituzionale tra la Città di Villa San Giovanni e l’INGV, delegittimando il ruolo delle istituzioni tutte e formulando accuse gravi cui solo per amore di verità vogliamo replicare. Se si “scomoda” un ministro della Repubblica su una questione inesistente, si genera la preoccupazione verso una inaccettabile deriva istituzionale: Germanà (al pari dei consiglieri comunali villesi di FI) esprime il suo giudizio su un accordo che non conosce e in cui la parola Ponte non viene neppure citata!

Ma dimostra di essere anche poco informato rispetto a fatti noti: la Città ha già partecipato nel 2024 con INGV e il dipartimento di Protezione Civile della regione Calabria ad un progetto comunitario per la sensibilizzazione della comunità al rischio terremoto e maremoto! Quest’amministrazione comunale ha approvato le linee guida del piano strutturale comunale e le tavole allegate prendendo atto di tutti i vincoli e le fragilità del territorio: non oggi ma nel dicembre 2023. Lo avrebbero dovuto informare i consiglieri di minoranza sostenitori del ponte ‘senza se e senza ma’, che evidentemente disconosco gli atti amministrativi su cui dovrebbero esercitare il controllo!

Ora entriamo nel merito delle questioni sollevate da Germanà: 1. Il 7 febbraio, dopo un incontro con il presidente Doglioni, l’esecutivo ha deliberato di proporre all’INGV un Accordo ex legge 241/1990 per formazione e informazione del cittadino, scambio di informazioni e “promozione di nuovi studi sul territorio anche attraverso la ricerca di finanziamenti per progetti congiunti”, come fatto peraltro da molti altri comuni italiani. 2. Il prossimo 17 il CdA dell’INGV valuterà la nostra richiesta e deciderà se accettarla. Tutto assolutamente ‘ordinario’ se non fosse che noi siamo la Città del ponte e guai a dire e agire a tutela del territorio! Così il senatore Germanà decide di distorcere verità che si evidenziano tali in atti.

L’amministrazione comunale di Villa San Giovanni mai ha portato avanti iniziative ideologiche ma solo richieste di approfondimenti scientifici e motivazioni tecniche rispetto al progetto definitivo aggiornato, che non dà garanzia alcuna; mai si è espressa sull’opera ma sempre sul progetto come da proprie competenze; mai ha generato allarmismi e preoccupazioni, prodigandosi sempre a una narrazione fondata e veritiera. L’accordo, se approvato, verrà “portato avanti” dal successore del presidente Doglioni: INGV è istituzione e noi la rispettiamo come tale nella sua massima espressione.

Noi abbiamo scelto INGV di cui oggi il professor Doglioni è illustre e brillante presidente! Al senatore vorremmo invece ricordare come le ragioni di urgenza all’accordo siano in nuce: questioni di Protezione Civile e tutela di un territorio fragilissimo. Diversamente che per il decreto ponte e per il decreto infrastrutture che “motivi che possano giustificare una sua urgente approvazione” non ne hanno avuti, eppure sono stati approvati come decreti legge, con il solo obiettivo di accelerare un’opera che merita evidentemente ancora studi e approfondimenti. Non tocca al senatore leghista valutare l’utilità della convenzione INGV – Città di Villa San Giovanni: sarà il CdA di INGV a pronunciarsi.

Siamo certi che la risposta del ministro Bernini non sarà sull’opportunità dell’accordo (non rientrando questa valutazione nelle competenze dello stesso!) ma piuttosto sulla correttezza dell’azione di INGV e della Città di Villa San Giovanni (siamo Città e non più comune da ben 20 anni!). E la risposta non piacerà a Germanà, come del resto non è piaciuta quella del ministro dell’Ambiente. (gc)

[Giusy Caminiti è sindaca di Villa San Giovanni]

L’OPININIONE / Ornella Cuzzupi: Il Convegno di domani a Cosenza è un grido di speranza: insieme si può!

di ORNELLA CUZZUPILa nostra iniziativa “Un lavoro giusto per una terra più giusta” non vuole essere una sterile passerella di personaggi e un fiume di parole senza concretezza. Il Convegno vuole essere un punto d’inizio di un percorso che dovrà portare alla creazione di una rete virtuosa, tra istituzioni, Enti, Imprese e il mondo della scuola per fare in modo che la lotta alle discriminazioni nel lavoro, e quindi nella vita di ogni giorno, sia costante e offra a chi subisce uno strumento per “ribellarsi” positivamente allo stato in cui versa. Siamo consci delle difficoltà, ma siamo anche pronti ad attivarci per fa sì che vi sia un confronto edificante e dimostrare ai territori e alla nostra gente che non sono soli ad affrontare i problemi. Le istituzioni, gli Enti, le realtà, le persone stesse che parteciperanno al Convegno sono la dimostrazione di un impegno forte e deciso, tocca a noi tutti saperlo orientare in modo sinergico e concreto.

