CON L’AUTONOMIA LA CALABRIA PERDERÀ
5,34 MLD: COSÌ MUORE LA SANITÀ PUBBLICA

di CARLO RANIERIPremesso che, il tallone di Achille dell’autonomia differenziata (n. 86/2024) è la distinzione fatta tra materie tra Lep e non Lep, la normativa approvata il 26 giugno 2024,  prevede un doppio canale (quelle non Lep concedibili subito), ma   l’art. 116 Cost. parla di 23 materie devolvibili alle Regioni.

La distinzione tra materie Lep e non Lep è un’invenzione del governo Meloni, il prof. S. Cassese, ebbe a dire “che la distinzione è stata complicata ed in alcuni casi impossibile”. Il Presidente Emiliano in audizione ha detto che  «i Lep non sono altro che la vita sociale e civile dei cittadini ed è impossibile determinarli senza fare sperequazione».

I Lep si sa, non saranno mai determinati, in quanto non compatibili con il quadro della finanza pubblica per come delineato dall’art. 119 cost., e anche se determinati, vanno  a incidere sui principi di  eguaglianza e  solidarietà tra i cittadini della Repubblica Italiana, con gravi squilibri territoriali  e unitarietà  dello Stato Italiano (artt. 2, 3 e 5 Cost.).

Bloccando il trasferimento (con richiesta di referendum di abrogazione parziale) delle materie non Lep di fatto si blocca la legge Calderoli.

Altra contraddizione, per determinare i Lep la norma prevede il decreto legislativo, mentre demanda ad una commissione tecnica (Ctfs) la determinazione dei costi e fabbisogni standard, questo diverso modo di procedere può essere impugnato alla Consulta per un’abrogazione parziale, che di fatto bloccherebbe le intese del 2018 riesumate dall’art. 11, c.1.

Disastro autonomia per la Calabria

Con l’autonomia differenziata (AD) sarà fine dello stato unitario. Dal 2027 ogni Regione dovrebbe mantenersi con i tributi incassati sul territorio (D.Lgs n. 168/2011 per come modificato dalla legge n. 197 del 2022, art. 1, comma 788 governo Meloni). 

La Calabria incassa il 51% di quello che spende

Lo Stato grazie al surplus fiscale del Nord versa quale trasferimenti erariali alla Calabria circa 5,34 miliardi (il bilancio della Regione è circa 5,5 miliardi). Con l’autonomia differenziata cesseranno. Senza questi fondi chiuderanno: ospedali, scuole, trasporto pubblico locale  e servizi sociali.

La spesa primaria netta calabrese  (ovvero la spesa pubblica nominale al netto della spesa per interessi), quale valore pro-capite:  spesa primaria € 12.941, entrate € 8.364 (saldo negativo di € 4.307 )  per ogni cittadino calabrese.

Per coprire questo saldo negativo interviene il residuo fiscale della altre regioni (Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli e Venezia Giulia, Emilia Romagna, Toscana, Lazio) alla Calabria, che cesserà quando saranno devolute le materie non Lep. Per un abitante della Valle d’Aosta (RSS) la spesa primaria netta è il doppio di quella di un calabrese € 23.905.

Sanità Calabria – Gli effetti collaterali dell’autonomia differenziata

Su una spesa storica (Dpcm 30 agosto 2021) di oltre 3miliardi (complessiva 4,5miliardi) vengono dati 1,6 miliardi quale perequazione (art. 119 costituzione), senza  questo trasferimento dovremmo comprare le medicine – chi non ha soldi muore – fine della sanità pubblica. Nell’anno 2022 per ogni abitante dell’Emilia Romagna la spesa sanitaria pro-capite è stata  di  2.495 euro l’anno (747 euro in più), per un calabrese  1.748  euro, con l’autonomia differenziata saranno 839 euro (908 euro in meno a testa).

Diminuirà il personale sanitario e scolastico in quanto nelle materie non Lep (Livelli essenziali delle prestazioni) già chieste dalle Regioni del Nord si possono differenziare gli stipendi sino  a  raddoppiarli con fondi regionali (tramite contratti integrativi). 

Andranno via migliaia di medici, infermieri e professori, saremo costretti a trasferirci la Nord per qualunque tipo d’intervento e per  studiare. La Calabria spende circa 280 milioni l’anno, per cure fuori regione con l’Ad non ci saranno più i fondi per il rimborso. 

