PNRR, LA VERA SFIDA PER IL MEZZOGIORNO
È LA MESSA IN SICUREZZA DELLA QUOTA SUD

di LIA ROMAGNO – La sfida dell’attuazione del Pnrr per l’Italia vale tra il 2 e il 2,5% di Pil in più, percentuali superiori alla media europea. A “pesare” l’impatto del piano per il sistema Paese è stato ieri il commissario europeo per l’economia, Paolo Gentiloni.

«La proiezione sulla misura aggiunta di Pil nel 2026 per i diversi Paesi dal Next Generation Eu è una media dell’1,4% aggiuntivo – ha affermato intervenendo a un evento per i quarant’anni di Affari&Finanza, a Milano –. Si va da Paesi che hanno nel 2026 un Pil tra il 4 e 5% in più, come la Grecia. Altri che stanno al 3%, come la Spagna. L’Italia tra il 2 e 2,5%, quindi è sopra la media europea. Ovviamente sono modelli matematici che possono essere confermati o meno. Questo ci dice che la potenzialità dello strumento è notevole».

La sfida «si gioca nei prossimi due tre anni in modo decisivo», ha sottolineato Gentiloni, considerando che il processo di revisione, approvato dal Consiglio europeo lo scorso 8 dicembre, ha allungato le scadenze per molti obiettivi, «quindi – ha affermato – quest’anno sarà più leggero».

Dopo i ritardi e le criticità che hanno segnato la prima parte del 2023, dovute anche alle ricadute delle tensioni geopolitiche, il Piano è ripartito. L’Italia «si è rimessa in carreggiata», ha affermato il commissario europeo, dicendosi poi «soddisfatto dell’Italia: Mi fa piacere che il governo consideri il piano come figlio suo e non una strana eredità. Penso che la revisione del piano, non priva di controversie – pensiamo alle città che hanno lamentato alcuni definanziamenti – abbia un vantaggio: è diventato il piano dell’attuale governo, non più eredità più o meno subita che un governo precedente o quello prima addirittura aveva negoziato con la Commissione europea senza contributo dell’autorità attuale. E il piano ha mostrato di potersi adattare, sia sulle materie energetiche, sia nel tener conto dell’inflazione».

«Le sfide rimangono perché la quinta rata vale poco più di 10 miliardi e l’ultima del 2026 ne vale 40. Poi le cose bisogna farle e bisogna toglierci dalla testa che se abbiamo rispettato alcuni tempi e alcuni obiettivi negoziati con la Ue ora sia tutto in discesa: l’impegno più sostanziale verrà nei prossimi due-tre anni», ha ribadito.

La portata della sfida la fanno i numeri del Piano: 194,4 miliardi, di cui 71,8 miliardi di euro in sovvenzioni e 122,6 in prestiti, 66 riforme e 150 investimenti. Finora la Commissione ha erogato oltre il 50% dei fondi destinati all’Italia nell’ambito del Recovery and Resilience Facility, oltre 102 miliardi.

Se l’Ue nei prossimi giorni darà il via libera anche alla quinta rata- la richiesta di pagamento è partita alla fine di dicembre – la dote già incassata salirà a 113 miliardi, pari a oltre il 58% dei 194,4 miliardi stanziati in sede europea.

Finora, secondo la relazione sull’attuazione del Pnrr presentata dal ministro degli Affari Europei e regista dell’ “operazione” Pnrr, Raffaele Fitto, sono state spese circa la metà delle risorse già incassate, ovvero 45,6 miliardi su 102, il 23% dell’importo totale. Da qui la necessità di spingere sull’acceleratore su cui ha messo l’accento anche la premier Giorgia Meloni.