Ci rendiamo conto  che le discriminazioni sul lavoro sono tante e di diversa specie. Parliamo di mobbing, di disparità legate al genere, di soprusi, di poca sicurezza sul lavoro, di lavoro nero, sino ad arrivare ad un’edilizia scolastica che, di fatto, mette gli studenti e il personale scolastico su piani di sicurezza diversi. E di aspetti ne potremo elencare molti altri. Con questa manifestazione vogliamo lanciare un chiaro messaggio alla nostra terra: noi ci siamo e siamo pronti ad affrontare insieme i problemi.

Questo vale per i componenti dell’Osservatorio come per i partecipanti al Convegno, siano essi istituzionali o privati. L’appuntamento di Cosenza è di particolare importanza, in quanto apre una stagione caratterizzata dall’impegno visibile di ognuno e dal voler ascoltare e far ascoltare alla nostra gente le parole di speranza e determinazioni che verranno lanciate. Siamo per un contatto diretto con i territori, siamo per la realizzazione di quella rete virtuosa, elemento fondamentale per la costruzione di un domani migliore e più giusto. Lo facciamo per la gente, per il nostro territorio e per dimostrare, come ripeterò al convegno, che i sogni si possono realizzare. (oc)

[Ornella Cuzzupi è presidente dell’Osservatorio contro le discriminazioni nei luoghi di Lavoro]

 

L’OPINIONE / Vincenzo Vitale: Amare riflessioni sulla rimozione della targa al Palazzo della Cultura di Reggio

di VINCENZO VITALE – La rimozione della targa al Palazzo della Cultura, che ne ricordava la nascita e l’intitolazione a Pasquino Crupi, è un esempio di quella cancel culture che inquina il dialogo, non solo politico, tra persone e gruppi che hanno visioni diverse del bene comune e del maggiore interesse della collettività.

Chi pratica questa cancel culture, tesa a far scomparire tracce di passato che ritiene ingombranti o troppo lontane dal sentire comune o, peggio, dal proprio personale sentire, non si rende conto che così facendo demolisce parte di quel passato che è anche la sua storia: è come se segasse il ramo su cui si è innalzato per poter meglio vedere lontano.

Non vi è chi non veda, infatti, che la cultura è fatta soprattutto di produzioni che rielaborano quelle precedenti e che su queste si basano. Il problema si è sempre posto e il rapporto di dipendenza della cultura contemporanea da quella precedente è stato per la prima volta formalizzato da Giovanni di Salisbury nel suo Metalogicon riprendendo le parole del suo maestro Bernardo di Chartes: “«Dicebat Bernardus Carnotensis nos esse quasi nanos gigantium humeris insidentes». Traducendo, non siamo altro che nani, stiamo in alto e possiamo vedere lontano solo in quanto stiamo appollaiati sulle spalle di giganti, ovvero di tutti quelli che ci hanno preceduti.

Rileggiamo quanto inciso sulla targa in pietra che era posta all’ingresso del Palazzo della Cultura.

«L’amore per la cultura, l’attaccamento al territorio reggino e al suo popolo, il desiderio di affermare i principi della legalità, hanno reso possibile la riconversione di questo edificio, già brefotrofio negli anni Trenta, a Palazzo della Cultura intitolato al meridionalista Pasquino Crupi».

A chi possono aver fatto paura queste parole, neutre ed essenziali, senz’alcun riferimento a fatti politici che possano turbare la sensibilità di chi non la pensa politicamente nello stesso modo? Chi si è potuto sentire offeso da un pensiero che è testimone di amore per: Cultura, Identità, Legalità?

Una scelta miope, quindi, potremmo dire assolutamente insensata, quella di rimuovere tracce di un percorso che ha portato a valorizzare Cultura, Identità e Legalità. Relazione con il modus operandi usato per demolire parte non insignificante del patrimonio storico e urbanistico reggino?

La vicenda della targa rimossa può essere contestualizzata in un milieu subculturale che ha portato alla demolizione di Piazza De Nava e dell’ex Supercinema?

