L’OPINIONE / Franco Cimino: La Terra non è una giornata da celebrare

di FRANCO CIMINO – Ogni giorno il calendario civile dedica la giornata a un evento, un fatto, un tema. Tutti racchiusi in un soggetto da celebrare. Non c’è istituzione, internazionale e nazionale, che non ne abbia fissato uno.

Sono tante queste ricorrenze che non restano un solo attimo nelle coscienze individuali, cui sono indirizzate per prendere atto della responsabilità che incombe su ogni cittadino del pianeta. Queste giornate passano con la stessa rapidità dei giorni. Come pure la domanda su cosa abbiano lasciato a noi. In noi. Alla società. Per la società. Passano in fretta. Giorni e giornate. Ne elenco alcune che la memoria facilmente mi riporta.

Il mare, la gentilezza, il bacio, gli abbracci, la montagna, l’acqua, la bellezza, gli alberi, l’istruzione, il libro, la lettura, la poesia. La Pace. Sono tutte di ieri. Anzi di oggi. Di un minuto fa. E sono volate via senza che si fossero fermate un solo giorno almeno. Domanda: quanti ne hanno parlato? Quanti giovani e quanti adulti e anziani ne hanno riferito? Quante scuole e classi e università vi hanno dedicato almeno dieci minuti di riflessione? Quante prime pagine, con una intera all’interno, dei giornali? E quanti minuti nelle trasmissioni televisive, almeno in quelle che vorrebbero fare informazione pur non avendone le competenze? Eh, valli a quantificare o a elencare! Si perderebbe tempo nella vana o scarna ricerca. Ma sulla giornata odierna si potrebbe in qualche modo recuperare. Essa le rappresenta tutte le altre giornate.

Se per Terra intendiamo la risorsa da cui parte la vita, la vita partorisce, moltiplica, esalta, difende. In questo significato specifico la Terra acquista quello della maternità. La Terra è donna e madre. Ma è anche uomo e, quindi, padre. É unità inscindibile degli esseri umani. E dell’essere umano. E, nel contempo, la diversificazione di ciascuno di loro, che esalta e manifesta la propria diversità. Allo stesso modo in cui si manifestano le infinite diversità degli elementi presenti e viventi sulla Terra. La Terra, essendo Vita che dona la vita, è madre che la cresce in seno. Che sia della donna o della terra, é acqua. Senza l’acqua non nasce e non cresce la vita. Non cresce nulla. La Terra é, pertanto, il mare, i fiumi , i laghi, la pioggia.

L’acqua che arriva nelle case. Se la Terra è Vita, è anche Bellezza. E salute. La Terra nasce bella e sana. La Terra è il Cielo che la copre. Il Cielo con tutto ciò che lui contiene di altra infinita Bellezza. La Luna, le stelle, il sole, i pianeti. E, man mano scendendo su di lei, l’aria. E il vento. La Terra é gli esseri viventi che la abitano. Tutti. Anche quella natura considerata, se ricordo dalla prima scuola, inorganica. Ché tutto vive. Anche in quelle parti che apparentemente non si muovono e non respirano. D’altronde non ne avrebbe bisogno, ché la Terra é respiro di sé stessa. La Terra é carezza, baci e abbracci, poiché tutto al suo interno pratica questi gesti. Si prendano ad esempio i fiori e gli alberi. E il vento con il mare e gli alberi e le montagne. Carezza sul viso e i capelli delle persone. Carezza lieve e costante. La Terra è Poesia. Musica. Non le mancano né le parole né le note.

É religione. Nulla, nel Creato, più di lei lega la Vita a Dio. Infine, ma non per concludere se non solo questo breve testo, la Terra è Pace. Lo è perché è Amore. É Armonia. É Casa. É luogo del dialogo e della relazione fra tutti gli esseri presenti nel suo spazio. E, allora, diciamocelo almeno oggi quel che tacciamo sempre. La Terra va onorata. Senza indugio o soluzione di continuità. Se vogliamo onorare questa giornata, dobbiamo uscire dalla sterile e ipocrita fase della commemorazione. Celebriamola, la Terra! Questa. L’unica che abbiamo, qui. Per farlo dobbiamo finalmente assumercene tutta la responsabilità. La responsabilità della colpa. L’abbiamo ferita a morte, rubandole la bellezza, ammalandola con i veleni che le abbiamo iniettato, violando il suo ventre riproduttivo. Strappandole ciò che le appartiene, il territorio. Con la speculazione selvaggia.