Il Pnrr resta un cantiere aperto, sia sul fronte interno, sia su quello europeo: la scorsa settimana il via libera del Consiglio dei ministri al nuovo decreto per l’attuazione del piano che punta a velocizzarne la messa a terra, anche introducendo norme mirate a una maggiore responsabilizzazione dei soggetti attuatori (l’iter di conversione prenderà il via dalla Commissione Bilancio di Montecitorio).
Ieri l’invio alla Commissione europea di una richiesta di revisione del “nuovo” piano, adottato dal Consiglio Ue l’8 dicembre scorso. Riguarda essenzialmente la «correzione di alcuni elementi tecnici nel Pnrr, così come approvato nell’ultima Cabina di regia», ha spiegato il ministro Fitto, sottolineando la «continua e proficua collaborazione tra il governo italiano e la Commissione europea».

«La revisione consentirà la corretta attuazione del Pnrr così come modificato lo scorso dicembre», ha aggiunto il ministro che oggi sarà a Bruxelles dove in mattinata, nella sede del Parlamento europeo, vedrà la presidente Roberta Metsola, mentre nel pomeriggio sarà invece a Palazzo Berlaymont per incontrare il vicepresidente esecutivo della Commissione europea, Valdis Dombrovskis, il Commissario per il bilancio e l’amministrazione, Johannes Hahn, e quello per la Giustizia, Didier Reynders.

La portavoce dell’esecutivo Ue, Veerle Nuyts, ha chiarito che le modifiche tecniche riguardano «correzioni di errori materiali», «modifiche per chiarire la formulazione di alcuni traguardi raggiunti rispetto agli obiettivi», e sono necessarie «per assicurare la coerenza di tutto il testo con la decisione del Consiglio Ue che ha approvato la revisione del Piano» a dicembre.

La Commissione dovrebbe impiegare meno di due mesi per completare la sua valutazione della richiesta italiana, hanno assicurato fonti comunitarie.

Per il Mezzogiorno la sfida è vitale e passa dalla messa in sicurezza della “Quota Sud”, un punto su cui ha insistito il direttore generale dello Svimez, Luca Bianchi, intervenendo al convegno Quale sviluppo per il Mezzogiorno e la Calabria organizzato dalla Cgil a Lamezia Terme, cui ha preso parte anche il presidente della Regione, Roberto Occhiuto.

Bianchi ha chiamato in causa la debolezza amministrativa degli enti locali meridionali di fronte a quella che è «un’occasione decisiva» per accorciare la distanza con il resto del Paese e avviare il rilancio del Sud.

«C’è stata una rimodulazione che rischia di ridurre la quota Sud. Dobbiamo pertanto spingere innanzitutto sulla qualità amministrativa per regioni come la Calabria. Bisogna concentrarsi per mettere a terra le risorse perché non è possibile che non si raggiunga la quota del 40% che è la quota prevista per il Mezzogiorno dalla quale non si può derogare – ha affermato –. Al Governo diciamo di supportare e rafforzare le amministrazioni locali nell’attuazione perché questo Pnrr serve anche a ridurre i divari territoriali e non si può assolutamente derogare questo obiettivo». (lr)

[Courtesy Il Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia] 

Pnrr, la Provincia di Cosenza è la prima d’Italia per capacità di spesa

Pnrr, la Provincia di Cosenza è la prima d’Italia per capacità di spesa. «Con 75 milioni e mezzo di euro, la Provincia di Cosenza è la prima, in tutto il territorio nazionale, per capacità di spesa dei fondi del Pnrr, secondo i dati diffusi dall’Unione delle Province d’Italia».

Lo afferma, in una nota, la presidente della Provincia di Cosenza, Rosaria Succurro, che commenta: «È un ottimo risultato, che dà visibilità al cosentino e all’intera Calabria. Per me è una grande soddisfazione, perché sono certificati il buon andamento amministrativo della Provincia di Cosenza, le nostre pratiche di livello e la preparazione e capacità della squadra provinciale, fatta di dirigenti, tecnici e funzionari in gamba».

«Questo risultato dà un quadro molto preciso del contributo dell’amministrazione provinciale cosentina all’economia del territorio, all’occupazione, alla dignità dei cittadini e – conclude la presidente Succurro – alla garanzia dei servizi primari». (rcs)

Bruni (PD): Discutere in sede istituzionale su criticità rilevate da Corte dei Conti su sanità e Pnrr

La consigliera regionale del Pd, Amalia Bruni, ha ribadito di discutere, in sede istituzionale, delle criticità rilevate dalla Corte dei Conti sulle «ben note criticità che interessano la nostra Regione soprattutto in materia di sanità, di lavori pubblici, e di attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza».