Rimuovere i retaggi del passato sembra essere divenuto un’attività preminente di chi ritiene di poter essere oscurato dalla grandezza dei precedessori. Scelte autolesionistiche senza una vera etica ratio, quelle di chi si sente danneggiato dai concetti di Cultura, Identità e Legalità. Perché, in estrema sintesi, di questo si tratta guardando all’ultimo esempio di cancel culture.

[Vincenzo Vitale è presidente della Fondazione Mediterranea]

L’OPINIONE / Giuseppe Falcomatà: A prescindere dal risultato, per noi Reggio è già Capitale

di GIUSEPPE FALCOMATÀ – Tra qualche settimana la nostra città si giocherà la finale per la Capitale della Cultura 2027. È già un risultato bellissimo che deve inorgoglirci tutti.

In questi giorni stiamo proseguendo gli incontri con le istituzioni e le associazioni del territorio per condividere e migliorare un progetto che appartiene a tutta la comunità. Le proposte che vengono fuori sono tutte valide, dimostrano la vivacità di un mondo, quello della cultura reggina, che è sempre stato un’eccellenza e che si dimostra sempre più vivo, attento e partecipe.

Tutti i capoluoghi calabresi, Cosenza, Catanzaro, Crotone e Vibo, oltre a Messina, ci sostengono, insieme a tantissimi comuni dell’area metropolitana. Stiamo ricevendo lettere di adesione e sostegno da tanti reggini e non, tutti innamorati di questa terra, che si dichiarano disponibili a collaborare.

Per noi questa è già una vittoria aver risvegliato l’orgoglio di appartenenza, la voglia di partecipare, di esserci, di fare la propria parte. È questo il senso di comunità che deve essere la nostra carta vincente. La nostra candidatura si basa proprio su questo senso di condivisione, di dialogo, di incontro, di solidarietà ed accoglienza, che ha sempre caratterizzato la nostra storia, la storia di una comunità che vive proprio nel Cuore del Mediterraneo e vuole essere congiunzione con le culture del Mare Nostrum.

Ed è anche per questo che consideriamo un grande orgoglio che una personalità di rilevanza internazionale come Andrea Riccardi abbia accettato di presiedere il comitato promotore di Reggio Capitale.

Ed ecco perché a prescindere dal risultato finale, per noi Reggio è già Capitale. E anche se non saremo i vincitori, quei progetti li attueremo comunque, magari anche collaborando con le altre città finaliste. Abbiamo un patrimonio umano che merita di essere premiato e siamo orgogliosi della strada fatta. In bocca al lupo a noi e, per dirla alla Brunori, comunque vada sarà un eccesso! (gf)

[Giuseppe Falcomatà è sindaco di Reggio]

Il manifesto di Reggio Capitale Italiana della Cultura

La Città di Aschenez, pronipote di Noè. La Città di Giocasto, figlio di Eolo “Re dei venti” e di Eracle, figlio di Zeus.

La Città del mito, degli dei, della filosofia, dei musici, degli artisti, dei poeti, dei letterati. 

La città-giardino Esperia, l’Ausonia, l’Enotria; la Città “Italia” prima dell’Italia; la Città magno-greca del teatro e della danza, delle architetture di ritmo ed armonia, dell’abbraccio mistico-pitagorico di numero e spirito; della “scuola lirica” di Ibico e Glauco.

La Città di “ribellione e libertà”, adottiva di Spartaco.

La “Città del Sole” di Campanella, della scultura animata di Jerace, delle arti poliedriche di Frangipane e Benassai, dell’avanguardia di Boccioni.

La Città che ascolta Cilea.   

La terra dell’ incanto e della magia di Morgana; terra di meraviglia e poetica naturale; terra emersa dalle viscere della terra, di pietre custodi  di storie fossili.

Terra di onde greche che si intrecciano a quelle latine; dove il mare di popoli, saperi, religioni trova porto sicuro e lo rende Cuore pulsante del Mediterraneo.

Reggio Calabria è memoria senza tempo ma il tempo nostro è adesso.

Città di mare che culla lingue, tradizioni, saperi e storie antiche.

Terra poliglotta che pensa includendo e parla al mondo accogliendo.

Reggio Calabria è patria e matria: genitrice che partorisce e custodisce,  accoglie ed unisce.

Qui nasce la filosofia; prende forma la democrazia.

Qui l’arte tocca vette sublimi; la spiritualità trova la sua voce iconografica.

Qui trova dimora la poesia, la geometria disegna l’infinito e la musica danza con le stelle.  

Questa è la città in cui l’orizzonte mediterraneo è sguardo di libertà e non di confine.

Reggio Calabria è terra che trema e distrugge ma sempre rifiorisce.

