L’OPINIONE / Amalia Bruni: «Sul Pnrr Sanità in Calabria siamo fermi

di AMALIA BRUNI – In Calabria l’attuazione dell’Asse 6 – Missione Salute del Pnrr registra risultati drammaticamente negativi, con uno stato di avanzamento dei progetti che definire risibile è persino generoso».

Bruni ha voluto approfondire con dati ufficiali e atti tecnici lo stato di attuazione del Pnrr in ambito sanitario, denunciando quella che ha definito «una distanza sempre più marcata tra la narrazione ottimistica del presidente Occhiuto e la realtà certificata dai numeri.

Nell’ultimo Consiglio regionale dedicato esclusivamente alla sanità, il presidente Occhiuto ha sostenuto che la Calabria sia in linea con le altre regioni. Ma la verità è un’altra: la nostra regione è penultima in Italia per avanzamento degli investimenti sanitari del Pnrr, davanti solo al Molise. E non si può invocare l’ennesimo disastro ereditato: il Pnrr è stato interamente costruito, pianificato e gestito dall’attuale governance».

I numeri, aggiornati al febbraio 2025 e forniti dalla stessa Regione Calabria, confermano il ritardo: Case di Comunità, su 84,6 milioni stanziati, spesa al 5,11%; Ospedali di Comunità, su 37,6 milioni, spesa al 2,42%; Grandi Infrastrutture e Ospedali sicuri, 0,87% su oltre 24 milioni; Digitalizzazione DEA di I e II livello, 1,72% su 54,5 milioni; Grandi apparecchiature sanitarie, spesa al 15,5% su 44,7 milioni.

Si tratta di un vero bollettino di guerra, e il dato più sconfortante è che delle 61 Case di Comunità previste, ad oggi non ne è stata realizzata neanche una, così come nessuno degli Ospedali di Comunità. Le poche Cot attivate sono stanze vuote con attrezzature informatiche, prive di reale programmazione e servizi.

Secondo me, anche la scelta di affidare a Invitalia la programmazione e la gestione degli interventi non ha prodotto alcuna accelerazione, anzi, «siamo ancora in una fase di stallo, segnata da carenze amministrative e scarsa efficacia della governance.

Il rischio concreto è che, se i fondi non verranno effettivamente spesi e rendicontati nei tempi stabiliti dal cronoprogramma europeo, si blocchino anche le progettazioni in corso, o si decida ancora una volta di drenare risorse dal Fondo di Coesione, già saccheggiato in passato, come nel caso del Ponte sullo Stretto.

Vorrei porre, poi, porre l’attenzione sulla recente nomina di Occhiuto a commissario per la realizzazione dei tre nuovi ospedali (Sibaritide, Vibo Valentia, Piana di Gioia Tauro) con poteri di protezione civile.

Abbiamo analizzato con attenzione l’ordinanza: i riferimenti legislativi ai fondi ci sono, ma non vengono specificati gli importi. È indispensabile che il presidente faccia chiarezza anche su questo punto.

Annuncio, infine, l’avvio di un percorso di monitoraggio tematico su tutte le criticità della sanità calabrese: Abbiamo scelto di partire con il Pnrr, ma nelle prossime settimane proseguiremo con focus su liste d’attesa, emergenza-urgenza, investimenti Inail, reti ospedaliere e territoriali. Ai calabresi dobbiamo la verità, non la propaganda. Vogliamo contribuire con serietà e spirito costruttivo, ma non possiamo tacere di fronte a un disastro di queste proporzioni. (ab)

[Amalia Bruni è consigliera regionale del PD]

Muraca (PD): Servono risposte per l’ospedale di Melito

«Servono risposte immediate sulla situazione di emergenza in cui versa l’ospedale Tiberio Evoli di Melito e interventi urgenti». È quanto ha chiesto il consigliere regionale del Partito Democratico, Giovanni Muraca, esprimendo preoccupazione per le carenze strutturali e organizzative che minano l’efficacia del nosocomio rilevate  a seguito di un sopralluogo.

Durante la visita, sono emersi numerosi problemi, tra cui la grave carenza di personale, il sovraccarico del pronto soccorso, dei reparti di Chirurgia e Cardiologia Riabilitativa e la mancata disponibilità di posti letto per il reparto di Medicina Interna, che dovrebbe disporre di 28 letti ma ne garantisce solo 18.

Già i sindaci dell’Area Grecanica, durante gli scorsi giorni, avevano segnalato le difficoltà strutturali e organizzative dell’ospedale, chiedendo interventi urgenti per garantire un servizio sanitario adeguato ai cittadini. In particolare, appare evidente la difficoltà del reparto di Oncologia, anche alla luce delle gravi carenze di personale di radiologia e dell’insufficienza di locali in cui accogliere dignitosamente gli assistiti, costretti ad attendere lungo il corridoio e nelle scale il proprio turno di visita. 

«Inoltre, tenuto conto degli eccezionali risultati e dei volumi delle prestazioni il reparto di Oncologia del Tiberio Evoli – ha spiegato Muraca -, dovrebbe essere elevata ad un’unità operativa dipartimentale per godere di una maggiore autonomia. Diventa quindi urgente un intervento regionale per riorganizzare i reparti e garantire i livelli essenziali di assistenza».

