L’OPINIONE / Giacomo Saccomanno: Sul Ponte tante affermazioni senza conoscere il progetto

di GIACOMO SACCOMANNOInterventi senza senso con il solo scopo di tentare di essere protagonisti per un giorno nel sistema dei media! Oramai si legge di tutto e, spesso, notizie inesistenti o ancor più del tutto false. Dal cantante al politico che cercano spazio in settori che non gli appartengono e che non hanno la dignità, prima di parlare, di informarsi correttamente.

È un rincorrersi di “baggianate” che hanno portato la Calabria ad essere una delle ultime regioni d’Italia per mancanza di adeguati impianti. Come può crescere una regione se non ha corrispondenti infrastrutture? Ripetutamente si afferma che, invece, del Ponte sullo Stretto si dovrebbe pensare alle strade, alle ferrovie, alle scuole, ecc. A parte che la spesa del ponte ammonta a circa 8 miliardi e, quindi, poco si potrebbe fare con tale importo, non può non evidenziarsi che in oltre 50 anni, da quando si parla di ponte, non è stato fatto nulla e la Calabria, come la Sicilia, sono rimaste tali e quali ed anzi forse peggiorate. Quindi, appare una evidente “baggianata” dire che, invece, del ponte si dovrebbero fare le infrastrutture. Se queste non sono state realizzate nei decenni passati si vorrebbe comprendere come si potrebbero eseguire oggi e con quali modalità! Ecco, quindi, una grande ed immensa fake news!

A tali assertori di notizie non vere vorrei sono indicare qualche esempio di come un progetto complessivo di infrastrutture non può essere spezzettato, ma deve inserirsi in un percorso sistematico e sostenibile. Cosa si vuol dire? Il ponte sarà un attrattore delle necessarie infrastrutture che sono fondamentali per la crescita della Calabria, della Sicilia e del Sud in generale.

Esempi: 1. Parere positivo per l’alta velocità ferroviaria della Commissione Via del Mase per la realizzazione dell’intervento Rfi su due lotti del progetto, per circa 100 chilometri di opere ed 8 miliardi di euro, che attraverseranno la Campania e la Basilicata per sfociare in Calabria e sino a Praia a Mare, lavori da concludersi entro il 2026; 2. progettazione degli altri lotti sino a Reggio Calabria, i cui lavori dovrebbero concludersi entro il 2030-2032, nello stesso anno indicato dal Governo come data per l’inaugurazione del Ponte sullo Stretto; 3. rafforzamento dei collegamenti ferroviari verso la Sicilia, Potenza, Cosenza e il porto di Gioia Tauro, con la previsione di un hub strategico per il trasporto merci.

Questo solo un piccolo esempio di cosa accadrà con la realizzazione del ponte, senza poi aggiungere l’inizio dei lavori su tratti della SS 106, con progettazione per quelli mancanti, elettrificazione della linea Jonica, completamento delle trasversali, adeguamento autostrada nel tratto di Rogliano, opere complementari per ingresso ponte ed aree limitrofe. Solo alcune indicazioni di un progetto di sviluppo reale della Calabria e della Sicilia ove sono previsti interventi per oltre 50 miliardi.

Ai delatori e impreparati si può solo dire, con serenità, che i protagonisti di questa rivoluzione strutturale sono pronti ad un confronto reale in modo tale che l’informazione sia corretta e non si continui, per posizioni prese e partitiche di chi non è riuscito in oltre 50 anni a fare nulla, a veicolare una informazione deviata. A costoro la scelta del luogo, del giorno e delle modalità per un confronto costruttivo e oggettivo nell’interesse della nostra terra e della crescita di questa, con la creazione di migliaia di posti di lavoro, che hanno obbligato, finora, le risorse migliori a lasciare il Sud. (gs)

[Giacomo Saccomanno è componente del Cda Stretto di Messina]

L’OPINIONE / Franz Caruso: Un patto tra Regione, Comuni e Università per lo sviluppo dell’area urbana

di FRANZ CARUSO – Si dice che Giacomo Mancini avesse sulla scrivania  del suo ufficio ministeriale tre faldoni: per l’Italia,  per il Mezzogiorno, per la Calabria con un’appendice corposa per Cosenza. Non so cosa abbia Roberto Occhiuto sul tavolo della presidenza della Giunta. Ma è  siderale la distanza che si registra nel suo operato rispetto ai bisogni dei calabresi. Certamente riserva pochissima attenzione alla sua città natale. Pochi fatti e solo annunci per la Calabria, un atteggiamento oggettivamente di chiusura verso Cosenza.

