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Quale futuro per le Terme Luigiane?

La Sateca chiede ai sindaci di Acquappesa e Guardia Piemontese restituzione delle sorgenti delle Terme Luigiane

di FRANCO BARTUCCI Il gruppo di minoranza “Cambiamenti” del Comune di Acquappesa, composto dai consiglieri Sandra Ricco e Mauro Avolio, sono intervenuti con un loro documento ancora una volta sulla questione delle Terme Luigiane, che vede una compartecipazione sul compendio territoriale termale anche del Comune di Guardia Piemontese; mentre proprietaria delle sorgenti termali è la Regione Calabria.

Già qualche settimana addietro i due consiglieri avevano preso posizione con un loro documento sottoscritto anche dai consiglieri di minoranza “La città del sole”  del Comune di Guardia Piemontese, con il quale denunciavano il totale silenzio della Regione Calabria circa la risoluzione della vertenza che il  nuovo Presidente Roberto Occhiuto aveva promesso di risolvere entro la fine dello scorso anno.

Ci si trova ormai nel mese di marzo e nulla è accaduto nemmeno rispetto alla sentenza del giudice del Tar Calabria del 13 ottobre 2021 che di fatto invitava le due amministrazioni comunali a ripristinare lo stato di fatto esistente al 31 dicembre 2020 e cioè la perfetta funzionalità del servizio termale gestito dalla Società Sateca in base ad un precedente accordo sottoscritto l’8 febbraio 2019, da tutte le parti interessate presso la Prefettura di Cosenza, che riconosceva al sub concessionario (Sateca) l’erogazione dei servizi termali fino a quando le due amministrazioni comunali, attraverso una gara di appalto, avrebbero individuato un nuovo sub concessionario a cui affidare la gestione delle Terme.

Come noto ci sono stati sia un avviso pubblico per la ricerca di manifestazioni d’interesse e sia una gara di appalto per l’individuazione del nuovo sub concessionario andata deserta; mentre è arrivata nel frattempo la sentenza del Tar Calabria della quale si è già parlato sopra, creando una nuova situazione con la presentazione di un ricorso avverso al Consiglio di Stato da parte delle due Amministrazioni comunali.

Creando così una situazione di stallo per un futuro incerto sulla funzionalità delle stesse Terme Luigiane, per i lavoratori che vi prestavano servizio e per gli innumerevoli curanti, oltre 22mila, che hanno avuto un impedimento già lo scorso anno sull’erogazione dei servizi sanitari termali, pur avendo la stessa Regione stanziato un milione e mezzo di euro a copertura delle cure sanitarie presso le Terme in questione rimasti inutilizzati per finire chissà in quale calderone di fondi dispersi.

Mentre a distanza di dieci mesi l’acqua sulfurea che fuoriesce dalle sorgenti termali, di proprietà della Regione Calabria, deviata nel torrente “Bagni” dalle due amministrazioni comunali, dalla condotta che la portava al complesso termale della Sateca, finisce per essere sprecata nelle acque del Mar Tirreno. È uno sfregio al buon governo delle cose pubbliche di questa nostra Regione e dispiace che ciò avvenga nel silenzio più totale, come dicono i consiglieri di minoranza delle due amministrazioni comunali di Acquappesa e Guardia Piemontese, della Regione Calabria, oggi guidata dal presidente Roberto Occhiuto, che tra l’altro ricopre anche le funzioni di commissario della sanità calabrese e le cure termali rientrano pure in quest’area.

Nel contesto di questa situazione senza attendere la sentenza da parte del Consiglio di Stato, quanto pure necessarie decisioni della Regione Calabria, i Consigli comunali dei due Comuni vengono convocati  dai rispettivi sindaci per approvare un piano di gestione del compendio termale, subito contestato dai consiglieri di minoranza del Comune di Aquappesa, Mauro Avolio e Sandra Ricco, attraverso un loro documento con il quale sostengono che sia il testo della convenzione che il piano economico allegato costituiscono una inutilità ed inconsistenza rispetto al regolamento di gestione delle acque termali approvato nel 2020 dai consiglieri di maggioranza con il voto contrario dei consiglieri di minoranza di entrambi i comuni.

«La convenzione di cui oggi si chiede l’approvazione non è altro che una perfetta copia di quel regolamento già approvato. La convenzione – dicono i due consiglieri – avrebbe dovuto specificare, invece, dettagliatamente ciò che già genericamente era stato previsto in quel regolamento. Ed invece, si ribadisce pedissequamente ciò che era stato previsto in quel testo. Quindi si stabilisce una gestione associata dei beni facenti parti del compendio termale, ivi comprese le sorgenti con suddivisione di entrate e uscite nella misura di 7/12 per il Comune di Acquappesa e 5/12 per il Comune di Guardia Piemontese. La gestione delle sorgenti, la gestione degli immobili, la gestione delle opere di urbanizzazione, la gestione delle attività di promozione e marketing».

