PNRR, IL PARADOSSO DELLA CALABRIA:
LA REGIONE INDIETRO E I COMUNI AVANTI

di PABLO PETRASSO – Il Mezzogiorno va al rilento e la Calabria è in fondo alla classifica. Il percorso del Pnrr è accidentato, almeno alle latitudini meridionali e Svimez lo mette nero su bianco nel capitolo della ricerca sui fondi europei che riguarda le opere gestite dalle Regioni. Al Sud le amministrazioni regionali hanno avviato lavori per 1,9 miliardi di euro, il 50% del del valore complessivo degli investimenti Pnrr di loro competenza. Al Nord i cantieri viaggiano a ritmo più sostenuto: il valore dei progetti avviati è di 3,5 miliardi, quasi il 76% delle risorse. Questo «ampio gap nasconde però sensibili differenziali tra amministrazioni regionali in entrambe le macroaree». E qui arriva la citazione in negativo: i cantieri faticano a partire in Basilicata (avviato solo il 21,8% dei progetti), Calabria (23,5%) e, soprattutto, Sardegna dove la percentuale delle risorse in fase di esecuzione dei lavori è ferma al 12,1%.

Più celere, invece, l’avvio della fase esecutiva dei lavori nelle regioni centro-settentrionali, con Emilia-Romagna, Valle d’Aosta e Veneto in testa.
È un quadro, quello descritto da Svimez, caratterizzato da risposte molto diverse da Regione a Regione, specchio di «apprezzabili differenziali di capacità amministrativa, anche interni a Nord e Sud del Paese». Le Regioni – e la Calabria in particolare – sono pachidermi frenati dalla burocrazia, molto più lente dei Comuni.

È una questione generalizzata. Le amministrazioni comunali meridionali vanno comunque a velocità ridotte rispetto alle “colleghe” del Nord. A fine dicembre 2024, i Comuni meridionali hanno avviato lavori per 5,6 miliardi, il 64% del valore complessivo degli investimenti a loro titolarità; per i Comuni del Centro-Nord il dato è di 9,7 miliardi, l’82,3% delle risorse Pnrr.
La differenza di capacità amministrativa, per dirla con Svimez, diventa (anche) terreno di scontro politico. È il sindaco metropolitano di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà, a mettere nel mirino la Regione. Falcomatà parla di «una situazione allarmante che dimostra l’enorme divario tra l’incapacità organizzativa della Cittadella, in netta e strutturale difficoltà, e l’operatività dei Municipi che si dimostrano all’altezza delle sfide del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza».

 

I Comuni meridionali, come detto, sono stati finora più lenti rispetto a quelli del Nord, ma il primo cittadino di Reggio sottolinea che «risultano molto più efficienti della Regione Calabria sulla spesa dei fondi e sulla realizzazione delle opere Pnrr. Gli Enti locali – entra nel dettaglio – in Calabria dimostrano una capacità di spesa quasi tripla rispetto alla Regione, con un divario di molto superiore alla media nazionale. Una fotografia che non ci rallegra affatto e che costituisce invece un chiarissimo segnale della netta e strutturale difficoltà organizzativa da parte della Cittadella nell’avanzamento dei cantieri del Pnrr, a fronte di una operatività molto più sviluppata da parte di sindaci e amministratori calabresi che dimostrano di saper spendere meglio le risorse ottenute».

Qualche dato: in Calabria «a un anno e mezzo dalla scadenza del programma, i Comuni sono arrivati al 66% dei cantieri avviati. Un dato confortante che evidenzia il proficuo lavoro svolto da sindaci e amministratori locali su tutto il territorio regionale. Dall’altra parte c’è da porsi un pesantissimo interrogativo sul dato del 23% riferito alla Regione Calabria, tra le ultimissime in Italia quanto a capacità di spesa dei fondi Pnrr, peraltro in riferimento a settori strategici come quello sanitario dove la Calabria fa registrare pesantissimi ritardi perfino rispetto alle altre regioni meridionali».
L’allarme di Falcomatà, da più parti visto come uno dei papabili avversari di Occhiuto alle prossime Regionali punta il dito sulle inefficienze della gestione centralizzata: per il sindaco «si era intuito da un po’» che qualcosa fosse andato storto, «ma che la Regione, sulle stesse linee di finanziamento, si fosse fermata addirittura ad un terzo rispetto ai Comuni, è un fatto oggettivamente allarmante, sul quale sarebbe opportuno che qualcuno fornisse delle spiegazioni ai calabresi».
«A pagarne le spese – conclude il sindaco – sono come sempre i cittadini, che si vedono privati delle importanti opportunità offerte dal Pnrr, a causa dell’inefficienza di un indirizzo politico regionale evidentemente confuso e poco incisivo, attento più alle operazioni di maquillage politico che ad un reale sviluppo del territorio». (pp)
[Courtesy LaCNews24]

M5S: Pnrr in Calabria un paradosso, con Regione indietro e i Comuni avanti

Per il consigliere regionale Davide Tavernise, l’europarlamentare Pasquale Tridico, i parlamentari nazionali Vittoria Baldino, Anna Laura Orrico, Elisa Scutellà e Riccardo Tucci, gli amministratori e i consiglieri comunali pentastellati della Calabria, «il rapporto Svimez sull’esecuzione del Pnrr evidenzia il paradosso di una Calabria a due velocità».

