di PINO NANO – Per una notte Taurianova, Capitale del Libro, diventa anche Capitale dell’arte sacra e della pittura paesaggistica moderna, grazie ad una rassegna antologica che il sindaco di Taurianova Roy Biasi, ha voluto dedicare a Mimmo Morogallo, uno degli artisti calabresi oggi più conosciuti al mondo per via delle sue tele dedicate ai paesaggi e alle tradizioni del Sud.
È stata quella di ieri sera una sorta di festa di compleanno per i suoi primi 85 anni, interamente vissuti on the road come i grandi poeti e i grandi cantastorie del mondo. Piena di appunti critici e di dettagli storici e artistici la prolusione iniziale di Giuseppe Livoti, critico d’arte, e soprattutto autorevole Presidente dell’Associazione Le Muse di Reggio Calabria. Così come piene di entusiasmo e di ammirazione per le sue opere sono state le conclusioni dell’assessore alla cultura del comune Maria Fedele, dopo la proiezione di un documentario curato per l’occasione dal giornalista Pietro Melia, storico inviato speciale della Rai in Calabria.
Morogallo e il mondo, Morogallo e il made in Italy, Morogallo e gli italiani all’estero, Morogallo e la visione d’insieme del nostro paese in ogni angolo della terra. Mimmo Morogallo per tutta la vita non ha fatto altro che girare il mondo come una trottola, dimenticandosi a volte di avere una famiglia a casa o degli amici che lo aspettavano sempre con ansia e con amore, ma questo girovagare continuo da un paese all’altro ha fatto di lui uno dei calabresi, o meglio uno degli artisti calabresi più conosciuti e più amati al mondo.
Ricordo di aver sentito parlare di lui in Canada, negli Stati Uniti, in Australia, in Argentina, persino in Perù e ai margini della terra del Fuoco, perché Mimmo in tutta la sua vita in realtà non ha mai smesso di osare. E quando chiamò uno dei suoi amici più cari rimasti a Gioia Tauro e gli disse che sarebbe andato a visitare l’Isola di Pasqua, il suo amico corse al circolo dei pescatori per annunciare che Mimmo sarebbe tornato a casa per Pasqua, ma ignorando del tutto l’esistenza dell’isola dei giganti d’argilla sul mare.
I suoi primi veri successi artistici gli arrivano dai tanti incontri che Mimmo riesce a realizzare con la complicità dei tantissimi Istituti di Cultura Italiana all’estero, e alla fine della fiera c’è da dire che non esiste ambasciata italiana al mondo che non lo abbia visto passare da lì almeno una volta, e magari fermarsi per una delle sue tante mostre di pittura. Mostre che Mimmo Morogallo ha realizzato dovunque ci fosse uno spazio per poggiarvi sopra una tela, e se non avesse avuto i cavalletti giusti per farlo avrebbe usato le sedie su cui le sue tele diventavano ancora più suggestive.
Un giorno a New York ad una delle sue rassegne va a trovarlo un inviato di America Oggi che non lo conosceva per niente e ne rimane così affascinato da lui che il giorno dopo gli dedica un’intera pagina del suo giornale, spiegando che per il “Grande Morogallo” l’arte e la pittura sono fonte di vita, perché l’arte mi permette di immortalare su una tela le bellezze della natura, ed è qualcosa di sublime, soprattutto nel nostro Sud, perché noi abbiamo il sole, il verde dei prati, l’azzurro del mare. La pittura è armonia, è amore, è passione, ma per me – dice Mimmo Morogallo al cronista italoamericano – è vita di ogni giorno. I miei soggetti vengono dal quotidiano, da dentro le case, e il poeta calabrese Emilio Argiroffi chiamava i miei dipinti: “i quadri morogalliani”.
E se a Toronto e a New York le sue tele vanno a ruba, a Philadelphia e a Boston organizzando ogni anno per lui veri e propri banchetti di festa per i colori che lui ogni anno porta nelle loro case.
«Io mi definisco un pittore impressionista moderno, anche perché ho studiato Renoir, Cèzanne e Van Gogh. Ma strada facendo mi sono creato tecniche tutte mie. Il mio forte sono i ritratti, dove uso la tecnica della velatura. Ho studiato la tecnica del ritratto in Spagna con Luis Del Cierro, e devo riconoscere di aver fatto la cosa più giusto di quella mia stagione artistica. Ho fasi di lavoro alterne, immediate, forti, veloci, ma poi mi capita di avere dei ripensamenti, e quindi tutto si rallenta».
«E la cosa che mi piace di più in questo mio lavoro è realizzare grandi tele, quadri di grandi dimensioni, perché poi io li guardo e mi commuovo, mi perdo nelle mie stesse immagini, è come se mi sentissi parte integrante del quadro che ho appena finito di realizzare. E per dare il meglio di me stesso uso solo colori a olio, perché un pittura più lenta, che mi permette di stratificare, di dipingere una cosa sull’altra e di poterlo fare con il tempo necessario che mi aiuta a sedimentare il mio progetto originario. Ma ho anche un colore preferito, che è il bordeaux, un colore molto forte, espressivo, di grande carisma e di grande impatto visivo».
Ieri sera a Taurianova per il grande artista di Gioia Tauro è stato un ennesimo trionfo. Grazie al sindaco Roy Basi e all’assessore alla cultura Maria Fedele, la Capitale del Libro gli ha riservato una festa solenne, la festa del figliol prodigo, che da domani però lascerà di nuovo il mare di Calabria per tornare a Milano, dove ormai vive stabilmente da anni, attorniato dai nipoti «che sono il mio futuro e da tantissimi amici mai persi lungo la strada della vita».
La sua mostra antologica,35 le tele esposte nel cuore della Biblioteca, rimarranno invece in esposizione ancora per due settimane. (pn)