Molto impegno per portare medici cubani, nessuna certezza per la costruzione del nuovo ospedale e per la riqualificazione dell’ Annunziata. Per non parlare del definanziamento della metropolitana leggera Cosenza-Rende-Unical.  La metrotranvia, come il nuovo ospedale Hub, d’altro canto, erano e sono infrastrutture di straordinaria importanza, già finanziate e pronte per essere realizzate, che potevano cambiare il volto dell’area urbana e della nostra provincia, contribuendo alla crescita più generale della Calabria. Ed, invece, non se ne fa nulla, perché? C’è veramente astio verso la governance di palazzo dei Bruzi o ci si trova difronte ad una scelta politica rivolta ad osteggiare la crescita della città? Nell’uno e nell’ altro caso  sarebbe comunque grave. Per quanto mi riguarda non intendo mollare. Bene, anzi benissimo la città unica, ma sono proprio queste problematiche che creano diffidenze e sospetti.

Ancora di più accentuati dalla modalità impositiva e non condivisa con cui la Regione intende procedere per la fusione. La mia ostinazione mi induce a proporre un “Patto per la città e l’area urbana” tra Regione, Comuni dell’area urbana e Università. Tutto ciò intanto per fare chiarezza e decidere in maniera risoluta sulla vicenda Ospedale e sulla realizzazione di un collegamento stabile con l’università. Sin dalla nascita della Università è stata proposta infatti, la necessità di un collegamento stabile, veloce, sicuro e sostenibile, in grado di dare forma e sostanza alla stessa città unica.

Queste questioni non possono più essere rinviate, pena il lento declino della potenzialità di cui questa area urbana ancora dispone per poter esercitare una funzione direzionale e strategica nell’ ambito del sistema territoriale regionale. (fc)
[Franz Caruso è sindaco di Cosenza]

L’OPINIONE / Rocco Romeo: La sicurezza è un valore anche nei centri che sembrano dimenticati

di ROCCO ROMEOPiù di un mese fa, in un silenzio quasi totale da parte dei media, un episodio accaduto a Torano Castello (CS) ha portato alla luce una questione che non può essere più ignorata. Quello che inizialmente potrebbe sembrare un fenomeno locale, nasconde in realtà un problema più ampio e profondo.

L’11 giugno 2024, durante la manifestazione per l’elezione del sindaco rieletto, la situazione è degenerata in un clima di guerriglia. I manifestanti hanno bloccato le strade, assediato le case di diversi cittadini, tra cui candidati a sindaco, consiglieri, professionisti e le loro famiglie. Un clima di terrore che ha visto insulti, manifesti diffamatori, rumori di clacson in piena notte, lancio di sassi e fuochi pirotecnici. Alcuni cittadini sono stati invitati a uscire di casa e, in casi estremi, aggrediti o investiti con le auto.

L’intervento tempestivo dei Carabinieri di Torano Castello, del Comandante Naccarato, del Maresciallo Bocciori e dei Carabinieri di Rende ha evitato che la situazione degenerasse ulteriormente. Tuttavia, non è pervenuta alcuna presa di distanza o scuse ufficiali da parte del sindaco eletto o dell’amministrazione comunale. Un silenzio che potrebbe essere percepito come un tacito incoraggiamento a ripetere simili atti di violenza.

Questo episodio rappresenta una ferita grave per la comunità locale e mette in luce un problema che non può essere sottovalutato: la sicurezza. Nonostante il ruolo centrale che Torano Castello gioca nel territorio, il presidio storico della Caserma dei Carabinieri sembra essere sempre più incerto. Il sindaco di San Martino di Finita e il Prefetto discutono, mentre al Comune di Torano Castello tutto tace.

È impensabile che, nonostante i milioni di euro già spesi, non si riesca a garantire il ritorno della Caserma dei Carabinieri a Torano Castello. La comunità, tramite il Comitato “Uniti per la Caserma”, ha già promosso una raccolta firme per sensibilizzare la cittadinanza e si oppone fermamente a qualsiasi ipotesi di trasferimento.

Esistono strutture idonee per ospitare la Caserma, come lo stabile destinato a Villa Rosa, nuovi edifici, o la possibilità di costruire una nuova struttura in pochi mesi con moderni prefabbricati antisismici. La domanda resta: chi ostacola il ritorno dei Carabinieri a Torano Castello?