«I Comuni hanno avviato il 65,6% delle opere – hanno spiegato – dimostrando capacità di gestione nonostante la carenza di personale. Il valore complessivo delle opere avviate ammonta a circa 640 milioni di euro, con una spesa media pro capite di 340 euro, tra le più alte del Sud dopo Abruzzo e Molise. Tuttavia, senza un adeguato supporto da parte della Regione, la gestione delle risorse rimane una sfida complessa».

«La Regione, invece, è ferma al 23,5%, tra le peggiori d’Italia – hanno rilevato – con gravi ritardi soprattutto in sanità. Il settore sanitario, cruciale per il benessere dei cittadini, registra una preoccupante lentezza nell’attuazione dei progetti finanziati. Questo immobilismo rischia di compromettere la qualità dei servizi sanitari e di lasciare la Calabria indietro rispetto ad altre regioni, privando i cittadini di infrastrutture essenziali come ospedali e case di comunità».

«Oltre ai ritardi, pesa anche la burocrazia – hanno continuato – che rallenta ulteriormente l’avanzamento delle opere. La lentezza della Regione rappresenta un freno allo sviluppo del territorio, con il rischio concreto di compromettere opportunità fondamentali per la crescita economica e sociale. A ciò si aggiunge la difficoltà per i Comuni nel reperire personale tecnico qualificato, una criticità che la Regione non ha affrontato con misure adeguate».
«È necessario un deciso cambio di passo – hanno ribadito – per garantire che i fondi del Pnrr vengano utilizzati in modo efficace e tempestivo. Serve un impegno maggiore nell’affiancare i Comuni, semplificare le procedure amministrative e velocizzare l’avvio dei cantieri».
«Solo così la Calabria – hanno concluso – potrà colmare il divario con le altre regioni e affrontare il futuro con maggiore competitività, assicurando ai cittadini servizi efficienti e un territorio capace di crescere in modo sostenibile». (rcz)

Alecci (PD): Regione in preoccupante ritardo su Pnrr

«Ritengo, quanto mai necessario, prevedere al più presto da parte del Presidente Roberto Occhiuto, un dibattito aperto, ormai non più rinviabile, all’interno del consiglio Regionale dedicato allo stato di avanzamento dei progetti e delle opere finanziabili attraverso il Pnrr». È quanto ha chiesto il consigliere regionale del Partito Democratico, Ernesto Alecci, a seguito dei dati emersi dal Rapporto Svimez “Pnrr Execution”, dedicato allo stato di attivazione dei progetti finanziabili attraverso i fondi del Pnrr.

«Credo necessario, inoltre – ha aggiunto il dem – conoscere quali azioni la governance regionale intende attuare per recuperare l’evidente gap, analizzando anche l’attività delle risorse umane e professionali fino ad oggi messe in campo».

«I dati del rapporto, evidenziano, infatti – ha rilevato Alecci – un enorme ritardo nella progettualità esecutiva a titolarità della regione Calabria, con un poco edificante 23% di attuazione al dicembre 2024. Questi dati fanno riferimento anche alla “Missione Sanità”, con “cantieri”, come ad esempio la realizzazione di ospedali e case di comunità, in cui la nostra regione fa registrare ritardi e criticità, anche nel confronto comparato con le altre regioni d’Italia, basti pensare che la media delle regioni meridionali per quanto riguarda i progetti in fase esecutiva è pari al 50%».

«Più volte, nei mesi scorsi – ha ricordato – abbiamo denunciato questa situazione, auspicando un cambio di passo e un’accelerazione che purtroppo, a un anno e mezzo circa dalla scadenza del Pnrr non abbiamo ancora visto. Inutile dire che, stando così le cose, il Pnrr rischia di certificare l’ennesima occasione mancata per la Calabria, con la conseguente perdita di finanziamenti già potenzialmente stanziati, soprattutto in quegli ambiti, come la sanità, dove maggiormente si sente il bisogno di investimenti e innovazione».

«Mi preme, infine, rivolgere un sentito plauso agli ottimi sindaci e amministratori locali calabresi che, sempre secondo i dati del rapporto, ad oggi stanno facendo registrare uno straordinario 65,6% – ha concluso – per quanto riguarda le opere a titolarità dei Comuni con progetti in fase esecutiva. Un risultato molto importante, che pone i Comuni calabresi in un’ottima posizione anche nel confronto con le altre regioni meridionali, nonostante le difficoltà croniche dovute alla mancanza di risorse e di personale specializzato». (rcz)

REGGIO – In Prefettura la cabina di monitoraggio delle opere del Pnrr

Si è svolta, alla Prefettura di Reggio Calabria, la cabina di coordinamento sull’avanzamento delle opere finanziate attraverso i fondi del Pnrr.

