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Soverato e i suoi 50 anni di città

Soverato e i suoi 50 anni di città

di FRANCO CIMINO – Buongiorno Soverato e auguri. Oggi (ieri) è il tuo compleanno, fai cinquantanni. Se non fossi vissuta tanto tempo prima, direi che sei proprio una ragazzina.

È la festa della tua prima grande promozione. Da piccolo paesello a Città. Da borgo antico, a realtà urbana moderna. Ti ha dato questo titolo il presidente della Repubblica, che ha ricevuto la richiesta dal governo. Era Giovanni Leone. Aldo Moro, il capo delEsecutivo. E con merito hai ricevuto il titolo.

Son passati cinquantanni. Sono tanti? Sono pochi? Chi può dirlo di noi? Il tempo che passa è sempre tanto e poco nello stesso significato. Il tempo è come il vento. O la pioggia. Addirittura, come il sole. Più bello e meno bello. Più utile e meno utile. Più felice e meno felice. Come il clima si potrebbe dire. È freddo e caldo. Temperato. Il tempo che passa è quello che ci trova presenti. Il tempo più bello e utile, caldo freddo temperato insieme, é quello di un presente che ha una storia dietro le spalle e un avvenire davanti. Buona questa! Direbbe un mio amico. Ma come il passato è stato vissuto, come il presente è, come si prospetta il futuro, soltanto questo insieme va considerato. Se è tutto brutto, triste, rovinoso, nebuloso, che ci fai col tempo se non lo spazio etereo di tristezze, rimpianti, amarezze? Una sorta di calendario delle colpe(del tempo), e degli errori (degli altri), solo questo. Il tuo tempo, cara Soverato (possono dirlo quanti lhanno vissuto con te), è stato, invece, prezioso, utile. Importante. Lo è stato per il golfo, di cui sei principessa (Squillace ne è la regina).

Lo è stato per quel lungo tratto di mare, di cui, dalla Roccelletta di Borgia fino a Monasterace, sei la perla. Lo è stato per i paesi a te vicini sulla stessa costa e quei piccoli e belli che ti fanno da terrazza sul tuo mare, con quegli affacci mozzafiato di Badolato, Santa Caterina, Guardavalle, Montauro e Gasperina e Stalettì. Il tuo tempo è stato prezioso utile e importante, per migliaia di giovani, che sono vissuti in questo ampio parco di naturale bellezza, per la loro crescita culturale e per i loro studi. Hai fatto tante cose, come dicono alcuni protagonisti di questi cinquantanni. Sei cresciuta, molto. Ti sei estesa, tanto. Ti sei pure sei ingrossata, e non poco.

Palazzi e palazzoni ti sono cresciuti sul petto. Forse, ti hanno fatto male. Poco o molto, ma te ne hanno fatto. Strade e stradine, ti hanno camminato sulle braccia e sulle gambe. Te le hanno appesantite? Forse, sì. Sei più bella adesso o sei solo più grande? Più estesa o voluminosa? Sei più ricca o più piena? Più affollata o più popolata? E cosa c’è ancora di quel che eri un tempo, lontano e vicino allo stesso modo? Ti ricordi comeri? Borgo antico, delle arti e dellartigianato, della religiosità popolare, lingua stretta di terra dalla quale si dominava la vista sul mare. E villaggio di pescatori alla Marina. Anche della villeggiatura dei pochi benestanti, che, da Cardinale e Chiaravalle scendevano per lintera estate, costruendo sulla praia” le loro casette (le baracche) di legno. Cosa resta di questa doppia naturale posizione? Poi, venne un uomo, il tuo figlio più prezioso, più utile e più importante.

Era bello, alto con gli occhi chiari. Somigliava a un attore di Hollywood, John Wayne. Di lui, eroe western , aveva il coraggio, lintelligenza, la determinazione. Lamore per la giustizia e la passione per il bello. La volontà di costruire il nuovo. E di valorizzare il posto in cui esercitava le sue virtù. Questo tuo eroe si chiamava Antonino Calabretta, Tonino per gli amici. Don Antonino per la gente, la sua gente. Tu lo fai sindaco, ancora giovane, nel 1956, e lo lasci operare, quasi volessi metterlo alla prova, per ben undici anni consecutivi. Sono stati gli anni doro della tua avventura straordinaria. Da quelleroe viene fuori unalta visione di te. Lui pensa di mettere insieme la collina e il mare. Non ci riesce subito, perché lattenzione maggiore di chi ha impiegato soldi su di te, è stata ha Marina.

