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A Melicuccà un bel convegno sul grande poeta Lorenzo Calogero

Marisa Monterosso, Paolo Martino, Benedetta Biorrata, Giovanna Monorchio e Pino Biva

Lorenzo Calogero, un grandissimo poeta calabrese, nato a Melicuccà, più conosciuto in Europa che in Calabria. Un bel convegno nel suo paese natale,  organizzata dal Comuni, dal Liceo scientifico “Alessandro Volta” e dal Circolo Rhegium Julii ha reso omaggio alla figura e l’opera del poeta. Bello anche il titolo dell’incontro che si è svolto presso l aFonte Rimatisi: Mandai lettere d’amore. Lorenzo Calogero tra la solitudine del Paese e l’inquietudine del novecento.

Moderata con grande sobrietà dalla Pprof. Giovanna Monorchio, la serata si è aperta con i saluti del sindaco Emanuele Oliveri e del presidente del Rhegium Giuseppe Bova. Tutti hanno ricordato l’importanza di rinsaldare la ricerca e l’approfondimento critico di autori di conclamato valore come Calogero, Fantino, Seminara, Altomonte, La Cava, Strati e tante altre personalità per rafforzare il ruolo e il contributo che il capitale umano e culturale della Calabria ha dato al nostro Paese.

Momento centrale della serata sono stati gl’interventi dell’apprezzato linguista Paolo Martino, docente della Lumsa e della scrittrice Benedetta Borrata.

Paolo Martino ha ricordato la dimensione lirica di Calogero e le cocenti delusioni dallo stesso patite in vita per l’indifferenza dimostrata delle case editrici verso l’opera di questo grande poeta. Un artista del primo novecento che si può ben definire come un “sacerdote della poesia” per l’intimo legame, quasi un consunstazione, tra la sua esistenza e la poesia. Un’opera da leggere come una sorta di frag-mentum, come un insieme di illuminazioni destrutturate, ma ricche di una emozionante visione.

Martino ha ricordato gli studi che, con lui, alcuni residenti (come Natale Pace) hanno avviato da giovani su Lorenzo Calogero e il tentativo di pubblicare delle riviste per approfondirne la tematica e la forza del lirismo calogeriano. Ma ha evidenziato anche come di Calogero poeta europeo si siano occupati, forse tardivamente, Leonardo Sinisgalli, Eugenio Montale, Giuseppe Tedeschi, Elio Pecora e ancora Stefano Lanuzza, Carmelina Sicari, Rodolfo Chirico, Pino Bova.

Purtroppo l’esito del prolungato disinteresse verso il poeta e la sua opera è stato determinante nel suo destino ed ha certo giocato un ruolo decisivo anche nella sua tragica fine. Anche post mortem la vicenda Calogero suscita ancora diversi perplessità e sconcerto: nonostante un importante convegno organizzato a Cosenza da Vito Teti, nessun nuovo testo è stato pubblicato dall’Unical e i suoi numerosi scritti restano ancora inediti e giacenti senza alcun progetto di recupero. Una grave mancanza questa, che è il sintomo di un grande vuoto culturale che nemmeno la presenza della più grande università calabrese riesce a colmare.

Benedetta Borrata è stata protagonista di un intervento particolarmente incisivo da cui sono emerse importanti informazioni sulla personalità di Lorenzo Calogero, sugli aspetti caratterizzanti lo stile e la poetica dell’autore e aneddoti rivelatori di complesse problematiche che hanno segnato la sua vita. Sono state commentate anche alcune lettere dei fitti carteggi che Lorenzo Calogero ha mantenuto con Giuseppe Tedeschi e Leonardo Sinisgalli, veri scopritori del poeta e della sua poesia che gli stessi relatori hanno indicato come voce importante del nostro Novecento. 

Le relazioni sono state intervallate dalla lettura di versi dell’autore, da parte di alcuni allievi del Liceo scientifico “A. Volta”, già impegnati in un lavoro di ricerca, come risulta dagli atti pubblicati dallo stesso Rhegium Julii.

Le conclusioni della serata sono state tratte dalla Dirigente scolastica Marisa Monterosso, una presenza importante nel mondo della scuola che ha colto subito l’importanza del Progetto connesso alla valorizzazione degli autori calabresi proposta dal Circolo Rhegium Julii ed ha realizzato con gli studenti del Liceo Volta tre tesine su Lorenzo Calogero ora pubblicate dalla stessa associazione.

«L’inquietudine che caratterizza l’opera di Lorenzo Calogero – ha detto la Monterosso – fatta di connubi e sperimentazioni, l’ha reso figlio insieme del suo tempo e figlio di Melicuccà e della Calabria. Del Novecento lo caratterizza la crisi esistenziale, ma la solitudine e l’isolamento che traspaiono dai suoi versi esprimono un rapporto controverso con il suo paese d’origine, Melucuccà, che pure costituì il suo cordone ombelicale con il mondo e il suo rifugio».

Il convegno si è concluso con un concerto jazz particolarmente coinvolgente del trio Armonie mediterranee composto da Martino Schipilliti, e Giancarlo e Francesco Mazzù. (rrc)

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