La consigliera Straface risponde a Bruni su audizione del commissario Asp Battistini

La consigliera regionale Pasqualina Straface ha replicato alla consigliera Amalia Bruni in merito alle polemiche relative alla richiesta di audizione di Gen. Battistini, neocommissario generale dell’Asp di Catanzaro.

«La consigliera Bruni forse non ha compreso che il generale Battistini è stato nominato commissario Straordinario di una realtà estremamente complessa e articolata qual è la l’Asp di Catanzaro – ha ricordato Straface – e non capo condomino di qualche palazzina periferica. Pertanto, al fine di non trasformare un’audizione in Terza Commissione in un’occasione che concretizzi un semplice scambio di legittime domande con legittime prese d’atto di situazioni, rispetto alle quali è necessario acquisire dettagliata contezza che è presupposto di fattive risposte, è opportuno il rispetto di alcuni necessari tempi fisiologici».

«Non si parla di mesi o di anni, ma di giorni – ha aggiunto –. Un tempo davvero minimo se si pensa che la nomina è avvenuta da appena due settimane. Se poi si vogliono creare scenari solo al fine di non  avere risposte, o di averle frammentarie, perché non si è dato neppure il tempo a chi ha assunto con determinazione e caparbietà l’incarico di affrontare problemi atavici, allora non si ha a cuore veramente la soluzione dei problemi, ma si persegue solo uno sterile desiderio di creare polemica e ingiustificata pressione mediatica».

«Il Generale Battistini – ha continuato Straface – ha sicuramente preso atto tanto delle proteste del personale sanitario del 118 dell’Asp di Catanzaro, tanto di quelle cittadini e operatori relative ai disservizi, dando piena disponibilità a relazionare sullo stato delle cose e ad essere audito, su questi e su altri argomenti. La caratura dell’uomo chiamato a trovare soluzioni lì dove sussistono diverse problematiche si rapporta con la voglia di agire con serietà, concretezza, competenza, e risolutezza del Gen. Battistini, non per nulla scelto dal presidente Occhiuto che in lui riversa piena fiducia. Ma non si può procedere in una direzione, verso una meta, senza leggere la mappa del reale e i documenti che le sono da corollario».

«Per compiere questa operazione, che non riguarda solo un aspetto ma una poliedricità di contesti – ha evidenziato – serve il tempo necessario. Un tempo sicuramente accelerato, che non consente di procrastinare e tergiversare, parole che non appartengono al vocabolario di questa Amministrazione regionale e della Terza Commissione che ho l’onore di presiedere, ma che deve essere anche tempo necessario, perché ciò che urgente deve tenere conto anche di ciò che è importante, cioè leggere la realtà per essere risolutivi nelle proposte e nelle soluzioni».

«Ha ragione la Consigliere Bruni – ha detto ancora la consigliera regionale – quando dice che dobbiamo delle risposte ai cittadini, ma le risposte non nascono dal semplice apparire di fronte alla Terza Commissione, ma dall’impegno che si spende nel trovarle, legato alle competenze e ai tempi opportuni, per quanto ineluttabili.  Al Gen. Battistini va dato il tempo necessario di prendere atto delle problematiche e impostare pratiche, tempestive, ove possibile, ma soprattutto concrete e risolutive soluzioni».

«Sono certa – ha concluso – che sarà lui stesso quanto prima a chiederci di venire udito in Commissione per relazionare in merito alla complessa situazione dell’Asp di Catanzaro. Nel frattempo è giusto lasciarlo lavorare. Arduo è il compito che lo attende, ma sono certa che il Presidente Occhiuto non avrebbe potuto fare scelta migliore». (rrc)

Il consigliere Billari: Sono fermi 500 mln per sanità

Il consigliere regionale Antonio Billari ha denunciato come per la sanità sono fermi 500 milioni e che «a pagarne le spese sono i cittadini calabresi costretti ad una vera migrazione sanitaria». 

«Da circa un ventennio – ha evidenziato – si discute in merito alla realizzazione di ospedali moderni e funzionali che possano servire gli utenti di Vibo Valentia, della Sibaritide e nella Piana di Gioia Tauro potenziando e differenziando l’offerta sanitaria in Calabria ma al netto dei buoni propositi le risposte sono pari a zero».

