di GERARDO PONTECORVO – Alla luce del ritorno alla ribalta del Ponte sullo Stretto di Messina per il quale esistono molte perplessità di ordine tecnico ed economico e inconfutabili rischi ambientali, Europa Verde ritiene che sia piuttosto arrivato il momento per le popolazioni siciliane e calabresi dell’Area dello Stretto e zone contigue di chiedere un ragionevole, rapido e sostenibile sviluppo del loro territorio attraverso strumenti legislativi in vigore e tecnologie innovative già esistenti e sicure. E per rispondere concretamente, e in tempi brevi, a questa domanda propone l’istituzione del Parco nazionale dello Stretto e della Costa Viola
L’Area ne ha tutti i requisiti previsti dalla Legge quadro sulle aree Protette 394/91. Infatti, l’articolo 2 recita che i parchi nazionali sono costituiti da aree terrestri, fluviali, lacuali o marine che contengono uno o più ecosistemi intatti o anche parzialmente alterati da interventi antropici, una o più formazioni fisiche, geologiche, geomorfologiche, biologiche, di rilievo internazionale o nazionale per valori naturalistici, scientifici, estetici, culturali, educativi e ricreativi tali da richiedere l’intervento dello Stato ai fini della loro conservazione per le generazioni presenti e future.
Vista la collocazione interregionale può assumere sia la veste giuridica di Parco Nazionale con tipologia terrestre/marina quali in Italia sono quelli del Circeo nel Lazio e delle Cinque Terre in Liguria, ovvero quella di Parco interregionale come è avvenuto per i parchi Sasso Simone e Simoncello tra Emilia Romagna e Marche e del Delta del Po tra Emilia Romagna e Veneto.
Lo Stretto di Messina e la costa Viola hanno un inquadramento territoriale e ambientale di elevata importanza ospitando habitat marini e terrestri ricchi di biodiversità ed essendo un corridoio ecologico per molte specie faunistiche dell’ambiente marino e per l’avifauna, come testimonia la rete di zone afferenti alla Rete Natura 2000. Ma l’area presenta anche massimi valori per ricchezza e varietà paesaggistica, culturale, storica, archeologica, mitologica come evidenziato dagli strumenti di pianificazione territoriale/urbanistica e da riconoscimenti specifici. Il paesaggio è composto da una moltitudine di ambiti strettamente interconnessi in cui le acque interne e marine (lo Stretto, le fiumare, i laghi di Ganzirri sul versante messinese) si uniscono ai paesaggi terrestri (gli spazi naturali, rurali, periurbani e urbani). Il cielo dell’area è pure scenario di una fondamentale rotta migratoria dell’avifauna tra l’Africa e l’Europa. E il mare vede le migrazioni del tonno rosso, di cetacei, del pesce spada, nonché è ricco di specie abissali.
L’area che comprende lo stretto di Messina e la Costa Viola può essere considerata un’unità paesaggistica, parte di un più grande contesto che ha nel massiccio dell’Aspromonte e dei monti Peloritani le colonne portanti, che comprende anche l’Etna e le Isole Eolie. Siamo in presenza di valori scenici eccezionali. Stretto e della Costa Viola. Possiamo quindi affermare che si tratta di un paesaggio antropico per storia e attività (pesca, agricoltura, artigianato) molto identitario.
Restando nel campo paesaggistico, ma non solo, il Quadro territoriale Regionale paesaggistico della Calabria (QTRP) ha colto i caratteri identitari dell’Area (geomorfologici, ecologici, urbani, storico-culturali e archeologici) includendola nell’Ambito paesaggistico territoriale regionale (Aptr) denominato Terre di Fata Morgana. L’ambito è stato a sua volta suddiviso nelle due Unità paesaggistiche territoriali (Uptr) Costa Viola (da Scilla a Palmi) e Stretto a Fata Morgana, individuando così un sistema territoriale coerente che per caratteristiche e ampiezza capace di attrarre, generare e valorizzare risorse di diversa natura. Lo stesso Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP) di Reggio Calabria, che ha il ruolo di coordinamento programmatico e di raccordo tra le politiche territoriali della Regione e dei comuni riguardo ai valori paesaggistici ed ambientali e che raccorda ed approfondisce i contenuti del QTR, definisce gli ambiti di paesaggi intesi come contesti caratterizzati da specifici caratteri di omogeneità in base, individua nell’area che stiamo esaminando ben 3 ambiti: 1. Area costiero-collinare dello Stretto 2. Fascia submontana del versante dello Stretto 3. Fascia costiero-collinare della Costa Viola.
