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NON È QUESTO L’ANNO DEL PONTE: SLITTA
A UN ANNO E MEZZO L’AVVIO DEI LAVORI

NON È QUESTO L'ANNO DEL PONTE: SLITTA A UN ANNO E MEZZO L'AVVIO DEI LAVORI

di VINCENZO IMPERITURA – Un pozzo da realizzare ex novo nell’acquedotto Catona per rifornire d’acqua potabile il campo base di Santa Trada e un «impianto di affinamento reflui depurati per il riuso delle acque» da collegare al vecchio depuratore cittadino da cui tirare fuori 30 litri al secondo di acqua da destinare ai cantiere operativi di Cannitello e di Piale. Sono queste le conclusioni raggiunte dalla Stretto di Messina in risposta ai numerosi richiami messi nero su bianco dai tecnici del Mase incaricati di valutare il progetto del collegamento stabile tra Calabria e Sicilia rispetto ai timori sul consumo eccessivo di risorse idriche in un territorio da tempo ormai affamato d’acqua.

Sparita l’ipotesi legata ai dissalatori che, una volta costruiti, sarebbero dovuti rimanere in uso alla città, ed evaporati i progetti di intervenire sulla centrale elettrica sul torrente Favazzina per recuperarne le acque di scarto, la Stretto di Messina ha fissato i paletti e, in due relazioni depositate la settimana scorsa alla Commissione del Ministero dell’Ambiente, ha cristallizzato gli interventi da realizzare. Interventi che, a leggere le tabelle di marcia segnate dalla stessa Sdm, allungheranno inevitabilmente i tempi di costruzione dell’opera, considerato che il rifornimento idrico per la montagna d’acqua necessaria alle opere (soprattutto quelle legate allo scavo delle numerose gallerie che dovranno collegare strade e ferrovia al ponte) deve essere disponibile prima ancora dell’inizio dei lavori.

E così, dopo i proclami del ministro alle Infrastrutture Matteo Salvini sulla imminente fase di cantierizzazione per le opere connesse al ponte (e l’accelerazione della Stretto di Messina sugli espropri, che tanta paura ha accesso tra i cittadini di entrambe le sponde dello Stretto) le nuove argomentazioni presentate dalla società guidata da Pietro Ciucci mettono in chiaro che le opere che devono essere pronte prima dell’inizio del cantiere vero e proprio richiederanno tempo prima di essere realizzate.

Due i problemi maggiori messi in luce dalla Commissione del Mase, che in una delle numerose criticità segnalate rispetto al progetto del ponte chiedeva alla Stretto di Messina di «aggiornare e dettagliare i quantitativi di risorsa idrica necessari per le attività previste nelle attività di cantiere per la realizzazione di tutti gli interventi progettuali, individuando in dettaglio le fonti di approvvigionamento utilizzabili»: da una parte il rifornimento per il maxi campo base di Santa Trada (che sarà più che raddoppiato rispetto al vecchio campo base utilizzato per i lavori di ammodernamento dell’autostrada) e quello, molto più impegnativo, per rifornire di acqua i macchinari che saranno utilizzati per la costruzione dei piloni e per la realizzazione di chilometri e chilometri di nuove gallerie. Soluzioni che, burocrazia permettendo, potrebbero allungare i tempi di almeno un anno e mezzo.

Scartata l’idea di rifornire di acqua potabile il campo base con l’acqua depurata proveniente dalla piccola centrale idroelettrica sul torrente Favazzina, la Stretto di Messina ha puntato tutto sulla costruzione di un nuovo pozzo da affiancare ai dieci già esistenti che riforniscono la cittadina tirrenica: «In particolare – si legge nella relazione presentata al ministero – lo studio è stato mirato a valutare la possibilità di realizzazione di un nuovo pozzo nell’area di campo pozzi Catona, ipotizzando di emungere 10 litri di acqua al secondo in aggiunta al prelievo attuale». Una soluzione che “dimentica” gli antichi problemi del territorio nel reperimento di acqua, limitandosi ad aggiungere nuove bocche da “sfamare” (nel campo base sono previsti più di 500 operai in pianta stabile) alla già satura rete idrica cittadina e che, da solo, necessiterà di mesi di lavori prima di essere operativo: almeno 9 quelli messi in preventivo «fermo restando la redazione del progetto esecutivo degli interventi». Mesi che serviranno ad ottenere tutte le necessarie autorizzazioni e per l’esecuzione dei lavori stessi.

Più complicato (e con tempi molto più lunghi) l’intervento che la Società di Ciucci intende realizzare per rifornire il maxi cantiere di Cannitello (dove sorgeranno i piloni alti 400 metri) e di Piale, dove andranno posati i cavi di ancoraggio dell’intera struttura. In questo caso non sarà utilizzata acqua potabile ma si dovrebbe intervenire sulle acque reflue del depuratore di Cannitello: «Relativamente al cantiere industriale – scrivono i tecnici della Sdm – la soluzione progettuale proposta prevede la realizzazione di un sistema di trattamento e affinamento per riuso, per le acque trattate dal depuratore di Cannitello». Ed è qui che le cose si complicano. L’impianto per il riuso di acque reflue previsto infatti deve essere costruito ex novo e collegato all’attuale impianto esistente che in soldoni significa: tre mesi di indagini per la progettazione, 4 mesi per vedere il progetto esecutivo e altri 3 per espropri e concessioni demaniali a cui si devono aggiungere i tempi tecnici per l’espletamento della Vinca e altri 12 per l’esecuzione dei lavori. Con tanti saluti ai proclami di Salvini sulla prima pietra da posare entro l’anno. (vi)

[Courtesy LaCnews24]

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