Per anziani e fragili non esisteranno più i fondi per comprare costosi medicinali (una scatola di cp. antitumorale costa sino  a 10.000 euro al mese), potranno morire.

Nel 2022 il 52% degli interventi oncologici (n. 3.100 dati Svimez) di calabresi sono stati fatti fuori regione. La vita è una sola e non si può morire per la cattiva sanità nostrana (in piano di rientro da 2008) e commissariata dal 2009 sia per disavanzo di bilancio che LEA sotto la soglia mix di 60.

Scuola e autonomia differenziata (Preintese tra Governo tre regioni del Nord del 28 febbraio 2018)

Sarà la Regione a stabilire i programmi scolastici complementari e la quantità  personale da assumere (più professori rispetto a quanto stabilito dalla Stato), ci sarà un sistema integrato d’istruzione, per cui un diplomato o laureato del Nord sarà meglio formato e quelli del sud non troveranno lavoro.  

La programmazione delle università del nord sarà finalizzata per favorire lo sviluppo sociale di quelle regioni con corsi di studi ad hoc (quindi i laureati nel sud saranno molto meno qualificati). Ci sarà un fondo integrativo regionale per la didattica, molto più mezzi (strumenti di laboratorio etc…).

Per il trasporto pubblico locale ci saranno meno fondi per comprare autobus e pullman

Le regioni come la Calabria compra i mezzi del trasporto pubblico in conto capitale con il fondo perequativo (cioè soldi del Nord trasferiti al sud), senza di questi dovremo viaggiare con il ciuccio-bis o a piedi.

L’autonomia differenziata  non è altro che trattenersi il surplus fiscale delle regioni del Nord: Piemonte, Lombardia (53 miliardi), Veneto, Liguria – Emilia Romagna – Lazio, complessivamente sono circa 93 miliardi di cui circa 43 miliardi  sono trasferimenti erariali verso le Regioni a Statuto Ordinario Rso  più svantaggiate (Umbria – Marche – Abruzzo – Molise – Campania – Puglia – Basilicata e Calabria). 

Questa legge non riguarda le regioni a statuto speciale (RSS) che hanno una legislazione speciale (come Sicilia – Sardegna – Valle D’Aosta – Friuli Venezia Giulia – Trentino Alto Adige), in quanto trattengono già nei territori una  parte dei proventi (generati sul territorio: IVA – Imposte erariali – proventi del lotto, Irpef – Irpeg …).

Con la legge Calderoli le regioni firmatarie d’intese (cioè un contatto tra le parti Governo e Regione) saranno di fatto Regioni  a Statuto Speciale (RSS) che tratteranno sul loro territorio sino ai 9/10 del gettito fiscale maturato,  fine del surplus fiscale – fine della perequazione – fine trasferimenti erariali in Calabria. Saranno  disapplicate le leggi dello Stato nelle materie devolute, si osserveranno le competenze legislative e amministrative delle intese (art. 7. comma.5 legge) come per le Rss

Senza l’accordo di entrambi le parti (Stato e Regione) le intese saranno irreversibile in quanto non potranno essere  modificate prima di 10 anni (art. 7, comma 1), non esiste come in Germania o negli altri stati federali la clausola di supremazia dello Stato sulla Regione, nonostante l’Italia non sia uno stato federale ma regionale.

Poiché la legge Calderoli prevede l’invarianza di bilancio, non si possono fare spese aggiuntive. I Lep (livelli essenziali delle prestazioni) sono il mix delle prestazioni concedibili, in campo sanitario dal 2001 si chiamano Lea (Livelli essenziali delle Prestazioni), la scala che li misura va da 0  a 100 il mix è 60 (Calabria è inadempiente meno di 60 nella distrettuale Asp siamo a 47,51%, l’Emilia Romagna 95,96%). Nonostante 15 anni di gestione statale (commissario) e leggi speciali, non si riesce: a superare il punteggio di 60 e chiudere con i debiti e  i bilanci pregressi (2013-2018 Asp RC– 2018-2019 Asp Cs).

Nella riforma del 2001 i livelli equivalenti dei diritti sociali e civile: istruzione, sanità, pensioni, previdenza sociale (in caso di malattia, gravidanza, disoccupazione), servizi socio-assistenziali  in tutto il territorio nazionale, sono diventati da equi  a essenziali delle Prestazioni Lep (art. 117 lettera m), cioè diritti minimi che non si faranno mai in quanto servono oltre 100 miliardi.