Questa situazione, ormai insostenibile, rappresenta una macchia per le istituzioni locali e nazionali. La comunità chiede una rapida risoluzione di questa impasse, perché la sicurezza è un diritto di tutti, anche nei centri che sembrano dimenticati. Torano Castello non si arrende e lotterà per mantenere ciò che è giusto e necessario per la propria comunità: la presenza della Caserma dei Carabinieri. (rr)

 

L’OPINIONE / Eduardo Lamberti Castronuovo: Si ospiti Fedez in qualunque altro momento, non a Festa di Madonna

di EDUARDO LAMBERTI CASTRONUOVOQuesta locuzione probabilmente andava bene nel medioevo. Oggi non è più attuale e, a mio sommesso parere, non può e non deve riferirsi a nessuno. Neppure quando la fonte più che autorevole è autoritaria. Che la chiesa reggina, come scrivono numerose testate online, abbia voluto mettere fine alle polemiche circa la partecipazione del cantautore Fedez ai festeggiamenti civili in onore della Madonna della Consolazione, non mi convince per nulla, sia per il contenuto che per le argomentazioni addotte.

Mi risulta che molti sacerdoti, addirittura durante l’omelia abbiano aspramente criticato la presenza di questo “signore” tra coloro i quali dovrebbero festeggiare con il popolo, attingendo alle risorse comunali in maniera cospicua. Ma questo è un altro tema che qui non trattiamo. Come faccia l’organo ufficiale della chiesa reggina ad esortare il popolo consigliando di accogliere anche chi si oppone fortemente alla fede cattolica, resta sinceramente un mistero. E non è certo un mistero glorioso!

Qualche anno fa, oltre ogni ragionevole dubbio, l’Arcivescovo di Reggio del tempo, disse con chiarezza che i festeggiamenti civili devono, non possono, essere in linea con quelli religiosi, visto che essi sono dichiarati in onore della Patrona della città. Gli stessi portatori della vara, benemerita associazione che porta davvero sulle spalle il peso della processione, hanno emanato un comunicato stampa dove evocano, oltre che il disappunto, anche le parole di sua Eccellenza Mons. Ferro, arcivescovo rimasto nel cuore dei reggini per la sua saggezza e bonomia.

Che la chiesa cattolica accolga tutti è assolutamente accettabile, se non addirittura auspicabile, ma che si accolga durante le feste mariane, un tizio che mette in dubbio con le parole delle sue canzoni addirittura la verginità di Maria Santissima e l’esistenza di quello che è il canone fondante della fede cattolica, cioè la resurrezione, non ha nulla a che vedere con il perdono ben che meno con l’accoglienza.

Si ospiti Fedez in qualunque altro momento dell’anno anche perché i suoi fans con gridolini al seguito, riteniamo senza conoscere neppure le parole delle sue canzoni, sono sicuramente tanti. Ma la festa della patrona della città è sacrosanta ed inviolabile. Ed è altra cosa rispetto alle sagre gastronomiche.

La voce del popolo è condensata nel motto dialettale: «Cu terremotu, cu guerra e cu pace, sta festa si fici sta festa si faci», non mi sembra di ricordare che ci siano anche quelli come Fedez in questo motto.

Non ci sarebbe mai stato se non ci fosse un’amministrazione sorda ed incapace di interpretare la pietà popolare. La processione altro non è che un momento in cui si manifesta la pietà di un popolo che si è posto sotto la protezione di Maria Santissima della Consolazione. Non la si può offendere con chi ne dissacra l’immagine oltraggiandola oltremisura. (rrc)

L’OPINIONE / Gerardo Pontecorvo: Il bilancio degli incendi boschivi è già drammatico

di GERARDO PONTECORVO – La pioggia degli ultimi giorni ha fermato gli incendi boschivi che imperversavano sul territorio della città metropolitana. Infatti, anche quest’anno abbiamo dovuto assistere alla devastazione di migliaia di ettari di boschi percorsi dal fuoco (nel 2023 erano stati ben 3759 ettari) favorita da un sistema di avvistamento e spegnimento di terra del tutto inadeguato. Basti pensare che il Piano Antincendi boschivi della Regione Calabria per questa stagione estiva prevedeva per tutto il territorio metropolitano appena 55 addetti allo spegnimento e 8 addetti all’avvistamento! Eppure, già il Piano dell’anno scorso ammetteva che «vaste aree sono completamente scoperte e che quindi le squadre non garantiscono un intervento immediato e adeguato in funzione degli elementi naturali a rischio».