Per questo Billari ribadisce la necessità di risposte concrete, chiedendo ai colleghi consiglieri regionali «di affrontare il dramma sanità in un consiglio regionale che affronti in modo responsabile la questione sanità perché la Calabria chiede risposte e non è corretto che la professionalità e la competenza di chi opera in Calabria nel settore della sanità venga demonizzato dall’assenza di strutture idonee e da un assenza di programmazione». (rrc)

Il consigliere Giannetta: Su sanità calabrese basterebbe un po’ di onestà intellettuale

Il consigliere regionale Domenico Giannetta, ha evidenziato come «la sanità calabrese è passata da uno stato dormiente a uno di proattività. Un deciso cambio di passo perseguito dal Presidente Occhiuto con audacia e coraggio».

«Il coraggio delle scelte – ha aggiunto – anche divisive, ma che andavano fatte per produrre cambiamento e emanciparci da un lungo periodo nero che ha segnato la nostra storia. Il presidente Occhiuto non solo si è preso le responsabilità della sanità calabrese, ma ne ha accelerato i processi decisionali e, anche se il percorso è ancora lungo e complesso, possiamo già raccogliere dati ineguagliabili in tempi record».

«Occhiuto ha avviato una campagna di reclutamento del personale senza precedenti negli ultimi dodici anni – ha ricordato il consigliere regionale – assumendo 2.191 persone, di cui 1.550 a tempo indeterminato, 1.080 a tempo determinato e stabilizzandone 741. Di queste – specifica ancora – 830 persone sono state assunte in quattro mesi quest’anno. Un’operazione che va letta al netto dei 1.300 pensionamenti che avrebbero messo in ginocchio gli ospedali e l’intero sistema sanitario. Senza considerare il tanto atteso sblocco delle graduatorie di concorsi precedenti, per l’impiego del personale, a tempo indeterminato e determinato, per garantire i Livelli Essenziali di Assistenza».

«Sono dati importantissimi. E bene fa Occhiuto a rivendicarli. E basterebbe – ha concluso Giannetta – un pò di onestà intellettuale da parte del Partito Democratico che invece continua la sua campagna propagandistica “contro” perdendo l’occasione di tacere su fatti inconfutabili». (rrc)

L’OPINIONE / Giuseppe Mazzuca: Dichiarazioni su sanità aria fritta se non ci sono fatti concreti

di GIUSEPPE MAZZUCA – Le parate pubbliche e i pubblici proclami della serie: “stiamo ricostruendo la sanità dalle fondamenta” sono aria fritta, se non sono accompagnati da atti e fatti, concretamente, incisivi e apprezzabili. Buttare fumo negli occhi è una pratica, terribilmente, inflazionata, che non incanta più. Su molte e cruciali questioni è, invece, doveroso    declinare il dizionario della verità e della chiarezza. Innanzitutto, sul nuovo ospedale della città di Cosenza, l’ambiguo silenzio non è più tollerabile.

Il Consiglio comunale e, specificatamente, la maggioranza del governo municipale della Città di Cosenza, interpretando, compiutamente, le sue prerogative funzionali, ha licenziato la delibera, con la quale ha individuato l’ubicazione strategicamente ideale: l’area di Vaglio Lise.  È trascorso, esattamente, un anno da quella delibera e, ancora, tutto, maledettamente, tace. Nessun alibi, mistificante, può essere avanzato in ordine alla copertura finanziaria dell’opera: le risorse finanziarie necessarie per l’investimento sono state, debitamente, allocate e sono, perfettamente, capienti. Per di più, l’Inail ha stilato un preciso e coerente cronoprogramma, la cui prima scadenza è imminente, essendo stata prevista per il prossimo mese di settembre.

