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Sanità, Occhiuto: I medici cubani non ruberanno alcun posto di lavoro

Sanità, sono arrivati i 50 medici cubani

I medici cubani sono un ponte per evitare il tracollo delle strutture ospedaliere in Calabria, non per rubare il posto di lavoro ai medici calabresi. È quanto ha ribadito il presidente della Regione, Roberto Occhiuto, in una intervista a La Repubblica.

E, proprio riferendosi ai medici calabresi, Occhiuto ha garantito che «quando ci saranno o decideranno di partecipare ai concorsi che continuiamo a bandire saremo felici di assumerli. Il paradosso è questo. Che la sanità calabrese può assumere, ma diciamo che ha difficoltà di reclutamento».

«È chiaro che questa non può essere una soluzione strutturale – ha proseguito – ma una soluzione ponte per evitare un tracollo di alcune strutture ospedaliere. La sanità calabrese è stata distrutta da 12 anni di commissariamento in cui non solo non sono mai stati aumentati i livelli di prestazione, ma non sono mai neanche stati fatti i conti sull’ammontare del debito. Noi abbiamo bisogno di 2.500 medici, 500 dei quali subito se non vogliamo chiudere pronto soccorso e reparti».

In merito alla questione che in Italia non ci siano medici disponibili, il Governatore ha spiegato: «No, qui abbiamo fatto e stiamo facendo concorsi per assunzioni a tempo indeterminato, ma non troviamo gli specialisti che servono. Evidentemente il sistema sanitario calabrese è poco attrattivo e il turnover non è stato garantito dal numero chiuso all’Università. In più molti medici ospedalieri si dimettono».

«E sa perché? Per una stortura del sistema – ha spiegato –. Si dimettono perché trovano più conveniente andare a lavorare nelle cooperative che forniscono medici a gettone. Qui in Calabria un medico a gettone prende 150 euro all’ora. Un medico così puó arrivare a costare fino a 50 mila euro al mese e non ce lo possiamo permettere».

Sul ricorso ai medici cubani che non è stato visto di buon occhio dall’Ordine dei Medici, Occhiuto ha spiegato che «noi abbiamo utilizzato un varco normativo, quello dell’emergenza Covid, che non prevede l’iscrizione all’Ordine dei medici. Ma, aldilà di questo, io ho avuto l’impressione di aver toccato qualche interesse. Se andiamo a guardare i fatturati che stanno sviluppando queste cooperative a gettone forse capiamo perché. Preferisco pensare che questo nostro modello potrebbe essere adottato da altre Regioni in difficoltà come noi». (rrm)

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