Città che rinasce ogni volta dalle proprie ceneri; sempre più luminosa.

Distrutta e ricostruita, ferita e risorta, conquistata e liberata. 

Ora è il tempo di proteggere la nostra memoria collettiva, di parlarla, di cantarla coralmente, di trasformarla in faro in viaggio per la nostra Itaca: la nostra casa comune.

Questo è il momento di essere popolo di popoli; la tessitura di intrecci millenari: trama e ordito della nostra identità.

Il nostro destino lo ha già scritto la storia: sui nostri monumenti, sulle strade, su ogni pietra e ad ogni angolo di questa città: è destino che  anche il vento sussurra o il narrare incessante delle onde di questo incredibile mare: destino di bellezza, cultura, giustizia.

Noi, che della cultura conosciamo la forza rivoluzionaria, ci alziamo in piedi fieri e lo diciamo al mondo: Reggio Calabria merita il suo posto nella storia!

I suoi tesori, i suoi musei, le sue voci e le sue anime chiedono  riconoscimento, amore, valore.

Non più spettatori della nostra storia dunque, ma attori protagonisti.

Reggio Calabria non è solo il suo glorioso e suggestivo passato: è visione, orizzonte, promessa, speranza.

Questa è la nostra dichiarazione d’impegno: rendere immortale la bellezza della nostra terra.

Perché questa sia patrimonio senza confini; non solo per noi ma per il mondo intero.

Le nostre radici sono antiche, il nostro presente è vivo. 

Il nostro futuro sarà: Arte, Incontro, Bellezza, Pace.

Reggio Calabria, Cuore del Mediterraneo, Capitale della Cultura.

Il sogno diventa certezza.

L’OPINIONE / Tilde Minasi: Il vero scippo a Calabria è voler far passare AV da Cosenza

di TILDE MINASI – Devo ringraziare il sindaco di Cosenza, Franz Caruso, perché con il suo ennesimo attacco strumentale in tema di Alta Velocità in Calabria sta dimostrando il vero volto di una coalizione, quella di sinistra, interessata alle poltrone anziché al bene della Calabria.

Il vero scippo alla nostra regione, di cui lui e gli esponenti del PD accusano falsamente la maggioranza di governo, è quello che stanno tentando di fare loro, pretendendo una linea ferroviaria ad Alta Velocità che, da Salerno, zigzaghi tra le zone interne del cosentino e addirittura quelle della jonica prima di approdare sullo Stretto.

Questo sì che sarebbe un vero scippo! Non solo ai calabresi, ma anche a tutti i cittadini italiani, che pagherebbero appunto le scelte miopi e provinciali di Amministratori locali preoccupati del loro tornaconto elettorale, anziché pensare allo sviluppo di tutta la Calabria, di cui anche loro beneficerebbero.

È  già successo una volta con l’Autostrada: ancora oggi tutti noi – anche i non calabresi – paghiamo a carissimo prezzo la decisione di deviare il tragitto della ex A3 verso l’interno, anziché percorrere la linea costiera. Per favorire solo alcuni territori, si è danneggiata irrimediabilmente tutta la comunità, che ha affrontato già allora costi enormi per la costruzione dell’arteria, a causa delle criticità orografiche e l’altitudine della zona, e li affronta ancora oggi per le gravosissime manutenzioni, dovute proprio a quella scelta.

Evidentemente Caruso e gli altri primi cittadini di quel territorio vogliono ripetere quello stesso errore a scapito di tutti noi, anziché far fronte comune per chiedere e ottenere, piuttosto, collegamenti interni efficienti per raggiungere le stazioni della AV, come avviene in tutte le regioni per i centri che non sono appunto attraversati direttamente dalla linea veloce.

Viene da sé  che un tracciato che non corra in modo lineare e diretto verso Reggio Calabria non sarebbe più una vera Alta velocità e a farne le spese, appunto, sarebbe l’intero territorio regionale e anche la Sicilia.

Se non bastassero le valutazioni volute dal Ministro Salvini, per le quali questo è il tragitto meno costoso e più razionale e utile posso riprendere le parole del Segretario Confederale OrSa Calabria Vincenzo Rogolino: “documenti inoppugnabili – dice – mostrano che “la modifica al tracciato originario”, ovvero quella che vorrebbero Caruso e compagni, “è dispendiosa economicamente, inquinante e allunga i tempi di percorrenza”.