 Per chi non volesse fermarsi alle frettolose dichiarazioni di “efficienza” messo in luce dal sistema antincendio nella stagione in corso basterebbe una breve escursione nell’entroterra reggino (Terreti, Straorino, Ortì e dintorni) per rendersi conto della reale dimensione del “fenomeno incendi” che il supporto dei mezzi aerei (della Regione e dello Stato) non riesce evidentemente a controllare. A riprova di questo fallimento operativo è interessante leggere i dati della superficie media dei singoli incendi che l’anno scorso era stata di 34 ettari (la più alta in Calabria) e che è certamente destinata a crescere anche quest’anno. 

Sarebbe forse superfluo ricordare che oltre alla grave perdita di biodiversità vegetale e animale, le conseguenze degli incendi saranno anche un sensibile aumento di CO2 nell’atmosfera, un accentuarsi della crisi idrica, ulteriori danni economici nel settore agricolo e forestale e un peggioramento del già delicato quadro idrogeologico con il successivo formarsi di frane diffuse lungo i versanti più ripidi, e vere e proprie alluvioni a seguito delle piogge soltanto un po’ più intense del solito.

E cosa è stato fatto per la prevenzione indiretta e diretta degli incendi che si sarebbe dovuta incentrare sull’informazione e sull’educazione ambientale promossa anche dalle amministrazioni locali, e su interventi concreti sul territorio come disposto dalla Legge regionale 22 dicembre 2017, n. 51? Ai sensi dell’art. 8 della legge la Città metropolitana e i singoli comuni avrebbero dovuto provvedere entro il 31 maggio per le strade di competenza alla pulizia delle banchine, cunette e scarpate, mediante la rimozione di erba secca, residui vegetali, rovi, necromassa, rifiuti e ogni altro materiale infiammabile, creando idonee fasce di protezione, per evitare il propagare del fuoco alle aree circostanti o confinanti. E i pascoli e i boschi demaniali si sarebbero dovuti proteggere con una adeguata manutenzione colturale e la creazione di viali parafuoco. Eppure, per queste inadempienze la norma prevede adeguate sanzioni che però nessuno provvede ad elevare.

Si assiste puntualmente a cerimonie di inaugurazione per la messa a dimora di qualche albero ornamentale mentre nello stesso momento a pochi chilometri di distanza migliaia di alberi e animali vengono divorati dalle fiamme! E tra non molto, nella ricorrenza della festa degli alberi, ci saranno le ennesime passerelle istituzionali per la piantumazione di uno o due alberelli a dimostrazione del proprio interesse per la natura…

Basta con dichiarazioni bugiarde, discorsi retorici e gesti simbolici! Che si progettino e finanzino, piuttosto, consistenti rimboschimenti per compensare almeno in parte i boschi perduti negli incendi.

La federazione metropolitana di Europa Verde ritiene che questa situazione non si possa più accettare, e che l’ambiente debba essere difeso in primo luogo dagli enti (Regione, Città metropolitana, comuni) con l’impiego di consistenti risorse economiche e umane. Deve essere un impegno prioritario e concreto che può creare anche notevoli opportunità lavorative, come abbiamo analizzato, anche nel campo della prevenzione e della lotta attiva agli incendi. 

La tutela dell’ambiente non è una scelta ma un dovere che ogni amministrazione responsabile dovrebbe fare proprio per il bene presente e futuro del territorio e di chi lo abita. (gp)

[Gerardo Pontecorvo è portavoce della Federazione Metropolitana di Europa Verde/Verdi Reggio Calabria]

      

L’OPINIONE / Giuseppe Falcomatà: Autonomia norma fascista che mina la democrazia, i diritti e l’uguaglianza tra le persone

di GIUSEPPE FALCOMATÀ – L’autonomia differenziata è una norma fascista come ogni legge che mina la democrazia, i diritti e l’uguaglianza fra le persone. Le cose vanno chiamate col loro nome e dobbiamo continuare a costruire un’alternativa di programma e di colazione ai governi di destra della Regione e del Paese.

È un accordo fra partiti giocato sulla pelle dell’Italia e sul futuro dei cittadini. Su queste cose tiene il Governo e non possiamo accettare che il Presidente della Regione Calabria, dopo aver votato sì all’autonomia differenziata in Conferenza Stato-Regioni, esprima dubbi a legge ormai approvata. Se aveva perplessità poteva e doveva esprimerla nella sede giusta, svolgendo appieno il ruolo istituzionale di difesa del territorio di cui ha l’onore di essere Presidente. Non l’ha fatto. Anzi, si è tirato indietro anche di fronte alla possibilità di impugnare la norma insieme ad altri Presidente di Regione. Non credo che i calabresi possano continuare a farsi prendere in giro. La Regione Calabria ha tanti problemi che il regionalismo differenziato aquirà.