« Le condizioni in cui si opera al Tiberio Evoli – ha continuato – che mettono in difficoltà i medici e gli infermieri rischiando di non tutelare in maniera adeguata il diritto alla salute dei cittadini, non può più essere ignorata. È urgente un piano straordinario di intervento che garantisca il pieno funzionamento dell’ospedale e la sicurezza per i cittadini. La comunità dell’Area Grecanica merita risposte immediate e azioni concrete da parte delle autorità competenti che mettano la struttura ospedaliera, anche dal punto di vista organizzativo, nelle migliori condizioni per potere operare». (rrc)

La sanità tra carenze del sistema e le sofferenze dei cittadini

Si è parlato delle carenze del sistema sanitario e delle sofferenze dei cittadini, nel corso dell’iniziativa, svoltasi a Vibo Valentia e organizzata dal consigliere regionale Antonio Lo Schiavo.

L’evento, dal titolo “La Sanità in Codice rosso, tra commissariamento e diritti negati, contronarrazione di un miracolo che non c’è”, ha visto partecipare amministratori pubblici, esponenti politici, movimenti, operatori della sanità e cittadini.

Un’iniziativa alla quale hanno portato i loro saluti istituzionali il sindaco di Vibo Valentia, Enzo Romeo, il vicesindaco Loredana Pilegi, il segretario regionale di Sinistra Italiana Fernando Pignataro, il consigliere regionale del Pd Raffaele Mammoliti, il consigliere comunale di Reggio Calabria e portavoce del movimento La strada, Saverio Pazzano.

Al dibattito, moderato dal direttore de l’Altravoce-Quotidiano del Sud, Massimo Razzi, hanno portato il loro contributo anche Marisa Valensise, attivista per i diritti della sanità nella Piana di Gioia Tauro, il medico del 118 e delegata provinciale Confsal Alessia Piperno, il medico e scrittore Santo Gioffrè, l’ex presidente della Regione Calabria Mario Oliverio.  

«Non solo il Piano di rientro e i commissariamenti della sanità non hanno raggiunto l’obiettivo del risanamento finanziario – ha ricordato Lo Schiavo – ma hanno sostanzialmente peggiorato tutti gli indicatori, portando i Lea indietro su tutti i parametri. La Calabria è ancora ultima, ed è per questo che mi viene da sorridere quando il nostro presidente di Regione è contento perché sui Lea dell’Area prevenzione è stato raggiunto un punteggio poco al di sopra del minimo, contando solo i dati delle vaccinazioni, dimenticando però di ricordare che sull’assistenza siamo ultimi, così come sugli screening oncologici e su diversi altri parametri».

«La mancata fine del Piano di rientro – ha aggiunto Lo Schiavo – ha comportato il paradosso che, nella redistribuzione dei finanziamenti ai sistemi sanitari regionali, la Calabria continua ad essere ultima in Italia e con una spesa pro-capite del 30 per cento in meno rispetto alla media dei cittadini europei».

«Il Piano di rientro – ha proseguito – ha prodotto il blocco del turn over, ha portato a tagli di personale per 3.500 unità, ha creato, in altre parole, una macelleria sociale senza precedenti. Questa è l’anatomia di un disastro, ed è diventata la prima emergenza di questa regione. C’è poi la mobilità sanitaria che drena ogni anno 350 milioni di euro del sistema sanitario calabrese verso altre regioni, Lombardia e Veneto in primis. È un’emorragia che in questi anni di governo di centrodestra non solo non si è fermata ma è addirittura aumentata: basterebbe solo questo dato per riportare tutti alla realtà e alla drammaticità della situazione».

«C’è, ancora – ha ricordato – il grande problema della massa debitoria della sanità che produce un buco che non potrà mai essere ripianato solo con i tagli, perché solo gli interessi ammontano a centinaia di milioni di euro. In questo quadro d’incertezza, aver approvato i bilanci delle Asp è una ben magra consolazione quando ci sono grandi banche d’affari che comprano a prezzi scontati i crediti sanitari della nostra regione e attaccano il sistema sanitario regionale con transazioni enormi, con una sproporzione di forze che schiaccia la nostra regione».

«Il presidente/commissario – ha detto ancora – non ha mai avuto una concentrazione di potere, di gestione, di nomine, di risorse come quella attuale. Ma questi poteri straordinari non hanno ancora prodotto risultati. Andrebbe invece rivendicato un principio di fronte al Governo nazionale: la rideterminazione del fondo di ripartizione della spesa. Si abbia la forza politica per fare questo perché sono questi i risultati che si aspettano i calabresi».

«Io penso che la politica – ha aggiunto Lo Schiavo – abbia il compito di ripartire dai problemi veri dei cittadini, perché non si può pensare di riavvicinare i cittadini alla politica se non si riparte proprio dalle tante ingiustizie che vivono sulla propria pelle. Come non può esistere nessun progetto politico vincente se non riparte dalle disuguaglianze territoriali, sociali, economiche e dai problemi reali. E la sanità è il primo dei problemi dei calabresi. Solo comprendendo questo noi possiamo costruire un’alternativa vera».

A prendere la parola dopo l’intervento di Lo Schiavo è stata l’attivista Marisa Valensise, che da anni si batte per la garanzia dell’accesso alle cure nel territorio della Piana di Gioia Tauro e che ora è tra i promotori della manifestazione regionale “Sanità, la Calabria alza la testa” che si terrà il prossimo 10 maggio a Catanzaro.