Presenti, all’incontro, il prefetto Clara Vaccaro,i rappresentanti ministeriali e il consigliere metropolitano delegato all’Ambiente, Salvatore Fuda.

«Si tratta di interventi importanti – ha spiegato Fuda – che seguiamo quotidianamente, e sui quali stiamo andando avanti in maniera spedita. Complessivamente si tratta di un finanziamento di 10 milioni di euro per la piantumazione di nuovi alberi in tutto il territorio della Città Metropolitana».
«I nostri tecnici – ha aggiunto – hanno portato avanti fino ad oggi un lavoro davvero meritorio, realizzando tutte le attività previste in linea con i target di spesa ed il cronoprogramma dei lavori. Contiamo quindi di chiudere tutte le operazioni al termine del 2025 così come previsto dagli obiettivi che ci siamo posti».

«Continueremo a seguire insieme all’apparato amministrativo, in linea con gli indirizzi programmatici del sindaco Falcomatà con il quale abbiamo assegnato una specifica priorità agli aspetti ambientali – ha continuato – verificando lo stato di avanzamento degli interventi con l’obiettivo di realizzare una Città Metropolitana ancora più verde e sostenibile, per mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici in atto e per realizzare un ecosistema più sostenibile ed equilibrato. Gli alberi sono importanti, perché regolano l’habitat ed il paesaggio e migliorano la qualità della vita delle persone».

Un focus specifico il delegato all’Ambiente lo hai poi dedicato al recente monitoraggio Svimez, diffuso proprio in queste ore, ad un anno e mezzo dalla chiusura del piano. In particolare, secondo i dati diffusi dall’Associazione, gli Enti locali in Calabria sono molto avanti nella spesa dei fondi Pnrr rispetto alla Regione.

«Viene ribaltato quel falso mito – ha detto Fuda – secondo il quale gli Enti territoriali siano sinonimo di inefficienza e non riescano a spendere le risorse. Abbiamo invertito questo paradigma – ha affermato ancora il Consigliere metropolitano delegato all’Ambiente – non solo in Calabria e al Sud, ma anche nel resto d’Italia, dimostrando che i Comuni riescono, seppur con grandi sacrifici organizzativi, ad attuare meglio gli investimenti sovraordinati».
«Per cui serve maggiore fiducia nei confronti delle Amministrazioni locali – ha concluso – che dimostrano di saper spendere, conoscendo i reali bisogni del territorio e delle comunità. Gli Enti di programmazione dovrebbero forse un po’ mollare la presa, affidando al territorio la spesa degli investimenti e permettendo una più efficace gestione da parte degli Enti locali che hanno sempre dimostrato sul campo di meritare quella tendenza al decentramento che è peraltro prevista dalla Costituzione, ma che rimane spesso inattuata». (rrc).

Pnrr, Cassano All’Ionio tra i comuni più virtuosi in Calabria

Cassano All’Ionio, insieme a Lamezia Terme, Cotronei e Gerace sono i Comuni calabresi  che hanno saputo intercettare le risorse più significative per lo sviluppo del proprio territorio. È quanto emerso dall’ultima analisi condotta dalla Svimez sul Pnrr, in cui viene evidenziato come la città sibarita stia riuscendo a cogliere opportunità importanti, contribuendo a un processo di crescita che merita attenzione e riconoscimento.

Mentre alcuni detrattori politici tentano di costruire una realtà distorta e distante dalla verità, la fotografia offerta dai dati nazionali non lascia spazio a dubbi. La gestione delle risorse pubbliche e l’attuazione di politiche locali lungimiranti stanno dando risultati concreti e tangibili. Un riconoscimento che non si può ignorare.

«Lo stiamo dicendo da mesi – ha commentato il sindaco Giovanni Papasso, visibilmente soddisfatto – negli ultimi anni, Cassano ha saputo emergere in un contesto economico e sociale complesso, riuscendo ad attrarre finanziamenti e risorse per progetti cruciali per la modernizzazione della città e il miglioramento dei servizi».

«La capacità dell’amministrazione – ha spiegato – di intercettare fondi europei (e anche statali e regionali) ha permesso di avviare opere infrastrutturali fondamentali per il territorio, migliorando la qualità della vita dei cittadini e creando opportunità di lavoro per i giovani. Poi, purtroppo, tutto il Sud soffre, in primis, dei problemi di spopolamento per la mancanza del lavoro che non dipendono da noi. Anzi, noi stiamo facendo il massimo e non lo dicono i gruppetti di piazza che hanno trovato voce in vista della campagna elettorale, lo dice l’autorevole Svimez»

I dati Svimez e le evidenze concrete delle opere in corso e dei finanziamenti ottenuti smentiscono categoricamente queste narrazioni negative. Cassano è un esempio di resilienza, di capacità di rispondere alle sfide del momento e di interpretare le esigenze dei propri cittadini con progetti concreti. Le politiche di sviluppo adottate hanno portato a un utilizzo oculato delle risorse e a un miglioramento delle infrastrutture fondamentali per il rilancio del territorio.

