dalla REDAZIONE ROMANA – Amalia Bruni, Luigi De Magistris, Roberto Occhiuto e Mario Oliverio (in rigoroso ordine alfabetico) ovvero I Quattro dell’Ave Maria, i quattro candidati alla presidenza della Regione Calabria. Ma davvero li conosciamo bene? Calabria.Live, a pochi giorni dall’apertura delle urne (3-4 ottobre), propone ai suoi lettori le “biografie” inedite dei quattro protagonisti della scena politica calabrese, analizzandoli anche sotto l’aspetto psicologico e umano.
AMALIA BRUNI, LA “PRIMA DELLA CLASSE”
Prima della classe lo è sempre stata. Dai tempi del liceo “Francesco Fiorentino” di Lamezia Terme dove, nel 1972, si è maturata con il massimo dei voti, 60/60. Per poi replicare cinque anni dopo all’Università degli studi di Napoli, conseguendo a tempo di record – e manco a dirlo con 110 e lode – la laurea in medicina. Sempre la prima, sempre la più brava, sempre consapevole di saperne più degli altri. E così in ospedale a Catanzaro e Lamezia Terme e ancora nella gestione della sua creatura, il Centro Regionale di Neurogenetica. E perfino tra gli scout, da ragazzina, era un “capo” e guidava una squadriglia.
Un abito mentale, quello di “prima della classe”, che non ha mai dismesso e che ostenta anche oggi che è scesa in politica, gareggiando per la presidenza della Regione Calabria.
Il piglio è quello della dirigente scolastica che, sia pure con il sorriso, ama comandare. Amalia Cecilia Bruni sa bene quello che vuole, incurante se il suo “abito” può suscitare risentimenti o invidie. È nata 66 anni fa a Girifalco sotto il segno dell’Ariete, segno di fuoco, e si può dire che abbia tutte le caratteristiche illustrate dai manuali di astrologia: coraggiosa, ambiziosa, volitiva, fa di tutto per primeggiare, anche spericolata. La sua smisurata fiducia in sé stessa la porta a sottovalutare i rischi.
«Sono quella delle missioni impossibili», ha detto di sé con grande enfasi nel giorno della sua candidatura alla presidenza della Regione. Il fatto di essere stata scelta dopo i “no “a Nicola Irto e Maria Antonietta Ventura – e quindi non in primissima battuta – non l’ha scalfita nemmeno un po’. Si è schermita, dicendo di avere inizialmente rifiutato la richiesta di candidatura, di essersi poi presa una notte di riflessione, ma tutti hanno capito che – da buona Ariete – si è immediatamente e istintivamente gettata nella mischia per un’occasione irripetibile. Credendoci, anche quando i sondaggi più impietosi e l’impressione generale di una vittoria del centrodestra potevano piegarne la fiducia e l’entusiasmo.
Il suo “feticcio” è Rita Levi Montalcini, il premio Nobel per la medicina che inaugurò il CRN di Lamezia Terme, di cui si dice “allieva prediletta” e che cita spesso nei suoi discorsi. Un’adorazione che ha contagiato anche Carlo Tansi, l’ex dirigente della Prociv regionale anch’egli sceso in politica, che non risparmia sui suoi social immagini e video della Levi Montalcini, divenuta inconsapevolmente “protagonista” di questa campagna elettorale calabrese.
La Bruni si è calata immediatamente nella sua nuova dimensione politica. Elegante, con gli inseparabili occhiali, grandi collane di perle, abiti preferibilmente rossi (il colore prediletto dagli Ariete), si è destreggiata senza alcun complesso di inferiorità accanto a leader nazionali come Enrico Letta, Luigi Di Maio, Giuseppe Conte, Nicola Zingaretti. Ha un linguaggio sicuro, asciutto, senza un filo di emozione davanti ai microfoni e alle telecamere.
Aggressiva e istintiva, ha ingaggiato un duello non proprio elegante (ricambiata sullo stesso piano) con Luigi De Magistris, l’altro competitor dell’area anti-centrodestra, tacciato di essere “un ex sindaco in cerca di un posto di lavoro”. Non meno duro lo scontro con Jasmine Cristallo, la leader delle Sardine, che aveva osato mettere in discussione il metodo con cui si è giunti alla sua candidatura.
La Bruni sventola con fierezza la sua indipendenza dalla politica. Gli avversari le fanno notare che suo marito, il medico Tommaso Sonni, è stato candidato sindaco di Lamezia Terme per il centrosinistra nel 2015 e che sua cognata, la professoressa Aquila Villella, è in lista nel PD per un posto in Consiglio regionale e in precedenza nel 2018 è stata candidata al Senato sempre per il Partito Democratico.
Attaccatissima alla famiglia («considero i miei tre figli le mie migliori pubblicazioni scientifiche», scrive orgogliosamente sulla sua pagina facebook), la ricercatrice prestata alla politica affronta questa campagna elettorale con un piglio e una fierezza notevoli. Sembra quasi incurante del rischio di perdere davanti al competitor (e grande favorito) Roberto Occhiuto o, peggio, di essere scalfita dal risultato del “masaniello arancione” Luigi De Magistris. Che Ariete sarebbe se avesse paura? O se rinunciasse al piacere di essere adulata? (rrm)
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IDENTIK DELLA CANDIDATA AMALIA BRUNI
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LUOGO E DATA DI NASCITA: Girifalco 3 aprile 1955
SEGNO ZODIACALE: ariete
STATO CIVILE : coniugata, 3 figli
PROFESSIONE: dirigente medico, ricercatrice
PUNTI DI FORZA
Immagine di donna di scienza
Unica candidata donna
Indipendenza dai partiti
PUNTI DI DEBOLEZZA
Ingenuità politica
Liste sulla carta più deboli del centrodestra
Un filo di supponenza e tendenza all’autoesaltazione
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