E l’occupazione “cementizia” di foreste e pinete e prati. E spiagge. E colline, che si sfarinano per l’insopportabile peso caricatole sulle spalle. Responsabilità, per il dovere nuovo che impegna tutta l’Umanità. E, singolarmente, ciascun dei suoi componenti. Il dovere di salvare questo mondo dal baratro nel quale l’abbiamo portato. Riconoscere questa colpa potrebbe rappresentare l’inizio di un nuovo rapporto tra l’uomo e la Terra. Francesco parla di fratellanza anche su questo aspetto. Fratellanza fra gli uomini. Pace, allora, fra l’uomo e la Terra. Fra l’uomo che la uccide e la terra che si ribella. La Pace quale ripudio della guerra.

E di ogni violenza che la precede. Cancellazione dell’odio che la motiva. Si difenda quel che resta. Lo facciano le persone, educando chi sta loro difronte al valore insostituibile del pianeta. Lo facciano i genitori con i figli piccoli. E con sé stessi. Lo faccia la Scuola sin dai primi anni. E i maestri con sé stessi. Lo facciano i cittadini difendendo il territorio e proteggendo l’acqua. Lo facciano i governanti potenziando le leggi sul tema della difesa della Terra. Lo facciano gli amministratori delle regioni e dei comuni, ponendo al centro dei loro programmi il principio che mai più un solo metro di esso possa essere coperto dal cemento e dalla volgare speculazione che lo consuma sottraendolo alla Bellezza. Quella Bellezza che non è in vendita. Perché è di tutti. Come la Terra. (fc)

L’OPINIONE / Carlo Guccione: L’Annunziata di Cosenza è il peggior ospedale d’Italia

di CARLO GUCCIONE – L’ospedale dell’Annunziata, nonostante le ottime professionalità mediche presenti e le recenti assunzioni da parte dell’università, viene definito dall’agenzia nazionale Agenas “il peggiore ospedale d’Italia”. E purtroppo, come sappiamo, al peggio non c’è mai fine.

Il punto più evidente di un declino al momento inarrestabile riguarda i posti letto. Dei 730 posti letto per acuti previsti dal Dca della rete ospedaliera attualmente quelli realmente attivi sono 425, cioè 305 posti letto in meno. Può un presidio hub offrire un servizio ospedaliero efficiente per chi ha bisogno di cure e che proviene dall’intera provincia più grande della Calabria? E da un punto di vista economico e finanziario può reggere un’azienda che oggi vede drammaticamente crollare i ricavi dell’attività chirurgica e ambulatoriale e quindi delle prestazioni? Un buco di bilancio enorme.

Solo così si può spiegare la differenza enorme tra costo del lavoro e valore totale di produzione, di erogazione di prestazioni. Per dirla in altri termini il costo del lavoro dell’Annunziata è pari al 53,8% del costo totale, la percentuale più alta tra le aziende calabresi. L’attuale management è responsabile di una disorganizzazione che produce meno di quanto costa. L’Annunziata eroga meno servizi ai pazienti. Una direzione verticistica e autoritaria che privilegia il ricorso continuo e ingiustificato a consulenze esterne, che accumula enormi ritardi nell’ammodernamento tecnologico e che non valorizza al meglio il patrimonio delle risorse umane interne.