«Nella relazione illustrata venerdì 23 febbraio – ha spiegato – il procuratore generale della Corte dei Conti, Ermenegildo Palma, richiamata l’attenzione sul fatto che impiegare in modo consapevole le ingenti disponibilità finanziarie di cui è destinatario il territorio regionale presuppone sia una visione lungimirante e realista nel programmare, sia la disponibilità di competenze tecniche nella realizzazione».

«Cose in cui l’Amministrazione regionale non brilla – ha aggiunto – tanto che, spiega il procuratore, le citazioni rispetto all’anno scorso sono rimaste invariate. Da professionista del settore, mi viene immediato mettere in luce le problematiche nella gestione sanitaria, evidenziando la presenza di una costante precarietà e di una confusione generata prima di tutto dalla presenza di numerosi commissari all’interno delle aziende sanitarie regionali. Oltre che dalla mancanza di controllo e di direttive chiare, che hanno generato un caos tra Dipartimento e Azienda Zero. Nonostante siano trascorsi tre anni, la situazione non è stata risolta».

«E dopo tanta enfasi, i bilanci consuntivi 2022 adottati a giugno 2023 a tutt’oggi – ha ricordato – non sono stati approvati. Doppi pagamenti, mancate opposizioni a decreti ingiuntivi per liquidazioni già effettuate, cattiva gestione della farmacia, impianti solari e termici che non funzionano nonostante i milioni buttati, mancato rispetto delle politiche di risparmio su fitti e gestioni immobiliari, proroghe continue dei servizi essenziali. Del resto proprio nella relazione si parla di diffusa omissione da parte della dirigenza responsabile del funzionamento delle strutture aziendali di iniziative invece obbligatorie».

«Il quadro delle criticità si completa con il ritardo nell’approvazione dei bilanci e nella progettazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr), con particolare attenzione all’asse 6 relativo proprio alla sanità», ha affermato ancora Bruni richiamando anche «le responsabilità del governo per la confusione tra le responsabilità nazionali e regionali riguardo al Pnrr».

«C’è l’urgenza di completare la progettazione e rendicontare le opere entro giugno 2026. E visti i gravi ritardi nell’attuazione dei progetti e le innumerevoli criticità – ha concluso la consigliera Bruni – sarebbe il caso di spostare il confronto nelle sedi istituzionali, a partire da un confronto in Consiglio regionale per richiamare la Giunta e il presidente Occhiuto alle proprie responsabilità». (rcz)

I consiglieri Bevacqua, Tavernise e Lo Schiavo: Preoccupano dati su Pnrr della Corte dei Conti

I consiglieri regionali Mimmo Bevacqua (PD), Davide Tavernise (M5S) e Antonio Lo Schiavo (Misto) hanno espresso preoccupazione per i dati resi noti dalla Corte dei Conti calabrese in occasione dell’apertura dell’anno giudiziario, alla presenza del presidente nazionale Guido Carlino.

Dai dati dei magistrati è emerso come «sui cinque miliardi di investimenti del Pnrr per i trasporti, la Calabria non ha speso nemmeno un euro’», hanno riferito i consiglieri d’opposizione, «mettendo il dito all’interno di una piaga che, da molti mesi, segnaliamo invano al governo regionale».

«La relazione della Corte dei Conti si è concentrata anche sul nodo sanità dove viene evidenziato ‘un caos amministrativo’ che diventa totale nelle Asp – hanno proseguito i tre consiglieri di opposizione – come abbiamo comunicato più volte all’Ufficio del commissario che continua a fare orecchie da mercante e a trincerarsi dietro la sua narrazione social di una Calabria che funziona e che, purtroppo, si scontra con una realtà diametralmente opposta».