«C’è voluta l’organizzazione dei cittadini in comitati perché non ce la facciamo più – ha detto –: la Calabria finalmente alza la testa e tutti i comitati sono impegnati ad ascoltare e sostenere quei cittadini che vedono tutti i giorni negato il diritto alla cura. Consultori che chiudono, servizi che mancano, ospedali che andrebbero ristrutturati da molto tempo: questo è l’andazzo in tutto il territorio regionale con i pazienti costretti a fare la valigia e andare a curarsi fuori regione».

«Quello che noi chiediamo alla politica – ha aggiunto – è che sia attenta, che i consiglieri regionali d’opposizione facciano da pungolo e stimolo, perché abbiamo bisogno di persone che portino avanti le nostre aspettative. Non vogliamo morire di sanità, vogliamo vivere e poterci curare in Calabria». 

Il punto di vista del personale sanitario è stato portato nella discussione da Alessia Piperno, giovane medico del 118 e referente provinciale del sindacato Confsal.

«Siamo ormai ridotti allo stremo – ha detto –, negli ospedali mancano barelle, sedie a rotelle, letti, ma la colpa non è dei sanitari che lavorano nonostante tutto. Ci alziamo la mattina e andiamo a lavorare non sapendo quello che ci attende nel corso della giornata. Si parla di riduzione dei tempi d’attesa nell’emergenza urgenza ma questo non avviene realmente: quando noi partiamo in codice rosso su strade pericolose e malandate, ogni volta è un terno a lotto».

«Un servizio che dovrebbe essere incentivato – ha proseguito – è invece sottopagato: gli autisti prendono meno di 5 euro all’ora, non hanno neppure i buoni pasto. E allora perché un infermiere dovrebbe scegliere di venire al 118 in queste condizioni? Credo che in questo momento il servizio territoriale vada assolutamente incentivato, perché se verranno meno i medici la conseguenza sarà un affollamento dei Pronto soccorso dove arriveranno anche i codici bianchi».  

L’analisi sulle condizioni del sistema sanitario calabrese è stata affrontata da Santo Gioffrè, medico ed ex dirigente.

«Nel 2009 dieci regioni entrarono in piano di rientro – ha evidenziato –. Di queste, nove ne uscirono entro i primi 3 anni, l’unica a restarci per 15 anni è la Calabria. Ciò ha portato ad una vera e propria macelleria sociale: il 10 dicembre del 2010, chiusero 18 ospedali con un taglio ragionieristico, in una notte si persero 3.000 posti letto. Perché la Calabria dopo 15 anni non esce dal Piano di rientro? Lo devono dire la Corte dei conti, la Prefettura, la magistratura».

«Ma non esce perché non è chiaro quanti debiti, quanti contenziosi, siano ancora in essere. Dopo 15 anni di mancato turn over – ha proseguito Gioffrè — ci siamo giocati la sanità in Calabria. Quale medico verrebbe qui a lavorare a queste condizioni? Perché ancora si fanno transazioni per 100 milioni di euro e si pagano fatture del 1996? Ci sono delle inchieste, ma qui è successo che le stesse fatture siano state pagate per quattro volte. Noi avevamo iniziato a denunciare il sistema proprio seguendo le fatture, ma quel sistema, con altre forme, resiste ancora». 

A conclusione dei lavori, l’intervento dell’ex presidente della Regione Mario Oliverio.

«Ringrazio Antonio Lo Schiavo per aver promosso e organizzato questa bella iniziativa e per avermi invitato. Eventi come questi dimostrano che c’è bisogno di punti di riferimento, di alimentare una discussione su un tema vitale per i cittadini. Io da presidente della Regione – ha ricordato – ho chiesto che mi venisse affidata la sanità a più Governi, ma nessuno ha inteso farlo con l’argomento che il commissario alla sanità doveva essere diverso dal presidente di regione».

«In realtà ciò non è mai avvenuto – ha aggiunto – ripeto con nessuno dei Governi che si sono succeduti alla guida del Paese, perché io non mi sono mai reso disponibile ad operazioni che sacrificassero il pubblico per allargare la prateria al privato. Oggi mi chiedo, di fronte al disastro della sanità calabrese, dove sono i partiti? C’è voluto il consigliere Lo Schiavo con il suo movimento per promuovere un’iniziativa come questa, ed è paradossale che di fronte alle sofferenze dei cittadini i partiti non prendano posizione, non scendano in piazza al loro fianco, non sostengano attivamente queste battaglie», ha concluso.  (rrv)

L’OPINIONE / Ernesto Alecci: In Calabria sanità non fa rima con normalità

di ERNESTO ALECCI – Sono d’accordo con il Presidente e Commissario ad Acta Roberto Occhiuto quando dice che la Calabria oggi ha bisogno di uno slancio d’orgoglio, di una nuova narrazione, quando dice che la Calabria, per quanto riguarda la sanità, deve avere l’ambizione di diventare una regione “normale”, come le altre regioni d’Italia. Ma, ad oggi, purtroppo non posso essere d’accordo con lui quando dice che quella intrapresa è la strada giusta.

Ho sempre voluto confrontarmi con la maggioranza di questa Regione in maniera costruttiva e mai strumentale o intellettualmente disonesta. Ma non posso ritenere affatto normale che nel cuore della nostra regione, a Chiaravalle Centrale si continui a svolgere l’attività sanitaria in una struttura non adeguata sismicamente, mettendo a rischio ogni giorno la vita di personale e pazienti, mentre a pochi metri da anni si attende l’ultimazione della nuova Casa della Salute che in nota ufficiale il dipartimento della salute della Calabria fissava per febbraio 2025 e di cui si scorgono a malapena le fondazioni.

