di EMILIO ERRIGO – Non credo che faccia piacere ad alcuno dei calabresi, residenti e non abitanti in Calabria, leggere in ogni statistica economica, rapporto annuale sulle economie regionali curati con dovizia di particolari, dalla Banca d’Italia, analisi finanziarie di mercato, studi universitari, ricerche e monitoraggi sociali, report della Cgia di Mestre compresa, essere gli ultimi, tra gli ultimi, in tutte le classifiche e nei colorati grafici delle statistiche.
La Calabria è sempre l’ultima!
Bene, anzi direi malissimo e allora che dobbiamo fare? Dobbiamo attendere il prossimo 20 febbraio 2023, per poter festeggiare in Calabria l’ Ingiustizia Sociale? Quando le Nazioni Unite il 26 novembre del 2007, con la storica Risoluzione dell’Assemblea Generale Onu, fissarono la data del 20 febbraio di ogni anno, per ricordare ai potenti del mondo, (che allora erano fermamente convinti che ce ne fosse proprio bisogno), dopo il Vertice Mondiale sullo Sviluppo Sociale, tenutosi a Copenaghen dal 6 al 12 del 1995, che in quella precisa ricorrenza annuale, occorra ricordarsi tutti nel mondo, “che non c’è libertà senza giustizia e che nessuno speri di attendere che arrivi la pace, in assenza di una equa giustizia sociale”, sapevano molto bene cosa scrivevano, che obiettivi si prefiggevano e i nobili fini dall’Onu, con la data de “20 febbraio”, quale giornata mondiale della Giustizia Sociale.
Approfondire e commentare la portata universale dei principi e obiettivi contenuti in nella memorabile Risoluzione Onu del 2007, occorrerebbe scrivere più di un libro.
Lo spazio esiguo a noi disponibile per esprimere la consueta opinione settimanale su Calabria.Live, non ce lo consente. Ci limiteremo a focalizzare la nostra attenzione, all’applicazione di tali diritti sociali internazionalmente riconosciuti a tutti gli esseri umani, anche in Calabria e verso i 2 milioni circa di residenti, inserendo tra questi, anche gli abitanti di nazionalità e cittadinanza non italiana, non ancora iscritti nei registri pubblici nazionali.
Siamo convinti al punto di poter affermare su questo giornale dei calabresi nel mondo, che se nelle cinque province della Regione Calabria, dovessero arrivare un giorno o l’altro non fa specie, la Giustizia Sociale, non solo saremmo tutti più liberi dalle devastanti oppressioni criminali e malavitose, ma c’è di più, aggiungiamo che la pacificazione sociale incalzerebbe ogni sacca di resistenza al cambiamento, verso una società più civile e cooperante.
Invito a leggere con attenzione, i più pazienti lettori, il discorso che tenne il Presidente Sandro Pertini, alla Camera dei Deputati, il 23 aprile del 1970, esaltando e rafforzando con le sue ferme e decise parole, il valore fondamentale della libertà, in occasione della ricorrenza del XXV Anniversario della Liberazione.
Se non c’è libertà e civiltà, in assenza di giustizia sociale in Calabria, ma credo in nessuna altra parte del mondo, nessuno pensi o si convinca erroneamente, che ad avere la meglio siano solo i criminali senza scrupoli, i potentati economici, prepotenti, ne i plutocrati criminali associati.
Nessuno di costoro potranno ritenersi al sicuro e dormire nei loro giacigli dorati e blindati sonni tranquilli. Il rigore del diritto internazionale convenzionale o pattizio e il volere della Giustizia, saranno sempre più forti di chiunque. Chi vive la propria esistenza al mondo, tra mille e una sofferenza giornaliera, dimenticato, annullato, scartato, emarginato e deriso, produce endorfine in buona quantità e qualità, utili per far fronte naturalmente, alle più grandi avversità della loro miserabile sopravvivenza umana, con o senza l’osservanza delle regole costituzionali.
È intendimento di chi scrive questa opinione, tentare di far comprendere, se ci riesce, ai decisori e rappresentanti dei due fondamentali poteri costituzionali, legislativo ed esecutivo, che in Calabria c’è il fuoco ardente e desiderio di vera e concreta giustizia sociale e di libertà, senza i quali principi e valori universali, nessun temporaneo palliativo economico, finanziario e sociale, credo possa lenire le storiche criticità e attuali sofferenze umane del popolo calabrese. (ee)
[Emilio Errigo è nato in Calabria, a Reggio di Calabria, docente universitario, titolare di diritto internazionale e del Mare, e di Management delle Attività Portuali, Generale in ris. della GdiF]