Questo pomeriggio, a Vibo, alle 18.00, presso l’Hotel 501, il convegno Calabria, la piaga dei dissesti idrogeologici e dei mutamenti climatici, organizzato dal Rotary Club Hipponion di Vibo.
Intervengono Michelangelo Micheli, presidente Rotary Club Hipponion Vibo Valentia, Carlo Tansi, del Consiglio Nazionale delle Ricerche, e Fabio Zimbo, meteorologo Rai Pubblica Utilità.
Il termine dissesto idrogeologico viene usato per indicare tutti i danni – reali o potenziali – ed i fenomeni il cui innesco, caratteristiche e dinamica sono condizionati prevalentemente dall’elemento “acqua” (sia superficiale che sotterranea), dalle caratteristiche di rocce e terreni, nonché dalla morfologia del paesaggio, in modo più generico, quindi, dalla “storia geologica” di una determinata area. Le manifestazioni più tipiche di fenomeni idrogeologici sono frane, alluvioni, erosioni costiere, subsidenze e valanghe.
Ai fini della Protezione Civile il rischio è differenziato e definito come: Il rischio idrogeologico, che corrisponde agli effetti indotti sul territorio dal superamento dei livelli pluviometrici critici lungo i versanti, dei livelli idrometrici dei corsi d’acqua della rete idrografica minore e di smaltimento delle acque piovane. Il rischio idraulico, che corrisponde agli effetti indotti sul territorio dal superamento dei livelli idrometrici critici (possibili eventi alluvionali) lungo i corsi d’acqua principali.
In Calabria il dissesto idrogeologico è diffuso in modo capillare e rappresenta un problema di notevole importanza. Tra i fattori naturali che predispongono il nostro territorio ai dissesti idrogeologici rientra la sua conformazione geologica e geomorfologica, caratterizzata da un’orografia (distribuzione dei rilievi montuosi) complessa e bacini idrografici generalmente di piccole dimensioni, che sono quindi caratterizzati da tempi di risposta alle precipitazioni estremamente rapidi.
Il tempo che intercorre tra l’inizio della pioggia e il manifestarsi della piena nel corso d’acqua può essere dunque molto breve. Eventi meteorologici intensi combinati con queste caratteristiche del territorio possono dare luogo dunque a fenomeni alluvionali violenti caratterizzati da cinematiche anche molto rapide (colate di fango e flash floods). Il rischio idrogeologico è inoltre fortemente condizionato anche dall’azione dell’uomo.
La densità della popolazione presente su aree a rischio idrogeologico, l’abusivismo edilizio, l’abbandono dei terreni montani, gli incendi, la mancata manutenzione dei versanti e dei corsi d’acqua aggravano il dissesto e mettono ulteriormente in evidenza la fragilità del territorio calabrese aumentando l’esposizione ai fenomeni e quindi il rischio stesso. La frequenza di episodi di dissesto idrogeologico, che hanno spesso causato la perdita di vite umane e ingenti danni ai beni, impongono una politica di previsione e prevenzione non più incentrata sulla riparazione dei danni e sull’erogazione di provvidenze, ma sull’individuazione delle condizioni di rischio e sull’adozione di interventi per la sua riduzione.
Provvedimenti normativi hanno imposto la perimetrazione delle aree a rischio, e si è sviluppato inoltre un sistema di allertamento e sorveglianza dei fenomeni che, assieme a un’adeguata pianificazione comunale di protezione civile rappresenta una risorsa fondamentale per la mitigazione del rischio, dove non si possa intervenire con misure strutturali. (rvv)