Non è normale che in un’area interna come quella di Serra San Bruno da anni si parli dei lavori del nuovo Pronto Soccorso (come è stato risposto ufficialmente anche ad una mia interrogazione), lavori mai partiti, con il reparto di emergenza-urgenza che ad oggi si regge sul lavoro di un solo anestesista che deve essere sempre reperibile per non mettere a rischio l’apertura stessa del reparto. Come non è accettabile che a Catanzaro, in quella Azienda Dulbecco che dovrebbe essere uno degli hub ospedalieri di riferimento del Meridione, è presente una Pet che funziona un giorno sì e dieci no, con i pazienti che arrivano in ospedale e sono costretti a tornare a casa, mentre a Cosenza si acquista una Tac di ultimissima generazione con Intelligenza Artificiale, quasi a voler sottolineare come ci siano calabresi di serie A e serie B.

Gli esempi potrebbero essere decine e decine, partendo dai tantissimi episodi che accadono ogni giorno nei nostri nosocomi e che certificano la mancanza reale di una “guida” della macchina amministrativa. Ma c’è una cosa che non può essere assolutamente definita normale,e dimostra pienamente come la Sanità in Calabria sia oggi mortificata, perché riguarda i nostri figli, i nostri bambini. Mi riferisco alle liste d’attesa infinite riguardo i servizi di Neuropsichiatria Infantile.

Ho toccato con mano attraverso una serie di incontri e sopralluoghi la disperazione delle famiglie di fronte alla prospettiva è di aspettare anche 3 o 4 anni prima della presa in carico dei loro figli, essendo così costrette a rivolgersi a specialisti privati o a recarsi in strutture fuori regione, con spese enormi che spesso non possono permettersi. Quando, in realtà, le diagnosi e le prese in carico precoci, in questi casi molto gravi, sono le uniche a poter dare buoni risultati.

Il Presidente di una Regione dovrebbe agire da buon padre di famiglia, ma un padre che abbandona al proprio destino i propri figli è un padre che ha fallito. (ea)

[Ernesto Alecci è consigliere regionale]

L’OPINIONE / Rubens Curia: Come siamo bravi a non spendere i finanziamenti nazionali ed europei

di RUBENS CURIA – Nei giorni scorsi abbiamo letto una bella notizia che riguardava la Calabria: «Il Governo Nazionale aveva aumentato da quattro a sei le Aree Interne da finanziare con il Programma della Strategia Nazionale Aree Interne (Snai) con finanziamenti nazionali ed europei!

Questi finanziamenti servivano, e servono, a garantire l’accesso ai diritti essenziali ai cittadini che abitano nelle Aree Interne e a contrastare il declino demografico di questi Territori. Ricordo che oltre il 75% del territorio calabrese è da considerare Area Interna, pertanto gli investimenti che interessano l’istruzione, la mobilità ed i servizi sociosanitari sono estremamente importanti per contrastare questo fenomeno.

Il Governo, ultimamente, ha deciso di fare entrare nel Programma Snai con opportuni finanziamenti, il Versante Tirrenico dell’Aspromonte con 16 Comuni e l’Alto Ionio Cosentino con 18 Comuni che si aggiungono all’Area Grecanica con 11 Comuni, al Versante Ionico delle Serre con 16 Comuni, al Reventino-Savuto con 14 Comuni ed alla Sila-Presila con 19 Comuni.

Nel libro “Per una sanità partecipata” avevo dedicato un capitolo alla Snai in cui constatavo, purtroppo, i gravi ritardi nell’utilizzare questi importanti finanziamenti, solo per l’Area Grecanica 14 milioni di euro con il Programma 2014/2020,  chiedevo alla Regione perché si battesse con il Governo Nazionale per aumentare il raggio d’azione territoriale del Programma ed, inoltre, di rendere strutturale questa politica.

Veniamo alla cattiva notizia: ossia che in Calabria è, ormai, una regola, sopratutto nella sanità, dove non si spendono i finanziamenti nell’Edilizia Sanitaria o i fondi assegnati dalla delibera Cipe del luglio 2019 per acquistare Apparecchiature Medicali e… coerentemente non si utilizzano i finanziamenti del Programma Snai 2014/2020!

In molte Regioni, vedi Molise, stanno ben utilizzando queste preziose risorse economiche potenziando, tra l’altro, la sanità territoriale; in Calabria, ad una visione della pagina istituzionale della Presidenza del Consiglio dei ministri, leggiamo: Progetti conclusi 0, Progetti in corso d’opera 13%, Progetti non avviati 87%!

Ai Calabresi che vorrebbero restare in Calabria ed a quelli che sono stati costretti ad emigrare, lascio il commento. (rc)

[Rubens Curia è portavoce di Comunità Competente]

L’OPINIONE / Antonio Barberio e Gregorio Buccolieri: Da Regione solo confusione e contraddizioni sulla sanità

di ANTONIO BARBERIO E GREGORIO BUCCOLIERI – Il dibattito acceso che sta riguardando il futuro della sanità catanzarese, e con essa lo stesso destino della Capoluogo di regione,  ha messo in evidenza la confusione e le contraddizioni interne nelle forze vicine al governo della regione e da cui, tuttora, rispetto alle tante questioni sollevate non sono arrivate risposte certe e rassicuranti.