Che i Lep non siano sufficienti a superare le diseguaglianze territoriali è esplicitamente riconosciuto dalla legge Calderoli, infatti all’art. 10 impone allo Stato di stanziare risorse aggiuntive al fine di “garantire l’unità nazionale, nonché la promozione dello sviluppo economico, della coesione della solidarietà sociale, dell’insularità, della rimozione degli squilibri economici e sociali”.

Ma l’art. 10 è in netto contrasto con l’art. art. 9. (Clausole finanziarie) – comma 1. Dall’applicazione della presente legge e di ciascuna intesa non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica.

Qualora le regioni più ricche riuscissero ad accumulare risorse in eccesso rispetto a quanto necessario per finanziare i Lep, nonché a trattenere tali risorse sul proprio territorio. (la norma rimanda alle regole di funzionamento delle commissioni paritetiche fra lo Stato e le singole regioni); regole la cui definizione è affidata alle singole intese. Certamente le Regioni con un eccesso di risorse le vorranno trattenere in questo caso (basta non modificare l’intesa), si avrebbe una sottrazione di risorse a danno o del bilancio dello Stato o delle altre regioni.

Si sottolinea il rischio concreto che lo Stato sia privato delle risorse finanziarie che sono necessarie per svolgere un compito essenziale, quale è quello della stabilizzazione ciclica a fronte degli alterni andamenti dell’attività economica.

Al momento la legge Calderoli non esclude che possano materializzarsi scenari assai preoccupanti sia per il buon funzionamento delle pubbliche amministrazioni sia per i conti pubblici.

Materie non Lep acquisibili subito art. 4 comma 2 Legge Calderoli 

L’organizzazione della giustizia di pace (lettera l art. 116 3c. e 117 c.2) la protezione civile;  la previdenza complementare e integrativa;  professioni (modificate dalla  L. Cost. n. 1/2022); protezione civile; rapporti internazionali e con l’Unione europea delle Regioni; commercio con l’estero; coordinamento della finanza pubblica  e del sistema tributario; valorizzazione dei beni culturali e ambientali e promozione e organizzazione di attività culturalicasse di risparmio, casse rurali, aziende di credito a carattere regionale, enti di credito fondiario e agrario a carattere regionale.

Complessivamente sono 184 sotto materie. (cr)

[Carlo Ranieri è un ex funzionario del Consiglio regionale della Calabria]

Garofalo (Comitato Spontaneo per la salute): Servizio di radiologia a Cassano risulta sospeso

Francesco Garofalo, portavoce del Comitato Spontaneo di Cittadini per la tutela della salute pubblica di Cassano allo Ionio, ha denunciato come «il servizio di Radiologia compreso della Moc, presso il Poliambulatorio di Cassano, risulta essere sospeso» e «che tra i problemi ci sarebbe quello della mancanza del tecnico».

«Di certo – ha proseguito – i cittadini soprattutto le fasce più deboli di questo territorio, che già pagano pesantemente un duro prezzo per la mancanza di una struttura ospedaliera, sono costretti a rivolgersi al di fuori del proprio comune di residenza o presso privati. Il tutto avviene nel silenzio delle istituzioni e della politica».

«Non è la prima volta – ha aggiunto – che le vistose carenze di organico vengono a galla nel periodo estivo, in cui la popolazione residente si quadrupla, atteso che il territorio di Cassano, conta ben tre popolosi centri urbani e 14 chilometri di costa. Garantire i livelli minimi essenziali è un preciso dovere, il servizio sanitario nazionale è un patrimonio prezioso da difendere e adeguare. Così come, è paradossale, che nell’era del digitale non si riesce a fornire un normale servizio, oramai garantito dappertutto a distanza con la teleradiologia».

«Mi auguro che a breve l’Azienda Sanitaria Provinciale di Cosenza – ha concluso – ripristini il servizio a tutela della salute pubblica e dei diritti costituzionalmente garantiti». (rcs)

Al Reparto di Oncologia dello Spoke di Corigliano Rossano altri 10 posti letto

Il Reparto di Oncologia dello Spoke di Corigliano Rossano è stato potenziato con altri 10 posti letto ordinari, che richiederanno anche l’incremento di nuovo personale infermieristico e che andranno naturalmente ad implementare anche i posti in day-hospital.

