L’OPINIONE / Candeloro Imbalzano: Parco del Vento solo uno slogan

di CANDEROLO IMBALZANOAvevo sinceramente sperato di poter esprimere, al termine dei lavori avviati da pochi mesi dall’attuale Amministrazione,  un giudizio complessivamente  positivo, a prescindere dalla diversità di schieramento politico. Avevo sperato che venisse valorizzata l’area che, dal torrente Fiumarella, conduce a Punta Pellaro, realizzando un progetto capace di  rendere fruibile la straordinaria risorsa del  “Vento” del comprensorio pellarese.

Troppi ricordi della nostra infanzia ci legano a questo tratto di mare e di spiaggia, per noi di una bellezza unica, e fin qui tutelati soltanto dalla locale Proloco, con l’infaticabile presidente Concetta Romeo e dalle Associazioni ambientaliste. Avendo frequentato per decenni  l’Alto Garda, in particolare Riva e Torbole, vere capitali europee degli sport del vento, avevo immaginato la realizzazione di un progetto che avviasse  anche alle nostre latitudini lo sviluppo di quell’area Trentina, capace di attrarre da almeno 50 anni  molte decine di migliaia di appassionati di Surf e Kite. Purtroppo, la ricognizione da noi effettuata nella mattinata di ieri ci ha prodotto un grande scoramento, visto il risultato constatato: il solito clichè di una mini pista ciclabile, che riduce pericolosamente l’asse stradale, l’immancabile area giochi per bambini, (a duecento metri da un’altra simile e sempre vuota per la presenza di un ulteriore  parco giochi nei pressi del vicino  campo sportivo), ed una colata  di catrame stradale  per qualche centinaio di metri, con tanto di alberi ai lati di quel breve tratto.  

Il tutto preceduto dallo “spettacolo” ambientale  offerto soprattutto sul lato sinistro della  strada a partire  dal torrente Fiumarella e che ha  fatto pomposamente coniare a qualche dotto amministratore lo slogan di “Parco del Vento!”.

Confesso che mi sarei aspettato almeno  dai consiglieri che oggi risiedono a Pellaro, prima che il progetto venisse approvato in Giunta, uno studio più accurato dell’elaborato tecnico, per comprenderne  la sua funzione e la capacità reale di questo cospicuo investimento di contribuire allo sviluppo turistico dell’area. Io avrei consigliato, a loro e al progettista, una puntata di qualche giorno nelle due località trentine per  rendersi conto di cosa necessitava veramente per creare un  “Parco degli Sport del Vento”, con un occhio soprattutto  attento al contesto ed alla possibilità di  creare  servizi ed attrattori per trascorrere  le serate a mare.

L’osservazione di  questi  luoghi avrebbe evitato qualche intervento dal palco in chiave quasi macchiettistica, diciamo una semplice offesa all’intelligenza dei  presenti, abituati a viaggiare e dotati di capacità critica e di valutazione. Naturalmente, spetterà alla più che probabile ormai prossima amministrazione di centrodestra di riflettere sulle enormi potenzialità di sviluppo turistico di Punta Pellaro e dell’intero comprensorio pellarese, rivisitando, con una visione ben diversa, quanto realizzato e che si è voluto enfatizzare in questi giorni senza alcun accostamento con la realtà. (ci)

[Candeloro Imbalzano, già più volte assessore comunale, consigliere regionale ed attuale  esponente di “Forza Italia”]

 

L’OPINIONE / Giacomo Saccomanno: Ripensare al rigassificatore di Gioia Tauro

di GIACOMO SACCOMANNO – I tanti conflitti attuali e il pericolo di blocco o aumento delle materie prime energetiche stanno allarmando l’economia globale. I certi rialzi dei prezzi dell’energia e le incertezze sui mercati potrebbero portare ad ulteriori freni per la crescita. L’Italia ha una sua debolezza evidente per le scellerate scelte del passato che hanno bloccato l’uso dei pozzi di gas e lo smantellamento del sistema di produzione di energia nucleare.

La dipendenza da altre nazioni e, in particolare, da quelle che oggi sono interessate da pericolosi conflitti possono aggravare la già difficile condizione esistente. Ecco la necessità di guardare alle possibili strategie future e alle iniziative di prudenza e di acquisizione di sistemi che possano alleviare eventuali aumenti di prezzi o bloccare le importazioni. Ed allora è fondamentale rivedere la progettualità del rigassificatore e riprendere quel cammino che, inspiegabilmente, è stato interrotto.