Non può passare inosservato che dentro lo stesso partito ci sia chi esce pavidamente dall’aula per non opporsi ai diktat di fazione oppure, in Senato, che il relatore della legge sia stato un parlamentare calabrese celebrato dallo sventolio di bandiere di chi, a Pontida, invoca la secessione. Su queste basi si fonda questo Governo: lo scambio delle riforme. Stanno insieme così. Nel frattempo, però, in Calabria continuiamo a faticare e a morire, a dover capire in che direzione va il nostro Paese e se è la stessa che ci chiede l’Unione Europea. Perché se l’Ue ci da i finanziamenti per fare gli asili nido, il Governo italiano non li distribuisce per gestirli. Questa è l’autonomia differenziata: affonda le unghie nella carne viva delle famiglie. Oggi la certezza è che ci sia un difetto di nascita, una discriminazione rispetto alle possibilità di chi nasce qui e chi altrove.

Abbiamo registrato l’ennesima aggressione a personale medico e paramedico del Gom. Questo avviene non solo perché nei nostri ospedali esistono problemi di sicurezza, ma per i limiti dell’organizzazione dell’offerta e delle infrastrutture della rete ospedaliera sul territorio metropolitano. Perché, se sono stati sottratti i fondi del Pnrr per l’ospedale di Locri o il nosocomio della Piana, è del tutto evidente che ogni cosa debba essere gestita dal Gom impossibilitato ad impattare una domanda così forte. Ma, invece, si fanno contratti a 6 e 3 mesi, concorsi ai quali non partecipa nessuno, nonostante siano tanti i medici e gli infermieri che vorrebbero ritornare a costruire un futuro nella loro terra che sia stabile, sicuro e non provvisorio. Sono temi che la Regione, titolare esclusiva della materia sanitaria, non può continuare ad eludere, ancor più se la figura del Governatore coincide con quella del commissario straordinari.

Assistiamo a tutto questo mentre siamo costretti a registrare l’estate peggiore per le coste calabresi con i depuratori che non funzionano, con la gestione centralizzata e l’erogazione dell’idrico fortemente voluta dalla Regione che ha portato numerose crisi nei territori ed i sindaci bersagliati dalla popolazione, con gli incendi dei nostri boschi rispetto a quali non si è fatto nulla. Però, per qualcuno, la buona notizia è che, forse, Uber arriverà anche in Calabria. Ecco, attraverso la battaglia sull’autonomia differenziata, dobbiamo iniziare a costruire un percorso di alternativa a questo governo regionale di influencer e lo dobbiamo fare sui temi, portando all’attenzione dell’opinione pubblica le inefficienze ed i problemi non risolti da chi, a gennaio, sarà al quinto anno di governo della Regione, un centrodestra che è stato alla guida della Calabria per 22 degli ultimi 30 anni. Non crediamo alla favoletta che è da poco che governano.

Questa è la battaglia sulla quale ci dobbiamo concentrare anche in vista del prossimo referendum e della realizzazione di una forza e di un programma politico alternativo, come coalizione, al centrodestra regionale e nazionale. (gf)

[Giuseppe Falcomatà è sindaco di Reggio Calabria]

L’OPINIONE / Francesco Arillotta: Reggio Capitale della Cultura una bella occasione

di FRANCESCO ARILLOTTARappresentare, anche solo per 365 giorni, la Cultura Italiana, cioè la civiltà italiana, è un intento che fa onore alla Comunità reggina; un impegno che questa Comunità è in grado di onorare, proprio grazie al grande, immenso, eccezionale patrimonio culturale che la caratterizza sotto tutti i punti di vista.

Quella che segue, è una elaborazione promozionale che l’Associazione ‘Amici del Museo archeologico nazionale di Reggio Calabria’, ricca dei suoi 66 anni di continua, intensa e proficua attività, presenta; ed è solo una contenuta parte di ciò che Reggio Calabria potrebbe e deve evidenziare.

Naturalmente, si fa riferimento alla sua Storia, ed a quanto, ed a come, questa sua Storia, riesca a rappresentare la esatta dimensione dell’apporto che Reggio ha dato e continua, nel suo certo futuro, a dare a quella Cultura Mediterranea, di cui Essa è stata spesso, e vuol continuare ad essere, brillante e determinante crocevia. 