Lo ha reso noto la consigliera regionale Pasqualina Straface, sottolineando come «sono in fase di espletamento le procedure per l’arruolamento di un nuovo medico ematologo proprio a servizio dell’UO di Oncologia, che rimane una delle eccellenze della Calabria in campo di prevenzione e lotta alle patologie tumorali».

Straface, inoltre, ha invitato ad evitare allarmismi, strumentalizzazioni e comunque mediocre disinformazione che rischia soltanto di creare inutile preoccupazione nelle comunità.

Da qualche giorno è stato pubblicato, inoltre, un avviso pubblico urgente per reperire nuovi nefrologi. Nel frattempo, considerato che le procedure potrebbero essere più lunghe del previsto ed alla luce della persistente carenza di personale medico che interessa non solo la Calabria ma l’intero Paese, proprio per aggredire e superare l’emergenza nel reparto in questione dell’Ospedale Giannettasio è stata attivata una graduatoria per reperire figure aggiuntive con competenza nefrologica anche tra il personale in quiescenza o di libera professione.

«Infine –  ha proseguito – è stato bandito ed è ormai in fase di espletamento il concorso di primariato per l’Unità Operativa Complessa (Uoc) di Ginecologia e Ostetricia. Finalmente il Punto Nascita di Corigliano-Rossano, uno dei più prolifici dell’intera Calabria, avrà il suo nuovo Dirigente che ci consentirà così di avviare una nuova pianificazione del Reparto».

«Nel solco della pianificazione sanitaria che sta portando avanti con determinazione e precisione il Presidente Roberto Occhiuto, si continua a lavorare in due direzioni evidentissime e difficilmente contestabili», ha detto Straface, sottolineando come «da una parte, si cerca di aggredire e risolvere problemi ereditati dalle gestioni dei decenni passati, mai affrontati e mai governati così come invece si facendo oggi, con il Commissario Occhiuto. Dall’altra, la Regione Calabria continua a consolidare una nuova visione della sanità pubblica che guardi al futuro e sappia strutturare ed offrire un servizio efficiente e qualificato per tutti».

«A Corigliano Rossano e nel territorio in particolare – ha concluso Straface – l’obiettivo resta evidentemente quello di avere il prima possibile il nuovo Ospedale della Sibaritide, che dovrà essere fornito delle giuste competenze sanitarie. E per fare questo abbiamo ed avremo bisogno di medici che si sta cercando oggi di selezionare, proprio per trovarci preparati e pronti domani». (rcs)

Campana (Verdi Europa): Preoccupazione per possibile depotenziamento di Oncologia Spoke Corigliano Rossano

Giuseppe Campana, coordinatore regionale dei Verdi-Europa Verde, si è fatto portavoce dei timori di una paziente, chiedendo alla consigliera regionale Pasqualina Straface, presidente della Commissione regionale Sanità, se sono vere le voci di corridoio sul depotenziamento del reparto di Oncologia dello Spoke di Corigliano Rossano «per l’andata in quiescenza del primario, il dott. Angelo Pomillo, possano compromettere il futuro di un servizio ospedaliero così importante, in un territorio vasto come la Sibaritide».

Una domanda a cui si uniscono i Verdi, riferendo come «la paziente ha avuto modo di constatare l’attenzione, la professionalità di un reparto che rappresenta un’eccellenza, in questi mesi, dopo aver fruito delle cure erogate. La prossima pensione del primario, dunque, potrebbe rappresentare una sfida di tenuta per il reparto. La paziente teme insomma che l’assenza, quando sarà, del direttore dell’Uoc possa causare un ridimensionamento o addirittura una chiusura del reparto stesso».

«Noi – ha concluso Campana – proveremo con tutte le nostre forze a fare da cassa da risonanza all’ennesimo spauracchio sanitario e per questa volta invitiamo il commissario regionale alla sanità, il direttore dell’Asp di Cosenza ad agire prima, perché prevenire è meglio che curare. La prossima volta, però, non saremo così politically correct e non escludiamo azioni di piazza».

Mazzuca (PD): Transazione di 39 mln dall’Asp di Cs una pagina inquietante

Giuseppe Mazzuca, presidente del Consiglio comunale di Cosenza, ha evidenziato come «la transazione di 39 milioni di euro deliberata dall’Asp di Cosenza è, e resta, una pagina torbidamente inquietante».