Stessa attenzione è stata riservata in Sicilia per l’area più a nord dello Stretto e il prospicente tratto di mare, che è stata fatta rientrare nell’ambito 9 (Stretto di Messina) del Piano paesaggistico della regione siciliana redatto dall’Assessorato Beni Culturali e Ambientali. Infatti, comprende il versante nord orientale della catena peloritana, caratterizzato dalle singolarità geologiche e geomorfologiche della scarpata di faglia nelle ghiaie di Mortelle, dagli affioramenti di beach rock di Capo Peloro e dall’omonima laguna, formata dal pantano di Ganzirri e dal lago salmastro di Faro. Le varietà di ambienti sono riconosciute anche formalmente, tanto da portare alla individuazione di varie zone di protezione:
La ZPS (Zona di Protezione Speciale) codice ITA03004 Monti Peloritani, Dorsale Curcuraci, Antennamare e area marina dello Stretto di Messina è un’area di ettari 28.000 di notevole interesse paesaggistico e naturalistico. Sono inoltre presenti nell’estrema punta settentrionale dei laghi costieri (Laghi di Ganzirri) di grande interesse naturalistico oltre che paesaggistico. Lo Stretto di Messina è un ambiente molto particolare con caratteristiche uniche in tutto il Mediterraneo.
Il perimetro della ZPS comprende aree che rivestono un’importanza strategica nell’economia dei flussi migratori dell’avifauna che si sposta nell’ambito del bacino del Mediterraneo. In particolare la zona di Antennamare e lo stretto di Messina, insieme allo Stretto di Gibilterra ed al Bosforo, rappresentano le tre aree in cui nel Mediterraneo si concentrano i flussi migratori, soprattutto in periodo primaverile. Dallo stretto di Messina transitano infatti da 20.000 a 35.000 esemplari appartenenti a numerose specie di Uccelli, soprattutto Rapaci, alcune delle quali molto rare e/o meritevoli della massima tutela. Anche i laghi di Faro e Ganzirri offrono rifugio ed opportunità trofiche alle specie in migrazione, in particolare agli Uccelli acquatici, e per alcune di esse rappresentano anche dei significativi siti di nidificazione.
Nell’ambito della suddetta ZPS Monti Peloritani e Stretto di Messina rientra La riserva naturale orientata Laguna di Capo Peloro istituita nel 2001 dalla regione siciliana su una superficie di 68,12 ettari. La Laguna di Capo Peloro è anche sito di importanza internazionale, inserito nel Water Project dell’UNESCO del 1972, e sito di importanza nazionale riconosciuto dalla Società Botanica Italiana. L’area è anche ZCS (Zona di conservazione Speciale) Codice ITA A030008, denominata appunto Capo Peloro – Lago Ganzirri. All’interno della riserva naturale vivono più di 400 specie acquatiche, di cui almeno dieci endemiche.
Lo Stretto di Messina inoltre si trova lungo le principali direttrici del Mediterraneo, quindi è attraversato da numerose specie marine. Tra queste, certamente i più rilevanti, da un punto di vista economico ed ambientale, sono i grandi pelagici, cioè il Tonno, l’Alalunga, la Palamita, l’Aguglia imperiale ed il Pescespada. Proprio la ricchezza trofica dello Stretto determina che questi pesci transitino in acque superficiali e possano essere catturati con le particolari barche chiamate passerelle o feluche, attive solo in questa parte del Mediterraneo.
Da considerare, ancora che lo Stretto è un punto di passaggio obbligato per le migrazioni e gli spostamenti dei Cetacei, probabilmente il più importante nel Mediterraneo in termini di diversità di specie che vi transitano, tra cui sono da segnalare oltre a tutte le specie di delfini presenti in Mediterraneo, le Balenottere e particolarmente i Capodogli che attraversano lo Stretto per andare a riprodursi nell’area delle Isole Eolie. Infine è da evidenziare la presenza di selacei che migrano attraverso lo Stretto di Messina. Tra questi lo Squalo Bianco ed il Capopiatto, specie che si riscontra nelle notti di buio di luna a profondità comprese fra 15 e 30 metri in particolari zone dello Stretto (Paradiso, S. Agata).
La ZPS Costa Viola, codice IT9350300 comprende una superficie di 37.000 ettari. L’area è costituita da un paesaggio collinare costiero formato da una costa alta e rocciosa denominata Costa Viola, e da un’area sommitale caratterizzata da terrazzamenti marini con sabbie e conglomerati. E’ un’area di grande importanza per garantire la salvaguardia di habitat di particolare importanza per le specie ornitologiche minacciate dal rischio di estinzione. Tra gli aspetti principali del sito si deve evidenziare che definisce, unitamente alla ZPS ITA 030042 Monti Peloritani, Dorsale Curcuraci, Antennamare e area marina dello Stretto di Messina sul versante siciliano, l’area di interesse (e di tutela) quale via di comunicazione tra il bacino orientale e quello occidentale del Mediterraneo. Lo Stretto è infatti definito dai cetologi una Whale Gate (Porta delle Balene), ovvero un passaggio obbligato per le migrazioni e gli spostamenti dei cetacei. Non solo
La ZCS Costa Viola e Monte S. Elia codice IT9350158 si estende lungo la fascia litoranea e si presenta con una morfologia variabile, includendo tratti di spiaggia, rocce scoscese che digradano rapidamente sul mare, falesie verticali e tratti ad elevata urbanizzazione, come centri abitati e aree portuali. La tradizionale arte dei muri a secco della Costa Viola e di altre aree terrazzate italiane ed europee, è stata dichiarata nel 2018 patrimonio immateriale dell’Unesco.