E, ciò nonostante, in Regione nulla si muove. il Governatore, con strafottente arroganza, mena il can per l’aia. È giunto il momento di una assunzione di responsabilità, che deve essere, nitidamente e pubblicamente, manifestata. Occhiuto dica con chiarezza: se ha o non ha la reale volontà di realizzare il nuovo presidio ospedaliero nella città di Cosenza. Lo dica senza equivoche timidezze. Ancora. Il Sig. Governatore – Commissario della Sanità ha contezza della qualità dei Lea in Calabria?  La Calabria ha la peggiore performance nel rispetto dei Lea. Parlare di Sanità di serie B è già eufemistico. Forse, in Calabria, sarebbe più corretto parlare di sanità di serie C. Sintesi. Il quadro che emerge dai Rapporti Lea 2015 è devastante e certifica.  al di là del rimpallo di responsabilità, il fallimento della gestione sanitaria calabrese. Quella della sanità diseguale è una grande ingiustizia che subiscono i calabresi.

Bisogna intervenire subito sulle liste d’attesa; occorre riprogettare e rendere efficiente la rete dell’emergenza-urgenza che, com’è fatta oggi, lascia senza assistenza quasi la metà della popolazione calabrese; occorre riprogettare la rete dei servizi territoriali. Sono interventi, che hanno bisogno di capacità di programmazione e di competenza. Capacità, che, allo stato, sembrano latitare.  Le risorse finanziarie nella sanità calabrese non sono mai state poche e, tuttavia, sono state, puntualmente e scelleratamente, sprecate e dilapidate. E, sul punto, non sembra che oggi ci sia una inversione di tendenza.

Ancora. Il sig. Governatore – Commissario della Sanità ha letto il rapporto Agenas? La Calabria ha i peggiori ospedali italiani. Addirittura, l’Ospedale dell’Annunziata è il fanalino di coda della classifica, con oltre 350 posti letto in meno. E la provincia di Cosenza registra il più alto tasso di emigrazione sanitaria verso le altre regioni. Ciò significa che, in Calabria, il diritto alla salute non è esigibile. E, nel frattempo – incredibile a dirsi e a credersi – nei cassetti della Regione Calabria, carte alla mano, marciscono milioni di euro per la riorganizzazione della rete ospedaliera, ma anche per l’edilizia sanitaria e per l’acquisto di nuove tecnologie.

E, allora, sig. Governatore, basta a turlupinare i cittadini calabresi. Ponga mano e subito alle questioni serie e drammatiche che attraversano, fragorosamente, la sanità calabrese. (gm)

[Giuseppe Mazzuca è presidente del Consiglio comunale di Cosenza]

 

Sanità, Occhiuto presenta i dati sulle assunzioni

Dall’1 gennaio 2022 al 30 aprile 2023 le assunzioni nella sanità calabrese sono state 2.191, di queste 1.450 sono nuovi assunti a tempo indeterminati e 741 sono precari stabilizzati. Sono i dati resi noti dal presidente della Regione e commissario ad acta, Roberto Occhiuto, nel corso di una conferenza stampa.

«Ho deciso – ha detto Occhiuto – di fare una operazione verità alla luce delle polemiche sui medici cubani e delle critiche di quanti dicono che governiamo solo con sport. Questi numeri danno conto della nostra azione, mai con le precedenti gestioni commissariali è successo questo, mai c’è stato uno sforzo così grande per reclutare personale nella sanità. Quanto ai medici cubani, ho sempre detto che si trattava di una soluzione tampone. Ed evidenzio – ha sostenuto ancora il presidente della Regione Calabria che senza queste assunzioni avremmo dovuto chiudere degli ospedali».

Nel corso della conferenza, poi, è stato illustrato l’utilizzo delle graduatorie concorsuali: «È stato previsto l’obbligo per le Aziende Sanitarie Regionali di consentire, ai sensi dell’art.3, comma 61 della legge 350/2003 e dell’art.4, comma 3 bis del decreto legge 101/2013 come convertito nella legge 125/2013, l’utilizzo da parte delle altre aziende sanitarie delle graduatorie esistenti di concorso pubblico e avviso pubblico, al fine di garantire l’erogazione dei Livelli Essenziali di Assistenza e assicurare, anche nelle more dell’espletamento di ulteriori procedure concorsuali, il reclutamento in primis a tempo indeterminato di tutti i professionisti e operatori necessari».