La strada intrapresa da Cassano è quella giusta: i dati Svimez, infatti, non sono solo un riflesso di quanto è stato fatto, ma sono anche una promessa di crescita futura. I progetti in corso, e quelli in fase di progettazione, sono solo l’inizio di un percorso che, se proseguito con determinazione, renderà Cassano un modello di sviluppo per l’intera regione Calabria.

«Col Pnrr – ha concluso il primo cittadino – abbiamo messo in campo lavori per il potenziamento delle infrastrutture, la riqualificazione delle aree urbane e la valorizzazione del patrimonio naturale e storico. In particolare, l’impegno per la tutela e promozione delle risorse ambientali è stato un punto di forza, con progetti che mirano a preservare l’ambiente e a valorizzare una città più sostenibile e vivibile riqualificando interi quartieri e con un occhio di riguardo al turismo e alla messa in sicurezza dell’intero territorio. Siamo consapevole delle sfide che ancora ci attendono e continueremo a lavorare per garantire un futuro sempre più prospero per la nostra comunità». (rcs)

L’OPINIONE / Giuseppe Lavia: Rapporto Svimez testimonia difficoltà attuative del PNRR

di GIUSEPPE LAVIAIl Report della Svimez “Pnrr Execution” evidenzia certamente l’urgenza di una decisa accelerazione nella realizzazione degli interventi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, ma testimonia lo sforzo di tanti Comuni calabresi, che nonostante i limiti delle dotazioni organiche, hanno prima dimostrato capacità progettuali ed ora una discreta capacità di messa a terra degli investimenti.

Merito a queste Amministrazioni Comunali e al personale, complessivamente impegnato sul Pnrr 48 miliardi di Fondi Pnrrerritorializzabili destinati, al Sud, 26,2 miliardi per le Infrastrutture, che hanno per circa un terzo i Comuni come soggetto attuatore.

I Comuni del Mezzogiorno hanno avviato il 64% delle opere, per un valore di 5,6 miliardi. In Calabria la percentuale sale al 65,6%, un dato migliore della media del Mezzogiorno, cosa che non avviene molto spesso. Il valore complessivo delle opere avviate è di circa 640 milioni. Il valore medio pro capite delle opere avviate dai Comuni in Calabria è di 340 euro, inferiore per il Sud solo ad Abbruzzo e Molise.

Complessivamente, guardando alle capacità progettuali, registriamo alcune performance positive.

In base ai dati Open Pnrr, alcuni esempi di Comuni che hanno intercettato risorse importanti: Lamezia Terme, fra i Comuni più grandi, Cassano allo Jonio fra quelli di medie dimensioni, Cotronei e Gerace fra quelli più piccoli.

Al netto di qualche ritardo che sicuramente ci sarà relativamente al caricamento dei dati sulla piattaforma Regis, occorre imprimere una decisa accelerazione.

In particolare sulle opere a titolarità regionale, in gran parte legate alla missione Sanità, per realizzare ospedali e case di comunità, rispetto alle quali registriamo maggiori criticità.

Al 31 dicembre 2024, per come riporta Svimez, nel Mezzogiorno i progetti Pnrr a titolarità regionale in fase esecutiva sono il 50% del totale, in Calabria siamo fermi al 23%.

Altro è il discorso sulle scelte realizzate da alcune Amministrazioni, che in alcuni casi, per esempio, non tengono conto dei processi di contrazione demografica e della bassa natalità.

Nella fase esecutiva del Pnrr, urge, inoltre, rispettare di più le clausole del 30% relative all’occupazione femminile e giovanile, evitando il ricorso generalizzato alle deroghe.

Superare le criticità persistenti in ragione delle tempistiche strette, perché il Pnrr possa incidere sulla riduzione dei divari occupazionali, economici, sociali. (gl)

[Giuseppe Lavia è segretario generale di Cisl Calabria]

PNRR E OPERE PUBBLICHE, PER LA SVIMEZ
IL SUD IN RITARDO NELLA FASE ESECUTIVA

di ANTONIETTA MARIA STRATI – Il Sud è in ritardo nell’avvio della fase esecutiva dei lavori del Pnrr. È quanto emerso nel nuovo numero di InformazioniSvimez “Pnrr Execution: le opere pubbliche di Comuni e Regioni” della Svimez, a meno di un anno e mezzo dalla scadenza del 2026, evidenziando come nei Comuni sono avanzati i lavori per asili e infrastrutture scolastiche, mentre nelle Regioni si registra un rallentamento delle opere, soprattutto per la sanità territoriale.

La Svimez nel documento ha ricordato come le risorse che il Pnrr destina alla realizzazione di lavori pubblici sono pari a 65 miliardi. La quota di risorse Pnrr per interventi infrastrutturali è del 54,2% nel Mezzogiorno (26,2 miliardi), di circa 6 punti percentuali superiore al dato del Centro-Nord (48,5%; 38,8 miliardi).

