La Calabria ha perso i primi 105 milioni previsti dal Pnrr per le condotte idriche. Il ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili, infatti, ha ritenuto non ammissibile il progetto presentato dall’Autorità Idrica Calabrese, per il bando da 313 milioni di euro – divenuti 482 – del Mims volto a ridurre le dispersioni di acqua e migliorare la qualità del servizio erogato ai cittadini.
Una notizia che crea sconcerto, considerata la gravissima situazione in cui si trova il sistema idrico calabrese, dove si è perso, ormai, il conto di quante volte, nel corso delle settimane e dei mesi, viene sospesa l’erogazione dell’acqua in diversi Comuni. Ancora più grave, forse, è che tale esclusione è dovuta «a causa di un mero errore materiale», come si legge nella notta dell’Aic, dove riferisce di assumersi le proprie responsabilità e di aver presentato il ricorso al Tar.
Nella nota, l’Aic ha spiegato che «la decisione del Ministero di escludere la Calabria dalla linea di finanziamento è basata esclusivamente su un aspetto burocratico, ossia la mancanza di un allegato di complemento, relazionato alla capacità dell’investimento di generare entrate, dunque una questione puramente amministrativa e non tecnica. Tuttavia, è necessario precisare la genesi dell’errore materiale che ha portato a questo inaccettabile risultato per il quale è stato già dato mandato ad un legale specializzato di produrre formale ricorso alla graduatoria emanata dal Ministero».
In pratica, l’esclusione del finanziamento del ministero è stata determinata dal fatto che, per accedere al bando – la cui scadenza era per il 23 dicembre 2021 – era necessaria la presenza di un operatore “industriale, in grado di realizzare gli investimenti programmati. Figura di cui la Calabria non era dotata, «ad esclusione della Sorical Spa – spiega la nota di Aic – che, tuttavia, non avrebbe potuto partecipare poiché in stato di liquidazione e non operante sulle reti di distribuzione urbana ma solo sulla grande adduzione».
Tale situazione, dunque, ha portato l’Assemblea dei sindaci dell’Autorità a cercare una soluzione, «riqualificando la Società Cosenza Acque S.p.A. alla quale, nel 2010 era stato affidato il servizio per la provincia di Cosenza ma che, tuttavia, era rimasta cristallizzata, in termini operativi, a quell’anno. In meno di un mese e grazie al senso di responsabilità dei Sindaci Soci di Cosenza Acque, la società è stata trasformata in Azienda Speciale Consortile, la quale ha preso il nome di Acque Pubbliche della Calabria. La costituzione della stessa Azienda è arrivata in data 22 dicembre 2021, ossia un giorno prima della scadenza del Bando».
«La costituzione dell’Azienda – viene spiegato – ha generato la possibilità dell’accesso ai fondi ma i tempi contingentati e le dinamiche burocratiche di base ha prodotto una enorme mole di attività documentali, tra le quali il rogito notarile, l’iscrizione della stessa alla Camera di Commercio, le cui dinamiche hanno generato una corsa all’ultimo respiro. Realizzata la trasformazione e affidato per Decreto Dirigenziale dell’Autorità Idrica, il servizio alla nuova Azienda, si è stati in grado di avanzare la proposta di finanziamento al Ministero».
Ma qualcosa è andato storto: «Nell’invio della documentazione tecnica richiesta dal Bando in data 23 dicembre – viene spiegato ancora dall’«Aic – ultimo giorno utile, si è mancato di accludere l’allegato 4, ossia un allegato di complemento il cui contenuto, tra l’altro, è del tutto inapplicabile al contesto gestionale Calabrese».
«Lo stesso allegato è comunque stato trasmesso – viene assicurato – di propria iniziativa, dall’Autorità nei giorni successivi e dunque in tempi ampiamente compatibili con la conclusione dell’istruttoria dello stesso bando, ma il Ministero ha comunque deciso sia di escludere la proposta tecnica sia di negare all’Autorità l’istituto del Soccorso Istruttorio, sebbene lo stesso sia normato dalla legge».