Una visione futura per evitare che l’Italia possa subire altri pregiudizi da aumenti dei costi energetici che metterebbero ulteriormente in ginocchio le famiglie e le imprese. Questo è il momento di programmare seriamente il futuro dell’energia italiana senza alcun rinvio che potrebbe essere, veramente, letale. Ed, allora, appare fondamentale che si ripensi al rigassificatore nell’area portuale di Gioia Tauro che potrebbe, da una parte, sostenere eventuali criticità nella fornitura del gas, visti i conflitti attuali che potrebbero anche allargarsi, e, dall’altra, realizzare una piastra del freddo che potrebbe rilanciare la commercializzazione dell’agroalimentare e sostenere le eccellenze della regione e dare linfa vitale al sistema agricolo.

La politica vera e le istituzioni devono guardare al futuro ed anticipare, per quanto possibile, scenari negativi e nubi che si addensano all’orizzonte. Non bisogna attendere che la situazione si aggravi ancor più e, poi, far ricadere sugli italiani possibili aumenti del costo dell’energia che hanno già messo in ginocchio imprese e famiglie. Guardiamo con attenzione alla possibile realizzazione del rigassificatore a Gioia Tauro che potrebbe, appunto, avere delle ricadute più che positive per l’Italia e la Calabria. Stare fermi a guardare non serve a nessuno e, anzi, aggrava la già difficile situazione attuale. Oggi il rigassificatore e domani il nucleare per coprire il divario esistente ed evidente che ci separa dalle altre nazioni industrializzate.  La vera politica pensa prima e non attende i terremoti che i conflitti potrebbero scatenare. (gs)

[Giacomo Francesco Saccomanno, già Commissario regionale Lega Calabria]

L’OPINIONE / Aldo Ferrara: Rapporto Bankitalia, ora serve consolidare percorso e colmare criticità

di ALDO FERRARA – L’economia calabrese, nonostante ci si trovi in una fase globale caratterizzata da forti incertezze, continua a dare segnali di vitalità.

n un contesto complesso, segnato da rischi crescenti, instabilità geopolitica, costi energetici elevati, dazi commerciali e un mercato interno stagnante, il sistema produttivo calabrese dimostra una resilienza significativa. Non solo l’economia regionale non arretra, ma continua ad avanzare, seppur a un ritmo più moderato rispetto allo scorso anno, ma comunque in linea con la media nazionale, attestandosi su una crescita dello 0,8%.

Questi dati confermano l’efficacia delle politiche espansive e degli incentivi pubblici che hanno stimolato gli investimenti privati, in particolare su sostenibilità, digitalizzazione ed efficientamento energetico: L’occupazione è cresciuta, così come l’export, che continua la sua tendenza positiva, consolidando l’apertura della Calabria ai mercati internazionali. Pur restando su valori assoluti ancora contenuti, il valore dell’export regionale è raddoppiato rispetto al 2021, avvicinandosi al miliardo di euro. Un risultato importante, frutto di un processo di rafforzamento industriale e ammodernamento del tessuto produttivo.

Voglio evidenziare come alcuni strumenti, anche promossi da Unindustria Calabria, stiano già contribuendo ad affrontare le criticità evidenziate dalla Banca d’Italia: penso all’accordo sottoscritto tra la Regione e Simest per l’internazionalizzazione delle imprese, fondamentale in un mercato interno ancora debole. Così come il Fondo Regionale per l’Innovazione, che interviene sul tasso ancora basso di innovazione e rappresenta quindi un altro passo importante nella giusta direzione. Credo che le azioni pubbliche di sostegno agli investimenti delle imprese e alla qualificazione dell’offerta, su cui Unindustria ha posto particolare attenzione, abbiano contribuito significativamente a rendere più solido e resiliente il sistema produttivo calabrese.

Altrettanto strategica, è la collaborazione con il sistema universitario calabrese: le università sono un’eccellenza del territorio e possono contribuire concretamente all’aumento della capacità innovativa delle imprese. In quest’ottica, anche il sostegno alle startup innovative è una leva cruciale.

