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Riapri Calabria: dopo un mese erogati 29 milioni, ma 5500 aziende restano fuori

Aziende grafiche escluse dagli aiuti regionali

Primi dati sulle erogazioni previste dal decreto Riapri Calabria, ovvero il contributo una tantum fino a 2.000 euro previsto per le microimprese costrette allo stop dal coronavirus. Sono stati erogati 29.106mila euro a 14.553 aziende. Soddisfatta la Santelli che ha ringraziato l’assessore Fausto Orsomarso e la Fincalabra per la rapidità con cui hanno risposto alle esigenze dei piccoli imprenditori.

«“In un solo mese – ha detto la presidente Jole – siamo riusciti a istruire e pagare un numero considerevole di domande. Tempi da record in fase di lockdown. Da più parti lamentano che siamo veloci. Devo dire che è vero. Ogni volta che diciamo cosa fare dobbiamo saper dire anche come fare. E farlo».

Peccato che la presidente non si domandi come mai circa 6000 imprese sono rimaste fuori (si aspettavano 20mila domande): la risposta è semplice. Molti imprenditori sono rimasti indietro con i pagamento di imposte e contributi e non hanno, ovviamente, potuto sottoscrivere l’autodichiarazione (che sarebbe stata mendace) di essere in regola con Erario e istituti di previdenza. 5500 aziende rappresentano il 27,5 per cento del totale che la Regione aveva previsto di poter aiutare. Ma l’aiuto, come si può vedere, non c’è stato e non potrà arrivare: eppure non si tratta di evasori totali, sconosciuti al fisco, ma imprenditori in  “ritardo” che hanno sempre versato il 16 del mese tasse e contributi. Non si possono fare i decreti, dando ragione sempre ai burocrati di turno.

Così come l’altro provvedimento Lavora Calabria che serve a mantenere i posti di lavoro con un contributo a fondo perduto per pagare 1/3 dei contributi dovuti per quattro mesi ha lasciato fuori moltissimi settori produttivi che sono rimasti schiacciati dalla chiusura dovuta al lockdown. Tanto per fare un esempio, le piccole e medie aziende grafiche editoriali della regione non sono state ammesse (non risulta il loro codice Ateco) ai benefici previsti dal decreto a tutela del lavoro. Sono aziende con decine di dipendenti che sono rimaste ferme durante i mesi del lockdown e a fatica stanno cercando di risalire la china. L’assessore Orsomarso dovrebbe prendersi l’impegno di risolvere queste assurde esclusioni (che riguardano peraltro altri settori produttivi) per non trovarsi a settembre con una insostenibile massa di licenziati e nuovi disoccupati. (rp)

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