«Per questa tipologia di interventi – si legge – almeno in termini di stanziamenti, si raggiunge appieno la “quota Sud” del 40%. Proprio gli investimenti in opere pubbliche rappresentano l’ambito di intervento del Pnrr funzionale al riequilibrio territoriale nella dotazione di infrastrutture economiche e sociali e nella quantità e qualità dei servizi».

La distribuzione delle risorse Pnrr che finanziano la realizzazione di opere pubbliche per soggetto attuatore rivela il coinvolgimento primario delle amministrazioni decentrate, soprattutto nel Mezzogiorno.

L’incidenza delle risorse a gestione dei Comuni per opere da realizzare nell’area è del 33,2% nel Mezzogiorno e del 30,5% al Centro-Nord. Anche dai valori pro capite risulta il maggior sforzo attuativo a carico dei Comuni del Mezzogiorno: 440 euro di investimenti Pnrr per cittadino (302 euro il dato del Centro-Nord). Il dato relativo alle amministrazioni regionali è del 15% nel Mezzogiorno e di circa il 12% al Centro-Nord in termini di incidenza di risorse complessive; valutate in pro capite le risorse a gestione delle regioni meridionali raggiungono 197 euro per cittadino (118 euro il dato del Centro-Nord).

A fine dicembre 2024, i Comuni meridionali hanno avviato lavori per 5,6 miliardi, il 64% del valore complessivo degli investimenti a loro titolarità; per i Comuni del Centro-Nord il dato è di 9,7 miliardi, l’82,3% delle risorse Pnrr. Alla stessa data, per le amministrazioni regionali meridionali risultano avviati lavori per 1,9 miliardi di euro, il 50% del valore complessivo degli investimenti Pnrr a loro titolarità. Il valore dei progetti avviati per quelle del Centro-Nord si attesta a 3,5 miliardi, quasi il 76% delle risorse Pnrr.

Se da un lato emergono ritardi dei Comuni del Sud per quota di avviamento dei lavori, i dati in termini di risorse pro capite ribaltano la lettura con livelli di spesa avviata significativamente superiori: 440 euro di investimenti Pnrr per cittadino (302 euro il dato del Centro-Nord).  Va inoltre rilevato che i ritardi nell’apertura dei cantieri riflettono le difficoltà incontrate dalle amministrazioni nella fase progettuale, in quella di accesso competitivo alle risorse, e nell’espletamento delle procedure ammnistrative preliminari all’apertura dei cantieri.

Per le linee di investimento per asili nido e infrastrutture scolastiche, le percentuali di mancato avviamento lavori a gestione dei Comuni del Sud sono significativamente più contenute e si riduce la forbice sui tempi di apertura dei cantieri rispetto al resto del Paese. L’investimento “Costruzione di nuove scuole mediante sostituzione di edifici”, ricompresa nella missione M2C3, registra un valore di progetti non avviati del 9% (2% il dato medio dei Comuni del Centro-Nord). In aggregato, per la componente M4C1 dedicata al potenziamento dell’offerta dei servizi di istruzione, il valore dei progetti avviati è di quasi l’87% (94% il dato del Centro-Nord), per effetto di quote di progetti non in fase esecutiva comprese tra l’8% (Piano estensione del tempo pieno) e il 14% (Potenziamento infrastrutture per lo sport a scuola) delle diverse linee di investimento.

Ma perché le Regioni sono in ritardo rispetto ai Comuni? Per la Svimez è, in parte, a causa della sovrapposizione con gli impegni legati all’implementazione dei programmi della politica di coesione europea.

Il Pnrr ha individuato nella sanità l’ambito di intervento prioritario delle amministrazioni regionali, soprattutto per le misure orientate al rafforzamento della sanità di prossimità, adottando criteri perequativi di allocazione territoriale delle risorse per orientare gli investimenti verso le regioni a maggior fabbisogno. È proprio negli investimenti in sanità territoriale che le Regioni del Sud registrano i ritardi più preoccupanti.

La Svimez, di fronte a questo quadro, pone l’attenzione alla prossima rimodulazione del fondi del Pnrr, ricordando come la «precedente riprogrammazione ha già sottratto investimenti destinati al riequilibrio territoriale infrastrutturale, indirizzando i fondi verso gli incentivi alle imprese di più rapida spendibilità. Una scelta finalizzata a semplificare e accelerare l’attuazione del Piano che però ne ha indebolito le finalità di perequazione infrastrutturale territoriale».

Per questo «replicare quella scelta per motivi di efficienza rischia di penalizzare ulteriormente le finalità di perequazione territoriale dele Pnrr, soprattutto in ambiti fondamentali per la riduzione dei divari di cittadinanza, a partire dalla sanità. Se i fondi per le infrastrutture pubbliche venissero ulteriormente ridotti, il Mezzogiorno vedrebbe diminuire le opportunità di sviluppo e la possibilità di colmare i divari storici nei servizi essenziali, dalla sanità ai trasporti».