Nell’auspicio che l’odierno impegno sia valida occasione per presentare il nostro Futuro, fatto di innovazione tecnologica, agricoltura d’avanguardia, turismo di livello internazionale.

Non è ricordata l’Arte reggina, sotto tutte le sue innumerevoli accezioni, da Ibico a Oreste Lionello, da Klearkos a Alessandro Monteleone, da Nosside a Gilda Trisolini e a Leopoldo Trieste. 

Così come non ci si appella a quella natura che, pure, come giustamente ricorda Leonida Repaci, nella nostra terra è benedetta: per gli onirici panorami che offre dalla cima di Montalto e per gli incontri straordinari con la maliziosa e sfuggente Fata Morgana. Manca anche la voce ‘Enogastronomia’, certamente elemento importantissimo sello scenario socio-economico-culturale della nostra Città.

Ma… unicuique suum. 

Con questa segnalazione, l’Associazione ‘Amici del Museo archeologico nazionale di Reggio Calabria’, tutta insieme: presidente, consiglio direttivo e soci, dichiara la sua disponibilità a partecipare al grande sforzo che la società reggina dovrà compiere, nell’immaginare e nel proporre, prima, un progetto vincente, e nel realizzarlo poi, nei dodici mesi dell’anno 2027.

Fra le tante condizioni che il bando pone per perché si dia risposta favorevole alla domanda di riconoscimento di Capitale della Cultura Italiana del 2027, ce ne sono due che crediamo siano fondamentali: coinvolgimento del territorio e proiezione del programma nel tempo. Si vuole, cioè, che l’intero territorio provinciale venga coinvolto nelle iniziative culturali che si programmano. Inoltre, si chiede che più voci del programma prevedano effetti duraturi nel contesto culturale e sociale della città che si candida. 

Quello che segue vuol essere solo un esempio di coinvolgimento delle strutture presenti nel circuito della Città Metropolitana. E con la proposta dei grandi percorsi storici, si vuol suggerire la realizzazione di servizi culturali di lunga applicazione, capaci di trasformare completamente l’offerta turistico-culturale della Civica Istituzione. 

Avanziamo, quindi, qualche ipotesi di convegni, mostre ed altre iniziative culturali promozionali da organizzare nel corso dell’anno 2027.

Crediamo sia fondamentale coinvolgere innanzitutto le maggiori Istituzioni culturali cittadine, a cominciare dall’Università (Dipartimento di Agraria: “Il bergamotto di Reggio Calabria” – Dipartimento di Architettura: “Il liberty di Reggio Calabria” – Dipartimento di Ingegneria: “Reggio sismica”). E, a seguire, il Conservatorio Musicale: (Festival di musiche di Francesco Cilea). 

E ancora: l’Accademia di Belle Arti (far venire da tutto il mondo le opere di Antonello da Messina), nonché “cento opere d’arte su San Giorgio”. Altre mostre, di grande impatto: “Le colonne lignee medievali di Terreti” conservate al Victoria and Albert Museum di Londra; «Il volume originale del ‘Commento al Pentateuco’», anch’esso in prestito dalla Biblioteca Palatina di Parma; “La lapide reggina del culto ad Apollo, Diana e Vesta” giacente al British Museum di Londra. 

Coinvolgere, per esempio, anche la Stazione Sperimentale delle essenze, per un convegno su «Erbe aromatiche e piante officinali: la biodiversità reggina». O chiedere alla Società Ponte dello Stretto di organizzare un convegno e una mostra su “La Storia dell’attraversamento dello Stretto di Messina”.

Fondamentale, sarebbe, ripetiamo, programmare la continua fruibilità dei grandi percorsi turistico-culturali della Città Metropolitana: “I musei (che sono 20, fra statali e non) e le aree archeologiche (che sono ben 15)»; “I nostri luoghi religiosi storici” (da Polsi a San Fantino, dalla cattedrale di Gerace all’Eremo della Consolazione);”I castelli (da Bagnara a Monasterace, da Scilla a Reggio Calabria), e le torri (da Torre Galea alla Torre di Donna Canfora, da Torre Cavallo a Torre San Fili”.

Tutto quello che precede è soltanto un piccolo stralcio di quello che Reggio Calabria può offrire. 