Tuttavia, non si deve abbassare la guardia: dobbiamo consolidare questi segnali positivi e intervenire con determinazione sulle debolezze strutturali. In particolare, due sono le priorità: il mismatch tra domanda e offerta di lavoro – con tante imprese in cerca di personale qualificato – e il deficit di capacità amministrativa, che rallenta l’attuazione di misure e risposte concrete per il sistema produttivo.

Infine, voglio porre l’accento sul tema strategico dell’attrazione degli investimenti: si tratta di una leva imprescindibile. Per questo è indispensabile accelerare il processo di riqualificazione delle aree industriali, soprattutto nell’ambito della nuova Zes Unica e delle opportunità connesse al retroporto di Gioia Tauro. Solo così potremo rendere la Calabria davvero competitiva nella nuova geografia degli investimenti. (af)

[Aldo Ferrara è presidente di Unindustria Calabria]

L’OPINIONE / Caterina Vaiti: Andiamo a votare per i diritti, la sicurezza e la dignità del lavoro femminile

di CATERINA VAITI – Ci sono numeri che raccontano una realtà che spesso si preferisce non guardare. Sono i numeri del lavoro delle donne in Italia, quelli che ogni giorno disegnano i contorni di un Paese che ha ancora enormi difficoltà a riconoscere il valore e la fatica del lavoro femminile.

Nel 2024, il nostro Paese resta fermo al 111° posto su 146 per partecipazione femminile al lavoro (Global Gender Gap Report). Solo il 53,5% delle donne ha un impiego, contro il 70,9% degli uomini. E quando arrivano i figli, la situazione peggiora drasticamente: una donna su tre abbandona il lavoro dopo la maternità. Mancano i servizi, mancano le tutele, manca la possibilità di scegliere.

Non si tratta solo di occupazione, ma di qualità dell’occupazione. Ancora oggi quasi la metà dei nuovi contratti per le donne è part-time, spesso involontario. Un tempo ridotto che diventa stipendio ridotto, carriera sacrificata, pensione povera: il gender pay gap reale tocca il 25% nel privato e cresce man mano che si sale nella carriera e nell’istruzione. Alla fine del percorso lavorativo, le donne percepiscono pensioni più basse del 36% rispetto agli uomini.

Ma c’è un’altra faccia di questa disuguaglianza: la sicurezza sul lavoro. Una sicurezza che per molte lavoratrici semplicemente non esiste. Nei settori dove la presenza femminile è maggiore – sanità, assistenza, cura, servizi alla persona – aumentano gli infortuni, i disturbi da stress lavoro-correlato, le aggressioni e le molestie. Solo nel 2023, oltre il 26% degli infortuni mortali in itinere ha riguardato donne. Quasi 2 milioni di lavoratrici, secondo l’Istat, hanno subito molestie sul posto di lavoro nell’arco della loro vita professionale. È un’emergenza che spesso viene sottovalutata o raccontata come fisiologica. Non lo è. Di fronte a tutto questo, troppo spesso il messaggio che arriva dalla politica — da chi sminuisce la portata del voto o invita addirittura a non votare — è quello di un silenzio pericoloso. Come se i problemi si potessero congelare o rinviare. Come se rinunciare al proprio diritto di voto fosse un gesto neutro. Non lo è.

L’8 e 9 giugno, votare ai referendum sul lavoro non è solo esercitare un diritto: è un gesto di responsabilità e giustizia verso chi lavora ogni giorno in condizioni difficili, invisibili, precarie, esposte a rischi che spesso non vengono nemmeno nominati – si legge ancora nella nota -. Per questo, oggi più che mai, è necessario un vero cambio di rotta. Un lavoro buono, stabile, sicuro e libero da discriminazioni è il presupposto essenziale per garantire autonomia economica, dignità e diritti a tutte le lavoratrici. Servono scelte coraggiose a partire da misure concrete per garantire la sicurezza sul lavoro con un approccio che tenga conto delle differenze di genere nella valutazione dei rischi, dei dispositivi di protezione individuale, della prevenzione e del riconoscimento pieno delle malattie professionali e psicosociali.