«La messa in sicurezza degli interventi orientati a ridurre i gap territoriali nella dotazione di infrastrutture economiche e sociali a titolarità degli enti locali – si legge – dovrebbe, dunque, rappresentare una priorità in vista di nuove possibili nuove riprogrammazioni per: preservare le finalità di coesione territoriale del Pnrr; valorizzare l’inedito sforzo progettuale, attuativo e di spesa realizzato delle amministrazioni, soprattutto quelle comunali; non disperdere il patrimonio di capacità ammnistrativa maturato con l’occasione del Pnrr». (ams)

 

Garofalo (Comitato Spontaneo): Al Poliambulatorio di Cassano non sono stati spesi fondi Pnrr per digitalizzazione

Francesco Garofalo, portavoce del Comitato Spontaneo di Cittadini per la tutela della salute pubblica, ha denunciato la mancata spesa dei fondi Pnrr in materia di digitalizzazione al Poliambulatorio di Cassano allo Ionio.

«Questo intervento – ha detto –, avrebbe potuto risolvere in parte il problema al gabinetto radiologico e, nel contempo, consentire al cittadino di avere in tempo reale il risultato dell’esame radiologico.Questo servizio, costituisce il punto in assoluto più frequentato dalla popolazione in quanto elemento di accesso alle prestazioni socio-sanitarie: la sua importanza è dunque fondamentale per l’intero sistema sanitario e della organizzazione dell’offerta dei servizi».

«Così come – ha ricordato il portavoce del comitato – da 5 anni attendiamo di sapere quando la nomina del nuovo responsabile radiologo, per consentire agli utenti di effettuare la radiografia d’urgenza e evitare di rivolgersi in altri presidi sanitari o in strutture private».

«Anche la nostra proposta – ha proseguito – della semplice e attuabile teleradiologia, che avviene dappertutto, è caduta nel vuoto e nell’indifferenza, a discapito di una migliore organizzazione della tanta decandata medicina territoriale».

«Prendiamo atto– ha concluso – che le cose vanno così e ce ne facciamo una ragione, senza però denunciare che i livelli minimi di assistenza, rimangono sulla carta: la dimostrazione è che i fondi previsti con il Pnrr non sono stati spesi». (rcs)

BISOGNA SPENDERE DAVVERO LE RISORSE
DISPONIBILI PER INFRASTRUTTURE AL SUD

di ERCOLE INCALZA – Pochi quotidiani hanno riportato una serie di notizie che, a mio avviso, aprono una nuova fase nei rapporti tra organo centrale ed organo locale, tra Stato e Regioni. La prima notizia è sfuggita anche agli schieramenti che oggi caratterizzano la attuale opposizione al Governo, mi riferisco in particolare alla assenza, nel Disegno di Legge di Stabilità 2025, di risorse in conto capitale per l’avvio di opere infrastrutturali ed il ricorso ad un articolo, in particolare l’articolo 120, sempre del Disegno di Legge, che riporto di seguito, in cui si precisa:

Nello stato di previsione del Ministero dell’economia e delle finanze è istituito un fondo da ripartire a favore delle Amministrazioni centrali dello Stato, per assicurare il finanziamento degli investimenti e lo sviluppo infrastrutturale del Paese, con una dotazione complessiva di 24.000 milioni di euro, di cui 3.500 milioni di euro per l’anno 2027, 2.000 milioni di euro per l’anno 2028, 1.000 milioni di euro per l’anno 2029 e 2.500 milioni di euro annui per ciascuno degli anni dal 2030 al 2036.

Il fondo di cui al comma 1 è destinato a interventi, anche già finanziati parzialmente, che presentino un cronoprogramma procedurale compatibile con il rispetto dei saldi di finanza pubblica, nei limiti delle risorse previste per ciascuna amministrazione dal suddetto allegato. I predetti decreti sono comunicati alle Commissioni parlamentari competenti e alla Corte dei conti. I decreti prevedono le modalità di monitoraggio sui sistemi informativi del Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato degli interventi e il relativo Cup, nonché la disciplina della revoca in caso di mancato rispetto del cronoprogramma.

In questo articolo, ripeto, si assegna una dotazione complessiva di 24.000 milioni di euro, disponibile però a partire dal 2027 di cui 3.500 milioni di euro per l’anno 2027. Una norma che tra l’altro contrasta con il Decreto Legislativo 93/2016, sempre in vigore, che all’articolo 2, comma 2, precisa: Le amministrazioni centrali dello Stato possono assumere impegni nei limiti dell’intera somma indicata dalle leggi di cui al comma 1. I relativi pagamenti devono, comunque, essere contenuti nei limiti delle autorizzazioni annuali di bilancio.

Quindi questa forzatura non notata neppure, come detto prima, dalla forze di opposizione denuncia chiaramente la limitata disponibilità di risorse e la corretta azione del Ministro Giorgetti di non gravare ulteriormente sul debito pubblico.

