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RENDE (CS) – La mostra “Le scene calabresi”

le scene calabresi

Da visitare a Rende, al Museo Civico, la mostra fotografica Le scene calabresi di Frank Gruber a cura di Roberto Sottile.

L’evento è una iniziativa dell’Assessorato alla Cultura guidato da Marta Petrusewicz, e inaugurerà il nuovo spazio espositivo nell’area demoantropologica del Museo.

Il percorso fotografico nacque nel 1971, quando Frank Gruber, giovane studente americano, fece un viaggio in Calabria, dove l’antropologo Jaboc Gruber, suo padre, stava svolgendo una ricerca sul campo.

Le fotografie immortalano scene di vita quotidiana, scattate tra Trebisacce, Nova Siri e Nocara, in occasione di feste popolari e mercati in piazza.

«Rende – ha dichiarato il sindaco di Rende, Marcello Manna – vive un momento storico di grande fermento culturale: l’intensità e la continuità delle proposte è segno tangibile di come la nostra città sia polo attrattivo e riferimento dell’intera area urbana”: così il sindaco Marcello Manna ieri sera in occasione dell’inaugurazione della mostra fotografica di Frank Gruber Le scene calabresi a Palazzo Zagarese».

«Gli spazi espositivi -ha proseguito il sindaco Manna – in questi anni sono stati valorizzati e allargati: la nostra idea di museo non statico, ma aperto alle contaminazioni e al territorio rientra a pieno titolo in una visione di città dinamica che investe nel proprio patrimonio culturale e valorizza talenti e memoria storica collettiva. C’è grande vivacità ed è questo sentire che deve essere comunicato in ogni forma e a più livelli, coinvolgendo soprattutto le giovani generazioni e gli ambienti accademici».
«La mostra di Gruber – ha dichiarato l’assessore alla cultura, Marta Petrusewicz – inaugura una nuova stagione che vedrà dare spazio alle mostre fotografiche e a spazi di ricerca laboratoriale con l’inaugurazione dei nuovi spazi espositivi nell’area demoetnoantropologica del museo Civico».
Presenti, all’inaugurazione, il critico d’arte Roberto Sottile, che ha curato l’allestimento del materiale fotografico che l’autore scattò quasi ventenne nel 1971 mentre accompagnava il padre antropologo nel suo viaggio tra Calabria e Basilicata, ha poi parlato di: «un racconto, quello di Gruber, che ci restituisce volti di una provincia dove la vita scorre lenta, sospesa nel tempo»,
Giovanni Sole, docente di storia delle tradizioni popolari all’Unical, ha posto l’accento sulla autenticità delle immagini scattate dal fotografo che: «la differenza di altri non si nasconde e non impone il suo punto di vista, ma anzi ci offre uno spaccato reale della civiltà materiale che per noi antropologi è sinonimo di cultura. È un mondo subalterno quello racontato in questi scatti, ma poetico. Gruber ha la capacità di cogliere quel processo di trasformazione di una terra, la Calabria, in continua trasformazione».
A concludere il dibattito l’autore che ha ricordato gli anni della giovinezza e del viaggio fatto in Calabria con i genitori: «ricordo di mio padre che mi regalò una Laica con la quale scattai queste foto, ma è a mia madre che devo quel senso estetico che caratterizza il mio sguardo sul mondo».
La mostra si potrà visitare fino al 29 febbraio. (rcs)

 

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