Nei giorni scorsi, a Lamezia, si è tenuto nel Seminario Vescovile il convegno Amarsi per amare, organizzato in occasione della Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne.
Una iniziativa promossa dalla Commissione Pari Opportunità, della Presidenza del Consiglio, dall’Associazione le Città Visibili e in collaborazione con la Pastorale per la Salute della Diocesi.
Ha introdotto i lavori la dott.ssa Spinelli, per poi proseguire con gli interventi dell’avvocato Cittadino, il parlamentare Furgiuele, il sindaco della città avvocato Paolo Mascaro, la dott.ssa Misuraca, la dott.ssa Ermio, la dott.ssa De Fazio, il dott. Rubino e il prof. Failla.
Molto interessante e oculato l’autorevole intervento del prof. Marco Santilli, psico pedagogista clinico dell’Università di Chieti, sul quale l’Associazione ha focalizzato ogni attenzione, per guidarci a una migliore ricerca del nostro “modus vivendi”, allo scopo di combattere ogni forma di violenza con l’aiuto di una bellissima formula: “Amarsi per Amare”.
I dati relativi alla sua esperienza fanno emergere una situazione inquietante nei confronti delle donne perché più esposte a subire violenze fisiche e psicologiche nella loro quotidianità.
Per “abituare” la società a risolvere questo endemico problema, bisogna partire dal cuore, dal saper sensibilizzare adeguatamente questo organo, piuttosto che curare la psiche.
L’aggressività contro le donne ha radici profonde che si nutrono di un retaggio culturale negativo e tradizionalista, ascrivibile al nucleo familiare e alle mura che lo circondano. Purtroppo la violenza è parte integrante dei nostri affetti più prossimi, che ci manipolano con raffinata strategia per mantener fede a una tradizione che mai deve morire. La donna soffre, nel suo percorso millenario, perché è abituata a stare dietro le quinte, non ha avuto per lungo tempo ruoli specifici nella cultura, nella politica e nella società in genere.
Gli eventi relativi al vivere sociale, da qualche anno a questa parte, evidenziano un eccesso di aggressività dell’uomo nei confronti della donna: questo ci deve far capire che la donna sta cambiando il modello culturale all’interno della società e ciò non è gradito all’uomo.
Il futuro della società è fortemente voluto dalla donna perché “Amarsi è Amare”: per poter creare un mondo migliore, la donna deve dimostrare di saper sfruttare, con una parte di coraggio, forza e dolcezza, quel territorio che deve costruire con il suo prossimo.
Il professor Santilli ha ripercorso la storia della donna fin dai tempi di Eva, considerata donna diabolica, che, seducendo, ha dato vita a un mondo molto pericoloso per l’uomo. Ma la donna non è stata e non è solo questo perché la sua capacità di generare ha sviluppato in lei un forte potere affettivo; mentre l’uomo dovrebbe far sentire ai figli non soltanto le capacità di comando ma anche le possibilità di sconfitta, il saper accettare il “No” della donna senza far ricorso alla forza fisica, alla violenza.
Bisogna dunque rinnovare la famiglia non più incentrata sul sistema patriarcale ma costruire una cooperazione che sappia accettare l’altro e la futura crescita comportamentale, allo scopo di dar vita a una conseguente società evoluta ed egualitaria.
Il prof Santilli conclude il suo intervento evidenziando che il rispetto per la donna è un atto non solo individuale ma è un prodotto culturale. In tale dimensione occorre ricordare che la traiettoria socio-virtuale della vita odierna è reale: ogni volta che si scrive o si posta un contenuto on line si può dar vita a una forma di violenza che potrebbe provocare una lenta autodistruzione.
Le parole hanno conseguenze e non va sminuita la violenza verbale perché gli insulti non sono argomenti.
Le idee si possono discutere ma le persone si devono rispettare.
Occorre quindi spingere le famiglie a educare i figli al senso di frustrazione: è in famiglia che si impara ad accogliere un brutto voto a scuola o una sconfitta sportiva, perché in futuro si accolga una sconfitta della vita come un passaggio della crescita e non come la ragione della violenza.
Occorre lavorare ad una educazione che non sia il regno dell’arroganza e dell’assenza di cultura umanistica, ma sia il mondo dell’accoglienza dove tutti siamo esseri umani da amare e rispettare senza lo stigma del genere.
Gradito e fortemente chiarificatore il messaggio del prof. Marco Santilli su una tematica tanto delicata, quale la violenza sulle donne.
Disponibilità e competenza caratterizzano infatti la professionalità del prof. Santilli che molti apprezzano per l’attività che svolge, mensilmente, sul territorio. (rcz)