di FRANCO BARTUCCI – Sulle Terme Luigiane urge incontro con i vertici della Regione appena insediati: lo ha chiesto con una lettera ufficiale il segretario generale della Cisl di Cosenza, Giuseppe Lavia, inviata al Presidente della Regione, Roberto Occhiuto, e al vice Presidente, Giusy Princi. «Le chiediamo – è scritto nella lettera – un urgente incontro sulla vertenza dei lavoratori delle Terme Luigiane, perché ponga in essere tutte le iniziative utili a salvare la stazione Termale, per la difesa del lavoro e dei lavoratori che come Cisl rappresentiamo, nell’interesse del territorio e della sua crescita economica, per garantire ai cittadini le prestazioni che la struttura ha erogato negli anni. Siamo convinti che nel percorso politico-amministrativo appena avviato la vertenza dei lavoratori ed il futuro del compendio termale saranno tenuti in grande considerazione».
Intanto i due Sindaci di Acquappesa e Guardia Piemontese hanno risposto alla lettera inviata loro dalla Sateca per adempiere a quanto stabilito dalla sentenza del Tar Calabria e cioè di ripristinare lo stato legittimo della disponibilità delle sorgenti idrotermali e di riconsegnare i beni coattivamente appresi nel mese di febbraio 2021, secondo quanto descritto negli atti illegittimi definiti “verbale di acquisizione dei beni” e ”verbale di apprensione coattiva”.
Nella loro lettera i due Sindaci Francesco Tripicchio e Vincenzo Rocchetti confermano la volontà di ripristino dei beni e delle sorgenti come indicato dalla sentenza del Tar Calabria consegnando il tutto alla Sateca, ma ponendo, dopo alcune considerazioni, dei vincoli, che di fatto impediscono una piena funzionalità del sistema termale a partire dalla prossima stagione 2022; anche se la Sateca, con propria nota, ha subito risposto dichiarando che: «Rimane in attesa della esecuzione della sentenza del Tar Calabria e perciò della indicazione della data e dell’ora di restituzione dei beni indicati negli atti annullati dalla Magistratura Amministrativa, in modo da essere presenti e controfirmare i relativi verbali. Restiamo, a questo punto – conclude la lettera dell’Amministratore della Sateca – in attesa di vostro concreto riscontro, per poter dare corso alle suddette operazioni di restituzione».
Ma vediamo le condizioni che i due Sindaci pongono alla Sateca con la loro lettera. Anzitutto si dichiarano soddisfatti del fatto che il Tar Calabria ha accolto solo uno dei quattro ricorsi proposti dalla Società che ha portato al ripristino dei beni; mentre ha dichiarato gli altri inammissibili per difetto di legittimazione che riguardano il regolamento di distribuzione delle acque termali approvato dai due Consigli comunali, nonché gli avvisi relativi alla ricerca di manifestazioni d’interesse ed assegnazione della sub concessione per la gestione dei servizi termali nella struttura del vecchio stabilimento San Francesco, appalto andato deserto.
Si dichiarano, altresì, soddisfatti, pur riservandosi di promuovere ricorso presso il Consiglio di Stato, sul fatto che il Tar ha confermato la titolarità della concessione delle acque termali in capo ai due Comuni e che di conseguenza dicono nel testo della lettera: «che la ripresa dello svolgimento delle attività termali da parte della Società Sateca dovrà avvenire, esclusivamente, all’interno del compendio termale con l’utilizzo delle strutture site nel medesimo come da originario contratto subconcessorio ed alle condizioni ivi indicate, previo, immediato, ripristino dello stato dei beni e delle sorgenti, tenuto conto dell’indubbio stato di degrado in cui versavano le strutture, sempre in esclusivo possesso di Codesta società, al momento dell’apprensione coattiva dei beni e per come documentato dallo stato di consistenza in atti, senza considerare i numerosi ed ingenti interventi eseguiti, nelle more, dalle Amministrazioni comunali».
C’è poi, infine, un’altra condizione che pongono i due Sindaci e che significa di fatto la non operatività del complesso termale, salvo un intervento deciso della Regione, essendo proprietaria delle sorgenti con regolare atto di diritto di prelazione essendo le acque un bene pubblico e di tutela del diritto di servitù creatosi ormai da oltre cinquant’anni con l’entrata in funzione dello stabilimento “Terme nuove” costruito al di fuori del territorio del compendio termale.
A tal proposito, forti del fatto, secondo un loro giudizio e valutazione, che il regolamento di distribuzione delle acque termali rimane valido dicono in conclusione nella loro lettera: «I regolamenti restano validi ed efficaci, ciò comportando una valutazione sul quantitativo di acqua termale da utilizzare all’interno del compendio termale e, eventualmente, al di fuori di esso secondo le procedure stabilite dai medesimi regolamenti. Sino ad allora viene diffidato l’utilizzo delle acque al di fuori del compendio termale».
Ciò significa che la “guerra continua” e che a prevalere – dicono i lavoratori – nei comportamenti dei due primi cittadini non è certamente «la tutela del diritto alla salute dei tanti cittadini oltre che del diritto all’occupazione dei tanti lavoratori interni alla struttura termale che dell’indotto esterno», ma di strani e incomprensibili giochi politici legati a interessi non certamente trasparenti come la legge sul buon comportamento della Pubblica Amministrazione impone. È una lettera che comprova e va a vantaggio di tutti coloro che chiedono le dimissioni dei due sindaci per danni economici arrecati alle due comunità e non solo, se si pensa al finanziamento di due milioni e trecento mila euro destinati dall’Assessorato alla Sanità della Regione Calabria all’Asp di Cosenza per la copertura nel 2021 delle spese di convenzioni sanitarie di assistenza a favore dei curanti delle Terme Luigiane, non utilizzati per la chiusura degli stabilimenti termali con gravi danni arrecati al loro stato di salute.
Si comprende, quindi, la gravità della situazione che si è compiuta con un comportamento a dir poco autoritario da parte dei due primi cittadini che non hanno compreso che la titolarità della concessione non dà loro il diritto di adottare, condizionare e speculare finanziariamente su un bene pubblico che non è di loro proprietà, ma della Regione e per questo è obbligatorio che questa istituzione intervenga a tutela della difesa del diritto alla salute della comunità dei curanti che ha usufruito negli anni dei benefici delle cure termali. Non lo hanno compreso nemmeno nei mesi scorsi il precedente presidente facente funzioni della Regione Calabria, come l’assessore afferente che hanno lasciato fare liberamente. E’ tempo, quindi, che il nuovo Presidente della Regione, Roberto Occhiuto, come ha chiesto il Sindacato Cisl di Cosenza, unitamente ai lavoratori e ai tanti curanti, intervenga per risanare e riportare la questione nei giusti canali di gestione tecnico- amministrativa e di servizio sociale del settore. (fba)