Quello che manca, in primis, è una vera e propria visione attraverso l’elaborazione di un piano operativo che preveda un cronoprogramma dettagliato sull’apertura dei 305 posti letto che mancano all’appello. E che costringono decine e centinaia di persone con una diagnosi a bivaccare giorni e giorni in pronto soccorso, in attesa che si liberi qualche posto che sulla carta dovrebbe esserci ma non c’è. Da dicembre 2022 ad oggi, data di nomina di de Salazar al vertice dell’Annunziata, le criticità sono aumentate anziché il contrario. Quotidianamente si registrano disservizi, denunce, ispezioni interne ed esterne.

Per ultimo una fuga di massa dal blocco operatorio, con richiesta di dimissioni e trasferimenti, che testimonia come nel cuore pulsante di un ospedale hub come quello di Cosenza c’è qualcosa di serio che non va. E che mette a rischio la salute di tutti i cittadini. Solo proclami e buone intenzioni da parte di de Salazar. Ci aspettiamo atti concreti con una chiara assunzione di responsabilità con atti e impegni e date certe. Così non si può più continuare. De Salazar deve impegnarsi di meno nello sfornare consulenze e molto di più nell’impedire che l’hub dell’Annunziata sia declassato a spoke. Occhiuto, se c’è e sappiamo che c’è, batta un colpo… (cg)

[Carlo Guccione è componente della direzione nazionale del PD]

L’OPINIONE / Franz Caruso: Mai silente sulle condizioni di criticità del sistema sanitario calabrese

di FRANZ CARUSO – Non posso rimanere insensibile, perché non lo sono, all’accorato invito che la signora Leo mi ha formulato. La battaglia che vengo invitato a fare, in realtà, la sto portando avanti sin dal mio insediamento intervenendo costantemente con dichiarazioni, comunicati, incontri pubblici e privati affinché, nella nostra struttura ospedaliera, venga invertita finalmente   la rotta e si incomincino a dare servizi efficienti ed efficaci, capaci di assicurare i livelli essenziali di assistenza e di garantire il diritto alla salute dei cittadini/utenti.

Oggi scendo in campo nuovamente, accogliendo la richiesta della signora Leo, per vicinanza umana e anche nel tentativo di darle conforto, per quanto è possibile, ribandendo insieme a lei ed a quanti sono vittime dell’inefficace sistema sanitario ospedaliero regionale e cosentino, che questo stato di cose non è più accettabile.

Il governatore Occhiuto, nella sua qualità di commissario ad acta alla sanità calabrese ne prenda atto e si attivi per quanto di sua competenza e, soprattutto, responsabilità per migliorare i servizi sanitari ed ospedalieri in Calabria ed a Cosenza dove, nonostante la qualità dei nostri medici   e personale sanitario tutto, la situazione si sta incancrenendo sempre più. Ed, infatti, tra le altre cose, con infermieri e medici costretti a turni spesso massacranti per la cronica penuria di risorse umane, non è possibile assicurare l’assistenza che meritano i nostri cari già provati dal dolore e dalla sofferenza della malattia.

Si  arriva, pertanto, a far registrare, e questa non è una giustificazione nei confronti di chi al contrario di altri non espleta le proprie mansioni con l’umanità e la professionalità necessaria,   il degrado di cui parla la signora Leo, in cui si mortifica, ed è agghiacciante, la dignità stessa dell’essere umano. In tutto ciò, nell’assicurare alla signora Leo che non sarò mai silente rispetto alle condizioni di assoluta criticità in cui versa la sanità calabrese e cosentina, peggiorata a dismisura con l’avvento del commissario e governatore Occhiuto, rinnovo a quest’ultimo l’appello ad abbattere il muro del silenzio che ha eretto ed a dare risposte ai calabresi che hanno diritto di sapere le motivazioni di scelte, spesso assurde, come, per richiamare alcune ultime mie battaglie, la chiusura della Terapia Intensiva Pediatrica all’Annunziata o il Punto nascita del Sacro Cuore. (fc)

[Franz Caruso è sindaco di Cosenza]

L’OPINIONE / Ernesto Alecci: Autonomia una riforma che reputo «vera e propria porcheria»

di ERNESTO ALECCI – All’interno del dibattito sull’Autonomia Differenziata proposta dal Ministro Roberto Calderoli della Lega ho voluto, insieme a tutto il Gruppo del Pd, esprimere con chiarezza il mio totale dissenso verso una riforma che reputo, senza giochi di parole, una vera e propria “porcheria”.