«Si stabilisce – continuano i due consiglieri – l’istituzione di uno sportello per l’edilizia e manutenzione, uno sportello unico per le attività produttive, uno sportello gare, servizi del compendio termale. Rimandando, però, la disciplina specifica anche relativa alla gestione del personale da assegnare a tali funzioni ad un successivo regolamento. Anche le specifiche attribuzioni della sede centrale e periferica previste saranno demandate ad un successivo regolamento. La dotazione organica è rimandata ad un successivo regolamento. In ultimo, poi, all’art. 8 viene testualmente riportato “per spese correnti ed in conto capitale valgono le indicazioni di cui all’art. 10 del regolamento”, ma di quale regolamento non è dato sapere. Va da sé, dunque, che una convenzione di tal fatta, per come formulata, è “inconsistente” e non può che ricevere il nostro voto contrario».

«Prevedere degli sportelli ad hoc per la gestione del compendio termale – si puntualizza – è inutile e dispendioso e porterà alla creazione di un ulteriore inutile carrozzone per i soliti noti. Si tratta di gestire 10 ettari di terreno che oggi sono già gestiti amministrativamente dagli uffici comunali esistenti. Perché prevedere degli sportelli ad hoc con personale ad hoc, con pagamenti ad hoc? Quante concessioni edilizie potranno mai essere rilasciate in 10 ettari di terreno? Due o tre al massimo in 5 anni? E non possono essere gestite dagli uffici esistenti? Stesso discorso vale per l’eventuale rilascio di licenze per le attività produttive».

Viene poi affrontato l’aspetto amministrativo e gestionale del compendio termale precisando: «Dal punto di vista prettamente amministrativo, poi, ogni atto amministrativo rilasciato da Ente territoriale diverso da chi detiene la potestà amministrativa sarà assolutamente illegittimo e come tale nullo».

«L’unico bene indivisibile è rappresentato dalle sorgenti termali. Lo sfruttamento delle acque termali deve avvenire in quei dieci ettari, individuata come zona promiscua all’interno della quale sfruttare il bene indivisibile, ovvero le acque termali. Il territorio sul quale ricadono i beni, invece, è perfettamente diviso amministrativamente. Pertanto il Comune di Acquappesa ha la potestà amministrativa sulla parte di territorio che ricade nel Comune di Acquappesa e Guardia Piemontese ha la potestà amministrativa sulla parte di territorio che ricade nel proprio comune».

«Pertanto – si sostiene ancora nel documento dei consiglieri Avolio e Ricco – nessun altro potrà mai rilasciare atti autorizzativi nel territorio altrui, diverso da colui che ha la potestà amministrativa sul proprio territorio, pena l’illegittimità dell’atto stesso. Il compendio termale ricade per quasi tutta la totalità nel Comune di Acquappesa, pertanto la potestà amministrativa non può che essere del Comune di Acquappesa per il proprio territorio. Quindi nessuna gestione associata è possibile per come formulata perché la gestione associata intesa come individuazione di un soggetto designato quale rappresentante in tutti i rapporti giuridici con lo Stato e con i terzi e relativi al compendio termale può essere individuato solo attraverso la nomina di un rappresentante unico per come previsto dal R.D. 1443 del 29.07.1927 all’art. 61».

Questo porta i due consiglieri di minoranza del comune di Acquappesa a rilanciare il progetto dell’unico comune. «L’unica alternativa alla nomina del Rappresentante unico è l’unione dei due Comuni in unico Comune, soluzione per la quale noi siamo assolutamente favorevoli, ma che per voi, nonostante sia stato sbandierato nei programmi elettorali, anche quello della passata legislatura cui era stato posto come obiettivo preminente su qualunque altro, è rimasta sempre uno slogan, senza che ne sia mai seguito un atto concreto in tale direzione, anzi si è andati in direzione opposta, dimostrato anche dallo scioglimento della convenzione associata di Polizia Locale».

I due consiglieri concludono il loro documento soffermandosi nel fare una loro analisi sul pino economico dicendo: «In relazione al piano economico allegato va fatta una brevissima considerazione: a fronte di una entrata prevista di 160 mila euro (70.000 da gestione S. Francesco e 90.000 da gestione fuori compendio) e una uscita di Euro 93.000 l’utile per i due comuni ammonterebbe ad Euro 67.000,00. Quindi a conti fatti 9.000,00 per il comune di Guardia Piemontese e 12.000,00 per il Comune di Acquappesa. Volendo essere positivi e dando per scontato che le previsioni di cui al piano si realizzino, considerato che le entrate sono ad oggi incerte (poiché non c’è, ad oggi nessun gestore né dentro, né fuori compendio), mentre di sicuro ci sono solo le spese e pure sottostimate, è il caso di affermare, senza timore di smentita, che la montagna ha partorito il topolino». (fb)

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