«Eventuali rifiuti, comunque eccezionali – viene spiegato – dovranno essere motivati in rapporto alla determinazione aziendale di effettuare in tempi brevissimi assunzioni connesse alla programmazione del fabbisogno di personale e al piano pandemico, correlate a vacanze di organico esistenti o all’imminente cessazione del personale in servizio o alle necessità di potenziamento, tenuto conto del numero degli idonei collocati nelle graduatorie».

«Sto facendo un monitoraggio degli inidonei, perché ho verificato che in Italia mediamente c’è una percentuale che si aggira intorno al 9-10% di inidonei a lavorare negli ospedali o nei presìdi sanitari, in Calabria è molto più alta soprattutto in provincia di Reggio Calabria. Questo dato un po’ è fisiologico, perché il blocco del turn over ha impedito un ricambio generazionale nel nostro sistema sanitario, per cui abbiamo un sistema sanitario in cui medici, infermieri, personale del comparto hanno un’età media più alta che nelle altre regioni però ci sono alcuni dati che mi preoccupano, perché sono dati sentinella, sono alert: quando in un’azienda ospedaliera c’è il 20% quasi di personale inidoneo e in un’altra c’è il 6%, poiché il personale sanitario ha mediamente la stessa età in tutte le aziende, comincio a pensare che in quell’azienda ospedaliera in passato forse ci sono state pratiche che hanno condotto a rendere inidonei al servizio anche professionisti o personale che forse inidoneo non era». (rcz)

 

Furgiuele (Sips): Sanità ed Enti locali collaborino per rinascita di una rete di città sane

Giuseppe Furgiuele, Presidente Regionale, nonché componente del Direttivo Nazionale della Società Italiana di Promozione della Salute, ha lanciato un appello affinché politici, amministratori locali e cittadini realizzino «un’alleanza forte per raggiungere insieme il più alto livello di salute possibile per la nostra regione».

«Tutto questo – ha aggiunto – attraverso la creazione di una Rete di Comuni Sani che collaborino sinergicamente per costruire insieme un nuovo percorso con una vision salutogenica delle città. È necessario progettare non solo luoghi di cura, ma creare migliori condizioni di vivibilità, ad esempio incoraggiando e premiando la mobilità a piedi o in bicicletta, costruendo percorsi condivisi di sensibilizzazione alla prevenzione delle malattie croniche e di diffusione di tutte le buone pratiche di prevenzione e promozione della salute».

«Noi come società scientifica – ha proseguito – supporteremo la creazione della Rete che dovrà avere come principi ispiratori la partecipazione della comunità, l’intersettorialità e la sostenibilità ambientale, chiediamo inoltre l’istituzione nei comuni aderenti di un tavolo intersettoriale che abbia il ruolo di osservatorio per promuovere e orientare le azioni di salute».

«La disponibilità di buoni servizi sanitari in un paese costituisce un elemento fondamentale – ha evidenziato – per garantire un adeguato stato di salute alla popolazione e, conseguentemente, un elevato livello di benessere sociale. Tutto questo ha un costo che non riusciamo più a permetterci non solo per le attuali condizioni della finanza pubblica ma anche per il progressivo invecchiamento della popolazione, l’aumento delle patologie croniche e dei tassi di obesità soprattutto tra i minori».

«La lotta alle inefficienze e agli sprechi – ha continuato Furgiuele – non deve essere considerata come la principale strategia da adottare per garantire un futuro al sistema, ma l’obiettivo deve essere quello di investire in prevenzione e promozione della salute, ciò comporterebbe una ricaduta economica positiva sul sistema e di notevole miglioramento dello stato di salute della popolazione garantendo quindi la Sanità ma soprattutto la Salute per tutti».

«La Calabria conta i più bassi livelli di salute misurata sui diversi indicatori – ha ricordato – secondo i dati delle sorveglianze è la regione più sedentaria d’Italia e la meno attenta a tavola nonostante la tanto sbandierata Dieta Mediterranea. Il tasso di obesità e sovrappeso infantile è tra i più alti d’iItalia, se a questi dati aggiungiamo che la Calabria insieme alla Campania ha la peggiore performance nel rispetto dei LEA evidenziando una sanità diseguale con il resto di Italia, esce fuori un quadro disarmante, poiché i cittadini calabresi, sono i meno in salute d’Italia e non hanno garantite le prestazioni e i servizi essenziali».