E auspichiamo che così sia. (fa)

L’OPINIONE / Emilio Errigo: Salvate almeno le fiumare e il mare dai rifiuti in Calabria

di EMILIO ERRIGO – Del pericolo rifiuti illecitamente abbandonati sulle strade e torrenti, del crescente stato degrado e incuria in cui versano le caratteristiche Fiumare Calabresi, ne avevo già parlato e scritto, informando come di mia consuetudine ad esclusiva tutela e protezione delle bellezze paesaggistiche e ambientali della nostra Calabria, i sempre più numerosi lettori e sostenitori di Calabria.Live.
Non sono in molti a sapere che a dispetto dei Cittadini della Calabria, che non si rendono ancora conto che le Fiumare della Calabria non sono e non devono diventare le discariche dei rifiuti solidi urbani, men che meno di scarico di materiale inerte da demolizione e ristrutturazioni edilizie, ogni anno sono in migliaia gli escursionisti e naturalisti, i quali attrezzati di tutto punto, provenienti da ogni parte del mondo, amano fare Trekking nelle suggestive e originali Fiumare ciottolose e sabbiose della Calabria.

Se in prossimità delle foci delle Fiumare vicino al mare, noterete delle macchine e automezzi di ogni genere con targhe straniere parcheggiate, sappiate che sono turisti che a differenza di noi Calabresi, percorrono ore e ore a piedi lungo i greti asciutti delle Fiumare, per osservare, ammirare, fotografare, godere delle presenze botaniche, ambienti ancora per grazia di Dio incontaminati, arbusti e cespugli fioriti di ginestra, origano, menta di montagna, felci europee, margheritoni, castagneti, faggeti, ecosistemi ancora integri e una ricca biodiversità di esseri viventi non riscontrabili in altre aree naturalistiche presenti in giro per l’Europa.

Quello che non è proprio bello a vedersi sono le buste biodegradabili contenenti rifiuti solidi urbani solitamente contenitori di prodotti alimentari, copertoni di auto, elettrodomestici, parti meccaniche, mobilio storico e quant’altro che è meglio tacere, lasciati o meglio abbandonati, chissà dove, da chi e quando, nelle Fiumare della Calabria, quelle di Reggio Calabria e Provincia in primis.

Benedetti signori ma non vi viene in mente che in ogni Città e quasi in ogni Comune superiore a 5000 abitanti, esiste un Centro-Deposito Raccolta Rifiuti Ingombranti dove poter conferire gratuitamente i propri rifiuti di casa di cui si intende disfarsi e i residui da lavoro delle variegate attività d’impresa?

Occorre solo telefonare al numero di pubblica utilità ambientale reperibile tramite telefonini per informarsi come fare chiedendo alle disponibili persone addette dell’Ufficio Comunale e si riceveranno tutte le indicazioni e suggerimenti necessarie delle quali si avverte il bisogno.

La coscienza e l’intelligenza ci dovrebbero indurre a pensare che quei rifiuti che noi abbandoniamo ai margini delle carreggiate stradali, rotatorie, cavalcavia, sottopassi ferroviari e stradali, piazze, giardini coltivati e terreni pubblici e privati, rischiano di essere attrattori di insetti, parassiti, ratti, animali incustoditi, incendiati, oppure alle prime piogge intense invernali finire attraverso la foce dei fiumi, torrenti e fiumare, nelle acque dei fondali marini.

Il caso più irragionevole ed emblematico di quanto è stato più volte detto, ridette e scritto, riguarda le due Fiumara del Torrente Valanidi I e II, fiumare tristemente note perché causa principale della disastrosa e mortale alluvione del 1953, che colpi nella notte dopo quattro giorni di piogge alluvionali, le strade e gli abitanti di Ravagnese-San Gregorio-Mortara e San Leo di Reggio Calabria. Bene come se i ricordi di quel disastro ambientale alluvionale e la memoria non avessero più senso, incivili o come li ha etichettati benevolmente in lingua nota ai più italianizzata, (sporcaccioni ) il carissimo sindaco della Città Metropolitana di Reggio Calabria, l’avv. Giuseppe Falcomatà, ci sono ancora personaggi indefinibili che continuano a lanciare dai finestrini delle auto sacchetti di rifiuti solidi urbani, presso l’uscita dello svincolo San Gregorio provenienti da San Leo o in direzione Pellaro.

Non solo e qui il disastro ambientale è vistoso, dopo che a seguito di tanto lavoro di bonifica ambientale e messa in sicurezza, e rimozione dalle tonnellate e tonnellate di rifiuti di ogni genere e pericolosità (temorcombusti abusivamete) della strada di accesso al Mercato Ortofrutticolo di San Gregorio, grazie anche alle indagini delle Forze di Polizia, Arpacal e Polizia Locale, sono stati liberati dai rifiuti tutte le strade e aree mercatali, dove hanno pensato di attivare la discarica?

