Aldo Ferrara, presidente di Unindustria Calabria, e Alfredo Citrigno, presidente sezione Sanità di Unindustria Calabria, hanno espresso «perplessità, stupore e rammarico» per le dichiarazioni rilasciate da Gino Strada, fondatore di Emergency, a La Stampa dove ha spiegato che, in Calabria, «abbiamo dato la nostra disponibilità anche a prendere in mano la gestione di diciotto ospedali chiusi ma, per ora, non ci ha risposto nessuno. Ospedali chiusi ufficialmente per ragioni di budget, ma al solito perché si è preferito sostenere la sanità privata».
«Puntare, pregiudizialmente, il dito contro la sanità cd privata – ha detto Ferrara – certamente non affronta e non risolve le criticità del sistema sanitario in Calabria, una regione abbandonata a se stessa e saccheggiata da altri territori che godono della nostra migrazione sanitaria grazie ad una politica di governo che, invece di affrontare i nodi strutturali da sempre irrisolti, si limita a fare valutazioni ragionieristiche con un lungo periodo di commissariamento i cui risultati degli ultimi vent’anni sono sotto gli occhi di tutti: aumento della spesa sanitaria, diminuzione dei Lea ed assoluta negazione del diritto alla salute di tutti i cittadini calabresi».
Il presidente della sezione Sanità, Citrigno, ha sottolineato che «in Calabria il finanziamento ai privati accreditati incide sul Fondo Sanitario Regionale solo il 5 % per l’assistenza territoriale e solo per il 7% per quella ospedaliera e ambulatoriale. Invece, sono ben oltre 300 milioni di euro che vengono sottratti al territorio calabrese e percepiti dalle Regioni del Nord in conseguenza della cd emigrazione sanitaria, fenomeno che sarebbe necessario attenuare incrementando l’ammontare delle risorse finanziarie a favore delle strutture calabresi con un inevitabile aumento e miglioramento dell’assistenza sanitaria».
Lo stesso Ministero della Sanità, peraltro – ha aggiunto – sin dal 2013 obbliga la Regione Calabria e i commissari ad adeguare i Lea a quelli del resto d’Italia, ma nulla di tutto ciò si è verificato Un comparto, quello sanitario, che definire privato non è proprio corretto, in quanto trattasi di un privato accreditato e convenzionato per la gestione di un servizio pubblico che, quasi sempre, svolge un ruolo di supplenza e di integrazione con le strutture sanitarie pubbliche, in affanno e carenti su alcune branche specialistiche, che determinano ritardi e tempi lunghissimi per soddisfare le richieste e le esigenze dei pazienti calabresi per le diverse patologie».
«Un settore, peraltro – ha proseguito Citrigno – quello della sanità convenzionata, che, garantendo un’importante e significativa percentuale di occupazione (sono circa 10 mila i dipendenti che operano nelle strutture attorno a cui ruota un rilevante indotto che interessa in maniera considerevole diversi settori), determina una rilevante ricaduta sociale ed economica sul territorio calabrese, con importanti investimenti sul versante tecnologico ed infrastrutturale, fronteggiando, di volta in volta, le varie emergenze che si verificano in una regione particolarmente complessa ed articolata anche da un punto di vista morfologico. La Sanità è unica, come uno è il suo obiettivo primario: la buona assistenza per i cittadini calabresi».
«Da parte di Unindustria Calabria – si legge in una nota – è stata sempre manifestata la volontà di collaborare in un quadro di sinergia pubblico-privato al fine di portare avanti, con trasparenza e senso di responsabilità, azioni ed iniziative che potessero contribuire ad attenuare il gap di assistenza e di prestazioni che si vedono costretti, quotidianamente, a subire i cittadini della nostra amata regione. Ed è proprio per tutto ciò che continueremo ad impegnarci, sempre più, con determinazione e con ogni mezzo affinché possano emergere le buone prassi e la buona qualità di assistenza che offrono le realtà sanitarie calabresi nelle diverse patologie e nei territori più periferici». (rcz)