di FRANCO CIMINO – È stata da poco accolta l’istanza di scarcerazione di Giancarlo Pittelli e tutti i mezzi e gli spazi, anche privati, d’informazione ne hanno diffuso la notizia.
Ma che notizia è? È una lecita domanda, che molti si stanno ponendo alla viglia di Natale. È senz’altro una buona notizia. Lo è per la persona, innanzitutto. Per la figlia e la moglie addirittura di più. Direi bella, una bella notizia, per loro! È una buona notizia, direi più che buona per la Giustizia italiana e per il sistema che l’amministra. Lo è anche per il popolo italiana in nome del quale la Giustizia viene praticata nel nostro Paese. E per la Democrazia che lo ordina.
Una Democrazia, la nostra, imperniata sul valore imprescindibile della Libertà. È una buona notizia anche per qualche centinaio di amici di uno dei più importanti avvocati calabresi e di un migliaio almeno di elettori di uno dei più influenti parlamentari di questa regione. Tutti, riferiti a costoro, oggi sono contenti di ricordare, vedendolo in giro per le strade di averlo conosciuto, ammirato, esaltato, frequentato. Il ritorno della memoria per chi diceva da quella famosa notte di un lontano dicembre: «Pittelli? Ma chi l’ha visto mai!» è cosa buona. Per loro.
È una buona notizia, anche questa, per una società, la nostra, sempre più ripiegata sulla ipocrisia, la bugia, la insincerità dei rapporti umani. L’opportunismo. Per me è una bella e buona notizia, come lo sarebbe, da persona e cittadino, sensibile e democratico, quale mi si riconosce di essere, ma soprattutto quale io ritengo di essere, quella che, sullo stesso fronte della Giurisdizione, arrivasse da detenuti che si trovassero e si trovane nella medesima situazione in cui si è trovato Giancarlo Pittelli.
E cioè di essere privato della libertà personale, attraverso i diversi modi della detenzione, per lunghi periodi (tre anni in questo caso) in attesa di una sentenza finale che ne accerti la colpa e ne commini la pena. In uno Stato di Diritto, ciò non dovrebbe mai avvenire. L’errore giudiziario, nella speranza che sia sempre determinato dalla fallibilità dell’essere umano e non da altro, è ammissibile e comprensibile (ci sono gli strumenti per la parziale riparazione del danno, pur sempre minima rispetto a una ingiusta detenzione), ma l’attesa in stato detentivo, quando non fosse costretta da motivi gravissimi, tutti riferibili a mio avviso non alla tenuta di ipotizzate prove ma alla sicurezza sociale, complessivamente intesa, non dovrebbe essere consentita.
Specialmente, se a processo in corso. Affermo questo, e non da oggi, a prescindere dalle carte che non leggo mai, perché non so leggerle, nel rispetto del lavoro di tutte le forme espressive della Giurisdizione, da quella inquirente a quella giudicante, e delle parti diverse impegnate con i loro avvocati nei processi. Sono un uomo libero e non mi sono iscritto mai, per scelta di questa mia libertà, che significa anche autonomia, ad alcuna categoria il cui nome finisca con “ista”.
Non sono, pertanto, né giustizialista, né innocentista, non sono né garantista, né colpevolista. Non sono neanche affezionato frequentatore di quei tribunali “popolari” che, dall’antico e insuperato pettegolezzo, alle piazze e ai bar, di oggi come ai talk show televisivi, imperversano quotidianamente impegnando le nostre menti e rovinando la vita di tanta gente. Di più, distraendo il popolo, svuotato progressivamente di coscienza civile, dalle vere e gravi questioni che l’affliggono. Compresa quella, la più trascurata, del progressivo indebolimento del tessuto democratico del nostro Paese.
Adesso, tutti attendiamo, per Pittelli come per altri imputati, serenamente il giudizio della Prima Corte e gli altri successivi, confidando sempre nel buon lavoro di tutti coloro i quali operano per la Giustizia e, attraverso le sue azioni e decisioni, sentenze comprese, per il bene degli italiani e la sicurezza del Paese. La Giustizia, si badi, parte fondamentale della impalcatura Costituzionale, che , non si dimentichi mai, pone al centro di ogni suo divenire la Persona umana. Persona con la maiuscola, come Libertà, di cui intimamente si compone. Oggi è arrivata una buona notizia, sì davvero buona. E per tanti anche bella.
Ps: nei prossimi giorni pubblicherò, potendola finalmente completare, una riflessione più ampia e organica sul tema, che, pur quasi per intero scritta, non ho pubblicato, per non disturbare la serenità di chi stava valutando per decidere. O, forse, diciamo anche per… scaramanzia. E dire che io non ci credo… quasi come in quella commedia di Peppino De Filippo.
Ah, Buon Natale Giancarlo, a te e ai tuoi cari. Si può dire, vero? (fc)