«Benché all’orizzonte più prossimo – si legge – vi siano ulteriori e sostanziali possibilità di accesso alle dotazioni finanziarie per il settore legate alle iniziative del P.N.R.R. è necessario perseguire tutte le iniziative utili alla ricalibrazione, da parte del Ministero, della graduatoria emanata. Infatti l’Avviso del PNRR “reti idriche”, pubblicato ieri dallo stesso Ministero, analogo, se non addirittura identico, per impostazione, finalità, interventi ammissibili e modalità di partecipazione a quello del ReAct-EU, non ricomprende, tra la documentazione da allegare alla proposta, nessun allegato relazionato alla capacità dell’iniziativa di generare entrate (cfr. Allegato 4 ReAct – EU), quasi a confermare la ridondanza dell’Allegato 4 al bando ReAct».
«Il dato vero, comunque, che ci preme sottolineare – viene evidenziato – non è l’esclusione da questo Bando della proposta dell’Autorità , ma la mancata coesione politico-istituzionale del territorio in grado di generare la fiducia istituzionale degli Enti sovraordinati (Ministero, ARERA) nel percorso intrapreso dalla Calabria per maturare le caratteristiche necessarie a realizzare gli investimenti. Rimane, infine, censurabile l’appiglio alla burocrazia scelto dal Ministero per escludere la Calabria, che ha fatto, dunque, prevalere al reale scopo dell’iniziativa, ossia il miglioramento dell’obsoleto stato di consistenza del sistema infrastrutturale di distribuzione idrica, aspetti puramente formali».
«Il nostro lavoro procede comunque – viene assicurato – per questo, già nei prossimi giorni è in programma una seduta Assembleare: la riorganizzazione del servizio idrico regionale, l’adesione da parte delle amministrazioni comunali, peraltro obbligatoria, al gestore Acque Pubbliche della Calabria, il quale, ad oggi, rappresenta il solo strumento per la partecipazione alle prossime iniziative economiche di settore, è l’obiettivo che ci siamo prefissati e che, grazie alla coesione e all’impegno dei sindaci calabresi, presto raggiungeremo».
Nonostante sia lodevole l’impresa titanica da parte dell’Aic di cercare una soluzione per poter accedere all’importante bando, lascia comunque basiti la superficialità con cui è stata affrontata la situazione. Che Sorical non fosse il soggetto ideale per realizzare gli investimenti, a causa del suo stato di liquidazione, di sicuro non era una notizia dell’ultima ora, perciò, viene da chiedersi come mai l’Assemblea abbia atteso così tanto prima di costituire l’operatore industriale adatto a gestire i finanziamenti del Pnrr, tema che da più di un anno occupa la mente di Governo, amministrazioni ed Enti locali.
Quella del bando del Mims, dunque, è un’occasione persa, sprecata, e la preoccupazione di correre il rischio di perdere questa prima somma di finanziamento era già stata espressa dalla Uiltec Calabria, tanto da sollecitare la Regione Calabria e l’Autorità Idrica Calabrese ad assumere atti concreti e risolutivi, come ha ricordato il segretario generale, Vincenzo Celi.
«La determinazione assunta dal Ministero – ha evidenziato – palesa inequivocabilmente come non sia bastevole il coraggio nell’ individuare, in piena zona Cesarini, un soggetto gestore del SII se non si ha la capacità amministrativa per fare in modo che quei fondi possano essere intercettati. I ritardi ed il gap infrastrutturale che registrano le infrastrutture idriche in Calabria non ammettono ulteriori passi falsi. Non possiamo accettare, come rappresentanti dei lavoratori e dei cittadini Calabresi, che il gap qualitativo tra il servizio idrico del Mezzogiorno rispetto al resto del Paese ed all’interno di questo tra quello Calabrese ed il Mezzogiorno, possa accrescere il suo valore».