«Come Società Italiana di Promozione della Salute – ha rilanciato – chiediamo un cambio di rotta da parte di tutti poiché la sfida di salute va affrontata con modelli diversi rispetto al passato, con un approccio di sistema indirizzato alla promozione di stili di vita sani, alla prevenzione, all’innovazione tecnologica, all’equità e sostenibilità, e soprattutto al superamento delle disuguaglianze».

«Vanno, soprattutto – ha sottolineato – implementate strategie che non devono essere necessariamente limitate a interventi nel settore sanitario ma interventi che promuovano e consentano ai cittadini di vivere una vita sana, attiva e indipendente sino a tarda età. La salute non deve essere vista solo come un “bene individuale” ma un “bene comune” che chiama innanzitutto i cittadini a comportamenti virtuosi e gli amministratori locali a proporsi come garanti di una sanità equa anche attraverso l’organizzazione urbana delle città».

«Fino ad ora – ha concluso Furgiuele – le politiche sanitarie e quelle sociali sono state concepite come due entità separate, che oggi dobbiamo ripensare in una maniera innovativa e coordinata. Se vogliamo progettare e concretizzare modifiche allo status quo abbiamo necessità di una programmazione strategica di ampio respiro che ci spinga nella direzione di una maggior efficienza, appropriatezza organizzativa ed efficacia nei risultati». (rcz)

Sanità, il consigliere di CZ Capellupo: Ineludibile la creazione del secondo PS

Il consigliere comunale di Catanzaro, Vincenzo Capellupo ha evidenziato come «nella complessa vicenda della neonata azienda Dulbecco, il rispetto del timing è condizione irrinunciabile affinché, dopo il lungo e travagliato percorso che ha portato alla sua istituzione, quest’ultima produca effetti concreti e le conseguenti ricadute in termini di reale servizio ai cittadini».

«In questo senso, bene ha fatto il sindaco Nicola Fiorita – ha aggiunto – a ricordare che il management della nuova Azienda ha l’obbligo di avviare tutte le procedure entro 90 giorni, per come stabilito dal protocollo d’intesa Regione-UMG. E altrettanto bene ha fatto a evidenziare che si potrà dire di essere partiti con il piede giusto solo quando verrà attivato il secondo pronto soccorso presso il policlinico. Due punti sui quali si potrà riscontare davvero la portata storica della fusione per incorporazione tra Mater Domini e Pugliese-Ciaccio».

«La risposta rapida, efficace ed efficiente al cittadino – ha proseguito – al di là del codice con cui egli viene inquadrato, è la misura di un sistema rispettoso del diritto alla salute sancito in Costituzione. In caso contrario, non solo quel diritto deve considerarsi negato ma si deve prendere atto che siamo lontani dalla civiltà della salute».

«Fino ad ora, purtroppo – ha detto ancora – è stato così e l’unico pronto soccorso attivo in città si è rivelato essere esso stesso un paziente su cui agire in regime di emergenza urgenza. Può sembrare un paradosso, ma è la realtà con cui tutt’ora devono fare i conti quotidianamente i cittadini; una realtà della quale, d’altra parte, ha dovuto prendere atto lo stesso commissario della Dulbecco, Vincenzo La Regina, che apprezzabilmente ha dimostrato di possedere il giusto approccio al problema».

«Il commissario, tuttavia, non è il solo attore con un ruolo in questa vicenda. Perché attivare il secondo pronto soccorso non significa certo limitarsi ad affiggere un’insegna luminosa. Nessuno lo pensa, per fortuna, ma allora si tenga ben presente che pronto soccorso significa poi avere reparti in grado di accogliere chi vi arriva – ha concluso –. In altre parole, la presa in carico del paziente non può che essere globale. Lo tengano presente il commissario ma anche il resto delle figure che su questa delicata materia hanno voce in capitolo, a cominciare dal presidente Occhiuto che è ben consapevole, credo, che sulla normalizzazione del servizio sanitario regionale, si gioca la sua partita forse più importante».

Sanità, Straface: Sanibook strumento utile a risolvere i problemi

La consigliera regionale Pasqualina Straface, rispondendo alle dichiarazioni della consigliera regionale di opposizione, Amalia Bruni, ha ribadito come «Sanibook sia uno strumento utile a risolvere i problemi».