L’8 e 9 giugno, con i referendum promossi dalla Cgil, abbiamo l’opportunità concreta di fermare questa deriva. Votare non è solo un diritto: è un atto di giustizia verso le tante donne che ogni giorno pagano sulla propria pelle il prezzo della precarietà e della mancanza di tutele. (cv)

[Caterina Vaiti è Segretaria regionale Flai Cgil Calabria]

L’OPINIONE / Amalia Bruni: Voto al Referendum è un dovere morale

di AMALIA BRUNI – Ogni volta che un lavoratore perde la vita sul posto di lavoro, non è solo una tragedia personale e familiare: è un fallimento collettivo, che chiama in causa l’intera società, le istituzioni e il sistema delle regole che dovrebbero tutelare la vita e la dignità di chi lavora. Ed è proprio questa strage silenziosa, che continua a ripetersi giorno dopo giorno, a dare oggi un significato ancora più forte ai referendum popolari dell’8 e 9 giugno.

L’ennesima vittima registrata nei giorni scorsi nel cantiere dell’A2, il 55enne Salvatore Cugnetto di Lamezia Terme, è solo l’ultimo volto di un elenco che si allunga senza sosta. Solo nei primi cinque mesi del 2025, nella sola Lamezia Terme, sono già tre gli operai che non sono più tornati a casa: Francesco Stella, 38 anni; Maicol Affatato, 26 anni; e adesso Salvatore. Tre tragedie che non possono più essere archiviate come fatalità, ma che raccontano di un sistema che continua a sacrificare vite umane sull’altare del profitto e dell’assenza di prevenzione.

Dietro ogni morte sul lavoro c’è quasi sempre un denominatore comune: mancanza di controlli, carenza di formazione, appalti e subappalti che scaricano la responsabilità verso il basso, imprese che tagliano sui costi della sicurezza. È questo meccanismo che i referendum cercano finalmente di interrompere, restituendo piena responsabilità a chi decide, organizza e gestisce i cantieri e i luoghi di lavoro. Non possiamo più permettere che a pagare siano sempre gli ultimi, mentre i vertici restano protetti e impuniti.

Serve un modello di impresa diverso, che metta al centro la persona e la qualità del lavoro, non il massimo ribasso. Bisogna introdurre meccanismi chiari di responsabilità solidale per chi appalta e subappalta, potenziare gli ispettorati del lavoro, rafforzare la medicina preventiva, arrivare a norme penali che riconoscano la gravità di chi consente, per negligenza o dolo, che si continui a morire così.

Il referendum ci chiama a scegliere. Scegliere se restare indifferenti o dare finalmente voce a chi lavora, spesso in condizioni di precarietà e insicurezza. Scegliere se accettare ancora questa strage continua o pretendere che la vita di chi lavora sia sacra, inviolabile e tutelata. L’8 e il 9 giugno non è in gioco solo una riforma: è in gioco la nostra idea di giustizia sociale. Per questo rivolgo un appello a tutti: andiamo a votare, per noi e per chi non può più farlo. (ab)

[Amalia Bruni è consigliera regionale del PD]

L’OPINIONE / Rubens Curia: Quando l’approvazione di un Decreto di Occhiuto non è un tecnicismo

di RUBENS CURIA – Al punto 4 del Manifesto ” Per una democrazia delle cure” di Comunità Competente proponevamo al Commissario Occhiuto l’abolizione del tetto di spesa, così come previsto dal Dca 82/2015, per la “Specialistica Ambulatoriale Interna”.