E, citando l’ingegnere Vincenzo Italia, dice ancora: “L’Alta velocità non nasce per Cosenza e Castrovillari, ma per ben 7 milioni di cittadini calabresi e siciliani. Se così non fosse anche Catanzaro con Crotone e Locride, potrebbero rivendicare il tracciato AV direttrice Jonica al pari di Cosenza e Castrovillari! L’AV FS deve servire Calabria e Sicilia col più breve tracciato, come ovunque al mondo e non zigzagando”.

Potrei ricordare anche le analisi dell’esimio professore dell’Università Mediterranea, Francesco Russo, e di chiunque abbia davvero a cuore le sorti del nostro territorio. Trattandosi peraltro di persone certamente non sospettabili di essere vicine alla destra.

Dispiace registrare, invece, ancora una volta, il provincialismo di Sindaci come Franz Caruso, che continuano oltretutto a diffondere gravissime fake news.

Che non ci sarebbero i soldi  è una notizia totalmente infondata e fuorviante. Ho già diffuso nei giorni scorsi, carte alla mano, i dati che smentiscono questi allarmi, dannosi per tutta la collettività: i fondi per i primi lotti e per la galleria Santomarco ci sono già, i lavori su quei lotti sono iniziati e, per quanto riguarda il tratto finale fino a Reggio Calabria, i finanziamenti non ci sono ancora semplicemente perché siamo ancora in fase di studio e progettazione, ma saranno reperiti con l’accordo di programma RFI.

Ricordo, inoltre, che mai così tanti finanziamenti sono stati destinati per Infrastrutture, anche ferroviarie, alla Calabria, come oggi con il Ministro Salvini. A differenza di quanto vogliono far credere gli esponenti della sinistra. Almeno per un decennio, anzi, il Ministero è stato nelle loro mani. E che cosa hanno realizzato e portato di concreto per il nostro territorio, se non solo parole e promesse?

Voglio infine rimandare al mittente l’accusa di “arroganza, supponenza e ignoranza”, che Caruso mi rivolge in quanto, a suo dire, avrei definito “paeselli” realtà come “Castrovillari, Rossano-Corigliano, la sibaritide, l’alto ionio cosentino” e le altre zone interne e joniche: anche queste parole che mi sono state attribuite sono totalmente false, non le ho pronunciate e, per indicare una qualunque area della Calabria, non avrei comunque mai usato i toni dispregiativi che mi si vogliono artatamente affibbiare.

Semplicemente ho ancora una volta spiegato come appunto una linea ferroviaria veloce non può deviare dal percorso più lineare per toccare i piccoli centri delle aree interne, se vuol essere davvero AV.

Mi chiedo, quindi, se il sindaco di Cosenza abbia ascoltato personalmente la mia intervista o si sia limitato ad attaccarmi sulla base di cose riferite in maniera distorta, senza verificare le fonti.

Chiudo ricordando che, per quanto mi riguarda, ho dimostrato la mia reale e sincera attenzione a tutti i territori e tutte le istanze, anche a quello amministrato da Caruso e dagli altri sindaci del cosentino, partecipando anche all’incontro da lui stesso promosso a Roma, e mettendomi in gioco per ascoltare quanto avessero da dire e cercare sempre un dialogo.

È mia convinzione che, sulle grandi opere che hanno un impatto così incisivo sul territorio, si debba essere uniti e trasversali. Ho anche suggerito e offerto l’opportunità di incontrare insieme il Ministro Salvini.

Invece di continuare a far polemica sterile a mezzo stampa, solo per avere evidentemente un po’ di visibilità, perché Caruso e gli altri non hanno ancora accolto questa opportunità?

Più che mai proprio questo comportamento – conclude – dimostra quali siano i reali interessi alla base della loro azione. (tm)

[Tilde Minasi è senatrice della Lega]

L’OPINIONE / Franz Caruso: Senatrice Minasi, si unisca a noi per impedire scippo di AV

di FRANZ CARUSO – Le ultime dichiarazioni rilasciate dalla senatrice Tilde Minasi sulla questione dell’alta velocità ferroviaria in Calabria merita immediate e puntuali precisazioni e smentite.