«Nonostante i patetici tentativi del direttore generale Graziano – ha detto – di confondere e camuffare, goffamente, la realtà delle cose. E il governatore, commissario ad acta, non può fare orecchie da mercante. Questa volta i suoi valvassini l’hanno fatto, per davvero, grossa. È semplicemente e grottescamente illusorio immaginare di poter insabbiare. Questa volta gli “amici” non possono essere salvati con il connivente silenzio e la connivente inerzia».

«Il presidente della Regione, Roberto Occhiuto – ha proseguito – deve dire chiaro e tondo cosa intende fare. Quella transazione ha fatto, oscenamente, razzia del denaro pubblico. E, allora, costui, nella sua espressa qualità di commissario ad acta, deve intervenire. Se l’attuale, persistente immobilismo è dovuto al fatto che fino ad ora, capziosamente, qualcuno, sta ostacolando la trasmissione degli atti, non c’è problema. Io gli atti e i documenti di quella transazione ce li ho tutti e sono pronto a metterli a disposizione del commissario Occhiuto, al quale dico una sola cosa: signor Governatore, non si illuda di poter fare il Ponzio Pilato. Questa volta non glielo consentiremo». (rcs)

Tavernise (M5S): Scongiurata chiusura Nefrologia al Giannettasio di Rossano

È stato scongiurato il rischio della chiusura del reparto di Nefrologia del Giannettasio di Rossano. Lo ha reso noto il consigliere regionale del M5S, Davide Tavernise, sottolineando come «i problemi della sanità sono sempre gli stessi, tra questi la cronica carenza di personale spicca per importanza e per le conseguenze che porta con sé. Ad esempio, la paventata chiusura del reparto di nefrologia al Giannettasio di Rossano, è stata strettamente collegata a problemi di organico che insistono in quella struttura».

«I 10 posti letto rimarranno operativi – ha spiegato – ma, per scongiurare altre crisi in futuro, si deve iniziare a programmare fin da ora nuove assunzioni e una diversa gestione del personale. Da più di due anni sto portando avanti una vera e propria battaglia di civiltà per cambiare le regole del personale sanitario che presenta inidoneità totali o parziali e, fermo restante i diritti dei lavoratori, produce problemi nei reparti e nell’organizzazione delle Aziende sanitarie. Asp che nel peggiore dei casi non conoscono neanche il problema, tanto che non lo hanno mai affrontato compiutamente né, di conseguenza, risolto».
«Ora quest’ultimo caso – ha proseguito – dimostra che la mia battaglia non è una caccia alle streghe bensì una problematica che il presidente Occhiuto, in qualità di commissario ad acta della sanità calabrese, deve veramente prendere a cuore, al di là dei semplici spot cui ci ha abituati nella sua comunicazione politica. La sanità non si salva con video acchiappa like ma con azioni concrete, quelle che sto cercando di portare avanti dai banchi dell’opposizione del Consiglio regionale della Calabria».
«Spero che questo centrodestra si ravveda e prenda sul serio – ha concluso – le legittime richieste dei cittadini calabresi e dei territori che mai come ora chiedono attenzione e ascolto, mentre gli stanno propinando solo secessione e assenza di diritto alla salute». (rcs)

L’OPINIONE / Salvatore De Biase: La sfida della sanità calabrese sotto la guida di Occhiuto

di SALVATORE DE BIASEIn una regione come la Calabria, dove la sanità ha vissuto anni di difficoltà e abbandono, il compito del Presidente Roberto Occhiuto appare particolarmente arduo. Con un impegno costante e una determinazione incrollabile, Occhiuto si è posto l’obiettivo di riequilibrare un sistema sanitario che per troppo tempo ha lasciato i cittadini calabresi senza risposte adeguate.

Dal 2007, ben quattordici anni di commissari straordinari si sono susseguiti in Calabria, ma la domanda rimane: la nostra sanità è migliorata? Nessuno può affermarlo con certezza. I commissari inviati dal governo centrale hanno lasciato una scia di servizi fragili, bilanci passivi e un aumento dei cosiddetti “viaggi della speranza”. La sfida attuale è frenare la tendenza verso una sanità riservata ai soli ricchi e ridefinire il ruolo dell’Azienda Zero, che dovrebbe concentrarsi sull’amministrazione piuttosto che sulla gestione diretta delle strutture.