L’Ospedale Pugliese, è sotto gli occhi di tutti, sta attraversando una grave regressione in termini di servizi e di gestione amministrativa, mortificando, e non poco, le tantissime professionalità che vi operano tra tante difficolta’ e tra notevoli ritardi e conseguenti disagi lamentati da una grande fetta di utenti.
Il percorso di integrazione che ha portato alla nascita dell’Azienda Dulbecco sembra non aver prodotto, finora, i frutti sperati e non si intravedono all’orizzonte investimenti e miglioramenti che avrebbero dovuto interessare, specialmente in questa fase, il principale hub sanitario della Calabria.
Dubbi che diventano ancora più concreti davanti alla presunta volontà politica, dichiarata anche da consiglieri regionali espressione del partito del commissario Occhiuto, di trasformare il Pugliese in Casa della salute, secondo un disegno non ben specificato, che alla fine potrebbe causare un ridimensionamento di quella che è una struttura da sempre punto di riferimento assistenziale per Catanzaro e non solo.
Siamo favorevolissimi alle case della salute ma, nella fattispecie, appare un sacrificio del presidio ospedaliero del Pugliese in nome del secondo pronto soccorso a Germaneto con la conseguenza che tale atto  potrebbe celare un ulteriore sbilanciamento, delocalizzando e isolando di fatto un’intera porzione di città che vive soprattutto grazie all’ospedale e che non intravede nessuna concreta alternativa.

Discorsi che si incrociano con la vicenda Cardiochirurgia e Sant’Anna Hospital e con le plurime facoltà di medicina, tutti temi che di fatto hanno indebolito il ruolo primario del Capoluogo a dispetto di una frammentazione dei servizi tra le province. All’interno di Forza Italia Catanzaro sono emerse evidenti divergenze di idee, con qualcuno che ha contestato fortemente le scelte politiche del governo regionale, segno che più di una frattura politica si è generata nel partito del governatore Occhiuto.

Costringendo alcuni dei suoi rappresentanti sul territorio a deboli difese d’ufficio, seguite da passi indietro una volta che la bomba è scoppiata. Catanzaro non può assistere passivamente a questa situazione: il Consiglio comunale non può essere tenuto fuori dal dibattito e dalle decisioni sulla sanità che rischiano di restare concentrati nelle mani del solo commissario. (ab e gb)

[Antonio Barberio e Gregorio Buccolieri sono consiglieri comunali di Catanzaro]

SANITÀ, OCCHIUTO APPLICHI IL PNRR IN
CALABRIA: È RISPOSTA A CARENZA DEI LEA

di GIACINTO NANCI – Il governatore Roberto Occhiuto ci ha informati che, a seguito delle rielaborazioni condotte per il 2023, sono stati aggiornati i valori degli indicatori P01C (punteggio 92,63) e P02C (93,49) e, di conseguenza, è stato aggiornato dal governo il punteggio (Lea Livelli Essenziali di Assistenza) per l’area della Prevenzione, (che arriva a 68 e supera la soglia di sufficienza.

I Lea sono le prestazioni che il Sistema Sanitario Nazionale è tenuto a garantire a tutti i cittadini, vi sono tre macroaree: 1) Ospedaliera con 24 indicatori, 2) Prevenzione collettiva e sanità pubblica e 3) Assistenza distrettuale, poi vi sono 4 indicatori per la stima del bisogno sanitario, uno di equità sociale e 10 per la valutazione dei percorsi diagnostico-terapeutici (PDTA).

La commissione Lea del ministero della Salute in base ai risultati delle regioni per ognuno di questi indicatori da un punteggio che si somma e dà il punteggio finale che va da 0 a 100, la sufficienza ogni regione la raggiunge se fa un punteggio almeno di 60 per ogni area.

Detto questo, ci sembra impossibile che il Ministero con il ricalcolo di solo due dei sedici indicatori della Prevenzione collettiva P01C (che conta le vaccinazioni dei bambini da 0 a 24 mesi per polio, difterite, tetano, epatite B, pertosse e hib) P02C (che conta le vaccinazioni dei bambini da 0 a 24 mesi per morbillo, pertosse, rosolia) abbia potuto praticamente raddoppiare il punteggio Lea per la Prevenzione collettiva che nel 2022 era di 36,59 e passarla a 68. Intanto si tratta di solo due indicatori su 16, indicatori che comunque nel 2022 erano nientemeno che del 96,13 per passare a 93,40 nel 2023 (media nazionale 94,71).

Quindi come è possibile che una diminuzione delle vaccinazioni abbia potuto far raddoppiare i Lea per la Prevenzione pubblica? C’e ancora di più, i dati delle vaccinazioni P01C E e P02C per come esposti nel sito del ministero della Salute da almeno 10 anni danno la Calabria, sempre al di sopra del 90% (tranne pochissimi tipo Rotavirus).

Un altro dato che sconfessa queste dichiarazioni è che il governatore Occhiuto solo nel febbraio del 2025 ha fatto una conferenza stampa insieme al presidente dell’istituto Gimbe Cartabellotta (che non ha niente da invidiare al ministero della Salute) dove quest’ultimo in base agli studi fatti dal suo Istituto ha dichiarato che si c’è stato un miglioramento dei Lea nel 2023 rispetto al 2022 per la Calabria ma di: a) 7,23 punti per la Prevenzione sanitaria che era di 36,59, b) 5,6 punti per l’Assistenza distrettuale che era di 34,88 e c) di 5,38 punti per l’Ospedaliera che era di 63,78.