La nostra proposta, che condivideva quella del Segretario regionale del Sumai (Sindacato Medici Ambulatoriali Interni), si proponeva di ridurre le abnormi liste d’attesa esistenti in Calabria ed una utilizzazione a tempo pieno delle apparecchiature medicali acquistate dalle Aziende Sanitarie con i finanziamenti del Pnrr e della Delibera Cipe del luglio del 2019.
Con l’approvazione del Dca 227 del 20 maggio scorso dall’asettico titolo, per i non addetti,  “Determinazioni per la pubblicazione dei turni orari afferenti alla  Medicina Specialistica Ambulatoriale Interna”,  finalmente è abrogato il Dca 82/2015 nella parte che testualmente decretava: “L’incidenza della spesa sul bilancio aziendale della Specialistica Ambulatoriale Interna deve essere contenuta nei limiti della spesa… con riferimento al 31 Dicembre 2008 ai fini dell’autorizzazione della pubblicazione delle ore”; insomma prevaleva una visione economicista a discapito della tutela della salute dei calabresi, non è un caso che il nostro Manifesto s’intitola “Per una democrazia delle cure”, perché tutte le persone, aldilà della loro residenza devono avere eguaglianza nell’accesso alle cure!
Finalmente, dopo varie interlocuzioni con la Struttura Commissariale che ringraziamo, la richiesta di Comunità Competente e del  segretario regionale del Sumai, che teneva conto della della legge 107 del luglio 2024 attinente alla riduzione delle “Liste d’attesa”, è stata accolta!
Avevamo chiesto, inoltre, che il Dipartimento della salute rispondesse alle domande inoltrate dalle Aziende Sanitarie entro 30 giorni, ma su questo non siamo stati ascoltati come sui Piani Terapeutici su cui insisteremo perché i pazienti sono in primo luogo delle persone che non possono essere sottoposte a stress.
Sono consapevole, come più volte richiesto dagli specialisti ambulatoriali interni, che oltre ad apparecchiature medicali di ultima generazione sia importante avere ambulatori inclusivi con la presenza di personale infermieristico.
Il Dca 227/25 va nella giusta direzione, ma la strada da percorrere è ancora lunga perché le Aziende Sanitarie devono impegnarsi maggiormente, per valorizzare la Medicina Territoriale, a costruire le nuove Case della Comunità finanziate dal Pnrr entro il 31 marzo 2026. (rc)
[Rubens Curia è Portavoce Regionale di Comunità Competente]

L’OPINIONE / Amalia Bruni: Il centrodestra è stato punito dal voto disgiunto

di AMALIA BRUNI – Il progetto civico e progressista che abbiamo sostenuto a Lamezia ha dimostrato solidità e valore.

Il nostro progetto ha tenuto perché è fondato su una visione credibile per la città e su una proposta che ha saputo unire forze diverse, restando compatto e coerente anche in una competizione elettorale complessa.

Il risultato delle urne parla chiaro: il centrodestra è apparso spaccato tra liste e candidato. Il ballottaggio aprirà certamente una nuova fase, in cui i candidati si confronteranno più direttamente sui programmi. Ma un fatto politico è già chiaro: il sindaco è stato bocciato. La coalizione di centrodestra ha subito gli effetti evidenti del voto disgiunto, raccogliendo ben otto punti percentuali in meno rispetto alle liste che lo sostenevano. Un segnale forte da parte dell’elettorato, che non può essere ignorato.

C’è un altro dato da considerare: la crescita significativa di un terzo polo ha raccolto un consenso rilevante e che sarà parte integrante del quadro politico da qui al secondo turno.

Voglio infine sottolineare il risultato raggiunto dal Partito Democratico, che risulta essere il più votato della competizione: un esito che premia gli sforzi, la compattezza e la radicalità di una squadra che ha lavorato guardando con rispetto e attenzione ai bisogni e alle aspirazioni di un territorio troppo sofferente e rassegnato. Il cambio di passo è dietro l’angolo. (ab)

[Amalia Bruni è consigliera regionale del PD]

L’OPINIONE / Marco Santoro: Ponte, finalmente un confronto concreto sul territorio

di MARCO SANTORO – Finalmente si comincia a parlare concretamente del Ponte e del suo impatto sul territorio. Esprimo grande soddisfazione per la recente visita dei tecnici della società “Stretto di Messina” presso il Palazzo Comunale.

Sebbene l’incontro si sia svolto a porte chiuse e non sia stata richiesta la nostra presenza, accogliamo con favore il nuovo atteggiamento costruttivo dell’Amministrazione Caminiti nei confronti di questa grande opera.

Nella città del Ponte non si può evitare di parlare del Ponte. Dopo un ritardo di oltre tre anni, si stanno finalmente compiendo importanti passi avanti per affrontare in maniera seria e responsabile le problematiche del territorio connesse all’infrastruttura.

Un ringraziamento particolare va ai consiglieri di minoranza Domenico De Marco e Filippo Lucisano, membri della Commissione Territorio, per il loro impegno tenace e la determinazione dimostrata nel riaprire un confronto che rischiava di rimanere bloccato. È grazie alla loro insistenza e alla loro capacità di dialogo se oggi in Commissione si è aperto uno spazio di confronto che può arricchire realmente il dibattito cittadino.

