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A.A.A. CERCASI LO STATO PER LA SANITÀ
IN CALABRIA SENTIRSI MALE È UN “LUSSO”

A Vibo Marina non c'è un pronto soccorso

di GIUSY STAROPOLI CALAFATI  La Calabria a volte è una storia grave. Quella della sua sanità spesso è gravissima. È un cancro all’intestino dei calabresi, che pesa sulle loro vite come le travi arcuate del gioco. Li porta via dal paradiso per trascinarli all’inferno. E grava sulle loro spalle a tal punto da rendergli curvi i corpi fino a toccare la terra con la testa, mettervi dentro la bocca e mangiarvi da lì, come i porci.

Le testimonianze di disagio per un sistema sanitario poco funzionale, in Calabria, hanno il ritmo della quotidianità. A tratti vengono intramezzati da attestazione positive, ma poi tutto ripiomba nella routine incomoda che fa più vittime che superstiti.

È solo di qualche giorno fa l’ultimo ennesimo caso di una guardia medica inesistente nella città di Vibo Marina, dove a una donna con una complessa epistassi viene indicato un ambulatorio presente persino sulle mappe, ma realmente chiuso.

Non restano che i pronto soccorso di Vibo e Tropea, ammesso che la situazione non si presenti esasperata come invece solitamente è. 

A Vibo Marina si vive nelle mani di Dio.

Che non è il titolo di un’opera teatrale, ma uno spaccato di vita che si replica in più paesi della Calabria contemporaneamente.
Ma Cristo non si era fermato ad Eboli? La sanità è un cancro in metastasi nella vita dei calabresi. Esistono i miracoli però! C’è un Dio disposto a farne qualcuno ancora anche per noi?

È di una gravità assoluta che una città portuale come Vibo Marina non abbia una guardia medica a disposizione della propria comunità, e che con due farmacie in loco, per raggiungerne una di turno sia necessario recarsi a Vibo città. 

Non è né civile né umano che una cittadina come Vibo Marina, marinata di Vibo Valentia, capoluogo di provincia, con diversi e pure numerosi plessi scolastici sul territorio, aziende più di una, lidi a mare, strutture turistiche, palestre, palazzetto dello sport, piscina, capitaneria di porto, guardia di finanza, ecc. ecc., non abbia un presidio medico a tutela della salute dei propri cittadini. 

La sorte non è mai clemente con nessuno, specie quando un territorio è già martoriato di suo, e quando gioca a vantaggio e quando a svantaggio, e visto che non avvisa né mette in allerta quando gioca duro, potrebbe accadere che, prima o poi, il vuoto di un presidio di guardia medica risulti fatale, non lasciando ad alcuni neppure il tempo di lavarsi la coscienza dalle proprie responsabilità. Ne’ ai morti né ai vivi. Perché dalle proprie colpe non salveranno mai né le acque del Sant’Anna né quelle del mare. Quelle sante del Giordano sono altrove, troppe lontane.

Esiste un vero piano di ripresa e resilienza, in Calabria? O si aspetta un bando regionale per dire ai calabresi che la loro salute sta a cuore ai calabresi stessi? La vita di un popolo ha priorità anche sulla propria? Quella dei figli, su quella di una madre certamente sì.
Un paese civile, diceva un vecchio saggio, deve avere almeno un comando dei carabinieri e un ambulatorio medico, se solo uno dei due viene meno, manca lo Stato.

A Vibo Marina manca lo Stato. In Calabria manca un po’ ovunque. Qui la dignità dei cittadini sembra non essere al sommo dei suoi pensieri.

Tommaso Campanella diceva che la morte è dolce a chi la vita è amara. E se la vita dei calabresi è sempre più agra, è chiaro che il nostro destino trova loco in questa saggezza. Certamente è triste pensare che da figli della città del sole, si sia arrivati a vendere il sole per comprare candele. (gsc)

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