È, quindi, più plausibile che siano più realistici i dati dell’Istituto Gimbe perché con due indicatori (P01C e P02C) su 16 è praticamente impossibile un raddoppio dei punteggi Lea per la Prevenzione collettiva. È impossibile anche per un altro motivo di cui il governatore Occhiuto dovrebbe occuparsi (anche perché lo ha firmato) ed è l’applicazione in Calabria del Pnrr (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) che secondo i dati dello studioso Rubens Curia è applicato soltanto per il 12,5% infatti dei 320 milioni assegnati alla Calabria ne sono stati spesi finora solo 40. Se fosse applicato in toto il Pnrr questo sì che farebbe salire i Lea calabresi, perché prevederebbe 61 Case di Comunità, 20 Ospedali di Comunità e 19 Centri Operativi Territoriali.

Sono in pratica strutture sanitarie per la medicina di prossimità che prenderebbe in carico i calabresi assistiti e specialmente i fragili e delle zone interne e permetterebbe di fare vera prevenzione e diminuirebbe il numero dei calabresi che evitano di curarsi per motivi economici perché sarebbe la medicina a loro vicina. Questa sarebbe la vera risposta alle carenze Lea proprio per l’area della Prevenzione e della medicina Territoriale, e di questo dovrebbe preoccuparsi il governatore Occhiuto visto che i finanziamenti si perderanno in quanto spesi attualmente solo in minima parte.

Altra possibilità per migliorare i Lea è quella che il governatore Occhiuto vada alla Conferenza Stato Regione per battersi affinchè la Calabria non continui ad essere penalizzata per il riparto dei fondi sanitari alle regioni. Infatti la Calabria che ha centinaia di migliaia di malati cronici in più (proprio perché non fa prevenzione), riceve da oltre 20 anni meno finanziamenti di tutti perché non viene applicato il comma 34 dell’art. 1 della legge 662 del 1996, che prevede più fondi dove ci sono più malati e non il contrario per come avviene da oltre 20 anni.

Lo aveva detto anche il dott. Cartabellotta, nella conferenza del febbraio 2025, che i piani di rientro e i commissariamenti in sanità hanno peggiorato le condizioni di salute delle regioni dove applicate per lungo tempo (16 anni) come in Calabria. In Italia abbiamo una delle migliori leggi sanitarie del mondo ma se questa regionalizzazione differenziata sanitaria dà questi risultati (e ne darà di peggiori se l’autonomia differenziata sarà integralmente applicata) che allora il governatore Occhiuto chieda con forza che la sanità torni al governo centrale, affinché tutti i malati vengano curati allo stesso modo in tutta l’Italia. (cn)

[Giacinto Nanci è medico di Famiglia in pensione Catanzaro ed ex ricercatore Healt Search]

Bruni (PD) denuncia condizioni del servizio mensa dell’ospedale di Paola

La consigliera regionale del PD, Amalia Bruni, ha denunciato le condizioni del servizio mensa all’Ospedale di Paola, chiedendo all’Asp di Cosenza «¨n cambio di passo per ridare dignità ai pazienti».

«Pazienti e familiari denunciano con insistenza la scarsissima qualità del cibo, spesso descritto come immangiabile, tanto da costringere i parenti a cucinare e portare personalmente i pasti ai degenti, due volte al giorno e per intere settimane», ha detto Bruni, aggiungendo come «mi è stata raccontata la storia di una persona che ha assistito la madre ricoverata, portandole ogni giorno da casa il cibo. Il problema diventa drammatico per chi non ha accanto familiari o amici disponibili: ci sono degenti che rischiano di non nutrirsi affatto, o di farlo in modo inadeguato, con gravi ripercussioni sulla salute e sul recupero clinico».

«Siamo davanti – ha continuato la consigliera – a un servizio unico per l’intera ASP, e da tempo al centro di critiche che sembrano cadere nel vuoto. Non entro nel merito delle responsabilità gestionali, ma è chiaro che ci troviamo di fronte a una questione di dignità, salute e rispetto della persona, che non può più essere ignorata».

«La sanità non è fatta solo di macchinari e reparti, ma anche di tutto ciò che ruota intorno alla cura e al benessere delle persone fragili», ha ricordato Bruni.

«Non so se esista già una commissione interna o se l’argomento sia stato approfondito dopo una recente polemica pubblica – ha proseguito – ma una cosa è certa: non possiamo voltare la testa dall’altra parte, soprattutto quando a parlare sono pazienti e familiari esasperati da situazioni che si ripetono da troppo tempo».

«Non servono atti ma ascolto, verifica immediata e un cambio di passo. Restituire umanità e decoro ai servizi ospedalieri è il primo passo per recuperare la fiducia perduta», ha detto Bruni.

«Soprattutto ora, con l’appalto scaduto, è indispensabile pretendere che questa vergogna non si ripeta mai più. Non si può tollerare oltre – ha concluso – un disservizio che offende la dignità dei pazienti e delle loro famiglie. Ogni futura assegnazione dovrà essere improntata al rispetto rigoroso della qualità, della trasparenza e della responsabilità sociale. La sanità non può permettersi altri errori, né altri silenzi».

Lea: Occhiuto: Calabria verde anche su prevenzione

«Anche l’area della prevenzione – possiamo adesso dirlo con certezza – è verde». Lo ha reso noto il presidente della Regione e commissario ad acta. Roberto Occhiuto, dopo essere stato informato dal ministero della Salute che il Comitato Lea, nel corso della riunione dello scorso 26 marzo, ha accolto la richiesta della Regione Calabria in merito al riconteggio delle vaccinazioni riguardante l’area della prevenzione.

