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UN’INTESA TRASVERSALE PER LA CITTÀ
L’IMPEGNO COMUNE PER IL BENE DI REGGIO

Palazzo San Giorgio a Reggio Calabria

di SANTO STRATI – «Avete voluto Falcomatà? Tenetevelo!»: l’infelice e greve battuta dello sconfitto Nino Minicuci al ballottaggio, consegnata ai giornalisti e alle tv a fine di una livorosa conferenza stampa, dà la misura della totale mancanza di stile del non-politico. I reggini non potranno far finta di non avere ascoltato con le proprie orecchie quest’insulsa conferma dell’astio che ha caratterizzato una bruttissima campagna elettorale, caratterizzato da un livore senza precedenti. Ma nonostante la dichiarazione d’intenti di Falcomatà sulla “cessazione delle ostilità”, visto che è finita la campagna elettorale, si deve registrare una caduta di stile anche del primo cittadino rieletto.

Falcomatà, il 22 settembre scorso, all’indomani del primo turno e a inizio del ballottaggio, a una domanda dei giornalisti sulla Marcianò per eventuali apporti di preferenze, aveva risposto accomodante: «Siamo aperti a tutti per affrontare il ballottaggio nell’interesse della città». Ieri, su ReggioTv, al primo incontro pubblico, via stampa, s’è invece fatto scappare che con la Marcianò non ci può essere alcuna collaborazione perché «non è una civica in quanto vicina all’estrema destra». Il riferimento alla lista Fiamma Tricolore che la Marcianò, inavvedutamente ha accolto nel suo gruppo però non c’era stato da parte di Falcomatà quando serviva l’apporto della sua ex assessore. La Marcianò gli ha replicato con un post al vetriolo dove lo accusa di «incoerenza, opportunismo, ipocrisia e arroganza». Ora è evidente che la rottura fra i due, dopo la “cacciata” dalla giunta della Marcianò da parte di Falcomatà, sia insanabile, ma alla provocazione di Eduardo Lamberti Castronuovo che lo invitava a richiamare in Giunta la professoressa di diritto, i reggini avrebbe gradito un maggior fair play. Identico a quello – elegantemente – mostrato durante queste due settimane di campagna per il ballottaggio.

Il punto è che la Città non si può più permettere di assistere a scontri e scambi di contumelie, a volte gratuite, spesso finalizzate solo a distrarre i cittadini dai problemi reali. Occorre un atto di coraggio e Falcomatà, nel suo discorso immediatamente post risultato, è stato puntuale, preciso e aperto a un comune obiettivo per il reale interesse della città. Noi che siamo inguaribili ottimisti crediamo che serva alla città un’intesa trasversale, con l’impegno di tutti, maggioranza e opposizione, per il bene di Reggio. Questo non significa, evidentemente, che Falcomatà debba chiamare in Giunta i suoi oppositori, ma indica la necessità di rompere quel clima di guerriglia politica permanente che ha caratterizzato la precedente Amministrazione comunale. Occorre uno sforzo non usuale e probabilmente fin troppo impegnativo, ma sarebbe la conferma della vittoria della città contro il ridicolo tentativo di “invasione” della Lega Nord. Uno spauracchio risibile, se vogliamo, visto il miserevole risultato delle urne del partito di Salvini (appena il 4% meno di Klaus Davi) ma ha funzionato. Questo leit-motiv di “non consegnare la città a Salvini”, per tramite dell’incauto Minicuci (ma ha obiettivamente valutato a cosa andava incontro con l’investitura di Salvini?), ha favorito una mobilitazione generale, di quelle che solo Reggio, quando serve, riesce ad attivare. Ma questa mobilitazione racchiude, in verità, un altro significato che il rieletto Sindaco non può ignorare: esprime una vigile partecipazione e il rifiuto di scelte politiche e personali che non hanno fatto brillare i sei anni di sindacatura Falcomatà. Ingessati da posizioni discutibili, da scelte non sempre condivisibili dai cittadini stessi, da una confusa gestione del “potere” amministrativo che non forniva risposte ai cittadini.

Questa mobilitazione a favore di Falcomatà richiede dunque un cambio di rotta, un’inversione di tendenza che si vedrà nell’immediato, con la scelta della Giunta. Falcomatà ha annunciato ai reggini di attendersi sorprese. Quali, lo scopriremo presto, ma già oggi che cominciano le frenetiche consultazioni dei partiti e dei movimenti che hanno sostenuto la coalizione il non-nuovo primo cittadino farebbe bene a guardarsi intorno e aprire alla società civile, alla minoranza, alle capacità e alle competenze, prim’ancora che al peso politico dei consiglieri eletti o alla particolare vicinanza personale.

La vera sfida per Falcomatà comincia oggi guardando alla trasversalità non come un’ambascia bensì come un’opportunità per guidare coralmente, e positivamente, una città che è molto difficile da governare. Quattro uomini e tre donne o. cinque uomini e quattro donne, per il rispetto della parità imposta dalla legge, ma non devono necessariamente essere tutti della sua parte politica. Circola il nome di Klaus Davi per un assessorato di grande rilievo per la città: Reputazione? Turismo? Comunicazione? E chi meglio del massmediologo italo-svizzero per far parlare di Reggio (e della Calabria) tutti i santi giorni sui media nazionali e internazionali? Ma Falcomatà riuscirà a dimenticare gli attacchi frontali alla sua amministrazione che sono arrivati proprio da Klaus Davi? Il quale, peraltro, con perfetto fair play politico ha fatto «i migliori auguri al al sindaco Falcomatà. Ha vinto nettamente e la sua  campagna elettorale è stata svolta in modo egregio, va riconosciuto. Quindi complimenti e in bocca al lupo al sindaco scelto dai cittadini con una netta maggioranza». In altri termini, trasversalità significa aprire a persone e protagonisti della scena politica, economica, sociale, senza avere il timore di essere messi in ombra. Un altro nome circolava ieri sera: Tonino Perna, un apprezzato economista, firmatario, peraltro, del manifesto pro Falcomatà siglato da professionisti e docenti universitari che vivono lontano da Reggio. Due teste pensanti in grado di dare un serio contributo alla città e prestigio all’amministrazione. Ma Falcomatà avrà il coraggio di respingere le pretese dei “portatori di voti” che, giustamente a parer loro, esigono un posto in Giunta?. Sarebbe il segnale che davvero il giovanotto di sei anni fa è cresciuto anche politicamente e può degnamente aspirare a un grande avvenire nelle stanze del potere. Si tratta di fare scelte senza condizionamenti e i reggini che lo hanno riconfermato vogliono dargli credito. Non faccia l’errore di ripercorrere gli errori passati perché i reggini, sia quelli che l’anno votato sia quanti non gli hanno confermato la fiducia, stia certo, non glielo permetteranno. (s)

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