di ANTONIO ERRIGO – Che la logistica globale, intesa nel senso più ampio dell’intermodalità sostenibile, della Green e Blue Economy, sia la scommessa economica strategica vincente per il Sud Italia e non solo, lo scrivo da molti anni.
In particolare, ritengo che per una buona partenza delle Zone Economiche Speciali, (Zes), in tutte le Regioni ove sono state istituite, il primo investitore pubblico trainante dell’economia regionale, debba essere proprio lo Stato, attraverso le diverse agenzie e Industrie di difesa e sicurezza, partecipate, finanziate, sostenute, convenzionate e controllate. Può apparire a una superficiale attenzione quanto si va scrivendo, una esternazione alquanto ardimentosa, ma vi posso assicurare per esperienza vissuta sul campo nell’affascinante e molto interessante mondo delle relazioni diplomatiche, giuridiche ed economiche, che così non è!
L’Industria della sicurezza e difesa, può fare molto a favore del sud Italia, delocalizzando uno o più rami delle aziende pubbliche, per esempio, per iniziare con un atto di buona e decisa volontà del Governo, investendo risorse finanziarie nelle aree ZES delle Regioni Calabria e Sicilia, si otterrebbe un effetto fiducia a calamita, con positive ricadute occupazionali, con particolare riferimento ai giovani, i quali si sono o saranno qualificati, formati, abilitati e specializzati presso gli Istituti Tecnici Superiori o laureati nelle Università del Mezzogiorno d’Italia.
Non è percorribile questa idea progettuale e se la risposta è no, qualcuno sarà in grado di fornire motivazioni convincenti e alternative appropriate?nNon si vuole qui riproporre la solita miscela di pessimismo cosmico, unito al persistente disfattismo geneticamente immodificabile, ma si intende solo tentare di indicare strade e vie percorribili per giungere indenni e forti alla destinazione finale: “il lavoro ai Giovani della Calabria e Sicilia”.
Chi si è avvicinato per studi universitari o professione specializzata, nell’affascinante mondo della logistica ben conosce quante opportunità di lavoro adeguatamente remunerato offre ai giovani questi comparto trasversale e centrale per ogni attività industriale e d’impresa.
La delocalizzazione in Calabria e in Sicilia, di linee di produzione nei settori strategici della difesa e sicurezza, potrebbe portare ai cittadini di quelle due regioni, fortemente condizionate complesse e complicate da realtà note a tutti, quella fiducia necessaria e benessere collettivo, utili per una crescita economica civile e produttiva di reddito legale.
La riconversione industriale degli immobili esistenti, realizzati con notevole impiego di risorse pubbliche in Calabria e Sicilia, ora in parte inutilizzati o non ancora completati, potrebbe addirittura a mio avviso rendere più agevole e favorevole il processo decisionale all’interno della Pubblica Amministrazione.
Investendo al Sud parte delle risorse finanziarie nazionali ed europee, anche del PNRR, nell’industria della difesa e sicurezza, si creerebbe una filiera interessante dal punto di vista economico ed un indotto a beneficio delle PMI specializzate nella logistica Intermodale sostenibile, con effetti emulanti positivi a catena, da parte di coloro che vogliono intraprendere attività d’impresa in Calabria e Sicilia nei comparti della produzione beni e prestazione di servizi.
Da più parti si va ripetendo che le Zone Economiche Speciali non decollano e che risentono dell’effetto timore dei potenziali investitori di impiegare i propri capitali in aree considerate critiche del Paese.
Bene sia lo Stato a dare il buon esempio, così si potrà capire, se e chi, tenterà di bloccare la produzione e il funzionamento delle industrie della difesa e sicurezza in Calabria o in Sicilia. (ae)