Ma proprio questa emergenza che, insisto, forse ancora non capita, ha portato il Ministero dell’Economia e delle Finanze a modificare, in modo sostanziale, il rapporto con le singole Regioni, in modo particolare con le Regioni del Mezzogiorno che utilizzano, per una quota dell’80%, le risorse del Fondo di Sviluppo e Coesione. Risorse che hanno visto, proprio in queste ultime settimane, la sottoscrizione, tra la Presidente del Consiglio e i Presidenti delle Regioni, degli atti con cui verranno assegnate le relative risorse.

L’Accordo siglato con la Campania porta a compimento il percorso di assegnazione delle risorse del Fondo di Sviluppo e Coesione 2021-2027 pari a 6,5 miliardi di euro, quello con la Puglia porta ad un ammontare di 4,6 miliardi di euro, ecc.

In realtà sono le uniche risorse vere che garantiranno trasferimenti da parte dello Stato verso le varie realtà territoriali e questa ormai obbligata presa di coscienza ci porta purtroppo a constatare lo stato di avanzamento della spesa, proprio da parte delle varie Regioni, di tale Fondo.

Ebbene la Ragioneria Generale dello Stato, nel bollettino bimestrale sul monitoraggio delle politiche di coesione, ha comunicato la percentuale di pagamenti sul valore dei programmi: la percentuale è pari al 2,8% cioè 2,1 miliardi di euro su un totale di 75 miliardi.

Ricordo che il Programma è partito nel 2021, cioè quasi quattro anni fa e restano solo tre anni alla fine dell’arco temporale garantito dal Fondo. Cioè non abbiamo per niente letto attentamente la triste esperienza dell’utilizzo dei Fondi di Sviluppo e Coesione del periodo 2014 – 2020. Ancora oggi dopo la scadenza di tale Fondo nel 2022 (il Fondo scadeva nel 2020 ma prevedeva una proroga fino al 2020) siamo riusciti a spendere appena 33 miliardi di euro su 84,4 miliardi di euro.

Ebbene, la ormai misurabile carenza di risorse e la contestuale incapacità della spesa da parte delle Regioni ha portato il Ministero dell’Economia e delle Finanze a dare vita ad una sorta di organismo di vigilanza. Fino ad oggi ai vari Presidenti delle Regioni bastava rispettare il pareggio di bilancio, dall’anno prossimo nella gestione della loro spesa dovranno rispondere ad una Commissione nata con un duplice obiettivo; Evitare gli sprechi, monitorare costantemente le politiche finanziarie delle Regioni per evitare che una loro cattiva gestione, una loro incapacità della spesa incrini la soglia dell’1,3 % di crescita della spesa primaria, soglia concordata dal Ministro Giorgetti con la Unione Europea ed inserita nel Piano Strutturale di Bilancio.

Concludo precisando che la ormai presa d’atto di una assenza di risorse senza dubbio ha portato il Governo ad invocare una norma che contrasta con provvedimenti già assunti in passato e, al tempo stesso, anche priva di adeguata concretezza, tuttavia questa apprezzabile coscienza ha portato, contestualmente, ad una lettura responsabile delle uniche risorse disponibili, cioè quelle del Fondo di Sviluppo e Coesione, e alla esigenza di imporre un codice comportamentale nuovo nei rapporti tra Stato e Regioni legato proprio alla capacità della spesa.

Bisogna dare atto alla Regione Campania ed alla Regione Calabria, già prima delle sottoscrizioni degli accordi tra Stato e Regioni sull’utilizzo di tali fondi, di avere, in modo organico e capillare, attivato le procedure necessarie per consentire un concreto e misurabile utilizzo delle risorse stesse.

Insisto: l’utilizzo delle risorse del Pnrr, anche con una possibile proroga, non assicurano una rilevante copertura delle esigenze avanzate dalle Regioni e quindi l’unico vero riferimento finanziario rimane il Fondo di Sviluppo e Coesione 2021 – 2027, un Fondo che ci dà un respiro finanziario certo nel prossimo biennio di 29,3 miliardi di euro; evitiamo di ripetere la triste esperienza vissuta nell’utilizzo del Fondo 2014 – 2020. (ei)

ALTA VELOCITÀ, SARÀ UN’INCOMPIUTA IN
CALABRIA? A RISCHIO I FONDI DEL PNRR

di PABLO PETRASSOArriva l’ok della Commissione Ue per le opere pubbliche infrastrutturali della Zes unica Sud. Rappresentano uno dei “pezzi” della sesta rata del Pnrr (che vale in tutto 8,7 miliardi di euro) inoltrata dal Governo a Bruxelles nel mese di agosto e tornata indietro con il visto europeo poco prima di Natale. In tutto, all’Italia sono stati accordati fondi per 122 miliardi, il 60% di una dotazione complessiva di 193 miliardi di euro.

