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Saltata la riconsegna dei beni delle Terme Luigiane

Terme Luigiane

di FRANCO BARTUCCI – Convocata stamani (ieri ndr.) la Sateca per la riconsegna delle sorgenti e delle altre strutture presenti all’interno del compendio termale, sequestrate in forma unilaterale nello scorso mese di febbraio 2021 ad opera dei due sindaci, in ottemperanza a quanto stabilito dalla sentenza del Tar Calabria dello scorso 13 ottobre 2021, non si è registrato quanto stabilito dalla stessa con il ripristino dello stato delle cose antecedente al prelevamento forzoso unilaterale di cui sopra.

Una sentenza, del Tar Calabria, che ha detto ai due sindaci che l’accordo sottoscritto dalle parti presso la Prefettura di Cosenza l’8 febbraio 2019 doveva essere rispettata nella sua impostazione, fino a quando veniva individuato un nuovo soggetto gestore delle acque termali attraverso un regolare appalto finalizzato, appunto, alla individuazione del nuovo sub concessionario. Cosa che i due sindaci hanno ricusato, assumendosi la responsabilità di interrompere ogni rapporto con la Sateca e riappropriandosi dei beni comunali, utilizzati dalla Sateca fino a quel momento, nel compendio termale compreso l’area della sorgente di proprietà della Regione Calabria in modo autoritario, come le immagini televisive e gli articoli dei giornali hanno scritto e fatto vedere. 

In quella occasione fu scritta sulla vicenda delle Terme Luigiane una brutta pagina per la storia amministrativa dei due Comuni e contestualmente della stessa Regione che ha lasciato fare dando ai due primi cittadini “carta bianca” nella gestione della materia, a cui oggi il Tar Calabria ha fatto chiarezza e luminosità applicativa. 

«Oggi i comuni di Guardia Piemontese ed Acquappesa – è scritto in una nota della Sateca – ci avevano convocato per ottemperare alla sentenza del Tar Calabria, che prevedeva la restituzione dei beni relativi alle Terme Luigiane, di cui si erano appropriati coattivamente nel mese di febbraio 2021. Tuttavia, le due amministrazioni hanno illegittimamente posto una serie di condizioni per la restituzione, non previste nella sentenza, fra le quali l’esclusione dall’utilizzo dell’acqua per lo stabilimento Terme Nuove, per il Parco termale e per la produzione dei cosmetici Pura, il rimborso di varie presunte spese sostenute dalle amministrazioni a seguito dell’apprensione dei beni (es. corrente elettrica, manutenzione strade e sorveglianza sull’area di proprietà comunale ed in regolare possesso dei comuni)».

«Questo tentativo – prosegue la nota – di imporre condizioni non previste dalla sentenza ha impedito di fatto l’esecuzione della stessa e la riconsegna dei beni. Il quadro sul futuro delle Terme Luigiane  si fa sempre più fosco. Numerosi lavoratori presenti hanno espresso grave malcontento nei confronti dei due sindaci per questa brutta pagina per la politica, le istituzioni e i cittadini calabresi».

«La stagione 2022 delle Terme Luigiane – continua la nota – è ormai appesa ad un filo e solo un intervento deciso e diretto della Regione, proprietaria delle acque, potrebbe porre fine ad una situazione di stallo che ha messo in crisi un’azienda leader nel meridione d’Italia, che si è sempre distinta per correttezza e serietà, e l’economia di tutto il comprensorio». 

Sulla vicenda recentemente è pure intervenuto il Ministero della Transizione Ecologica, da parte della divisione “Acqua bene comune”, con una lettera inviata alla Regione, ai due Comuni e all’Arpa Calabria, chiedendo spiegazioni sulla deviazione dell’acqua termale deviata nel torrente “Bagni”.

Una verifica scaturita da una precisa lettera inviata dal già consigliere regionale Pietro Molinaro al Ministero dell’Economia e delle Finanze (Dipartimento del Tesoro), nella quale veniva denunciata l’azione abusiva e lo spreco della risorsa termale.

«Lo spreco di risorse naturali pubbliche, costituite dalle acque delle Terme Luigiane – scriveva nella lettera il consigliere regionale Molinaro – che nella stagione termale 2021 sono sversate nel fiume Bagni ad opera dei comuni concessionari di Guardia Piemontese e Acquappesa, anziché essere utilizzate per fornire le prestazioni sanitarie negli stabilimenti termali autorizzati ed a cui sono state destinate per oltre ottanta anni”, parlando pure delle conseguenze ambientali connesse allo spreco delle acque termali, tenuto conto delle loro caratteristiche chimico-fisiche».

Preso atto di ciò il Ministero  della Transizione Ecologica nella propria lettera chiede chiarezza sulla questione e scrive: «Si chiede per quanto di competenza di informare la scrivente sulla situazione in questione e in particolare accertare il rispetto di quanto previsto all’articolo 102 comma 2 del decreto legislativo 152/2006, con particolare rifermento allo scarico delle acque termali».

Alla luce di tutti gli eventi accaduti in questo ultimo anno che ha portato alla chiusura delle Terme Luigiane, tenendo conto del decreto legislativo 152/2006, si può esprimere un giudizio in merito e cioè che la regione Calabria con la legge regionale  n°40/2009 ed in particolare con la legge 27 aprile 2015 n°11 ha commesso un grave errore affidando ai due Comuni di Acquappesa e Guardia Piemontese la titolarità della Concessione dell’acqua termale senza chiedere nel frattempo spiegazioni sulla presentazione di progetti mirati allo sviluppo della stazione termale. Infatti questo ha portato al disastro economico e salutare dei lavoratori e relativo indotto e soprattutto dei venticinque mila curanti a cui è stato impedito di provvedere alle loro cure salutari.

Il Presidente della Regione Roberto Occhiuto e il Procuratore della Repubblica di Paola, dott. Bruni, di fronte a tali comportamenti dei due sindaci non possono soprassedere e tutti i lavoratori, come tanti curanti, oggi hanno chiesto con urgenza i loro rispettivi interventi risolutori. Si è chiesto ciò nel rispetto della legge sulla trasparenza e diritto d’informazione del cittadino che pretende degli organismi di stato efficienti ed efficaci nella gestione dei propri fini e compiti. (fb)

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