La ZCS Monte Scrisi codice IT9350177 è localizzata nella fascia collinare della Costa Viola ad un’altitudine compresa fra i 275 e 675 m s.l.m. E’ uno degli approdi in quota più importanti in quota per la migrazione dell’avifauna sul versante calabrese
La ZCS Fondali di Scilla codice IT9350173 è localizzata nel tratto di mare frontistante il promontorio del Comune di Scilla. Risulta individuato tra la batimetria dei 5 e quella dei 50 m. per la presenza dell’habitat 1120 praterie di Posidonia Posidonion oceanicae. Da studi recenti si evince che in quest’area Posidonia oceanica è presente unicamente su roccia e frammista ad affioramenti rocciosi.
Nell’area in esame è presente pertanto un sistema afferente alla Rete “Natura 2000” a tutela di un ambiente unico che, invece, dovrebbe rispondere a un’unica regia quale soltanto un Parco Nazionale/Interregionale con i suoi organi di governo e di rappresentanza politica può garantire. L’applicazione delle regole sulle attuali zone Habitat è davvero deficitaria.
E poi come è possibile accettare vincoli se questi non vengono bilanciati da un corrispondente ritorno non solo di tutela paesaggistica, biologica archeologica… e di immagine, ma anche di incentivi al turismo, alle attività artigianali, alle attività recettive, ai prodotti locali, e per ristrutturare, edificare, coltivare specie di pregio. Solo un Ente gestore come quello del Parco può garantire questa tutela ambientale che va incontro anche alle comunità locali.
Da quanto esposto e analizzato l’area protetta da istituire, dovrebbe comprendere le aree già tutelate (le ZPS e ZCS), e parte di quelle definite dal QTRP Calabrese e da Piano paesaggistico Siciliano, prevedendo un’articolata zonizzazione (zone a diverso livello di protezione) anche in rapporto ai centri abitati, alle infrastrutture presenti, alle zone agricole, alle aree marine e terrestri di maggiore valore naturalistico. Ci sembra importante sottolineare che la proposta si fonda pertanto su solide basi scientifiche esaminate e già accolte dal Ministero dell’Ambiente e dalle regioni Sicilia e Calabria come dimostrano le zone istituite ai sensi della Rete Natura 2000.
Il Parco dello Stretto e della Costa Viola per caratteristiche ambientali, paesaggistiche, storiche (e mitologiche) sarebbe uno dei più importanti al Mondo (se non il più importante). Questo porterebbe in tempi brevi lavoro e benefici pratici ai cittadini, e un flusso internazionale di visitatori.
Nel frattempo è necessario utilizzare almeno una parte delle grandi risorse finanziarie che si dice dovrebbero essere necessarie per costruire il ponte sullo Stretto, per apportare invece un profondo cambiamento nel trasporto marittimo, e consentire così un migliore, più veloce e più sostenibile attraversamento dello Stretto a tutti coloro che lo devono comunque attraversare oggi e dovranno attraversarlo nel futuro. Si dovrà puntare pertanto a un congruo numero di traghetti a basso impatto ambientale come ormai è la norma in tutti i tratti di mare e di acque dolci in molti paesi del Mondo.
Ma anche in Italia ci sono esempi commerciali in questo senso. Leggendo il testo dell’ultima commissione ministeriale sul tema attraversamento stabile ci si rende conto che ci sono proposte in questa direzione: riqualificazione del naviglio veloce con l’acquisto di mezzi navali di nuova generazione a propulsione Elettrica o GNL (gas naturale liquefatto). Contestualmente si dovrà comunque liberare il centro di Villa San Giovanni dal giogo del traffico gommato con adeguate bretelle di collegamento con l’autostrada e adeguati polmoni di stoccaggio. Tutta l’area dei porti dovrà esse dotata di impianti solari ed eolici per rendere GREEN la mobilità dei passeggeri, e le infrastrutture in prossimità degli approdi. Il tutto rivolto all’efficientamento energetico e alla riduzione di gas serra.
Europa Verde si augura che altre forze politiche, associazioni, centri culturali e comitati di cittadini… vogliano aderire a quanto sinteticamente riportato e proposto, e ribadire così la volontà di non essere ancora spettatori di decisioni (o false decisioni) e promesse che continuano a mortificare lo sviluppo del loro territorio e a minacciarne l’integrità. (gp)
[Gerardo Pontecorvo è Portavoce della Federazione metropolitana di Europa Verde – Reggio Calabria]