«Pertanto – scrive il Ministero – a seguito delle rielaborazioni condotte per il 2023 sono stati aggiornati i valori degli indicatori P01C (92,63) e P02C (93,49) e, di conseguenza, è stato aggiornato il punteggio per l’area della prevenzione (che arriva a 68), che supera la soglia di sufficienza (60)».

«Un risultato storico per la Calabria – ha detto Occhiuto – la certificazione avuta dagli uffici tecnici della Salute, che si occupano di monitorare i livelli essenziali di assistenza di tutte le Regione, che stiamo facendo un buon lavoro e che abbiamo imboccato la strada giusta.

«Tutte e tre le aree che compongono il punteggio Lea – ospedaliera, prevenzione e distrettuale – ce lo aveva detto la Fondazione Gimbe qualche settimana fa, sono in costante crescita», ha continuato Occhiuto, evidenziando come «oltre che nell’area ospedaliera siamo dunque verdi anche su quella della prevenzione, e siamo ottimisti per il prossimo futuro per l’area distrettuale».

«Inoltre, dai calcoli che la struttura commissariale ha fatto in questi mesi – ha proseguito – quando tra qualche settimana uscirà il report definitivo della Salute, la Calabria – dopo decenni – non sarà più ultima nella classifica Lea.
Tutte buone notizie che ci spronano ad andare avanti, ma siamo consapevoli del titanico lavoro che ancora ci aspetta nei prossimi anni. Siamo contenti, ma non festeggiamo, sono ancora troppi i problemi da risolvere per dare ai calabresi un sistema sanitario che garantisca loro il sacrosanto diritto alla cura».

«Per di più – ha continuato – ci muoviamo in un contesto storico nel quale tutti i sistemi sanitari regionali vivono anni complicatissimi. In questo scenario, però, mentre c’è una generale retrocessione della sanità in tutta Italia, la Calabria – in controtendenza nazionale – recupera qualche posizione».

«Usando una metafora calcistica, è come se i sistemi sanitari di eccellenza fossero scesi dalla serie A alla serie B; mentre nello stesso arco temporale noi siamo riusciti a portare in serie C una Calabria che tre anni e mezzo fa avevamo ereditato in terza categoria. Ma la scalata è ancora lunga», ha concluso il governatore.

«Siamo fieri del percorso che stiamo facendo», ha detto il consigliere regionale Domenico Giannetta, a margine del decimo Simposio sulla Pneumatologia dell’Area Grecanica a Reggio Calabria, ribadendo come «faremo di tutto per superarla anche nell’area distrettuale».

«Sono risultati che non ci bastano – ha evidenziato –. Ma che ci danno la misura dell’inversione di tendenza rispetto al passato. Con Roberto Occhiuto la sanità calabrese sta crescendo progressivamente e ogni passo in avanti è fondamentale».

«Voi medici conoscete la sanità delle vostre regioni e vivete dall’interno la complessità del momento  – ha sottolineato Giannetta ai medici congressisti – in Calabria, le complessità sono particolarmente pesanti, ma mai come in questo momento, la nostra sanità regionale sta dimostrando di avere imboccato la strada giusta».

«La Regione è al vostro fianco – ha ribadito  crede e sostiene le professionalità sanitarie e sta cercando di recuperare il proprio svantaggio competitivo anche con investimenti in risorse tecnologiche, in termini di robotica all’avanguardia, di innovazione e nella formazione universitaria, per fare in modo che i nostri talenti possano formarsi e lavorare in Calabria».

«Così come ha scelto la Calabria la luminare della robotica polmonare, la prima al mondo ad eseguire un intervento chirurgico oncologico con un robot, Franca Melfi, che ha scelto di tornare qui ad insegnare», ha detto, sottolineando come «sono segnali importanti, di recupero di credibilità, di fiducia, che ci incoraggiano ad andare a avanti».

«Così come l’aver superato la sufficienza nei Lea anche dell’area prevenzione. Dopo quella ospedaliera. Ecco – ha continuato – sappiamo molto bene che sono fatti concreti, ma che non bastano. Ma sappiamo anche molto bene che sono fatti che possono dar fastidio».

«A chi dice di volere una Calabria migliore – ha concluso – ma quando poi questo succede, fa di tutto per screditarla. D’altra parte, come ci insegna Esopo: “Quando la volpe non arriva all’uva dice che è acerba”».

«Il Ministero della Salute, attraverso una comunicazione al Presidente Occhiuto inviata in data odierna (venerdì 4) ha riconosciuto l’errore e provveduto alla correzione. Secondo i dati dell’Anagrafe Nazionale Vaccini, infatti, le coperture vaccinali per l’anno 2023 risultano superiori al 90%», ha detto la consigliera regionale Pasqualina Straface, parlando di un altro risultato storico del presidente Occhiuto.

«In generale – ha spiegato la Presidente della Terza Commissione Sanità del Consiglio regionale – rispetto al 2023 la Regione Calabria ha registrato un aumento del punteggio Lea in tutte e tre le aree, assistenza sanitaria collettiva in ambiente di vita e lavoro (prevenzione), assistenza distrettuale; assistenza ospedaliera, con un incremento complessivo di 18,21 punti, passando da 135,25 a 153,46».

