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Sospesa dal prefetto Angela Marcianò a Reggio, lascia il Consiglio comunale prima dell’inizio della seduta

Angela Marcianò lascia Palazzo San Giorgio

Qualche istante prima della seduta del primo Consiglio comunale di Reggio del secondo mandato del sindaco Falcomatà, è giunta la notifica del prefetto Mariani, ai sensi della legge Severino, della sospensione di 18 mesi per la consigliera comunale Angela Marcianò. La prof. ha lasciato l’aula, non avendo più titolo per presenziare, e i funzioanri del Comune hanno convocato il consigliere supplente, Filomena Iatì, prima dei non eletti della lista della Marcianò, rinviando di qualche ora la seduta. La Marcianò non ha voluto commentare il provvedimento. (rrc)


UNA NOTIZIA GIÀ ANNUNCIATA CON LARGO ANTICIPO

Il nostro collaboratore Luigi Palamara già ad agosto, dopo la presentazione delle candidature aveva messo in evidenza il rischio della naturale sospensione – prevista in questi casi dalla legge Severino – vista la condanna in primo grado per abuso d’ufficio inflitta ad Angela Marcianò, già assessore ai Lavori Pubblici della prima Giunta Falcomatà.

di LUIGI PALAMARA – La legge Severino è chiarissima. Nessuno però ha sollevato la questione e alle nostre insistenti domande in tal senso abbiamo avuto sempre risposte vaghe e mai precise e puntuali. Ad onor del vero La Marcianò sosteneva con veemenza che per lei non ci sarebbe stata nessuna sospensione. Con questa “bugia” – probabilmente in buona fede – ha messo su una campagna elettorale strepitosa nei numeri per la sua persona, 13.165 preferenze personali, presentandosi come paladina dei principi etici e morali. La notifica di questa mattina, però, ha creato non poco imbarazzo in chi ha sostenuto e sostiene Angela Marcianò.

La consigliera comunale di opposizione arriva nei pressi di Palazzo San Giorgio intorno alle 9.30, abito scuro, sorridente. Poi sale e si siede negli scranni dell’Aula Pietro Battaglia sede del Consiglio Comunale a Palazzo San Giorgio. Il primo Consiglio Comunale dell’era Falcomatà Bis è previsto alle ore 10.00. Intanto arrivano tutti i consiglieri e gli assessori.

Qualche minuto e la Marcianò viene invitata a recarsi presso l’Ufficio del Segretario Generale del Comune dottoressa Giovanna Acquaviva. Notiamo la cosa e attendiamo l’uscita. Sono le 10.30 quando la Marcianò esce dall’ufficio e imbocca il corridoio che porta verso le scale dell’uscita. In mano ha dei fogli. Probabilmente la notifica del Prefetto di Reggio Calabria dottor Massimo Mariani che le comunica la sospensione per 18 mesi a partire da oggi.

Proviamo a porle la domanda fatidica. “È stata sospesa?” Nessuna risposta, come oramai ci ha abituati da qualche tempo. Un silenzio che urla forte. Non è la prima volta che a domande pertinenti la professoressa Angela Marcianò pone davanti a noi il muro del silenzio. Siamo abituati ad accettare le non risposte e la sua totale indifferenza. Fa parte del gioco. In questi mesi siamo stati gli unici a porre il problema. Non vi è traccia in nessun giornale, cartaceo o online che sia. Come se nulla fosse. Siamo stati l’unica voce “fuori dal coro” delle tante penne che si sono trasformate in futili piume.

E adesso l’epilogo. Un epilogo amaro e grottesco ampiamente annunciato prima ancora della presentazione delle liste. La professoressa si indigna della modalità dei tempi di consegna del provvedimento. Di cosa stiamo parlando? La legge ha i suoi tempi, va accettata e rispettata. Sconti e privilegi non ci possono essere per nessuno.

La Marcianò affida a Facebook un amaro sfogo parlando di «modalità irrispettose della persona e degli elettori». Parla di un «siparietto che si stava preparando» ai suoi danni «volto esclusivamente a mortificarmi durante il Consiglio comunale in diretta sui social». «Ho fatto in modo di evitarlo». La Marcianò conclude di essere «fieramente pronta a subire questa ingiustizia che però dovrà servire a far emergere la VERITÀ!  Se qualcuno pensa di destabilizzarmi e di mettermi a tacere, evidentemente non mi conosce».

Nessuno la metterà a tacere, prof. Marcianò, ma è lei che tace con la stampa, rifiutando di rispondere alle domande dei giornalisti, com’è capitato di frequente e si è ripetuto questa mattina. Con gli auguri sinceri di riuscire presto a ribaltare la sentenza a suo sfavore, a fermare l’«ingiustizia» di cui si sente vittima. Ma a stabilire la sua responsabilità o non colpevolezza non saranno i giornali o l’opinione pubblica, ma il giudizio di una Corte. (lm)

 

[Nella foto di Luigi Palamara, Angela Marcianò lascia Palazzo San Giorgio]

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