Proprio nel greto della adiacente Fiumara Valanidi, quella denominata fiumara della morte che fu causa dell’alluvione di San Gregorio. Guardate il servizio fotografico di qualche giorno addietro. I danni ambientali sono rilevanti e compromettono la salute delle acque di balneazione e pesca.

Essere più protettivi e difensori della natura in cui viviamo e dei cui beni alimentari ci cibiamo, credo che costi pochi sacrifici, di contro i benefici ambientali e sociali per la nostra qualità della vita sono grandi. (ee)

(Emilio Errigo è nato a Reggio di Calabria, docente universitario e studioso di diritto ambientale)

L’OPINIONE / Francesco Garofalo: Uniti per difendere stazione di Sibari o per far istituire la fermata a Doria

di FRANCESCO GAROFALO – Se dovesse essere confermata la decisione di Rfi di saltare la stazione di Sibari, con la bretella comunemente chiamata lunetta, Cassano dovrebbe battersi perché accanto alla fermata di Corigliano ci sia una fermata a Doria. Questo, nella malaugurata ipotesi del ridimensionamento del nodo di Sibari che dobbiamo in ogni caso, scongiurare battendosi con tutte le nostre forze.

Ma le notizie, che ci arrivano per lo snodo ferroviario di Sibari, non sono confortanti. E il silenzio attorno a questo argomento fa presagire nulla di positivo e chi dovrebbe parlare tace. È chiaro che Rete Ferroviaria Italiana fa il suo gioco in una logica aziendalistica, invero invece, a suo tempo avrebbero dovuto battersi e scongiurare questa ipotesi in maniera unitaria tutte le forze politiche. Su alcune tematiche ritengo  che riguardano gli interessi generali non ci possono essere contrapposizioni, uniti per difendere la storica stazione di Sibari, o “costringere” Rfi ad istituire la fermata a Doria, almeno per limitare i danni. (fg)

[Francesco Garofalo è presidente del Centro Studi “Giorgio La Pira”, della città terme]

L’OPINIONE / Nicola Fiorita: Non ci possiamo permettere incertezze ed errori

di NICOLA FIORITA – A conclusione della verifica politica e amministrativa condotta in queste settimane, ho deciso di ritirare le deleghe agli assessori in carica e azzerare la Giunta, passaggio che ritengo indispensabile per verificare fino in fondo le reali e sincere disponibilità a portare avanti il programma di rinnovamento che l’elettorato ha premiato. Ci aspettano tre anni di durissimo lavoro e non possiamo consentirci pause, incertezze, errori.

C’è necessità di uno sforzo corale e unitario, scevro da egoismi di parte, per consentire all’Amministrazione di cogliere i frutti del lavoro fin qui svolto e di centrare  nei tempi stabiliti gli obiettivi strategici quali – solo per citarne alcuni –  il completamento del porto, l’avvio delle attività del Centro Fieristico, l’istituzione di aree pedonali, il rilancio del centro storico anche attraverso nuove funzioni direzionali (Università, Tar, Centro per l’impiego, Archivio di Stato, Sovrintendenza), un nuovo rapporto con l’Università e l’Alta Formazione capace di generare un serio progetto di internazionalizzazione e quindi di presenze di studenti stranieri, l’ammodernamento dello stadio Ceravolo, la realizzazione di tre asili, la riqualificazione dell’area dei giardini Nicholas Green, di Villa Margherita e di Galleria Mancuso, il completamento del viadotto sulla Fiumarella al lungomare, la progettazione e realizzazione della seconda strada di accesso alternativa al Sansinato.
Assieme a questi obiettivi strategici c’è bisogno di maggiore efficacia nella politica delle manutenzioni e dell’ambiente, nonché un serrato confronto con Regione e Sorical per affrontare con maggiore incisività il problema della crisi idrica.
Occorre anche proseguire con ancora maggiore slancio il confronto con l’Ufficio del Commissario della Sanità per pretendere l’apertura del secondo pronto soccorso e la disponibilità dei fondi per realizzare nuovi spazi ospedalieri.
Uno sforzo notevole che ha bisogno evidentemente anche di una messa a punto della struttura burocratica del Comune. Entro dieci giorni, esplorate tutte le disponibilità in campo, trarrò le mie conclusioni e, con le prerogative che mi sono assegnate dalla legge, le conseguenti determinazioni. (nf)
[Nicola Fiorita è sindaco di Catanzaro]