Una proposta di legge che penalizza, come detto più volte, le regioni meridionali e le condanna ad un graduale impoverimento e spopolamento. Una riforma fuori dal tempo, proprio in un periodo storico in cui si sta provando a lavorare a livello europeo ad una risposta comune e unitaria rispetto ai tanti pericoli che derivano da due conflitti a noi vicinissimi. Già la pandemia di Covid, solo qualche anno fa, ci aveva già dimostrato quanto sia stato importante essere tutti uniti sotto una stessa bandiera.

Durante quei mesi difficili tanti malati del Nord Italia sono stati ospitati e curati nelle strutture delle regioni centrali e meridionali, così come tanti medici e infermieri di origine meridionale si sono sacrificati negli ospedali delle città del Nord, in alcuni casi perdendo anche la vita. Noi immaginiamo non una Italia competitiva tra Regioni, ma solidale, dove gli uni possano stare vicino e supportare gli altri. Questa proposta di legge va nella direzione opposta e rappresenta, a mio avviso, una mero baratto elettorale tra le forze di Governo, laddove in un accordo tutt’altro che tacito, la Lega avrà il suo vessillo con l’Autonomia Differenziata, la riforma della Giustizia per Forza Italia, il Premierato per Fratelli d’Italia.

Anche il famigerato finanziamento dei Lep (Livelli Essenziali delle Prestazioni) che secondo la maggioranza in Consiglio dovrebbe garantire alle regioni meridionali un’equiparazione con le regioni più sviluppateè una grande menzogna. Infatti, anche immaginando che per qualche “miracolo” (stando ai conti dello Stato chiaramente impossibile o forse inimmaginabile) già dai prossimi anni venissero reperiti i fondi per garantire questi Lep in tutta Italia (Lepche tra l’altro devono essere ancora definiti per ogni materia) ci vorrebbero decenni prima che la Calabria riesca a raggiungerli in ambiti come la scuola, la sanità, i trasporti etc. Intanto, le altre regioni potrebbero trattenere da subito il surplus fiscale continuando ad aumentare anno dopo anno il gap sui servizi che le separa dalle regioni più arretrate.

È così, sarà sempre più accentuato il divario tra Nord e Sud sulla qualità dei servizi, sugli stipendi, sulla qualità della vita, che porterà ad un continuo e progressivo spopolamento del Mezzogiorno. Chi vorrà rimanere a vivere e crescere i propri figli in regioni che avranno già difficoltà a raggiungere questi famosi Lep? Non c’è più tempo! Siamo al limite, è arrivato il momento di gettare la maschera e affermare con chiarezza se si sta dalla parte dei cittadini calabresi oppure no!

In conclusione del mio intervento, ho voluto anche donare “simbolicamente” un salvadanaio a forma di porcellino al Ministro Calderoli, da utilizzare sulla propria scrivania per inserire i pochi “spiccioli” che intende evidentemente dare al Sud attraverso la sua riforma scellerata. Una riforma che non dà garanzie alla Calabria e ai calabresi, e che per noi non può essere assolutamente presa in considerazione. (ea)

[Ernesto Alecci è consigliere regionale del PD]

 

L’OPINIONE / Filippo Mancuso: Autonomia opportunità purché si diano a Sud rassicurazioni richieste

di FILIPPO MANCUSO – Avverto il dovere di ringraziare tutti voi, sia per la qualità degli interventi che per il senso di responsabilità con cui quest’Aula si sta misurando con una questione di grande importanza, ossia l’autonomia differenziata.

Quest’Aula si è sempre approcciata alla riforma, anche nella discussione tenuta a marzo 2023, con una chiara visione unitaria e il dovere imprescindibile di tutela degli interessi della Calabria e del Sud.

