«Sulle carceri è necessario investire poiché la struttura carceraria deve diventare qualcosa di differente, sia sotto il profilo dell’accoglienza, consentendo delle condizioni minime ai detenuti, sia sotto il profilo della capacità di restituire la dignità a chi ha commesso un reato». È quanto ha dichiarato Olga Tarzia, presidente f.f. della Corte d’Appello di Reggio Calabria, nel corso dell’incontro organizzato a Palazzo San Giorgio di Reggio Calabria in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario.
Un incontro aperto alla società civile, alle scuole e alle Associazioni in cui si sono approfondite le problematiche rilevanti aventi a oggetto la tutela dei diritti e le garanzie costituzionali.
«Come Amministrazione comunale abbiamo già dato un piccolo segnale – ha affermato il vicesindaco di Reggio, Paolo Brunetti – e stiamo continuando a operare in modo da consentire alle persone private della libertà di interagire col mondo all’esterno delle carceri. Ricordo l’esperienza fatta coi detenuti che hanno svolto attività di pulizia di alcune aree del nostro Comune. Questi interventi di inserimento nella vita sociale contribuiscono a una loro rieducazione. Grazie al nostro Garante stiamo attivando altre procedure che possono metterci in condizione di riattivare un processo messo già in moto qualche anno fa».
«La politica – ha aggiunto il vicesindaco – può fare tantissimo, partendo dalle infrastrutture per rendere le carceri più vivibili e garantire i servizi minimi anche all’interno delle strutture: è un segnale importante per chi si ritrova lì, pur avendo commesso degli errori ma con la coscienza che nel 2024 serve garantire gli standard minimi e la dignità delle persone».
«Prima dell’inaugurazione dell’anno giudiziario facciamo un focus dedicato al mondo delle carceri e alla rieducazione – ha chiarito Giovanna Russo, Garante dei diritti delle persone private della libertà personale del Comune di Reggio Calabria –. Due tematiche importanti soprattutto per quanto concerne la crisi emergenziale che stanno vivendo gli istituti penitenziari. Oggi discutiamo della necessità di una nuova sensibilità, di un nuovo umanesimo giuridico che deve tendere verso una rieducazione che diventa necessaria, si impone alle nostre coscienze».
Toccante la testimonianza di Pasquale Morrone, detenuto del carcere di Palmi, accompagnato dal suo educatore Domenico Ciccone. Un percorso positivo e approfondito rispetto alle prospettive di reinserimento quello di Morrone che ha ringraziato i giudici che gli hanno restituito la speranza e gli hanno fatto comprendere quanto sia importante non tradire la fiducia. Collegata online anche la giornalista Katia Maugeri che nel suo lavoro ha posto particolare attenzione alle storie di vita vissute dai detenuti, e si è interrogata indagando le fragilità legate, sovente, a un sistema sociale complesso. (rrc)