«Invitiamo, pertanto – hanno proseguito – il governo regionale a prendere atto dello stato dei fatti e ai rilievi della Corte dei Conti e venire a confrontarsi, finalmente, in maniera chiara e trasparente in Consiglio regionale sullo stato di avanzamento degli investimenti del Pnrr. Così come va fatta chiarezza sulle interlocuzioni in atto con il governo nazionale del quale la Calabria non può continuare a fare lo zerbino».

«Dopo i tagli ai fondi operati in maniera scriteriata e le somme stornate per finanziare il Ponte sullo Stretto e pagare cambiali elettorali a Salvini – hanno concluso – adesso è il momento di dire basta e fare partire un’operazione verità. Ancora più indispensabile alla vigilia dell’approvazione dell’autonomia differenziata che colpirà il Sud e la Calabria come una mannaia azionata dal governo più antimeridionalista della storia italiana». (rrc)

 

Unioncamere Calabria incontra il presidente Mattarella

«È stato emozionante rappresentare con orgoglio tutte le imprese calabresi al Quirinale davanti al Capo dello Stato». È quanto ha dichiarato Klaus Algieri, vicepresidente di Unioncamere e presidente della Camera di Commercio di Cosenza, a margine dell’incontro con il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella e l’ufficio di presidenza di Unioncamere.

L’incontro è stata l’occasione per fare il punto sul lavoro delle Camere di commercio italiane, sul loro impegno nell’attuazione del Pnrr, nel supporto alle imprese per la doppia transizione (energetica e digitale), l’internazionalizzazione, il mercato del lavoro.

Il presidente Andrea Prete e gli otto presidenti di Camere di commercio che compongono l’organo di vertice di Unioncamere, i vicepresidenti Klaus Algieri (nella foto con Mattarella), Antonio Paoletti, Leonardo Bassilichi, Tommaso De Simone, Giorgio Mencaroni, Giuseppe Riello, Gino Sabatini, Mario Domenico Vadrucci, insieme al segretario generale, Giuseppe Tripoli, hanno infatti avuto l’occasione di presentare al Capo dello Stato le iniziative e gli obiettivi del sistema camerale per questa fase particolarmente impegnativa della situazione dell’economia.

«Le parole del Presidente Mattarella ci hanno riempito di orgoglio – ha concluso – quando ha detto che a noi Camere di Commercio spetta il ruolo di sostenere, tutelare, accompagnare e assistere le Pmi italiane». 

IL PNRR SI È FERMATO IN CALABRIA: MOLTI
RALLENTAMENTI E POCHI CANTIERI AVVIATI

di WALTER BLOISE – Il Pnrr ha smesso di correre. Dopo una partenza lanciata, soprattutto in Calabria, si registrano troppi rallentamenti. Non siamo noi della Uil Fpl a lanciare l’allarme, ma istituzioni importanti come l’Ufficio Parlamentare di Bilancio.

Attraverso la piattaforma Regis le amministrazioni centrali e periferiche dello Stato, gli enti locali e gli altri soggetti attuatori compiono tutte le operazioni necessarie per rispettare gli obblighi di monitoraggio, rendicontazione e controllo delle misure e dei progetti finanziati dal Pnrr. Tale piattaforma fornisce pertanto una visione di insieme sull’avanzamento del Pnrr inequivocabile.

A fine 2023 è stata in gran parte completata la fase di assegnazione ai soggetti attuatori, con oltre il 67 per cento delle risorse allocato a singoli progetti. L’assegnazione delle risorse è avvenuta con celerità non dissimile tra Nord, Centro e Mezzogiorno. Al contrario la quota dei progetti conclusi è bassa dappertutto.

I ritardi nella messa a gara e nell’assegnazione dei lavori, si concentrano soprattutto nel Mezzogiorno. Emerge in questo caso uno storico punto debole degli appalti dei lavori pubblici in Italia, che nel Mezzogiorno hanno sempre scontato maggiori difficoltà nella preparazione e nello svolgimento delle gare, soprattutto da parte di stazioni appaltanti di piccole dimensioni.