Innanzitutto è necessario rilevare che decisione, progetto e relative risorse per l’Alta Velocità ferroviaria Salerno – Reggio C. sono da ascrivere agli ex ministri De Micheli e Giovannini ed ai rispettivi Governi e non già a Salvini. Lo stesso tracciato “centrale” scaturiva da uno studio approfondito effettuato da Rfi su incarico governativo, costato ben 35 milioni, e che ora Salvini vorrebbe considerare carta straccia.
Ciò premesso, dopo aver chiarito alla Senatrice   che una linea ad alta velocità ferroviaria deve proiettarsi in una prospettiva di sviluppo  del Mezzogiorno di lungo periodo, definire “paeselli” realtà come Castrovillari, Rossano-Corigliano, la sibaritide, l’alto ionio cosentino , l’alto crotonese e la stessa area urbana Cosenza-Rende-Montalto e soprattutto la fascia ionica reggina, da sempre isolata perché senza SS106 ed Elettrificazione ionica,  è assolutamente inaccettabile e rappresenta un offensivo segnale di arroganza, supponenza e ignoranza che neanche merita considerazioni di merito. In realtà la vera presa in giro sta proprio nella modifica di tracciato rispetto alla originaria scelta.
La senatrice Minasi parla di talpe per gallerie al lavoro, che riguardano però la tratta Battipaglia-Romagnano.  Omette poi di dire che, invece, mancano risorse per la tratta Romagnano- Praia dove nulla è iniziato. La Minasi tace, inoltre, stranamente sulla gara in corso bandita da Rfi per affidamento del raddoppio della galleria Santomarco da Paola a Montalto,  perché sa bene che  l’opera è stata concepita come funzionale al progetto iniziale e che ne rende ancor più scriteriato lo stravolgimento.
Detto ciò, finalmente emerge, per come da noi sostenuto fin dal primo momento, che la vera mistificazione è puntare sul tracciato Praia-Paola. Ipotizzare infatti una linea ad Alta Velocità su tale direzione significa dover realizzare una linea che segua a mezza costa la catena costiera, affastellata da viadotti e gallerie, e che intercetta decine di falde e acquedotti, cioè una linea talmente complessa e costosa da essere impossibile da realizzare.
Quindi parlare della tratta Praia -Paola vuol dire avere il retro pensiero di un  addio all’Alta Velocità ed il ritorno alla vecchia idea “nordista” che ritiene la Calabria e la Sicilia meritevoli di una semplice velocizzazione o, come si dice, di un Upgrade della linea esistente. Per cui sia io che il comitato Tecnico Politico, continueremo a batterci perché si ritorni al progetto iniziale,  sostenuti anche dal risultato importante che già oggi abbiamo ottenuto  e che consiste nel vedere tutti ormai parlare e sostenere  l’alta Velocità ferroviaria mentre prima sul tema c’era un silenzio assordante.
La senatrice Minasi invece di polemizzare, illudere e offendere parti importantissime della nostra regione si unisca a noi per lavorare insieme affinché non si consumi l’ennesimo irreparabile scippo ai danni dei cittadini Calabresi e meridionali.

L’OPINIONE / Sasha Sorgonà: Progetto di Falduto non può lasciare indifferenti

di SASHA SORGONÀIl progetto “Sette Fiumare per Sette Funivie”, lanciato dall’imprenditore Pino Falduto non può lasciare indifferente chi vuole credere nella crescita sociale ed economica di Reggio Calabria. L’idea è potenzialmente una svolta epocale, con un impatto diretto su turismo, economia locale e occupazione giovanile.

Rilanciamola con tutte le nostre forze. Questa infrastruttura potrebbe essere un tassello importante per trasformare Reggio da città di passaggio a destinazione turistica di livello internazionale.

I dati sono chiari: La Calabria ha registrato 9 milioni di presenze turistiche nel 2023, ma secondo i dati della Regione Calabria i visitatori si fermano in media solo 2,8 giorni. L’occupazione nel settore turistico è ferma al 9%, contro il 15% della media nazionale, segno di un potenziale inespresso.

La nostra terra ha un potenziale straordinario, e un progetto del genere è concreto e utile per trattenere i giovani e attrarre investimenti.

Le funivie non sarebbero solo un’attrazione turistica: rappresenterebbero un’opportunità per decine di imprese e per migliaia di giovani che oggi sono costretti a lasciare la Calabria in cerca di lavoro.

Facendo una stima sulle ricadute economiche, la realizzazione delle funivie potrebbe portare sicuramente ad un aumento del flusso turistico annuo, con una crescita dell’indotto locale. Un’Incremento nelle prenotazioni alberghiere nelle zone connesse al circuito delle funivie, Apertura di nuove attività come ristoranti, guide turistiche e servizi outdoor.