Nell’Asp di Lamezia/Cz, è cruciale rafforzare il ruolo della conferenza dei sindaci e assicurare una presenza adeguata di medici nelle ambulanze del 118, sempre sotto la gestione di Azienda Zero. Le difficoltà sono tangibili: i cittadini spesso rinunciano a curarsi a causa di liste d’attesa infinite, emigrazioni sanitarie e costi proibitivi. Questo scenario impone un ripensamento delle strategie sanitarie per evitare che il più grande ospedale della Calabria continui a trovarsi fuori dai confini regionali, con un costo annuo di 300 milioni di euro.

A Lamezia Terme, il Presidente Occhiuto ha promosso un progetto ambizioso per aumentare i posti letto a 286 (rispetto agli attuali 248) e creare un totale di 17 strutture complesse e 2 semplici, come delineato nei Dca 69 del 16 marzo 2024 e Dca 78 del 26 marzo 2024. Tuttavia, la responsabilità della stesura del nuovo atto aziendale e della sua attuazione è affidata al Generale Battistini, il quale deve rispettare i parametri normativi che per Lamezia significano 22 strutture semplici e 4-5 strutture dipartimentali.

Un ulteriore passo avanti è rappresentato dalla creazione di un Trauma Center, in collaborazione con l’Inail, che fungerà da centro di riferimento per la riabilitazione, sperimentazione e applicazione di ausili e protesi. Questo sviluppo porterà a una maggiore sicurezza sanitaria per la popolazione calabrese.

Confidando che le riforme previste possano finalmente garantire una sanità più equa ed efficiente per tutti i cittadini calabresi, è essenziale però, che la collaborazione tra le istituzioni e i professionisti della sanità continui a rafforzarsi, affinché la Calabria possa voltare pagina e assicurare a tutti i suoi abitanti un servizio sanitario degno di questo nome. Solo attraverso uno sforzo congiunto e una visione condivisa sarà possibile costruire un sistema sanitario resiliente, capace di rispondere alle esigenze di tutti i cittadini e di offrire cure di qualità, accessibili e tempestive. Il futuro della sanità calabrese dipende dalla capacità di lavorare insieme, superando le difficoltà del passato e costruendo un presente e un futuro migliori per tutti. (sdb)

[Salvatore De Biase è coordinatore di FI a Lamezia]

Presentato in Regione il servizio Recall per migliorare le liste d’attesa

Un sistema realizzato da Azienda Zero e dal Dipartimento Salute e Welfare, per migliorare le liste di attesa e riassegnare gli appuntamenti agli utenti in coda. È questo l’obiettivo del nuovo servizio Recall del Centro Unico di Prenotazione, presentato in Cittadella regionale dal commissario straordinario di Azienda Zero, Gandoldo Miserendino e dal direttore generale del Dipartimento Salute e Welfare, Tommaso Calabró.

L’iniziativa si rivolge all’utenza per ricordare l’appuntamento rispetto alla prestazione programmata da erogare e consentire di liberare in tempo utile i posti disdetti, rendendoli disponibili per altri cittadini, ottimizzando così le risorse. Gli utenti che saranno contattati in prossimità della prestazione programmata – tre giorni prima – potranno decidere di confermare o disdire la prenotazione, e nel caso, liberare quel posto per poi essere riutilizzato. Il servizio sarà attivo dal lunedì alla domenica, dalle ore 9 alle ore 18.

«Questa nuova attività tecnologica che presentiamo – ha spiegato il commissario Miserendino – ha molteplici vantaggi: innanzitutto aiuta il professionista medico che non dovrà effettuare delle verifiche rispetto alle liste di persone previste in un dato giorno, riscontrando eventualmente un buco, ma gli consentirà di avere un’agenda effettiva di appuntamenti. Con questo servizio, inoltre, si va incontro agli assistiti perché rappresenta una delle tante azioni messe in campo per ridurre le liste d’attesa. Un lavoro complesso quello che stiamo portando avanti sul Centro Unico di Prenotazione, grazie alla sinergia del commissario Battistini e delle Aziende sanitarie regionali e che vede il contributo di tutti».

«La divulgazione di quest’attività – ha sottolineato il dg Calabrò – che raccoglie il supporto tecnico ed economico dei dipartimenti di Transizione Digitale e Salute e Welfare, è centrale per veicolare le azioni a disposizioni dell’utenza e ottimizzare al massimo le prestazioni e le liste di attesa. Stiamo lavorando su un sistema complesso, quello del Cup, lo abbiamo razionalizzato e ora stiamo realizzando dei numeri importanti: più di un milione e mezzo di appuntamenti erogati da gennaio a oggi e una tendenza sempre crescente».