Ciò, però, non deve alimentare l’alibi che al Sud non si riescano a spendere i soldi per incapacità e scarsa volontà e, quindi, le stesse vanno dirottare verso altri territori. Se i fondi non vengono spesi, se i progetti non si chiudono, se i lavori non partono è solo perché le macchine burocratiche degli enti locali sono deficitarie in termini di uomini e mezzi.

Una carenza atavica che, come più volte segnalato, si può risolvere solo avviando una stagione straordinaria di assunzioni.

Siamo convinti sia necessario e non più rinviabile l’avvio di un confronto costruttivo che coinvolga la Regione, le Province, l’Anci e le istituzioni locali al fine di stimolare la fase attuativa del Piano nazionale di ripresa e resilienza che, proprio nel 2024, dovrebbe ricevere una spinta determinante nella “messa a terra” degli importanti finanziamenti messi a disposizione dall’Europa.

Proprio in Calabria, secondo le stime offerte al Governo dall’Ufficio parlamentare di bilancio, il valore delle aggiudicazioni dei lavori si ferma al 14%: una delle percentuali più basse in assoluto rispetto alle restanti regioni italiane, pari a 5,1 punti percentuali sotto la media Nazionale.

Il rischio sotteso a queste percentuali è quello di vedere sfumare l’opportunità di crescita offerta dal Pnrr, di trasformare questo grande piano di investimenti in un’occasione mancata.

L’Ance stima in 9 miliardi il valore dei grandi cantieri del Pnrr aggiudicati che non riescono a partire, in tutta Italia, per problemi di diversa natura e non ultimo quello riferito alle carenze progettuali. In Calabria le procedure avviate sono il 25,8% delle opere progettate.

Carenze che si registrano particolarmente nei Comuni, che sono responsabili del numero maggiore di progetti finanziati con il Pnrr, ma che sono costretti a fare i conti con la grave carenza di personale, con la necessità di elevata specializzazione degli operatori dedicati allo sviluppo di questi interventi e con le ristrettezze economiche, basti pensare al numero elevatissimo di enti locali in predissesto e in dissesto economico che si registrano in Calabria.

In questi ultimi due anni sono state adottate misure urgenti per l’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, attraverso l’assunzione a termine dei professionisti esperti assegnati agli enti locali, per i quali avevamo chiesto al Governo soluzioni idonee a favorire processi di stabilizzazione ancor prima, lo ribadiamo, dell’avvio di una nuova stagione concorsuale a tempo indeterminato, per rilanciare il processo di attuazione delle opere.

Ma è poca cosa rispetto alle reali necessità dei Comuni che sono, da sempre, alle prese con il risicato numero di professionisti in pianta organica e rischiano di diventare, per le scelte poco oculate del Governo, enti locali sempre meno appetibili e, quindi, impossibilitati a offrire qualsiasi tipo di servizio ai cittadini calabresi.

In Calabria i comuni con popolazione inferiore a 2000 abitanti sono 213 e rappresentano poco più della metà dei comuni della regione.

Le problematiche strutturali della Pubblica amministrazione calabrese e in generale di quella italiana, continuano a influire pesantemente sul ritmo di attuazione del Piano e le misure di emergenza adottate specificatamente per il Pnrr non sembrano aver risolto questa situazione.

La stessa Corte dei Conti nel corso del 2013 ha giudicato l’apparato amministrativo pubblico poco efficiente, afflitto da carenze di personale e da una inadeguata competenza tecnica nonché da una mancanza di coordinamento tra diverse amministrazioni e livelli di Governo.

Se tali lacune non saranno colmate non solo i progetti ammessi finanziamento nei territori del Sud e in Calabria in particolare rischiano di non concludersi nei tempi previsti, ma si rischia anche che il Pnrr anziché ridurli, contribuisca ad acuire i divari tra i Comuni calabresi e il resto del Paese.