La mia opinione è che dell’autonomia differenziata è condivisibile l’obiettivo di rafforzare le prerogative delle autonomie, ampliandone i poteri e le competenze, per ridare nuovo protagonismo alle Regioni che debbono assumersi il compito di governare efficientemente la spesa pubblica.

Così come sono condivisibili il superamento dell’iniquo metodo della ‘spesa storica’ che penalizza il Mezzogiorno, l’individuazione dei ‘Lep’e il loro contestuale finanziamento, nonché gli altri accorgimenti per garantire ai cittadini, ovunque risiedano, pari diritti civili e sociali e analoghi servizi.

In questo senso, la riforma può essere un’opportunità per il Paese e per il Sud, che registra da decenni gravi divari di cittadinanza col resto del Paese.

Un’opportunità, purché si diano al Mezzogiorno le rassicurazioni richieste, inclusa l’attenzione da riservare alle materie non rientranti nei Lep che, se fossero devolute alle Regioni prim’ancora che la riforma sia attuata nella sua complessità, penalizzerebbero le Regioni meridionali.

Avverto anch’io, come tutti voi, la responsabilità che tocca assumersi rispetto a una scelta che deve consolidare l’unità nazionale.

Da Presidente del Consiglio ho sempre auspicato, e mi pare che così sia stato, che il dibattito puntasse al confronto nel merito delle questioni.

Ognuno di noi ha legami politici che lo indurrebbero a ribadire in quest’Aula le posizioni dei rispettivi leader nazionali, ma al contempo ognuno di noi è anche parte di una regione che ha accumulato problemi e ritardi di sviluppo che ci impongono di anteporre a tutto il resto gli interessi delle nostre comunità. (fm)

[Filippo Mancuso è presidente del Consiglio regionale]

 

 

L’OPINIONE / Maria Elena Senese: La Calabria ha bisogno di un piano contro emigrazione giovanile

di MARIA ELENA SENESE – La Calabria è una regione ricca di risorse umane e potenziale economico, tuttavia, l’emigrazione giovanile verso il Nord Italia e l’estero rischia di compromettere il futuro della nostra terra. Giovani le cui speranze vengono tradite dal Governo che, all’interno delle leggi di bilancio, non si cura di definire con esattezza le voci di spesa rivolte specificatamente ai giovani.

Persiste, infatti, il problema della esatta quantificazione della spesa pubblica destinata ai giovani e questo nonostante la presenza di un Dicastero dedicato alle politiche giovanili e nonostante l’introduzione nel bilancio dello Stato, come riscontrabile nell’ultimo report editato dall’Osservatorio nazionale della gioventù, della nuova voce “Incentivazione e sostegno alla gioventù”.

Di fronte a questa realtà preoccupante, come Uil proponiamo alla Regione Calabria la realizzazione di un piano d’azione mirato per contrastare l’emigrazione giovanile e offrire nuove occasioni di lavoro alle giovani generazioni.

Tenendo nella debita considerazione il fatto che, in questi anni, i fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza e la messa a terra della dotazione finanziaria messa a disposizione dall’Europa e dal Governo dovranno servire per riscrivere il presente e disegnare il futuro della Calabria.

Tra le principali proposte trova spazio lo sviluppo di un percorso di formazione duale: associando l’istruzione scolastica con l’apprendistato pratico presso le imprese.

Ma anche la promozione dell’imprenditorialità giovanile, attraverso incentivi fiscali, agevolazioni burocratiche e accesso facilitato al credito. Incentivare la creazione di start-up innovative e sostenibili, supportando i giovani imprenditori con programmi di tutoraggio e formazione manageriale.

La Uil Calabria, poi, ritiene indispensabile il potenziamento delle infrastrutture regioni. L’obiettivo da raggiungere dovrà essere quello di investire nel potenziamento delle infrastrutture di trasporto e connettività digitale, migliorando l’accessibilità della Calabria e facilitando gli scambi commerciali e il turismo. Questo favorirà la creazione di nuove attività economiche e l’attrazione di investimenti Sarà importante favorire la collaborazione tra il settore pubblico e privato per identificare opportunità di investimento e sviluppo economico, promuovendo partenariati tra imprese, istituzioni educative e enti di ricerca per favorire l’innovazione e la creazione di nuove imprese.