«Lo sforzo che la Regione Calabria sta producendo – ha proseguito – per risolvere la questione che attiene al futuro di Sorical, non distragga dal concreto rischio che la rete idrica Calabrese sta correndo nel perdere gli ultimi carichi per poter ripartire. Occorre produrre il massimo sforzo, con una visione condivisa, sinergica e strategica, che superi la logica del protagonismo, per mettere in campo azioni che definire coraggiose potrebbe non essere più rappresentativo del compito che aspetta alla Regione Calabria e all’ente di Governo d’ambito».
«L’ulteriore bando da 900 milioni di euro, pubblicato dal MIMS nelle scorse ore, dei quali il 40%, pari a 360 milioni di euro è destinato alle Regioni del Mezzogiorno, è un’occasione irripetibile ed imperdibile» ha ricoredato Celi, aggiungendo che «non vorremmo continuare a dover denunciare il mancato accesso a doti finanziarie fondamentali per lo sviluppo della nostra regione. Non ci sfugge come il piano di coesione europeo rischia di configurarsi, per incapacità amministrativa di questa regione, come un ulteriore occasione persa».
«È necessario un colpo di reni – ha rilanciato –. La breve scadenza della prima finestra temporale prevista dal bando appena pubblicato, che prevede per i progetti presentati entro Aprile la destinazione del 70% delle risorse totali, impone solerzia e pragmaticità. Al Presidente Occhiuto, al quale riconosciamo una certa sensibilità ai temi legati allo sviluppo ambientale e sociale della nostra Regione, chiediamo che si faccia garante, anche attraverso la disponibilità delle strutture Regionali, se necessario, affinché non si corra il rischio di disperdere l’ulteriore importante dote di risorse».
«Siamo ancora convinti, oggi più di ieri – ha detto ancora – che è necessario che si apra, con urgenza, un tavolo che coinvolga tutti i soggetti interessati, con il coinvolgimento delle parti sociali, sul futuro del Servizio Idrico regionale. Un confronto ad ampio spettro, che si faccia carico dei problemi della rete idrica Calabrese, e che si assuma la responsabilità di ricercare quelle risposte che il servizio idrico integrato calabrese non può più attendere. Noi siamo, come sempre, pronti a fare la nostra parte».
Una reazione meno moderata arriva dal Movimento 5 Stelle, dove il deputato Giuseppe d’Ippolito ha chiesto le dimissioni del presidente dell’Aic, Marcello Manna, «dopo l’imperdonabile errore della stessa Autorità, che per la mancanza di una semplice firma digitale si è fatta respingere dal ministero delle Infrastrutture un progetto da quasi 105 milioni di euro, nell’ambito del Pon, volto a ridurre le perdite d’acqua nella rete idrica regionale».
«L’episodio – ha incalzato il parlamentare – è di una gravità inaudita. Significa che l’Autorità idrica calabrese ha trasmesso il progetto in questione in fretta e in furia, senza averne contezza e mandando in aria la possibilità, per i calabresi, di avere un servizio idrico di qualità. Da anni i cittadini pagano a peso d’oro un servizio indecente e sopportano pesantissime carenze d’acqua, ingiustificabili e indicative di un sistema pubblico impreparato e inadeguato, direi bollito».
«Quando sul finire del 2021 uscì il bando ministeriale, segnalai – ha ricordato l’esponente del Movimento 5 Stelle – il rischio, per l’Autorità idrica calabrese, di perdere i cospicui finanziamenti disponibili, visti i ritardi organizzativi e gli ostacoli tecnici persistenti rispetto all’accesso alla montagna di soldi stanziati al fine di ammodernare il servizio idrico. Purtroppo, quella mia facile profezia, allora inascoltata, è divenuta amara realtà. Adesso vedremo se qualcuno pagherà per questo torto ai due milioni di residenti in Calabria».
«Al ministero – ha concluso D’Ippolito – chiederò subito, ma senza illusioni, se sia in qualche modo possibile che la Calabria rientri in ballo per ottenere quei circa 105 milioni, indispensabili come il pane». (rrm)