Un’infrastruttura come questa catalizzerebbe investimenti privati e potrebbe essere sostenuta da fondi europei. Reggio Calabria deve smettere di inseguire le opportunità perse: servono scelte coraggiose per costruire un futuro sostenibile e attrattivo per chi oggi è costretto a partire. Insomma un’opera sostenibile da concretizzare per non rimanere solo spettatori mentre le altre città italiane e del Mediterraneo investono in progetti innovativi. (ss)

[Sasha Sorgonà è founder di Spinoza – La Fabbrica del Futuro e Presidente di Reggio Impresa]

L’OPINIONE / Giuseppe Falduto: Sei anni di attesa per Mediterranean Life

di GIUSEPPE FALDUTO – Ci sono progetti che possono cambiare il volto di una città, creare lavoro, attrarre investimenti. Ma quando per sei anni un’idea capace di generare 3.000 posti di lavoro, un porto turistico e oltre 3 milioni di euro annui di entrate per il Comune rimane bloccata senza una risposta formale, è inevitabile chiedersi: perché?

Il Consiglio Comunale ha indicato chiaramente l’Accordo di Programma come strumento per definire con precisione le indicazioni necessarie a trasformare lo studio di fattibilità in un progetto definitivo.
Eppure, nessuna risposta ufficiale è mai arrivata. Solo dichiarazioni sui giornali, basate su una presunta carenza documentale. Quali documenti mancano? Nessuno lo sa. Perché non è mai stato scritto formalmente cosa integrare? Nessuna spiegazione. Perché chi governa non si assume la responsabilità di una scelta chiara?
Quando un’Amministrazione non risponde in modo ufficiale e non indica una strada precisa da seguire, non sta solo bloccando un progetto: sta frenando il futuro della città, sta chiudendo le porte a nuove opportunità, sta impedendo la crescita. Una città che non sa dire né sì né no è una città ferma.
Un progetto senza una risposta è un’occasione persa. Se dopo sei anni non si è ancora in grado di indicare cosa manca, il problema non è il progetto, ma chi lo tiene bloccato.
Dopo tutto questo tempo, non si chiedono favori, ma semplicemente rispetto per le regole, trasparenza e una risposta chiara. (gf)
[Giuseppe Falduto è imprenditore]

L’OPINIONE / Giuseppe Lavia: Rapporto Svimez testimonia difficoltà attuative del PNRR

di GIUSEPPE LAVIAIl Report della Svimez “Pnrr Execution” evidenzia certamente l’urgenza di una decisa accelerazione nella realizzazione degli interventi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, ma testimonia lo sforzo di tanti Comuni calabresi, che nonostante i limiti delle dotazioni organiche, hanno prima dimostrato capacità progettuali ed ora una discreta capacità di messa a terra degli investimenti.

Merito a queste Amministrazioni Comunali e al personale, complessivamente impegnato sul Pnrr 48 miliardi di Fondi Pnrrerritorializzabili destinati, al Sud, 26,2 miliardi per le Infrastrutture, che hanno per circa un terzo i Comuni come soggetto attuatore.

I Comuni del Mezzogiorno hanno avviato il 64% delle opere, per un valore di 5,6 miliardi. In Calabria la percentuale sale al 65,6%, un dato migliore della media del Mezzogiorno, cosa che non avviene molto spesso. Il valore complessivo delle opere avviate è di circa 640 milioni. Il valore medio pro capite delle opere avviate dai Comuni in Calabria è di 340 euro, inferiore per il Sud solo ad Abbruzzo e Molise.

Complessivamente, guardando alle capacità progettuali, registriamo alcune performance positive.

In base ai dati Open Pnrr, alcuni esempi di Comuni che hanno intercettato risorse importanti: Lamezia Terme, fra i Comuni più grandi, Cassano allo Jonio fra quelli di medie dimensioni, Cotronei e Gerace fra quelli più piccoli.

Al netto di qualche ritardo che sicuramente ci sarà relativamente al caricamento dei dati sulla piattaforma Regis, occorre imprimere una decisa accelerazione.

In particolare sulle opere a titolarità regionale, in gran parte legate alla missione Sanità, per realizzare ospedali e case di comunità, rispetto alle quali registriamo maggiori criticità.

Al 31 dicembre 2024, per come riporta Svimez, nel Mezzogiorno i progetti Pnrr a titolarità regionale in fase esecutiva sono il 50% del totale, in Calabria siamo fermi al 23%.

Altro è il discorso sulle scelte realizzate da alcune Amministrazioni, che in alcuni casi, per esempio, non tengono conto dei processi di contrazione demografica e della bassa natalità.

Nella fase esecutiva del Pnrr, urge, inoltre, rispettare di più le clausole del 30% relative all’occupazione femminile e giovanile, evitando il ricorso generalizzato alle deroghe.