Infine, promuovere l’integrazione sociale e lavorativa dei migranti presenti sul territorio calabrese, offrendo percorsi di formazione linguistica, professionale e culturale che favoriscano la loro inclusione nella società e nel mercato del lavoro locale.

Implementare queste misure richiederà un impegno congiunto e coordinato da parte del governo regionale, delle istituzioni locali, delle associazioni di categoria e della società civile. È essenziale adottare politiche lungimiranti e sostenibili che possano garantire un futuro prospero e inclusivo per la Calabria e per le sue giovani generazioni

Per questo, la Uil Calabria invita il governo regionale, le istituzioni locali, le associazioni di categoria e la società civile a collaborare attivamente per implementare queste proposte e adottare politiche lungimiranti e sostenibili che possano garantire un futuro prospero e inclusivo per la Calabria e per le sue giovani generazioni. (mes)

[Maria Elena Senese è segretaria generale di Uil Calabria]

L’OPINIONE / Antonino Mungo: Aggressioni nella Sibaritide un pericolo per convivenza civile

di ANTONINO MUNGO – Si rimane increduli, disorientati davanti all’ennesimo attacco al tessuto imprenditoriale della Sibaritide.

Sì, quanto è successo, domenica sera, non è un attacco alla famiglia Martucci, che, tra l’altro, nella giornata di ieri piangeva la dipartita del proprio congiunto, il compianto Matteo, imprenditore capace e pasticciere raffinato; non si tratta nemmeno di un attacco alla singola attività imprenditoriale, ma è un vero e proprio assedio al tessuto imprenditoriale della Sibaritide e alla economia di un paese. È un attacco alla città. È un attacco allo Stato.

Cassano, è una bella città; è un territorio di straordinaria bellezza, in cui operano tantissimi cittadini laboriosi ed onesti, è una comunità lontana anni luce dal malaffare e dagli atteggiamenti mafiosi o comunque ossequiosi verso la criminalità organizzata.

Questi ultimi eventi rappresentano un fenomeno che ha assunto connotazioni e dimensioni talmente gravi e inaccettabili da costituire un incombente pericolo ed una reale minaccia per la convivenza civile e democratica della nostra comunità e sul quale confidiamo in una unitaria e pronta risposta di tutte le forze sociali e politiche, a conferma, ancora una volta, della robustezza dei valori della nostra democrazia.

Occorre, in questo momento, un grande senso di responsabilità da parte di tutti, è importante che solidarietà e indignazione siano condivisi dall’intera comunità affinché nessuno mai debba sentirsi solo e per trasmettere alla società e alle giovani generazioni, i valori ideali e morali della libertà, della democrazia e soprattutto della legalità come strumento di partecipazione e di riscatto sociale per la nostra comunità e la nostra Cassano.

Nell’attesa che si accertino le cause dell’incendio, siamo convinti che la Prefettura e le forze dell’ordine, sapranno, come sempre, garantire il controllo del territorio, la tutela di tutti i cittadini e assicurare alla giustizia i responsabili del vile atto criminoso.

Il Segretario e tutti gli iscritti del PD del circolo cittadino Cassanese esprimono la più totale vicinanza e solidarietà alla famiglia Martucci, le rinnovano alla famiglia Bloise e a tutti gli imprenditori di Marina di Sibari. (am)

[Antonino Mungo è segretario PD del Circolo Cittadino di Cassano allo Ionio]

L’OPINIONE / Nicola Irto: Il Ponte non è affatto una priorità ed è funzionale agli interessi politici

di NICOLA IRTO – Insieme al partito della Sicilia, come Pd della Calabria abbiamo prodotto argomentate osservazioni sul ponte di Messina nell’ambito della relativa Conferenza dei servizi, sottolineando la mancata effettuazione della Vas, le pesanti criticità della Via, le palesi carenze di progetto, di procedura e analisi di impatto, oltre che i problemi di sismicità, ventosità, tutela ambientale e del paesaggio, di salvaguardia della salute pubblica, di sostenibilità dei cantieri e di consumo delle acque.