«A fronte di tante richieste di prenotazioni – ha concluso –  i nostri sforzi sono incentrati per erogare servizi qualitativamente soddisfacenti e sostenere numeri sempre più alti di assistiti. La percezione e la reputazione della sanità in Calabria cambiano non solo se riusciamo ad aumentare le prenotazioni ma anche se garantiamo in maniera rapida e professionale le erogazioni delle prestazioni. E siamo convinti che quest’azione che oggi presentiamo, renderà più veloci le visite e farà in modo che ci sia una maggiore cooperazione tra il sistema sanitario e i cittadini». (rcz)

L’OPINIONE / Michele Comito: Nessuna sforbiciata a Vibo su sanità da parte della Regione

di MICHELE COMITO – Nessuna sforbiciata e nessun benservito ai cittadini della provincia di Vibo Valentia da parte della Regione. Appare davvero superficiale e poco approfondita la lettura sui criteri di ripartizione del fondo sanitario regionale da parte del parlamentare M5S, Riccardo Tucci.

Anche se materia forse un po’ complessa, crediamo che con un minimo di onestà intellettuale si possano comprendere alcuni meccanismi di riparto dei fondi presenti del Dca. Nel riparto, infatti, oltre a tenere in considerazione la quota pro capite della popolazione, bisogna tenere presente anche il criterio della produzione di un’azienda sanitaria. A parità di popolazione e a parità anche di dipendenti di un’Azienda sanitaria, bisogna poi ipotizzare anche un riconoscimento a chi oggettivamente produce di più in termini di prestazioni. Inoltre l’Asp di Vibo ha una mobilità infra Regione più alta di altre aziende, ossia più gente di Vibo va a curarsi fuori provincia, creando dunque una passività.
Ad ogni modo, tenuto conto di tali criteri restrittivi – previsti dalla legge e non inventati dalla Regione – relativi al riparto, il presidente Occhiuto ha già provveduto a compensare tale gap, con una assegnazione provvisoria ulteriore di circa 4,6 milioni di euro, ed è in corso di definizione il budget complessivo per l’anno 2024 relativo all’assistenza territoriale, in cui si provvederà a eliminare il divario.
Per quanto riguarda i 400 milioni del fondo di gestione sanitaria accentrata (Gsa), quello che Tucci omette di dire è che tali fondi sono stati ridotti di oltre il 60% da quando la gestione della sanità è nelle mani del presidente Occhiuto. Infatti prima ammontavano a circa un miliardo di euro. Un miliardo che giaceva in cassa e che non era stato distribuito alle aziende.
La Regione, invece, ha provveduto a erogare quasi 600 milioni, e quelli che restano in cassa, in realtà sono legati a progetti già finanziati e vincolati come ad esempio i fondi relativi ai progetti del Pnrr. Fondi, in questo caso, che possono essere distribuiti solo quando le azioni previste dallo stesso Piano vengono realizzate in tutte le varie aziende.
Ragion per cui, i 400 milioni che sono ancora nel Fondo di gestione sanitaria accentrata, sono risorse destinate a progetti vincolati e che verranno liberati alle aziende nel momento in cui quelle determinate azioni verranno effettuate e realizzate.
Quindi stia sereno il parlamentare Tucci che fin quando il presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, sarà anche il Commissario della sanità calabrese, non un solo euro andrà perduto per le cure e l’assistenza dei cittadini calabresi e mai si potranno verificare ingiusti squilibri nelle assegnazioni nei confronti dei diversi territori e aziende calabresi.
Non come in passato, ahimè, quando con governi guidati anche dal partito del parlamentare Tucci, la sanità calabrese era completamente trascurata e affidata a personaggi senza alcuna competenza. (mc)

All’ospedale Annunziata di Cosenza il nuovo pronto soccorso è realtà

di MARIACHIARA MONACOUn anno fa l’annuncio, pochi giorni fa la realizzazione: stiamo parlando del nuovo pronto soccorso dell’Ospedale Annunziata di Cosenza.

