Domani, alle 20, al Cinema San Nicola di Cosenza, sarà presentato il film “Nottefonda” di Giuseppe Miale di Mauro. Sarà presente, anche, l’attore protagonista Francesco Di Leva. A moderare l’incontro la giornalista Barbara Marchio.
Scritto dallo stesso regista con Bruno Oliviero e Francesco Di Leva, “Nottefonda” è prodotto da Mad Entertainment con Rai Cinema in collaborazione con Leocadia. La serata evento è organizzata da Giuseppe Citrigno, presidente Anec Calabria e amministratore della CGC Sale cinematografiche. Francesco Di Leva torna a Cosenza dopo la vittoria del David di Donatello 2025 come migliore attore non protagonista per il film “Familia”, presentato proprio al Cinema Citrigno insieme al regista Francesco Costabile.
Liberamente tratto dal romanzo, “La strada degli Americani” (Frassinelli) a firma dello stesso regista Miale Di Mauro, il film racconta la storia di Ciro (Francesco Di Leva), un uomo allo sbando dopo la perdita della moglie, che ogni notte esce con il figlio di tredici anni, Luigi (Mario Di Leva), alla ricerca di quell’auto rossa che ha investito e ucciso l’amata moglie. In questa ricerca ha perduto sé stesso, il senso del tempo e la possibilità di far vivere una vita normale a suo figlio, un ragazzino costretto a crescere in fretta per trattenere il padre dalla discesa negli inferi. Una via crucis dell’elaborazione di un lutto difficile da superare. Ma il loro destino è già scritto, e durante l’ultima “Nottefonda” dovranno affrontarlo.
In “Nottefonda” l’attore napoletano condivide il set con il figlio Mario, classe 2010.
«Il mio personaggio di Ciro – racconta Francesco Di Leva – è un uomo che sprofonda in un abisso e, dopo aver raggiunto il punto più profondo e oscuro della sua esistenza, prova in tutti i modi a risalire a galla, sperando di vedere presto la luce. Non è un vero tossicodipendente, ma ha trovato nell’uso e nell’abuso del crack uno sfogo per uscire dalla traversata del lutto che lo ha colpito dopo la morte improvvisa di sua moglie in un incidente stradale. Per restituire al personaggio il dolore, la fatica, ma anche la tenerezza che si porta dietro come un macigno, ho lavorato molto sul silenzio».
«Ciro evita di confrontarsi con le persone – ha proseguito – e anche di incontrare gli sguardi degli altri, sfugge a qualsiasi contatto umano perché questa circostanza implicherebbe un confronto. Lui sa che è il momento di essere invaso dalla sofferenza, vuole percepirla come ultima e grande esperienza di amore verso sua moglie mentre tutto il resto, gli altri, la vita di ogni giorno, vengono dopo». (rcs)