Al fine di contrastare la carenza strutturale di risorse economiche riteniamo come Uil Fpl Calabria non più rinviabile un’azione tesa a promuovere sempre di più sinergie tra Enti che favoriscano, attraverso l’utilizzo, anche condiviso di personale specializzato, l’adozione e l’attuazione delle misure di velocizzazione del Pnrr. È necessario sperimentare nuovi modelli organizzativi sinergici e collaborativi, nel quale la tecnologia svolge un ruolo importante di facilitazione e potenziamento delle capacità di cooperazione in ambiti territoriali vasti. Un modello di funzioni e servizi distribuiti, collegati e condivisi attraverso piattaforme tecnologiche, che garantiscono un efficace presidio di quelle funzioni strategiche che nella tradizionale frammentazione istituzionale dei territori risultavano spesso penalizzate.

La tecnologia per la gestione di servizi condivisi può ridisegnare i territori e modellare nuove forme di condivisione e di aggregazione diventando un fattore che può unire. Si tratta di una trasformazione importante che si realizza applicando logiche collaborative all’interno della singola Pubblica amministrazione e tra Pubbliche amministrazioni diverse, ridisegnando l’intera governance territoriale. Questo è tanto più vero se si considerano i piccoli Comuni calabresi il cui successo amministrativo non può che dipendere da uno sforzo di lavoro in chiave collaborativa sui tre livelli dell’innovazione istituzionale, organizzativa e tecnologica.

Da questo punto di vista, infine, le aggregazioni territoriali, nell’ottica di sviluppo devono valorizzare le specificità e le identità del territorio a cui appartengono e sono tanto più efficaci quanto più si auto generano piuttosto che essere imposte o calate dall’alto. (wb)

[Walter Bloise è segretario generale di Uil Fp Calabria]

L’OPINIONE / De Biase (Uilpensionati Calabria): «Medicina del territorio, usare i fondi Pnrr»

di FRANCESCO DE BIASE – C’è una Calabria che invecchia, c’è una Calabria che rinuncia alle cure e c’è una Calabria che aspetta. Che aspetta da tempo, troppo tempo, che vengano realizzati i quattro nuovi ospedali promessi da oltre quindici anni. E c’è una Calabria che attende fiduciosa che la sfida del Piano nazionale di ripresa e resilienza venga vinta e che vengano aperte le porte degli ospedali e delle case di comunità.

Lo diciamo con un filo di preoccupazione, legata alla lentezza con la quale stanno procedendo le pratiche inerenti le oltre settanta strutture sanitarie di prossimità che, nelle intenzioni della Regione Calabria, dovrebbero diventare operative entro il 2026. La nostra, infatti, è una regione che invecchia rapidamente, secondo le stime degli istituti di statistica entro il 2050 i calabresi over 65 saranno il 36,9% del totale della popolazione residente, ed è una regione nella quale sempre più persone – come abbiamo denunciato pochi giorni addietro – è costretta a rinunciare alle cure per l’effetto combinato delle ristrettezze economiche con le quale è costretta a fare i conti e di una sanità pubblica che, sempre più di frequente, non offre le garanzie di salute sperate.

In questo contesto, come è facilmente intuibile, il potenziamento della medicina di prossimità rappresenterebbe una svolta epocale per un territorio che – come si può leggere nel Programma operativo regionale per la sanità – è in grave ritardo anche rispetto alla soglia di riferimento della griglia dei Lea che prevede l’assistenza domiciliare integrata di almeno l’1,88% della popolazione ultra sessantacinquenne e si ripropone di arrivare a centrare l’obiettivo del 10% di anziani assistiti a domicilio.

Il Piano nazionale di ripresa e resilienza ha stanziato per la Calabria oltre 120 milioni di euro per la realizzazione degli ospedali e delle case di comunità, divisi in oltre 37 milioni per i quindici ospedali di comunità programmati e oltre 84 milioni per le 57 case della comunità messe a progetto. Ad oggi, però, questa enorme mole di finanziamenti non sono stati messi concretamente a terra.

Ben che vada possiamo, al massimo, parlare di un iter burocratico approdato all’approvazione del progetto definitivo e apprezzare lo sforzo di trasparenza di pochi enti impegnati in questa sfida determinante per il futuro della Calabria. E questo, purtroppo, solo in riferimento a pochissime strutture sanitarie della medicina del territorio per le quali si era progettata la ristrutturazione e non la costruzione ex novo, in quanto avrebbero dovuto trovare sede presso ospedali dismessi o immobili mai entrati a regime per gli impegni prefissati.

