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Strutture psichiatriche reggine, i familiari dei ricoverati: Vergognoso scaricabarile tra istituzioni

Asp Reggio Calabria

A scendere in campo per risolvere la vertenza che riguarda i pazienti psichiatrici delle strutture reggine, denunciando il grave scaricabile tra Asp di Reggio Calabria, Dipartimento Tutela della Salute della Regione Calabria e Strutture commissariali, «che non riescono ad articolare provvedimenti coerenti e risolutivi, lasciando in un vergognoso limbo i pazienti psichiatrici».

«Innanzi tutto – si legge in una nota – si richiamano le istituzioni e gli amministratori della pubblica sanità ad adempiere a quello che, in qualunque paese civile, è un diritto imprescindibile che non può essere messo in discussione. Quello all’assistenza psichiatrica è un diritto irrinunciabile, ma nella nostra realtà, nella Provincia di Reggio Calabria tale diritto vilmente negato dal blocco dei ricoveri che affligge i pazienti ed i familiari da ben sei anni».

«Le residenze psichiatriche esistenti – prosegue la nota – sono state così sigillate dall’Asp di Reggio Calabria, con la conseguenza che i nuovi utenti vengono “deportati”presso altre province o regioni, lontani dai loro affetti e con conseguente aggravio dei costi per la già martoriata Asp di Reggio Calabria. Ed ora, con il perdurare della crisi, nell’assenza di provvedimenti, la paura delle famiglie dei pazienti ricoverati assume dimensioni sempre più preoccupanti ; infatti, il mancato pagamento alle cooperative sociali che devono assicurare ai ricoverati il servizio di riabilitazione e di assistenza, non è solo un problema di giusti e sacrosanti stipendi che non possono essere pagati agli operatori, ma è una questione che, dopo sei mesi di ritardo, rischia di riflettersi negativamente su tutto il sistema, pazienti compresi».

«Dimenticarsi dei propri pazienti, non consentire i ricoveri – conclude la nota – non pagare le rette giornaliere per i degenti che l’ASP ha ricoverato presso le strutture, appare di estrema gravità e, ad avviso di noi familiari, quanto meno lambisce, se non oltrepassa, il filo che segna l’omissione e l’abbandono di incapace». (rrc)

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