«Non condivido le sempre puntuali dichiarazioni “contro” del collega consigliere regionale Amalia Bruni – ha detto –. Da professionista del settore, meglio di tutti, dovrebbe sapere che per rodare un motore, delle abitudini c’è bisogno di tempi, ma bocciare pressoché definitivamente il sistema Sanibook varato dal presidente e commissario alla sanità, Roberto Occhiuto, è davvero incomprensibile».

«Sanibook non è un buco nell’acqua – ha ribadito – né uno sfogatoio contro i sanitari. In questa fase è, come sostiene il presidente, il contenitore di una sanità disastrata per oltre vent’anni, ma quei dati raccolti dal sistema serviranno per monitorare e soprattutto migliorare. La struttura sanitaria guidata da Roberto Occhiuto sta lavorando alacremente per individuare le soluzioni ai tanti problemi che affliggono la nostra regione. E poi le “sentinelle”, i giovani laureati da reclutare ogni tre mesi avranno un ruolo importante: rilevare ciò che non funziona nel nostro sistema sanitario regionale. Sanibook è uno strumento che serve a risolvere anche i piccoli problemi e come dice il presidente, serve a offrire a lui i punti di vista su ciò che non funziona».

1Inoltre, entro il mese di giugno – ha concluso – tutti i bilanci delle aziende sanitarie saranno in ordine e ciò rappresenta quel punto da cui voltare pagina. C’è solo da aver fiducia nell’operato del presidente e delle decisioni che sta assumendo per il bene dei calabresi. Basti ricordare le tante critiche piovute sulla scelta di chiedere aiuto ai medici cubani che, oggi, invece, tutti vogliono, tant’è che prestissimo ne prenderanno servizio altri 126». (rrc)

Antonio Petrassi, il pioniere dei trapianti di rene in Calabria

di PINO NANO – Domenica scorsa si è chiuso all’Unical il congresso nazionale della Sipad, la Società Italia Patologie Apparato Digerente, e a margine dei lavori scientifici- presieduti dal prof. Bruno Nardo, Presidente del Congresso- sono stati consegnati due premi diversi intitolati ad altrettanti prestigiosi chirurghi che hanno lasciato un segno indelebile nella chirurgia calabrese, Antonio Petrassi e Ludovico Docimo.

Destinatari dei riconoscimenti sono stati la dottoressa Palumbo, dell’ospedale di Mestre, che ha ricevuto il “Premio Petrassi”, per la tecnica chirurgica, ed il dottore Lucido, dell’università Vanvitelli di Napoli, che è stato insignito del “Premio Docimo”, per la cura delle patologie dell’apparato digerente.

Oggi qui ricorderemo il primo di questi chirurghi, il prof. Antonio Petrassi. Diciamo subito che al nome di Antonio Petrassi, chirurgo e umanista, è legata la storia dei trapianti d’organo in Calabria di cui fu iniziatore e principale protagonista: «una meravigliosa esperienza professionale», come l’ha definita mille volte lui stesso nei vari speciali TV che la RAI in quegli anni gli aveva dedicato.

Nasce a Gissi, in Abbruzzo, il 30 luglio 1936, da Carlo, originario di Zagarolo, e da Orietta Buoncompagni, romana. Ha un anno quando la famiglia si stabilisce a Pedace, alle porte di Cosenza. Il papà, un elettrotecnico che gestisce la centrale idroelettrica di Gissi, alle dipendenze della SME, la Società Meridionale di Elettricità, è trasferito con lo stesso incarico alla centrale idroelettrica del Cardone di Pedace.

Il giovane Antonio Petrassi – racconta Teresa Papalia nella storia che ne ha scritto per Icsaic Calabria – frequenta le scuole elementari a Pedace, poi le Medie a Spezzano della Sila. Nella città dei Bruzi dove la famiglia si trasferisce dopo 17 anni in seguito alla prematura scomparsa della madre, nel 1954 consegue la Maturità al Liceo Classico «Bernardino Telesio».