Si tratta di un ritardo colpevole che rischia di mettere a repentaglio, anche alla luce della revisione del Pnrr studiata dal governo nazionale, il potenziamento di quella medicina di prossimità che in un territorio quale è quello calabrese, contrassegnato da impedimenti orografici importanti e da lunghe distanze dai centri più interni agli ospedali di riferimento, sarebbe determinante per tutelare la popolazione residente, soprattutto quella più anziana e quindi più soggetta alla cronicità delle malattie.

Per questo chiediamo ai soggetti competenti, con i quali siamo pronti ad interfacciarci al fine di individuare soluzioni utili al superamento di ogni eventuale ostacolo, di spingere sull’acceleratore nell’avvio dei cantieri in questione, al fine di assecondare la richiesta di un Servizio sanitario regionale moderno ed efficiente cui ogni calabrese aspira da troppo tempo. Nella convinzione, infine, che sia determinante pensare anche al dopo, avviando una nuova stagione di assunzioni nel comparto medico e infermieristico e prevedendo la copertura delle spese di gestione di queste strutture, per non rischiare di edificare nuove cattedrali nel deserto. (fdb)

(Francesco De Biase è segretario generale Uilpensionati Calabria)

LAMEZIA – L’incontro sul Pnrr e il suo impatto su Lamezia

Domani pomeriggio, a Lamezia Terme, alle 18, al Chiostro Caffè Letterario, si terrà l’incontro di approfondimento Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e il suo impatto sulla Calabria e in particolare sulla città di Lamezia Terme con Domenico Taverna, dottore in Economia e Francesco Stella, ingegnere e assessore alle Opere Pubbliche e Programmazione del Comune di Lamezia.

Il Pnrr è parte del programma Next Generation Eu (NGEU) dell’Unione Europea (che ha un valore complessivo di 750 miliardi di euro) ideato per rispondere alla crisi pandemica. Le risorse destinate all’Italia ammontano a 191,5 miliardi di euro, a cui si aggiungono 30,6 miliardi di euro di risorse nazionali.

Complessivamente, dunque, gli investimenti previsti dal Pnrr e dal Fondo nazionale sono pari a 222,1 miliardi di euro, ripartiti in sei missioni: Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura, rivoluzione verde e transizione ecologica, Infrastrutture per una mobilità sostenibile, Istruzione e ricerca, Inclusione e coesione e Salute.

In Calabria il contributo totale previsto dal Pnrr è di 10,326 miliardi di euro con 12.132 progetti totali di cui 790 progetti chiusi; questo
quanto emerge dal portale della Regione Calabria e sono particolarmente rilevanti le risorse dedicate agli interventi per la transizione
ecologica e quella digitale, che assorbono circa il 40 per cento del totale. Ma nel concreto cosa succederà alla nostra città? Quali progetti
riguardano il nostro territorio? Quale sarà il destino della Calabria e quale sarà l’impatto del Pnrr sui cittadini? (rcz)

Beni confiscati, Metrocity RC incontra le Associazioni per consegna dei lavori

La Città Metropolitana di Reggio Calabria ha incontrato le associazioni per definire la consegna dei lavori finanziati col Pnrr. Si tratta complessivamente di sette progetti, per un ammontare di circa 4 milioni di euro che la Metrocity, in linea con gli indirizzi di mandato del sindaco Giuseppe Falcomatà, aveva destinato alla riqualificazione di beni confiscati alla criminalità organizzata in uso alle associazioni presenti sul territorio metropolitano.