«I risultati prodotti dal Presidente e Commissario Roberto Occhiuto – ha sottolineato Straface – sono misurabili. Tra il 2022 e il 2023, il punteggio LEA dell’area della prevenzione aumenta da 36,59 a 43,82 (+7,23 punti); in quella distrettuale da 34,88 a 40,48 (+5,60 punti); in quella ospedaliera da 63,78 a 69,16 (+5,38 punti). Siamo verdi, dunque adempienti, nell’area ospedaliera e nell’area prevenzione; ancora rossi, ma in crescita, nell’area distrettuale».

«In merito alle postazioni di emergenza urgenza sul territorio, come specificato anche dal direttore generale di Azienda Zero Gandolfo Miserendino, per il reclutamento di personale (infermieri ed autisti) si attingerà dalle graduatorie esistenti. In generale – ha concluso – il servizio di emergenza-urgenza registra un potenziamento. Lo testimoniano le Pet passate da 54 a 75 con l’assunzione di 163 autisti e 153 infermieri. Con le ambulanze del Terzo settore incrementeremo le postazioni attuali». (rcz)

 

SANITÀ, IN CALABRIA SPESI SOLO 40 MILIONI
DEI 320 DISPONIBILI (INCLUSI I FONDI PNRR)

di RUBENS CURIA e FRANCESCO COSTANTINO – È sempre accaduto che, situazioni impreviste, modifichino il corso della storia e i popoli si trovino davanti a un bivio.

Il mondo intero, e più ancora l’Europa, negli ultimi 5 anni hanno dovuto fare i conti con una pandemia devastante e con un conflitto bellico come non se vedeva da 80 anni.

Nel primo caso la risposta più rilevante la si è individuata nel Pnrr per il quale le risorse destinate all’Italia risultavano pari a 194,4 mln di euro ripartite in 7 missioni: Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura; Rivoluzione verde e transizione ecologica; Infrastrutture per una mobilità sostenibile; Istruzione e ricerca; Inclusione e coesione; Salute; RepowerEU

Per finanziare ulteriori interventi il Governo italiano ha approvato un Piano Nazionale Complementare (Pnc) con risorse pari a 30,6 miliardi di euro.

In aggiunta, il Piano promuove un’ambiziosa agenda di riforme, e in particolare, le quattro principali riguardano: pubblica amministrazione; giustizia; semplificazione; competitività

Il Pnrr ha destinato alla Missione Salute  15,63 milioni di euro, pari all’8,16% dell’importo totale, per sostenere importanti riforme e investimenti a beneficio del Servizio sanitario nazionale, da realizzare entro il 2026.

Ma, complessivament,e le risorse straordinarie per l’attuazione del Pnrr e il rinnovamento della sanità pubblica italiana superano i 20 miliardi di euro.

Tra queste, le risorse messe in campo dall’Italia con il Piano nazionale per gli investimenti complementari (PNC), che destina alla salute ulteriori 2,89 milioni di euro.

Le risorse disponibili servivano: per adeguare il nostro SSN a un mutato contesto demografico ed epidemiologico; per garantire uguaglianza nel soddisfacimento dei bisogni di salute, indipendentemente dal genere e dalle condizioni socioeconomiche; per rendere la rete dell’assistenza primaria territoriale in grado di rispondere al fabbisogno di salute lasciato scoperto dalla razionalizzazione della rete ospedaliera; per rendere capillare l’offerta di salute sul territorio, in termini di prevenzione e cura, eliminando le disparità geografiche, in particolare tra Nord e Sud; per sfruttare appieno le opportunità di miglioramento dell’offerta di salute derivanti dall’impiego dell’innovazione tecnologica, dall’avanzamento della ricerca in campo medico e dalla valorizzazione del personale del SSN.

Se limitiamo lo sguardo a ciò che è accaduto in Calabria, per quanto desumibile dall’ultima relazione di  monitoraggio sulle linee d’intervento della Missione 6 pubblicata sulla piattaforma Regis (gennaio 2025), non possiamo non essere preoccupati perché a fronte di circa 320.000.000 milioni di euro complessivamente disponibili, risultano impegni assunti per poco più di 40.000.000 milioni di euro e pagamenti effettuati per circa 18.000.000 milioni, dovendosi concludere la spesa rendicontata entro l’anno 2026.

Leggiamo, in questi giorni, che per i progetti che si stima non possano essere conclusi entro il termine ultimo dell’anno 2026 sarà possibile “spondare” gli investimenti sui fondi di coesione della comunità europea per avere maggiore termine temporale per la spesa.

Tutto questo ci preoccupa per 2 ordini di motivi. Il primo perché la sanità calabrese ha, quanto mai, bisogno urgente di una assistenza primaria territoriale in grado di rispondere al fabbisogno di salute lasciato scoperto dalla razionalizzazione della rete ospedaliera, e ogni ritardo non fa che aggravare una situazione già di per sé precaria.

Il secondo perché non ci convince il principio che, ai fondi di coesione, venga sottratta una quota importante di risorse.

Lo spostamento sui fondi per la coesione significa che la dimensione quantitativa di quei fondi che dovevano essere destinati ad altre misure verrà ridimensionata e la pratica dello “spondamento” di fondi su altre fonti di finanziamento diverse da quelle originariamente previste rappresenta sempre una perdita secca.

Se la spesa programmata con i fondi del Pnrr fosse stata effettuata nei tempi stabiliti, non ci sarebbe stato bisogno di usare i fondi per la coesione.

A meno che le somme non spese in tempo utile in ambito Pnrr non diventino aggiuntive di quelle ordinarie dei fondi di coesione europei. Ma questo non è stato chiarito. (rc, fc)

[Rubens Curia e Francesco Costantino sono di Comunità Competente]