Ben 750 mq in più, spazi funzionali e moderni, 7 ambulatori, tre accessi triage in totale autonomia per barellati e per casi di infezione, una zona di attesa visite da 60 mq e separata dal Pronto Soccorso vero e proprio (anche per salvaguardare la privacy dei pazienti). Ed ancora una sala gesso, una sala Tac e una sala radiologia polifunzionale oltre a 10 posti letto di terapia intensiva. Una questione di numeri, certo, e di cifre importanti. È stato speso un importo totale di 2 milioni di euro, di cui 1 milione e 200 mila euro come struttura edile e impiantistica, e circa 900 mila euro in fondi Por, sui 10 in totale che l’Ospedale Civile dell’Annunziata è riuscito ad intercettare, per le apparecchiature che rendono ora la struttura moderna e all’avanguardia. Un Pronto Soccorso “invidiabile” per un Hub, come l’ospedale del capoluogo bruzio, che conta ben 70mila accessi l’anno.

Una macchina in attesa di rodaggio, che vedrà alla guida il nuovo primario Domenico Lorenzo Urso: «L’impressione – dichiara – è stata positiva rispetto alla gestione che il nuovo management aziendale ha inteso dare, occupandosi del miglioramento delle condizioni del pronto soccorso».

Poi continua: «Teniamo conto che questo è uno dei pochi ospedali che ha migliaia di accessi l’anno e che spesso copre zone dell’intera provincia, quindi la volontà del management è quella di cercare di abbattere le condizioni di sovraffollamento: una corretta gestione dei posti letto è alla base di questo modus operandi e questo mi ha impressionato positivamente».

Secondo Urso: «È importante anche la presa in carico del paziente perché – spiega – abbiamo raccontato non solo noi , ma tutti, della presenza stagnante di molti pazienti per alcuni giorni. Ora anche gli ambienti più ampi e più confortevoli potrebbero aiutare».

Il problema dei posti letto è un problema reale nelle fasi di attesa che il paziente venga allocato nel ricovero :«Tra le soluzioni organizzative che noi vorremmo perseguire a breve – anticipa il primario al proposito – è la cosiddetta stanza di ammissione, per pazienti che una volta che sono stati gestiti all’interno del pronto soccorso e hanno una destinazione in un reparto in attesa, saranno tenuti in un’area separata dal pronto soccorso dove saranno rispettati. Innanzitutto, la privacy del paziente, poi sarà garantito l’adeguato comfort, come se fosse in un ricovero». 

Al taglio del nastro, era presente anche il governatore della Calabria, Roberto Occhiuto il quale ha parlato di “una giornata positiva”: «Il pronto soccorso di Cosenza era uno di quelli che soffriva di più in Calabria e dove i pazienti soffrivano di più. La loro dignità era mortificata perché costretti a stare in spazi angusti dove non si poteva nemmeno erogare il minimo di prestazione che si qualificasse come un diritto. Con questi spazi rinnovati si restituirà loro dignità, ci saranno degli ambulatori che consentiranno ai medici e agli infermieri di prendersi cura dei pazienti».

Rimane però il nodo del personale, un problema presente lungo tutta la penisola, ma ancora di più nella nostra regione. Un bisogno che si cercherà di sopperire, secondo i disegni della politica, grazie alla nascita di un policlinico, che formerà i nuovi camici bianchi sui banchi dell’Unical: «Sono molto contento – afferma Occhiuto – perché la recente manifestazione di interesse che abbiamo fatto per gli specializzandi ha avuto risultati ulteriori rispetto alle nostre aspettative».

«Hanno risposto 164 specializzandi – aggiunge – li metteremo nei pronto soccorso per occuparsi dei codici bianchi e verdi e quindi per deflazionare il pronto soccorso, continueremo a lavorare per fare di questo ospedale che io e De Salazar abbiamo raccolto quando era l’ultimo ospedale d’Italia, un ospedale civile. E lo faremo anche grazie all’università, sono molto felice dell’ottimo lavoro che sta facendo il rettore Leone, che ci consentirà di fare di questo ospedale un policlinico universitario capace di attrarre autentiche eccellenze nazionali. È un lavoro complicato, difficile, so bene che c’è moltissimo da fare, ma lo stiamo facendo con grande impegno. Nella sanità non è facile risolvere i problemi immediatamente perché nessuno ha la bacchetta magica».

Un nuovo inizio, si spera, per un’intera comunità, che troppe volte si è ritrovata a fare i conti con un lazzaretto di manzoniana memoria, con code di lettini e di barelle lungo i corridoi. Un disastro figlio della mala gestione e della  spending review, con un notevole taglio alle spese che ha trasformato il sistema-salute in un altrove privo di sensibilità, e sempre meno capace di ascoltare il lamento dei malati che invocano il loro sacrosanto diritto all’assistenza e alle cure. (mm)