Via libera al superamento del tetto per i compensi dei tecnici che lavoreranno per realizzare il Ponte sullo Stretto. Nessun aumento di stipendi, invece, per i componenti del Consiglio di amministrazione della società che si occupa dei lavori.
Non ci sarebbe, dunque, alcuna deroga al limite massimo di 240mila euro di stipendio per i manager della società Stretto di Messina Spa, incaricata dei lavori per la costruzione dell’infrastruttura che dovrebbe collegare la Sicilia con il resto d’Italia. Così spiega l’ad della società stessa, Pietro Ciucci. Sul punto si era creato un gran polverone: dal testo dell’articolo 15 dell’ultima bozza del dl Asset e Investimenti sembrava infatti che per i vertici di Stretto di Messina Spa sarebbe saltato il tetto stabilito nel 2016. L’ipotesi della deroga, ha detto Ciucci all’Ansa, riguarderebbe invece «l’assunzione di dipendenti, ovvero ingegneri ed esperti con le massime competenze, da parte della Società». Non sarebbe quindi «rivolta al presidente e all’ad e in generale al Consiglio di amministrazione». Ciucci ha poi sottolineato che la società assumerà 100 risorse da Anas e Rfi aziende. Per loro, però, il tetto non è previsto.
Ciucci assicura quindi che «in altre parole non ci sarebbe un costo aggiuntivo per la finanza pubblica», aggiungendo comunque che «è noto che per altre società comparabili dell’area pubblica non si applica il tetto agli stipendi». Poi ha spiegato che – siccome per il Ponte si parla di «un investimento di oltre 10 miliardi di euro, il più grande investimento italiano degli ultimi decenni e il ponte sospeso più lungo al mondo che sta riscuotendo interesse a livello mondiale» – è necessario poter «contare sulle migliori professionalità ingegneristiche e tecniche per poter dialogare, negoziare e controllare tutti i soggetti italiani e internazionali coinvolti nella realizzazione che possono contare su organizzazioni di primo livello».
La riunione del Consiglio dei ministri ha approvato due decreti omnibus, mettendo mano a diverse materie prima che il governo si conceda qualche giorno di relax di Ferragosto, fra cui la vicenda legata a nuove risorse per il Ponte sullo Stretto.
È possibile che il confronto sul salario minimo riparta l’11 agosto, prima della pausa estiva. Secondo quanto si apprende da fonti parlamentari, sarebbe venerdì la giornata che si sta valutando per l’incontro tra la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e le opposizioni.
cambia la promessa rivoluzione sui taxi, che riescono a stoppare il cumulo delle licenze. E a sorpresa arriva il prelievo sugli extraprofitti delle banche per raccogliere fondi per il calo delle tasse e il taglio del cuneo, che frutterà, annuncia Matteo Salvini, «alcuni miliardi» per la manovra. Proprio la manovra, in dieci mesi di governo, aveva impegnato i ministri così a lungo. E quasi una manovra d’estate è quella che approva il Cdm, considerando la quantità delle norme che spaziano dall’inasprimento delle pene per chi appicca gli incendi all’estensione delle intercettazioni per salvaguardare i processi di mafia, dal granchio blu ai fondi contro il caro materiali per non fermare le opere del Pnrr, dall’otto per mille alle tossicodipendenze fino all’addio definitivo alle ultime restrizioni Covid (e c’è pure, ma è un ddl, l’istituzione del premio “maestro dell’arte della cucina italiana”). Il tutto diviso in due decreti omnibus che dovranno passare il vaglio del Colle – che già aveva acceso un faro su questa modalità legislativa – prima di arrivare in Parlamento. Si perderà qualche settimana per la conversione, visto che le Camere riapriranno a settembre, ma sul tavolo c’erano tante questioni da sistemare prima di uno stop che dovrebbe essere breve, almeno per Giorgia Meloni, che prima di staccare potrebbe fare un primo giro di incontri con le opposizioni sul salario minimo. (rrm)