Durante la prima riunione della Commissione Consiliare, i tecnici della “Stretto di Messina” hanno fornito informazioni puntuali e importanti, che sembrano aver favorito un cambio di atteggiamento anche da parte di alcuni esponenti della maggioranza. In particolare, va sottolineata con apprezzamento la posizione dell’Assessore Rizzuto che, con grande senso di responsabilità, ha dichiarato di non essere contrario all’opera, alla luce delle spiegazioni ricevute.

Riconoscimento va anche al Presidente della Commissione Territorio, consigliere Idone, per aver aperto la riunione a tutti i consiglieri comunali e alla cittadinanza, dando così il giusto rilievo a un tema fondamentale per il futuro di Villa San Giovanni.

Ora è necessario rendere operativa la Commissione Territorio sulla questione Ponte: è tempo di programmare incontri regolari, affrontare criticità emergenti e rispondere alle richieste dei cittadini. Ritengo fondamentale coinvolgere anche partiti, associazioni e comitati civici: solo attraverso una partecipazione ampia e reale potremo fornire un contributo serio e costruttivo ai tecnici e alle istituzioni coinvolte, mantenendo fede agli impegni di partecipazione presi in campagna elettorale.

Siamo in ritardo rispetto all’Amministrazione di Messina, che ha già affrontato oltre 20 incontri in commissione con la società “Stretto di Messina”. Tuttavia, con una calendarizzazione puntuale da parte del Presidente Idone, possiamo ancora recuperare il tempo perduto e fornire alla cittadinanza tutte le informazioni necessarie.

Mi auguro infine che, sul tema delicato degli espropri, la società “Stretto di Messina” dimostri la giusta sensibilità nei confronti delle famiglie coinvolte, che si troveranno costrette a lasciare le proprie abitazioni e le proprie abitudini.

Concludo esprimendo, come Capogruppo di Forza Italia, un sentito ringraziamento ai consiglieri De Marco e Lucisano per l’eccezionale impegno profuso nella Commissione Territorio, a beneficio dell’intera comunità villese.

Un ringraziamento anche al Ministro Matteo Salvini, all’on. Francesco Cannizzaro, al Presidente della Regione Calabria Roberto Occhiuto e all’Amministratore Delegato della società “Stretto di Messina”, dott. Pietro Ciucci, per l’attenzione e la collaborazione dimostrate nei confronti del nostro territorio. (ms)

[Marco Santoro è capogruppo consiliare di Forza Italia del Comune di Villa San Giovanni]

L’OPINIONE / Sasha Sorgonà: A Reggio si balla ma non si lavora

di SASHA SORGONÀA Reggio Calabria è stato annunciato un laboratorio gratuito per aspiranti DJ rivolto a giovani tra i 14 e i 35 anni. Una notizia che, a prima vista, sembra positiva: si parla di formazione, di cultura, di giovani. Ma se grattiamo via l’entusiasmo iniziale, restano molte domande aperte e una considerazione centrale: non basta insegnare una competenza, se poi non si costruisce un contesto in cui applicarla.

Il laboratorio – promosso con grande enfasi e con il coinvolgimento di nomi noti del panorama musicale italiano oltre che certamente validi artisti reggini – punta a “formare nuovi talenti”. Ma formare per cosa, e soprattutto, per dove?

A Reggio Calabria oggi non esiste un ecosistema professionale della musica che possa assorbire 15 o più nuove figure nel settore DJing e intrattenimento. Non ci sono festival pubblici stabili, non ci sono spazi di coworking creativo, e perfino il numero di locali che offrono opportunità reali di lavoro stabile per questa posizione è estremamente limitato. Mi domando cosa abbia davvero in mente l’Amministrazione Falcomatà per il futuro di questi giovani?

Anche immaginando che da questo corso emergano veri talenti – cosa auspicabile – dove lavoreranno? Chi li seguirà nel post-formazione? Chi li accompagnerà nella costruzione della loro carriera?

Il vero nodo è che si continua a confondere l’evento con il progetto. Un laboratorio non è un piano di sviluppo. Un workshop non è una filiera. La cultura non è un servizio che si attiva con un bando spot ogni tanto: è un’infrastruttura, è un’economia, è una politica di lungo periodo.

Sarebbe certamente stato più serio, volendo creare un bando del genere, coinvolgere una realtà come il Conservatorio e creare delle figure che possano interagire professionalmente, in modo più ampio e ad alti livelli nel mondo dello spettacolo e della musica.