Superare le criticità persistenti in ragione delle tempistiche strette, perché il Pnrr possa incidere sulla riduzione dei divari occupazionali, economici, sociali. (gl)

[Giuseppe Lavia è segretario generale di Cisl Calabria]

L’OPINIONE / Santo Gioffrè: Governatore della Calabria e soprattutto comunista

di SANTO GIOFFRÈ – Il Presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, non solo fa un accordo per pararsi, per qualche anno, (anno che sta per scadere), il baldacchino dal rischio dell’accusa d’interruzione del pubblico servizio, visto che da tre anni ha voluto poteri assoluti in campo sanitario, (e tra poco si rivota in Calabria) con i risultati che sono sotto gli occhi di tutti, con il Governo Comunista di Cuba per avere Medici, ma richiama in vita il Prof. Romano Prodi.

Proprio colui che fino a ieri, le destre calabre avevano dichiarato fuori legge a causa delle dichiarazioni dello stesso mortadella intorno ai Centri di detenzione per stranieri Albania-Calabria. E che cosa è successo, appena ieri? È successo che a Vibo Valentia, per la prima volta, Occhiuto è stato messo alla berlina dalla Gente e dall’unico consigliere regionale che gli fa opposizione, Antonio Lo Schiavo, sulla bufala inventata intorno alla rimodulazione dei fondi per la messa a norma dell’ospedale Jazzolino e alla costruzione del nuovo ospedale di Vibo Valentia.

Bene, con una mossa audace, degna di un grande giocatore, che fa? Ritorna a ciò che il Comunista Romano Prodi, nel 2007, finanziando la costruzione di ben quattro nuovi ospedali in Calabria, aveva fatto. Vedendo l’urgenza e, dico io, la ‘Ndrangheta, Prodi decretò che gli Ospedali Calabresi, in accordo con Loiero, dovevano essere costruiti con poteri di Protezione Civile e, se sbaglio non faccio, ma non faccio, nominò un Commissario ad Acta, quello che ora vuole Occhiuto.

Ora, dopo 18 anni e dopo che in Calabria non c’è più sanità pubblica. Ma come fini la cosa? E come finì: a carte a quarantotto. Nel 2010, la nuova Giunta regionale di destra, della quale Occhiuto era parte fondamentale, decise di fare altro. Stracciò quell’accordo e ne fece uno tutto nuovo con Infrastrutture Lombarde.

Il resto è la realtà attuale. Quando un ergastolano è in fin di vita, persino lo Stato s’impietosisce e, per gli ultimi giorni di vita, lo manda a casa. Ottenuta l’autonomia differenziata, questo Governo tutto concederà alla Calabria, tanto, la Calabria è già morta perché non ci sono più medici e i concorsi vanno tutti deserti. La medicina, tutti i vari Governi, l’hanno resa di classe e i pochi medici che sono rimasti in Italia, stanno fuggendo all’estero o verso le strutture del Nord che li potranno pagare il quadruplo rispetto alla Calabria, oltre a garantirgli organizzazione logistica e scientifica che li protegge e scuda totalmente.

Quando io nascerò una seconda volta e mi farò nuovamente medico, col piffero che rimango in Calabria per altri 38 anni. Ho sentito, anche, che, sempre, presi da questa ansia di carità paternalistica-caritatevole-compassionevole, il Governo Meloni concederebbe alla Calabria l’uscita dal Piano di Rientro.

E già, dopo che i buoi sono scappati dalle stalle du Massaru Carmine e dopo aver saccheggiato per 20 anni, Santa Chiara, ora mettiamo le porte di ferro, dopo che da Santa Chiara-Calabria si sono rubate pure le ostie consacrate. Leggo che sarebbero stati approvati I bilanci assenti da 12 anni. Cosa hanno approvato? “Non necessariamente corredati da documentazione” e quindi, che hanno approvato?

Chi ha avuto la sventura di conoscere a fondo quei meccanismi, come è capitato a me, sa cosa vuol dire “non necessariamente” e cosa potrebbe comportare per i prossimi 10 anni, il tempo stimato prima della totale desertificazione etnica di questa Regione. Ma, comunque vada, andavano approvati perché la forma non è sostanza.

E, questo è un modo facile. Fu mortale per me, tentare di approvare i bilanci ricostruendo tutti i percorsi fatti dalle fatture, una ad una e incrociare, poi, i dati e scoprire, così, un mondo di ladri.

Io ho perso e la nuova Calabria ha vinto. Tanto la sanità pubblica è finita per sempre ma nulla deve apparire, perché, dicevo, le elezioni regionali incombono e tutto il fumo che arriva è grasso colante. (sg)