Successivamente si trasferisce a Napoli, dove il 14 dicembre 1960 si laurea in Medicina e Chirurgia con il massimo dei voti e la lode. Frequenta la Clinica Chirurgica dell’Università partenopea e nel 1966 si specializza in Chirurgia generale. Durante gli anni universitari conosce Olga Caprioli, laureata in lettere classiche e valida insegnante di italiano, che sposa nel settembre del 1963. Dal matrimonio nascono tre figli, Orietta, Carlo e Andrea.

Dopo la parentesi universitaria a Napoli il professore Petrassi torna a Cosenza dove lavora prima da assistente e poi come aiuto chirurgo presso l’Ospedale dell’Annunziata. Continua a studiare e nel 1969 si specializza in Neurochirurgia all’Università di Torino. Nel 1971 diventa libero docente in Semeiotica Chirurgica presso l’Università di Napoli, e diventa primario di Chirurgia nel 1974 all’ospedale Jazzolino di Vibo Valentia dove lavora fino al 1979. Rientra come primario all’Annunziata di Cosenza e va in pensione nel 2003.

Teresa Papalia lo definisce «Storica figura della chirurgia cosentina». Primo direttore dell’Unità Operativa di Chirurgia “Migliori”, in questi 23 anni si dedica alla chirurgia generale, ma anche alla chirurgia oncologica, vascolare e neurotraumatologica in cui consegue un’esperienza operatoria e titoli scientifici di grande prestigio, ampiamente riconosciutigli dalla comunità scientifica nazionale. Pur avendo avuto offerte di primariato in alcune città italiane come Mantova, Genova e Roma, è rimasto sempre in Calabria, fiero di essere calabrese, pedacese, vibonese e cosentino, dimostrando che con sacrificio e credendoci fino in fondo si possono realizzare importanti risultati professionali restando nella propria terra.

La sua grande umanità con i pazienti, la stima e la riconoscenza che i calabresi nutrivano nei suoi confronti e la fama che lo accompagnava erano talmente diffusi che il suo nome è diventato un modo di dire gergale coniato prima a Vibo Valentia e poi ripreso a Cosenza: «Un ti salva mancu Petrassi».
Per la sua attività, riceve diversi riconoscimenti, dal premio «Pericle d’Oro» per la Medicina nel 1989, al premio «Calabria-America» nel 1997, alla Targa Asit nel 2003, e ancora alla Targa di «Benemerenza» consegnatagli dall’Azienda Ospedaliera di Cosenza nel 2005. Nel 2019 riceve il premio Rocco Docimo alla memoria istituito dalla fondazione Lilli Funaro. I dati numerici di quella che è stata la sua storia chirurgica ci lasciano di stucco.

La biografia curata da ICSAIC, curata e diretta dal giornalista Pantaleone Sergi parla di almeno 20.000 interventi, in gran parte considerati di alta chirurgia. Il suo nome, a ogni modo, è legato ai trapianti di rene che per primo effettua in Calabria nel marzo del 1989 a Reggio Calabria, lui che è primario a Cosenza. Un mese dopo effettua il primo trapianto di rene all’Annunziata di Cosenza. Inizia quindi l’era dei trapianti nel suo ospedale che continua per anni a effettuare con successo, grazie all’impegno di tanti chirurghi, nefrologi, anestesisti e infermieri, creando una vera e propria scuola di chirurgia dei trapianti.

Autore di oltre 150 pubblicazioni su riviste scientifiche, ci lascia oggi come testimonianza delle cose realizzate quattro diversi libri: “Traumi Cranio-Encefalici”, “Il Dipartimento di Chirurgia dell’Ospedale di Cosenza”, “I trapianti d’organo in Calabria: una meravigliosa esperienza professionale”, “L’Ospedale dell’Annunziata di Cosenza” e “I grandi medici calabresi”.

Instancabile intellettuale del suo tempo e della società che lo circondava, è stato socio fondatore e primo presidente dell’Associazione Calabrese di Scienze Chirurgiche, socio Fondatore del Coordinamento Centro-Sud Trapianti (Ccst), Vicepresidente della Società Italiana di Chirurgia (Sic), Presidente nazionale dell’Associazione Chirurghi Ospedalieri Italiani (Acoi), membro dell’Internacional College of Surgeons e dell’Associazione Europea di Videochirurgia, Presidente onorario della Società “Dante Alighieri”.