Se ne è discusso nel corso di un incontro operativo convocato e coordinato da Pietro Foti, dirigente del settore 10. La consegna dei lavori sugli immobili assegnati, previsti già con l’inizio del 2024, e per illustrare le successive fasi di avanzamento. Alla riunione, alla quale hanno preso anche parte anche i Rup Carmelo Marmoglia, Maurizio Modafferi e Annunziato Pannuti, erano presenti i rappresentanti di Adspem per il ‘Centro destinato alla tutela della salute del donatore’, della Reggio Calabria Basket in Carrozzina per il programma ‘Yes I Can’, della Croce Rossa italiana per la ‘Comunità incontro Santo Stefano’, del Consorzio Macramè per ‘Impronte a Sud/Welfare lab’, dell’associazione Naima per la ‘Casa del Jazz’, di Rose blu per ‘Un futuro per noi’ e del Forum del Terzo Settore per il ‘Centro sportivo e di prima accoglienza in Riparo’.

La Città metropolitana di Reggio Calabria ha infatti ottenuto un finanziamento di circa 4 milioni di euro per 7 progetti di recupero dei beni confiscati nell’ambito del bando ‘Interventi speciali per la coesione territoriale – Investimento 2 – Valorizzazione dei beni confiscati alle mafie finanziato dall’Unione europea – Next Generation EU’. L’attività amministrativa, su impulso del sindaco metropolitano, Giuseppe Falcomatà, si è svolta con una costante sinergia con i soggetti assegnatari dei beni. (rrc)

PNRR MISSIONE SALUTE: IL DIVARIO CRESCE
CON IL TARGET RIDOTTO SUD PENALIZZATO

di FRANCESCO COSTANTINO E RUBENS CURIALa rimodulazione della Missione 6 Salute approvata il 24 novembre dalla Commissione Europea desta preoccupazione per varie ragioni.

Innanzitutto perché bisognerebbe tenere in conto che l’obiettivo principale  e dichiarato del Pnrr Italia era quello della riduzione del divario territoriale in ogni settore d’intervento e, più in particolare, per quel che vogliamo evidenziare, nella erogazione dei servizi sanitari ai cittadini italiani.

A questo proposito, la rimodulazione approvata riduce significativamente i target per le Case della Comunità, le Centrali Operative Territoriali e gli Ospedali di Comunità senza alcuna specificazione sul come tale riduzione dovrà essere tradotta nella distribuzione territoriale tra le varie regioni.

Non vorremmo che si pensasse di agire per tagli lineari perché ciò non sarebbe sopportabile, e se si pensasse di poter trovare la giustificazione nei ritardi accumulati nell’attivazione delle procedure da parte delle aziende sanitarie calabresi o della Regione Calabria bisognerebbe reagire in quanto per ovviare, nella situazione data, potevano benissimo essere attivati i poteri sostitutivi dello Stato centrale.

Analoga considerazione va fatta per i tagli approvati ai target per le terapie intensive, sub-intensive e per i pronto soccorso perché, in questo caso, la riduzione sarebbe ancor più ingiustificata.

Basta pensare ai ritardi accumulati per gli interventi previsti dall’art. 2 del D.L. 34/2020 la cui programmazione prevedeva il superamento di un insopportabile gap storico attraverso la realizzazione di ben 134 posti aggiuntivi di TI (di cui realizzati solo 24 pari al 17,9%), di 136 posti aggiuntivi di SI (di cui realizzati solo 11 pari all’8%) e, infine, di 18 nuovi pronto soccorso (di cui realizzato solo 1 pari al 5%).

Ultima considerazione va riservata alla riduzione dei target per gli interventi di adeguamento antisismico per i quali la regione Calabria risulta esposta più che ogni altra regione italiana. 

Per concludere, va benissimo che si sia pensato di rimodulare incrementandoli i target per l’assistenza domiciliare e l’assistenza attraverso la telemedicina, soprattutto se si considera che l’80% del territorio calabrese è costituito da aree interne, ma ciò non dovrà avvenire a spese della riduzione degli altri target. 

Non accada infine, come già è stato prospettato, che si pensi di utilizzare per realizzare le opere non coperte dai target rimodulati  i fondi non spesi per gli interventi finanziati con i fondi dell’art. 20 della legge 67/88 perché i fondi del PNRR sono aggiuntivi e non sostitutivi.

Noi non possiamo permettercelo e la ratio del Pnrr non potrà essere stravolta.

La tabella allegata fotografa la sintesi della rimodulazione approvata dalla Commissione europea. (fc e rc)