Questa rata è focalizzata sul tentativo di portare a termine opere indispensabili a migliorare la dotazione infrastrutturale del Sud e soprattutto i collegamenti tra le aree portuali e le reti stradali e ferroviarie del Paese. È la strategia dell’ultimo miglio, un passo fondamentale per consentire ai distretti produttivi di ridurre tempi e costi della logistica. Un modo per aumentare la capacità attrattiva del Mezzogiorno. C’è una scadenza da cerchiare in rosso: la prima metà del 2026. E non tanto perché queste opere siano in ritardo ma perché è collegata a un altro aspetto centrale per il futuro del Sud: l’Alta velocità ferroviaria. Vediamo perché i due obiettivi infrastrutturali sono collegati e, soprattutto in Calabria, gli sforzi per avvicinare il porto di Gioia Tauro all’Europa rischiano di essere frustrati.

Pnrr, oltre 100 milioni per il porto di Gioia Tauro

La sesta rata del Pnrr ha un capitolo importante nel cuore della Piana di Gioia Tauro. Il porto è il punto di riferimento per la quota più ampia riservata a quella che un tempo era la Zes Calabria: ci sono oltre 100 milioni di euro di investimenti per lo scalo più importante del Meridione (che è anche uno tra quelli che crescono maggiormente nel Mediterraneo). L’elenco degli interventi: l’adeguamento degli impianti ferroviari a Sibari, San Pietro a Maida, Nocera Terinese e Rosarno (57,7 milioni); il raccordo stradale sud alla rete Ten-T (10 milioni); il completamento della banchina di ponente lato nord (16,5 milioni); l’urbanizzazione dell’area industriale (10 milioni).

Insomma, Gioia Tauro sembra il cuore pulsante del progetto pensato per attrarre maggiori investimenti al Sud. Lo scalo calabrese avrebbe un ruolo chiave nella dimensione euromediterranea, visto che la rete Ten-T collegherà la Scandinavia all’Europa del Sud ed è la stessa che comprende la Sicilia e il Ponte sullo Stretto (per il quale l’Europa però ha destinato finora un finanziamento molto esiguo).

Il Governo vuole tagliare l’Alta velocità in Calabria?

Ci sono però molti condizionali e quasi tutti si concentrano sull’altra faccia della medaglia dello sviluppo del Mezzogiorno che mostra ritardi preoccupanti proprio in Calabria. L’Alta velocità che in un’ampia parte del Sud prenderà il via nel 2026, da Praia in giù è collegata a scadenze che non arriveranno prima del 2030. Tornando al porto di Gioia Tauro, se i lavori pensati per avvicinarlo all’Europa finiranno nel 2026, saranno una goccia nel mare di un’infrastruttura ferroviaria ancora lenta e vecchia. I nodi saranno adeguati ma la rete resterà obsoleta. In sostanza, il porto più importante del Sud sarà pronto ma non avrà gli strumenti per sprigionare il proprio potenziale.

Da qualche giorno c’è un altro problema all’orizzonte: il Governo, infatti, sta rivedendo la strategia complessiva sul Pnrr. Nuovo ministro, nuovi obiettivi: da quando Tommaso Foti (ex capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera) ha preso il posto di Raffaele Fitto, è partita una revisione dei progetti. L’obiettivo è quello di individuare i progetti in ritardo e reinvestire in altri ambiti per garantire la migliore attuazione del Piano. In cima alla voce “ritardi” c’è l’Alta velocità in Calabria che, come detto, non riuscirà a essere completata entro il 30 giugno 2026. Non se ne parla prima del 2030. Per il governo è un problema e, secondo quanto riportato da Repubblica, alcuni lotti dell’Av Salerno-Reggio Calabria sono in bilico e l’idea è quella di trasferire i fondi su altre opere i cui tempi di realizzazione appaiono più in linea con i desiderata europei. In Campania (e non solo) i treni ad Alta velocità inizieranno a circolare nel 2026, per i lotti calabresi se tutto andrà bene i lavori inizieranno in quella data visto che ancora si discute di quale sia il percorso migliore per i nuovi treni. Insomma, è tutto ancora sulla carta e Foti potrebbe decidere di lasciar galleggiare i progetti calabresi per trasferire altrove le risorse.

Gioia Tauro, porto all’avanguardia in una rete ferroviaria novecentesca

La prima vittima sarebbe proprio il Porto di Gioia Tauro, tagliato fuori dalle reti moderne e destinato a segnare il passo rispetto ad altri porti del Mezzogiorno che invece potranno sfruttare l’Alta velocità e formare un quadrilatero (Napoli-Battipaglia-Taranto-Bari) a performance elevate. La dead-line nell’area tra Campania, Basilicata e Puglia è fissata all’agosto 2027. Per la Calabria la tempistica è molto più fumosa e il potenziale intervento del Governo potrebbe farla slittare addirittura più in là del 2030. Gioia Tauro, con l’iniezione dei 100 milioni del Pnrr, rischierebbe di diventare il nodo sviluppato di una rete ferroviaria novecentesca: una cattedrale nel deserto con vista su un Ponte da 14 miliardi di euro. Questione di priorità: ma in questo caso le priorità suonano come una condanna per le speranze di sviluppo della Calabria. λ

[Courtesy LaCNews24]