Il ponte sullo Stretto non è affatto una priorità, non serve al Sud ed è funzionale agli interessi politici e alla propaganda di Matteo Salvini e dell’intera Lega. La Calabria e la Sicilia hanno invece bisogno di grandi investimenti per superare il loro isolamento dal resto dell’Italia e i pesanti limiti di viabilità e mobilità interna. Inoltre, urgono ingenti risorse per migliorare la sicurezza stradale nelle due regioni, già penalizzate dallo scippo di quote del Fondo per lo sviluppo e la coesione, dolosamente dirottate sul ponte sullo Stretto.

Il governo Meloni e la sua maggioranza non sentono il dovere di colmare i divari territoriali, altrimenti non insisterebbero sulla follia imperdonabile dell’autonomia differenziata, nascosta dalla ricorrente bugia sull’utilità del ponte di Messina. (ni)

[Nicola Irto è senatore del Pd e segretario del Pd calabrese]

L’OPINIONE / Tania Bruzzese: La mortificazione dei diritti è la missione del Governo

di TANIA BRUZZESELa mortificazione dei diritti è la missione del governo: una destra che a colpi di emendamenti, decreti legislativi, manganellate e ispezioni punitive ha accerchiato la democrazia e attaccato la  Costituzione per impedire ogni libertà di scelta. 

Mentre qualche settimana fa la Francia inseriva l’aborto nella Costituzione e pochi giorni fa il Parlamento Europeo votava una risoluzione chiedendo di inserire all’art. 3 della Carta dei Diritti fondamentali dell’Ue l’aborto sicuro e legale, il governo Meloni organizzava un silenzioso assalto  all’autodeterminazione delle donne, attraverso l’emendamento al Pnrr, con tanto di questione la  fiducia, che garantirebbe la presenza constante delle associazioni pro-life “qualificate” nei  consultori ai fini persuasivi e morali a sostegno della maternità, finanziandole attivamente con i  fondi del Pnrr, sottraendo peraltro ulteriori risorse alla sanità pubblica.  

La questione va vista in maniera dualistica perché di fatto i consultori forniscono già assistenza alle  donne che valutano l’aborto e che poi scelgono di portare avanti la gravidanza attraverso psicologi e assistenti sociali, mettendo questi ultimi in contatto le donne con associazioni che forniscono beni  di prima necessità e che l’obiezione di coscienza è già garantita dalla legge, tanto è che in alcune  regioni vi è la difficoltà a reperire medici non obiettori di coscienza: allora per caso la necessità di questo emendamento è forse finanziare realtà vicine al governo che abbiano nella loro mission  l’obiettivo di limitare i diritti delle donne, causando ulteriore dolore ed umiliazione alle donne che  praticano una scelta difficile come l’aborto? 

Obbligare una donna ad ascoltare il battito cardiaco del feto o inviare un moralizzatore che  stigmatizzi i sensi di colpa è la strada di un governo debole, incapace di garantire i diritti nella piena  autonomia e nel rispetto dei propri cittadini: questa si traduce come l’ennesima offesa ai diritti delle  donne ed è necessario ribadire forte e chiaro un concetto fondamentale inerente la persona come  quello della differenziazione di declinazione fra maschile e femminile. La gravidanza riguarda la  donna, nella sua totale interezza ed ha un impatto psico-fisico che non può essere inquadrato nella  definizione di integrità della persona. Nessun emendamento può regolare e regolamentare il  controllo delle donne circa il proprio corpo, l‘aborto è sempre una decisione sofferta che mette di per sé la donna in una condizione di fragilità psicologica e che lascia inevitabilmente strascichi.  