Un corso per DJ avrebbe certamente senso se inserito in un piano più ampio che comprenda la creazione di spazi permanenti per la musica e la sperimentazione artistica; il sostegno alle imprese culturali locali; il dialogo con locali, festival, club e radio per creare opportunità lavorative vere.

Ma la vera occasione persa è un’altra: perché quantomeno non sono state coinvolte le realtà locali già attive nel settore?

A Reggio ci sono club, DJ, collettivi musicali, agenzie artistiche e culturali, locali storici e nuove realtà che, nonostante le difficoltà, mantengono viva una scena musicale sotterranea ma vivace. Ovviamente parliamo di aziende che possano creare posti di lavoro non singoli professionisti isolati. Sono queste che potrebbero offrire una continuità, una prospettiva concreta, un ponte tra formazione e lavoro. E invece la stragrande parte degli operatori viene sistematicamente esclusa da chi promuove eventi calati dall’alto.

Sostenere i giovani vuol dire prima di tutto rispettarli, non usarli per fare comunicazione. Non serve un selfie a fine corso, serve una visione di città. Un’idea politica e culturale che metta la musica e l’arte al centro dello sviluppo locale.

Reggio Calabria ha estremo bisogno di smettere di rincorrere i bandi e cominciare a costruire strategie di lungo periodo. Di smettere di improvvisare e iniziare a progettare.

Perché il futuro dei nostri giovani non si gioca nel tempo di un laboratorio. Si gioca nel tempo di un investimento strutturale, economico e culturale. 

O li aiutiamo a restare per costruire qui, o li stiamo solo illudendo prima di perderli. Di nuovo. (ss)

[Sasha Sorgonà è founder di Spinoza]

L’OPINIONE / Filippo Mancuso: Calabria tra le prime a istituire Garante per vittime di reato

di FILIPPO MANCUSO – La Regione Calabria è stata tra le prime, in coerenza con i principi dell’Unione europea, ad istituire il Garante per la tutela delle vittime di reato. Questo organo di garanzia, individuato dal Consiglio regionale e che ha preso corpo con la legge regionale n.10 del 10 marzo 2023, punta a dare voce e sostanza ai diritti fondamentali dei cittadini calabresi.

Il ruolo del Garante si inserisce in un quadro normativo più ampio, influenzato dalle disposizioni europee e nazionali in materia di protezione delle vittime di reato.

La Calabria è una regione caratterizzata da specifiche criticità che rendono particolarmente complesso il lavoro di supporto alle vittime di reato.

La presenza radicata sul territorio di situazioni sociali difficili e complesse rappresenta un ostacolo nella fiducia delle istituzioni e spesso determina una reticenza delle vittime nel denunciare i reati subìti.

Bisogna anche rimarcare come le vittime di reato in Calabria non affrontano solo le conseguenze dirette del danno subìto, ma si trovano spesso a dover superare barriere culturali, economiche e burocratiche che limitano la loro capacità di ottenere assistenza e protezione.

Per questo va apprezzata e sostenuta la figura del Garante regionale, che nel 2024 ha portato avanti una intensa attività istituzionale caratterizzata da incontri strategici con le principali autorità giudiziarie del territorio e dall’impegno nella promozione di una giustizia più vicina alle esigenze delle vittime.

Per potenziare ancor di più la struttura operativa del Garante, ho presentato nel corso della plenaria della Conferenza regionale dei Presidenti delle Assemblee legislative delle Regioni e delle Province autonome, la proposta di istituire la figura del Garante nazionale per la tutela delle vittime di reato, con l’obiettivo di avvicinare ulteriormente alle istituzioni le persone che necessitano di protezioni ben mirate”.

Un’altra mia proposta riguarda l’istituzione di un Coordinamento nazionale per la garanzia dei diritti e per la tutela delle vittime di reato, composto dai Garanti regionali, o figure analoghe, attualmente operanti nelle Regioni. T

utto ciò, con lo scopo particolare di promuovere l’adozione di linee comuni di azione dei Garanti regionali da attuare sia sul piano regionale che nazionale e da favorire e sostenere nelle sedi internazionali. (fm)

[Filippo Mancuso è presidente del Consiglio regionale]