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TURISMO PASQUALE, È BOOM DAPPERTUTTO
NECESSARIO RILANCIARE QUELLO DEL SUD

Le Castella (Isola Capo Rizzuto)

di PIETRO MASSIMO BUSETTA – L’arrivo della Pasqua vede le nostre città piene di visitatori. Non solo le classiche mete turistiche come Firenze, Venezia, Roma, ma anche le città meridionali, finalmente,  registrano flussi interessanti.

Napoli in testa, ma anche Palermo, Catania, Bari ormai mostrano un aumento di turisti  e il sold out per alberghi pensioni e b&b é diffuso.

E ritorna la litania del “potremmo vivere di solo turismo”. Con il mare, il sole, l’ambiente, i beni culturali che il Sud si ritrova ad avere, in molti, anche rappresentanti politici, pensano che invece di fabbriche e fumi possiamo vivere di prati verdi e campi da golf.

Ma gli stessi dimenticano che il nostro Mezzogiorno ha oltre 20 milioni di abitanti e solo un po’ più di sei milioni di occupati, compresi i sommersi. E che il rapporto tra popolazione ed occupati, in una realtà a sviluppo compiuto, deve avvicinarsi al 50%, come avviene in Emilia Romagna per esempio. O andare oltre come in Olanda.

E quindi le esigenze di posti di lavoro si collocano su numeri che vanno dai 9  ai 10 milioni complessivi di posti di lavoro, compresi i sommersi.

Quindi fare a meno dell’occupazione nel manifatturiero diventa impensabile, perché da esso dovrebbero arrivare perlomeno 2 milioni di posti di lavoro, così come non si può fare a meno della logistica. Ovviamente anche del turismo, che sarebbero i tre drivers sui quali dovrebbe puntare lo sviluppo del Sud.  Pensare ad uno solo delle tre colonne individuate significa non capire che vi sono coerenze numeriche che vanno rispettate.

Ma vi è un’altra considerazione importante da fare: il turismo offre opzioni interessanti nella sua filiera ma a certe professionalità. Dal management amministrativo a tutto il lavoro  relativo alla comunicazione e alla vendita dei posti letto  oltre all’indotto relativo alle guide turistiche, trasporto, servizi di ristorazione, di divertimento e collegati.

Ma nulla rispetto alle esigenze di inserimenti per i nostri giovani ingegneri o per le professionalità scientifiche che dovrebbero in ogni caso emigrare.  Le esigenze di tali professionalità sono soddisfatte dal manifatturiero di alta tecnologia che non può essere tralasciato e che porta innovazione  importante per i territori. E che esiste già nel Mezzogiorno: si pensi al nucleo tecnologico di Catania o a quello della Apple, primo centro europeo di sviluppo e applicazioni.  che sarà nella Facoltà di Ingegneria di San Giovanni a Teduccio a Napoli.

O incrementando quell’industria aeronautica e aerospaziale italiana che pesa in modo significativo sul Pil, generando un fatturato annuo di 13 miliardi di euro. Nella quale un produttore su tre degli oltre 300 del settore si trova nell’Italia nord-occidentale (32,6%), solo il 24,7% nel Sud, il 20,9% al Centro, il 19,9% nel Nord-Est e il restante 1,9% nelle isole.

E dove in vetta sta la Lombardia, con il 20,5% delle imprese produttrici di aerei e veicoli spaziali, Campania (14,3%), Lazio (13,4%), Piemonte (9,4%), Emilia-Romagna (7,2%) e Puglia (6,2%).

Quello che si destinino le aree meridionali all’agricoltura e al turismo non è una opportunità ma un rischio. Perché l’agricoltura, purtroppo é diventata una attività prevalente per i paesi non sviluppati, tranne che per la parte relativa alla verticalizzazione delle produzioni di nicchia e di grande qualità, mentre il turismo essendo una branca che ha bisogno di minore ricerca ha competitori che possono fornire i servizi a prezzo molto contenuti.

Si pensi all’Egitto, alla Siria, a Israele, al Marocco ma anche ai competitori internazionali dell’Estremo Oriente o del Sud e del Centro  America, che con il calare del prezzo dei voli diventano concorrenti importanti.

In tale quadro bisogna approfittare della opportunità della Zes unica;  bisogna “lottare”, visto che il Nord bulimico è sempre pronto ad accaparrarsi gli investimenti più sofisticati ed a maggiore occupazione di manodopera altamente professionalizzata, per portare al Sud tali investimenti.

Sapendo che è estremamente complesso portarli già in Italia, ma molto più difficile farli arrivare al Sud per molte

considerazioni riguardanti la carenza di infrastrutture,  la presenza di criminalità organizzata, e perché al momento opportuno i vantaggi, con un comportamento schizofrenico interessato, che vengono dati agli insediamenti al Nord sono uguali se non maggiori di quelli concessi alle localizzazioni nel Meridione, sia in termini di cuneo fiscale che di vantaggi sulla tassazione degli utili eventuali.

Per questo accontentarsi di agricoltura e turismo e destinare i nostri giovani di eccellenza a percorrere le strade del mondo, soluzione che non deve essere esclusa se dipende dalla volontà dei singoli alla ricerca di una mobilità arricchente, ma che diventa deportazione forzata se le opportunità che siamo in dovere di dare anche nella realtà meridionale non vengono create.

Per questo lo stesso ponte sullo stretto del Mediterraneo diventa l’elemento  fondamentale di di una nuova vulgata  di un Governo che crede anche in questa parte del Paese.

Per questo la posizione della sinistra sulla grande infrastruttura e sul collegamento con l’alta velocità anche del Sud denuncia una carenza di visione e una mancanza di prospettiva estremamente colpevole.

Opposizione che in questo modo sarà pericoloso che arrivi alla gestione e al governo del Paese perché lo condannerebbe  all’inazione e all’arretramento.

In un mondo globalizzato, nel quale la corsa all’innovazione e al futuro è fatta senza sosta, con città come Dubai o Schengen che crescono di milioni di abitanti in pochissimi anni.

Che affronta problemi infrastrutturali importanti lavorando continuativamente per 24 ore, che approfitta anche della possibilità di non avere i vincoli/ garanzie  dei paesi sviluppati sul lavoro minorile, sui diritti dei lavoratori, non scattare come gli altri e perdersi in discussioni pretestuose diventa un molo per essere marginalizzati e perdere la possibilità, colpevolmente, di dare ai propri cittadini un futuro di prosperità. È tutto ciò non può essere consentito a minoranze tanto minoritarie quanto agguerrite e  pericolose. ν

(Courtesy Il Quotidiano del Sud / L’Altravoce dell’Italia)

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LA SCOMMESSA DELL’ACCOGLIENZA

La nota del prof. Busetta, rudemente, fa capire che il Sud (La Calabria) non può vivere solo di Turismo e Agricoltura, come sarebbe giusto pensare, ma deve alimentare la filiera industriale perché l’industria genera occupazione stabile e richiede manodopera. Ciò non toglie che, a fronte, del boom del turismo pasquale di cui beneficerà anche la nostra terra, è necessario rivedere le politiche del turismo in Calabria, a partire dalla promozione e finire alla ricettività. Dove mettiamo i turisti che volessero arrivare in massa? Quali servizi (a terra) siamo in grado di offrire (per spostamenti, guide, etc)? Da un lato è lodevole aver convinto RyanAir a puntare sulla Calabria, dall’altro mettiamo in condizione chi arriva di trovare facilities e opportunità che rendano la vacanza eccellente (e possibilmente memorabile). (s)

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