Un governo che di fatto ha paura del popolo e che quindi lo colpisce minandone le possibilità di  scelta, restringendo giorno dopo giorno la possibilità di autodeterminazione in quadro di legalità  attraverso provvedimenti – figli di una cultura del rifiuto del riconoscimento dell’identità femminile,  della giustizia sociale e dell’equità – che limitino sempre più le condizioni di soggettività libere e  autonome. Allora risulta quanto mai attuale quanto detto nel 1981 dal palco di Firenze alla  manifestazione in favore della 194 da Enrico Berlinguer: «Minacce di involuzione derivano  dall’andamento complessivo della società […] indebolendo lo spirito di solidarietà e lotta per la  giustizia sociale. Questi fenomeni spingono la società ad un imbarbarimento, da cui non ci si salva  chiudendo gli occhi […]». 

La libertà delle donne fa paura ad un mondo reazionario e suprematista, un mondo soggiogato dalle biopolitiche fino alle complesse dinamiche della globalizzazione, inclusa le guerre: dobbiamo  lottare, serve una grande mobilitazione per l’inviolabilità della libertà degli individui. Le scelte del  governo ci chiamano ad una lotta continua, senza che si arretri mai di un passo, per difendere giorno  per giorno i diritti delle donne, dei più deboli, perché è quanto mai evidente che in questa società  dare per acquisiti definitivamente dei diritti civili sia sbagliato. 

La battaglia sul diritto all’aborto sia la battaglia di tutti, e assuma il valore di difesa di un patrimonio  culturale.  

Lavoriamo allora , ad una mobilitazione costante, unitaria e generale. (tb)

[Tania Bruzzese è presidente Associazione Metropolitana PD RC]

L’OPINIONE / Giuseppe Rizzo e Natale Spadaro: C’era una volta il Porto di Gioia Tauro

di GIUSEPPE RIZZO E NATALE SPADARO – Dal ministro Burlando alla direttiva Ets, passando per il Ponte dello Stretto. Ancora una volta il porto di Gioia Tauro è costretto a contrastare i pericoli che arrivano dal fuoco amico. Il potere politico degli ultimi trent’anni non è soddisfatto della crescita di Gioia Tauro e, con una certa ciclicità, sferra continui attacchi allo scalo calabrese. È inaccettabile pensare a Gioia Tauro come deposito dei materiali che servano alla costruzione del ponte.

Vorremmo sapere qual è quella mente deviata che pensa di affossare l’economia calabrese illudendola che il ponte porterà dei benefici. Noi non siamo contro la realizzazione del ponte ma certamente faremo le barricate se questo governo non troverà altre soluzioni per lo stoccaggio dei materiali. L’unica certezza oggi è che nello scalo calabrese trovano occupazione oltre 3000 donne e padri di famiglia che, sicuramente, all’inizio dei lavori perderanno il posto di lavoro a vantaggio di un’opera straordinaria di cui si potrà conoscere la data della posa della prima pietra, ma certamente non quella della consegna.

Ormai è storia che lo sviluppo del porto e la professionalità dei lavoratori abbiano dato fastidio a tutti i governi che si sono alternati dalla metà degli anni 90, con continue iniziative mirate solo a danneggiare lo scalo calabrese in favore dei porti del Nord. Ribadiamo ancora una volta che la continua crescita e lo sviluppo del porto calabrese, può trasformare tutto il territorio italiano nel retro porto più grande del mondo.

Inoltre, non possiamo dimenticarci dei 100 lavoratori ricollocati da un recedente esubero, nell’Agenzia del lavoro in attesa di una risposta che il Governo si rifiuta a dare.

La posizione dello scalo gioiese è strategica (anche in questo momento contrassegnato dalle problematiche del Mar Rosso) cosa che lo rende importante concorrente rispetto agli altri porti del Mediterraneo e, sicuramente, non ai porti italiani. Gioia Tauro, il suo porto e la sua area retro portuale, sono il valore aggiunto della portualità italiana. Chiediamo, quindi, che venga immediatamente costituito un osservatorio di controllo permanente, che veda la partecipazione attiva delle parti sociali, affinché non si assista alla chiusura definitiva dello scalo. (gr, ns)

[Giuseppe Rizzo e Natale Spadaro sono rispettivamente segretari di Uil RC e Uiltrasporti Calabria]