A fare da collante ideale, vi erano i due edifici imponenti, che ancora ci sono pur senza quella vitalità prolungatasi fino a un ventennio fa e ora pressoché esaurita. Listituto dei salesiani, in alto, e, in basso, quasi di fronte, quello delle suore di Maria Ausiliatrice. Nasce in quel decennio la grande Soverato, a cui lo stesso Calabretta assegna un titolo e una didascalia fascinosa. Te lo ricordi? Questo: «Soverato, stazione di cura, soggiorno e turismo». Facesti un salto subito da gigante. Il Miramare divenne uno dei centri più belli ed eleganti in cui artisti di fama nazionale facevano loro a gara, Peppino di Capri fra tutti, per venire ad esibirsi davanti al tuo mare e a un pubblico raffinato ed elegante. Il sindaco bello tentò anche di costruire, con il finanziamento della Cassa per il Mezzogiorno, ledificio della stazione termale, rimasto a lungo incompleto, fino alla sua  “sparizione”. E con esso scomparve progressivamente la visione della grande Soverato di Calabretta, dovuta anche alla sua uscita dal Comune, che i temporanei ritorni, a lunghi intervalli, alla guida dellAmministrazione non poterono rinverdire.

Oggi è la tua festa. Io vi ho partecipato, sorpreso, però, che le più alte cariche politiche e religiose della Regione, pur facendosi rappresentare da personalità che ti amano e ti servono, non siano venute personalmente. Come anche il Sindaco del capoluogo, che, a mio avviso, avrebbe dovuto esserci, almeno per rispetto allo stesso mare che bagna le due città. Sono venuti numerosi sindaci del circondario e del resto della provincia il solo di Lamezia Terme, accolto in sala con simpatia. Pari a quello portato al nuovo Procuratore della Repubblica di Catanzaro, altro figlio tuo, e alla nostra Sottosegretaria allInterno, che ha concluso la festa odierna, promettendoti nuove attenzioni del Governo.

È stata una bella festa, sobria ed emozionante. Bravo lattuale tuo sindaco, che, con il suo bellissimo vice, lha ben organizzata. Significative sono state le testimonianze dei tuoi primi cittadini, che si sono susseguiti fino ad oggi. Emozionante il figlio di Antonino, che della carica del padre per due legislature ne è stato degno. Mi sono emozionato anchio, che ti frequentato da quando, trentanni fa, ho sposato una donna di Taverna, che da sempre trascorre le estati da te e nella casa di famiglia vi porta le nostre figlie, che non hanno mai voluto scegliere un mare diverso da tuo. Neppure quello della mia giovinezza, pensa quanto sei affascinante! Per questi inderogabili sentimenti io ti ho conosciuto bene e per gli stessi sentimenti ti amo anchio. Tra poche ore questo giorno sarà passato. E della tua festa non resteranno che le foto. Ma se ti vogliamo davvero bene, se ti rispettiamo, tutti, é necessario che i tuoi figli giovani di oggi e quelli anziani dellimpegno di ieri, riflettano individualmente. E insieme, e pubblicamente, discutano e si interroghino su cosa resti di quellutopia e di quel sogno che Antonino Calabretta portò nella sua visione della grande Soverato.

Ci sarà un convegno molto importante già domani (oggi ndr). Si parlerà di turismo. Se parteciperanno anche le personalità oggi assenti, potrebbe essere una buona occasione per pensare. Per ripensarti a come potresti ancora essere. Si è parlato oggi della necessità di recuperare la tua identità, ché ogni luogo é prima di tutto ciò che é stato ed è nella sua storia e vocazione. Le linee ci sono, sono quelle tracciate dal tuo grande padre edificatore dei sogni. Si riparta da lì. Si ritorni a te. Ho molto apprezzato la decisione della Giunta Comunale di intitolare una grande parte del lungomare a lui. Tanto è giusta questa scelta che mi verrebbe di dirti, a bassa voce, che io avrei addirittura dedicato a lui tutta intera la Città che sei. Pensa come suonerebbe bene la scritta al tuo ingresso: Soverato, la città delle terme, del turismo, dellarte e di Antonino Calabretta”. Mentre ti lascio, vedo venirmi incontro due uomini. Vogliono salutarmi e ringraziarmi. Sono i tuoi due sindaci.

Quello attuale e dei prossimi sette anni, Daniele Vacca. E il sindaco che gli succederà, Emanuele Amoruso, la bella persona, che il tuo cuore conosce molto bene. (fc)

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