Per i suoi alti meriti professionali viene invitato a insegnare pratica chirurgica in vari paesi stranieri, Argentina, Russia, Siria, Giordania, Libano, Egitto, Tunisia, Marocco. «È quanto basta- sottolinea il prof. Bruno Nardo – per capire quanto la chirurgia calabrese abbia dato al resto della comunità scientifica italiana e internazionale. Ma la cosa che più mi riempie di orgoglio è l’essere cresciuto a Vibo quando lui era già una icona della storia della medicina calabrese».

Nessuno ci crederebbe, ma noi che lo abbiamo conosciuto a fondo e gli siamo stati sempre molto vicini sappiamo che andato in pensione, il grande chirurgo non si è mai fermato, anzi, fonda anche una compagnia teatrale amatoriale, chiamata «Attori per caso», nella quale, negli ultimi anni della sua vita, si diverte a recitare ruoli ma anche a scrivere testi drammaturgici su storie e leggende della Calabria. Pubblica e presenta, così, alcuni lavori teatrali come: “Il pomo della Discordia”, “La Leggenda di Alarico”, “Cosenza Sveva”, “Amore Tradito”.

Muore all’età di 80 anni in quello che era stato per lunghi anni la sua vera casa, l’ospedale dell’Annunziata, e dove per lunghi anni aveva sognato di poter modernizzare il tutto. Purtroppo però “Il professore”  – la gente comune lo chiamava in questo modo – è morto molto tempo prima di vedere quello che è stato poi finalmente realizzato dal suo successore naturale, il prof Bruno Nardo, come lui chirurgo e come lui “vibonese”. (pn)

Tavernise (M5S): Agenas continua a bocciare la sanità calabrese

Il consigliere regionale e capogruppo del M5S in Consiglio regionale, Davide Tavernise, ha denunciato come «Agenas continua a bocciare la sanità calabrese» e di come «dalla politica regionale nessun cambio di rotta».

«Nei meandri degli annunci regionali – ha spiegato – che si vorrebbero rivoluzionari da un anno e mezzo a questa parte, nella sanità calabrese l’unico elemento nuovo è l’arrivo di qualche decina di medici cubani che danno respiro a pochi ospedali calabresi mentre resta in sofferenza tutta la sanità regionale. Il report dell’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas) che ha analizzato le performance degli ospedali in tutto il Paese dimostrano infatti che le scelte politiche regionali calabresi erano e continuano a rivelarsi sbagliate condizionando l’efficacia del servizio sanitario regionale».

«I grandi ospedali calabresi – ha aggiunto – sono da bollino rosso e questo va ricondotto anche alle scarse performance degli ospedali spoke. Fatte salve alcune realtà virtuose, eccellenze in un contesto abbastanza difficile, le criticità restano e non si riescono a risolvere. La Calabria, dunque, continua a pagare lo scotto di strategie miopi.  Le scelte del governo regionale, come la costituzione di Azienda Zero, che di fatto sta bloccando la nostra sanità, non migliorano la situazione».

«Si continua così – ha evidenziato – a rincorrere i provvedimenti contenuti nel Decreto Calabria, che significa prolungare il commissariamento della sanità senza per questo cercare in qualche modo di superare le anomalie che contraddistinguono il settore. Penso ad esempio, al caso dei medici imboscati, i cui dati sono disconosciuti dalle stesse aziende sanitarie, pur trattandosi di un fenomeno diffuso e altamente penalizzante. Viviamo di paradossi. Mancano i medici in Calabria però risultano assunti in misura sufficiente. Viene da chiedersi perché la politica regionale resti in silenzio davanti al fenomeno del personale sanitario rifugiato dietro una scrivania piuttosto che assistere i pazienti?».

«Anche con riferimento alla medicina territoriale – ha concluso – l’impressione è che a parte creare scatole vuote la regione non sia impegnata nella costruzione di un sistema virtuoso. Ci resta l’impiego dei medici cubani. La politica regionale si conferma senza visione per il futuro e sorda alle proposte dell’opposizione. Davanti a noi nessun cambio di rotta». (rrc)